I popoli si incontrano a Ca’ Lustra: i Colli Euganei come non li avete mai degustati
I Colli Euganei, da sempre terreno di passaggio e di incontro fra i popoli, sono una delle regioni vinicole più varie in Italia. Ne abbiamo parlato con Marco Zanovello, uno dei proprietari di Ca’ Lustra, azienda vitivinicola e fattoria didattica che su questi colli ha i suoi vigneti e la sua produzione da oltre quarantacinque anni.
Ca’ Lustra Zanovello è un’azienda vitivinicola sita a Faedo di Cinto Euganeo, nel cuore dei Colli Euganei, che si dedica alla produzione di vini biologici e naturali. Una storia che inizia negli anni Sessanta, quando Angelo Zanovello acquistò il podere di Faedo per farne un rifugio per i fine settimana in famiglia. L’azienda vitivinicola Ca’ Lustra nasce nel 1977 con Franco Zanovello, figlio di Angelo, grazie alla sua passione per la viticoltura.
Da allora ne ha fatta di strada: oggi Ca’ Lustra è un’impresa familiare che si estende su 42 ettari di terreno, di cui 25 a vigneto e i restanti a uliveto, bosco e pascolo ed è gestita dai figli di Franco, Marco e Linda, i quali hanno deciso di seguire nella produzione gli stessi principi ed etica del padre.
Vinificazioni tradizionali con fermentazioni spontanee, senza alcuna chiarifica e con un uso di solfiti ridotto al minimo, rispettando le diversità caratteristiche dei Colli Euganei, come l’alternanza di generosi suoli vulcanici a ben più aridi sedimenti marini, con il duplice scopo di salvaguardare l’ambiente naturale e la biodiversità e di valorizzare i particolari “cru”.
Grazie all’appartenenza di Ca’ Lustra a VinNatur, associazione di vignaioli naturali che punta a promuovere la produzione di vini naturali e sani e si dedica a importanti sperimentazioni e studi in vigna, e alla loro partecipazione alla prima edizione di Vi.Na.Ri. abbiamo avuto l’occasione di intervistare Marco Zanovello, uno degli attuali proprietari di Ca’ Lustra.
Da quanto siete in attività e come siete arrivati al vino naturale, dato che in Italia è un terreno ancora poco esplorato?
“L’attività è nata negli anni Sessanta come appendice della casa di famiglia, una fattoria con campi, bestiame, ma ancora non specializzata in vigneti. È negli anni Settanta-Ottanta che si è creata l’attività economica focalizzata sul vino che poi è cresciuta nei quarant’anni seguenti. Un’attività familiare che con costanza e dedizione è diventata quello che è oggi”.
Quando si va ad approcciarsi al vino naturale in Italia c’è sempre un po’ di pregiudizio. Cosa significa per voi dedicarvi al vino naturale?
“Per noi è stato un percorso di sperimentazione, una scelta di lavoro sul vino a tutto tondo. Coltiviamo in biologico dal 2008 come risultato di uno sviluppo naturale e coerente dei nostri valori: una decisione che ha anche un riscontro tangibile sulla bontà dei nostri vini. Il nostro obiettivo infatti è quello di produrre vini biologici, naturali e autentici, preservando un territorio parte dell’area protetta del Parco Naturale, oggi anche Biodistretto di cui siamo soci.
Nei primi anni Duemila abbiamo avviato attività di degustazione, eventi e confronti anche tra vignaioli e colleghi e questo ci ha portato moltissimi stimoli. fin dal principio la sperimentazione ha fatto parte della nostra filosofia, ma negli anni seguenti, anche grazie ad alcuni di questi stimoli, abbiamo portato avanti molte prove, anche in campagna, producendo in parallelo uno stesso vino con tecniche diverse. A un certo punto ci siamo accorti che i risultati della produzione biologica ci piacevano di più rispetto alle tecniche precedenti e abbiamo modificato la nostra produzione. gradualmente siamo arrivati a una produzione naturale per tutti i nostri vini, continuando a sperimentare con l’obiettivo di un costante miglioramento”.
Qual è l’ultimo vino che avete aggiunto alla vostra gamma?
