L’Allegria di naufragi: la forza sacrale della parola
Una delle opere più importanti del primo Novecento celebra la forza della parola. E ancora oggi, il suo richiamo, sembra essere più forte
L’origine e la gestazione dell’Allegria è stata commentata da Ungaretti in più occasione. Il tentativo è quello di restituire al lettore un’immagine di una parte breve della propria esperienza di vita, ma intensamente drammatica: “Questo vecchio libro è un diario. […]. Egli si è maturato uomo in mezzo ad avvenimenti straordinari ai quali non è stato mai estraneo”. Per Ungaretti (ma è un dubbio che interessa tanti intellettuali, nda.) si può descrivere e raccontare quella straordinarietà che è stata la guerra? Si può parlare dello straordinario con l’ordinarietà della parola e della poesia? Si può affrontare la tragica esperienza bellica oppure bisogna rimanere in un rispettoso silenzio? In fondo, la poesia di Ungaretti è una vera risposta al male e alla sofferenza. L’Allegria di Naufragi testimonia che c’è una parola. Che davanti a ciò che annulla l’uomo – e la guerra ne è l’esempio massimo – si può trovare uno spazio di vita, uno spazio in cui aggrapparsi.
Certo, l’idea di una continuità tra vita e poesia è da abbandonare: nessun lettore potrebbe pensare di conoscere Ungaretti leggendo Il Porto Sepolto, L’Allegria o Vita d’un uomo e nemmeno potrebbe sostenere che il diario sia totalmente aderente alla realtà biografica e storica in cui si colloca Ungaretti. Infatti, la forma del diario è un metodo geniale dal punto di vista letterario per tentare di tenere unite queste due dimensioni: l’esperienza biografica e la l’ispirazione poetica. Ma c’è di più.
Così Ungaretti, con il suo diario, vuole rompere la distanza tra autore e lettore. E vuole accoglierci nella sua intimità. Il diario è lo spazio intimo per eccellenza in cui si è messi a nudo e si racconta davvero tutto. E il diario racconta una vita. La sua. L’Allegria di Naufragi altro non è che un momento in cui si può alzare lo sguardo dalle brutture e dalla distruzione. I naufragi non vanno eliminati, taciuti o negati, ci dice Ungaretti, ma vanno accettati come parte di quell’allegria e gioia di vivere. La sua esperienza può essere l’esperienza di tutti.
Così L’Allegria è la celebrazione di un piccolo trionfo. Quello di una parola che non si arrende, che cerca di tenere insieme i momenti più bui della vita per celebrare un momento di salvezza.