La televisione come una finestra aperta sul dentro: Bruce Nauman e il suo corridoio
L’opera Live-Taped Video Corridor di Bruce Nauman del 1970 ci offre una visione per cui l’apparato televisivo rappresenta di fatto uno strumento che non si affaccia sul mondo, ma che anzi, è una finestra aperta sulla parte più intima di noi uomini
Live-taped Video Corridor o Corridoio video ripreso in diretta è un’opera del 1970 di Bruce Nauman ed è una delle video installazioni più apprezzate della sua produzione artistica e più in generale dell’arte elettronica internazionale.
In questa video installazione lo spettatore deve percorrere un corridoio. Appena il visitatore entra si riconosce, seppur in lontananza, in un monitor e, mosso dal desiderio di vedersi meglio, si avvicina sempre più allo schermo con il risultato inverso: così lo spettatore, secondo il principio dei sistemi di sorveglianza a circuito chiuso, vede la sua sagoma allontanarsi.
Quest’installazione cambia in maniera evidente il modo di relazionarsi all’apparato televisivo spostando la relazione da un approccio pacifico e abituale con questo mezzo di comunicazione ad un approccio influenzato da un desiderio, quello di vedere e di vedersi meglio.
Questo modello comunicativo a boomerang di ritorno-inverso che Nauman ci propone con Live-Taped Video Corridor in chiave artistica è la forma su cui si basa la comunicazione televisiva.
IL MODELLO TELEVISIVO ITALIANO
Nel corso della storia il ruolo che la televisione ha per gli individui cambia: nel caso della televisione italiana abbiamo visto passare sui nostri monitor modelli comunicativi diversi, partendo da canali didattici e generalisti, passando per una programmi pervasivi e aggressivi fino ad arrivare ad un modello diventato, nel corso degli anni, prettamente statunitense.
Dagli anni Cinquanta in Italia l’uso della televisione crebbe esponenzialmente come già accaduto precedentemente negli Stati Uniti. Il palinsesto televisivo tra gli anni Cinquanta e Sessanta era monopolizzato. Le trasmissioni televisive erano totalmente di riserva statale e la principale funzione della televisione era quella di essere educativa. Da parte dell’istituzione statale l’obiettivo era di alfabetizzare il popolo attraverso programmi di insegnamento con l’accompagnamento di alcuni primordiali spot pubblicitari: è il caso di Carosello, inserzione apprezzata e seguita dalle fasce di età più giovani.
Con un alto tasso di alfabetizzazione del popolo, gli anni Ottanta segnarono una svolta cruciale per la televisione. In questa decade si vide l’affermazione delle emittenti private, che furono utilizzate da Silvio Berlusconi, il quale iniziò a sfruttare il sistema della trasmissione cambiando totalmente il modello televisivo non solo sul piano comunicativo, ma anche su quello contenutistico. Si è passati così da un modello paleo-televisivo a un modello iper-televisivo caratterizzato prevalentemente dall’intrattenimento, dalla nascita dei reality show, dalla semplificazione e dalla spettacolarizzazione dell’informazione e della politica.
IL MODELLO TELEVISIVO STATUNITENSE
Il modello televisivo statunitense si presta come esempio caratteristico “dell’essenza” della tv commerciale ed è un tipo di televisione che cerca il minimo comune denominatore degli individui, aspira all’audience, blandisce la maggioranza della popolazione ed è quel modello televisivo in grado di formare il gusto medio del Paese, la sua ideologia e il consenso. Il fulcro contenutistico di questo modello televisivo è senz’altro l’intrattenimento.
Prendendo come esempio il programma televisivo il Grande Fratello, ci rendiamo conto di come i protagonisti non siano altro che gente “normale”, gente come noi, che vive una vita qualunque all’interno di una casa.
Gli spettatori del programma televisivo Grande Fratello hanno davanti ai loro occhi la loro stessa vita, il loro stesso essere uomini e l’apparato televisivo non fa altro che restituirgli il loro stesso contenuto, quindi la loro essenza, ma gliela restituisce in forma spettacolare.
La condizione che Nauman descrive con il suo corridoio è una condizione nostra: possiamo vedere noi stessi, ma da una prospettiva distorta che ci rende irriconoscibili. Questo modello di approccio alla televisione, richiama soprattutto le forme di neo-televisione come il reality show in cui il visitatore diviene di fatto il protagonista dell’opera.