“È difficile dirlo, da due o tre anni affianchiamo ogni anno alla nostra produzione alcune etichette sperimentali, piccole partite, dalle 100 alle 1000 bottiglie per tipologia. Durante i primi mesi del 2020, a causa della reclusione forzata dovuta alla diffusione del Covid, ci siamo ritrovati ad avere parecchio tempo libero in cantina e abbiamo pensato che potevamo fare prove più su larga scala: invece di imbottigliare 20 bottiglie per uso interno e basta, avremmo potuto fare tirature più grandi e inventarci etichette estemporanee e proporle al pubblico. Il fatto di lavorare molto con la vendita diretta ci è stata d’aiuto: abbiamo clienti affezionati e curiosi che ci chiedono costantemente novità. Questo ben si sposa con la nostra voglia di sperimentare, così è nato il progetto delle “Prove d’Autore”. Vecchie varietà, vigneti particolari, prove di vinificazione, differenze tra vigne giovani o vecchie, sorprese dovute all’annata e qualche errore: così nascono queste bottiglie particolari”.
Quante bottiglie producete ogni anno?
“Circa 130mila, siamo una decina di persone a lavorarci. Una produzione importante che è possibile portare avanti grazie alle particolari condizioni geologiche e climatiche in cui lavoriamo, che sono diverse da versante a versante. I nostri 25 ettari sono organizzati su terreni dalle caratteristiche molto diverse fra loro, per cui la stessa varietà coltivata in aree diverse cambia anche di un mese e mezzo i tempi di maturazione e questo si riflette sui nostri vini. Ecco perché viene facile mantenere 20 etichette stabili e fare svariate Prove d’Autore, abbiamo condizioni podologiche e climatiche che ce lo permettono e un’ampia varietà genetica che ci semplifica le cose”.
Quali vitigni coltivate?
“I vini di Ca’ Lustra sono legati all’anima del territorio in cui ci troviamo, i Colli Euganei sono stati sempre un luogo di passaggio e tante varietà sono arrivate nel corso del tempo, non abbiamo un’identità varietale chiara come altre zone in Italia” ci racconta. “Per quanto riguarda le varietà rosse, nel Novecento i bordolesi hanno soppiantato quasi tutte le coltivazioni che c’erano prima: stiamo facendo progetti di recupero di altre varietà più anziane della nostra zona, però al momento quasi tutto è piantato a uve Bordolesi. Tradizionalmente, le uve rosse erano coltivate a pieve di collina e i bianchi nella parte in pendenza. In eredità abbiamo di tutto: gli ultimi arrivi dai francesi sono Pinot Bianco e Chardonnay, poi andando a ritroso nel tempo ci sono il Moscato Giallo arrivato con i veneziani, le Malvasie, il Tai bianco (Tocai) e anche varietà più antiche come la Pinella, che è stata impiantata anch’essa dai veneziani sui nostri terreni calcarei, il Moscato Bianco, che è forse il più antico fra le uve che coltiviamo, la Garganega, la Glera… per questo è difficile identificare il vitigno più tipico della zona. Certo è che abbiamo grandi successi con Moscati e Bordolesi, che cerchiamo di coltivare nelle aree più adatte, e abbiamo un occhio di riguardo per le varietà autoctone più resistenti al clima caldo e asciutto della parte sud dei Colli Euganei”.
Abbiamo chiesto a Marco di farci assaggiare (e di raccontarci) il vino che più identificasse l’etica di Ca’ Lustra. Ha scelto per noi un IGT Veneto Moscato secco, ‘A Cengia.
“Si chiama così perché prende il nome dalla valle in cui lo coltiviamo, la Cengolina, nei pressi della cantina. Si tratta di una valle con i versanti piuttosto ripidi anticamente completamente coltivati a terrazzamenti. Negli ultimi cinquant’anni sono stati quasi tutti abbandonati, noi stiamo cercando di gestire quelli che ci rimangono di proprietà e di recuperarne altri nel tempo. Un moscato bianco, una delle varietà di tradizione più antica che abbiamo e che coltiviamo”.
Ca’ Lustra Zanovello online
Sito web: calustra.it
Facebook: Ca’ Lustra – Zanovello – Il Vino degli Euganei
Gaia Rossetti
Sono una gastrocuriosa e sarò un'antropologa.
Mia nonna dice che sono anche bella e intelligente, il problema è che ho un ego gigantesco. Parlo di cibo il 60% del tempo, il restante 40% lo passo a coccolare cagnetti e a far lievitare cose.
Su questi schermi mi occupo di cultura del cibo e letteratura ed esprimo solo giudizi non richiesti.