Carlo Magno e la Renovatio Imperii
Il 25 dicembre dell’anno 800 Carlo, figlio di Pipino il Breve e re dei Franchi, viene incoronato imperatore d’occidente nella basilica costantiniana, a Roma, da papa Leone III.
Nell’inverno del 771 Carlo diventa unico re dei Franchi in seguito all’improvvisa morte di suo fratello, Carlomanno. Figlio superstite di Pipino il Breve, fondatore della dinastia dei Pipinidi, Carlo imprime nella storia d’Europa una marca indelebile della quale subiamo le conseguenze ancora oggi, milleduecentoventi anni dopo. E a ben vedere, l’incoronazione di Carlo in San Pietro è il punto d’arrivo di una serie di vicende che cominciano almeno l’anno precedente, ma anche un imprescindibile punto di partenza.
Nell’estate del 799 Leone III si reca a Paderborn, in Germania, a rendere visita al re dei Franchi impegnato nella conquista dei territori della Germania centro-settentrionale (Sassonia). La visita papale era preceduta da notizie che non rassicuravano Carlo: Leone III infatti era stato costretto ad allontanarsi da Roma in seguito ad un’aggressione perpetrata dai suoi nemici.
Leone III è un personaggio complesso a suo modo: eletto papa nel 795, la sua elezione scontenta molti poiché era molto chiacchierato a causa di accuse vaghe di immoralità di cui non abbiamo le fonti; la sua cattiva fama raggiunse lo stesso re dei Franchi. Di fronte allo scontento dell’aristocrazia romana, Leone III è costretto a lasciare la città e a presentarsi in qualità di profugo a Paderborn.
Carlo vorrebbe chiudere la faccenda velocemente e insabbiare le accuse rivolte al papa. Quindi, fra mille dubbi, il re franco rispedisce a Roma il pontefice accompagnato da una commissione di vari vescovi e funzionari, i quali devono fare luce sulle accuse rivolte al papa.
La commissione tuttavia si rende conto che le accuse hanno una sostanza e che non si possono semplicemente insabbiare: Carlo decide di muoversi personalmente e nell’autunno dell’anno 800, a novembre, egli entra a Roma. Dovendo dirimere la questione e assolvere il papa, Carlo decide di appellarsi ad una legge dell’epoca secondo la quale le accuse rivolte ad un individuo cadono se quest’ultimo è pronto a giurare di non essere colpevole. A tal proposito Carlo raduna un concilio misto di laici ed ecclesiastici, di fronte al quale Leone III giura. Il papa infine viene reinsediato e i suoi accusatori arrestati e messi a tacere.
Di lì a poco è Natale. Il re dei Franchi, ancora a Roma, decide di partecipare alla messa del 25 dicembre in San Pietro, nella basilica costantiniana a cinque navate con annesso esternamente un ampio quadriportico: si tratta della chiesa più importante d’Europa, meta di numerosi pellegrinaggi.
Nella notte del 25, durante la celebrazione, Leone III si avvicina a Carlo e gli pone sulla testa una corona e tocca terra con la fronte per ben tre volte (proskýnesis): fra la sorpresa (secondo le fonti) dello stesso Carlo, il re franco viene acclamato dal popolo romano nuovo Augusto e imperatore, come accadeva per gli imperatori antichi. L’Occidente aveva di nuovo un suo imperatore.
L’atto di incoronare, di per sé così familiare ai nostri occhi, al tempo era assai inusuale, soprattutto per un re barbaro. I re barbari infatti erano acclamati dai soldati in armi, e issati sugli scudi.
Nella sua più assoluta inusualità, l’incoronazione di Carlo, detto d’ora in avanti “Magno”, rappresenta un punto essenziale della storia europea e un secondo tentativo, tutto occidentale, di renovatio imperii.
Già alla sua ascesa al trono imperiale Giustiniano, imperatore romano d’oriente dal 527 al 565, fece della renovatio o restauratio imperii il punto cardine della sua politica, interna che estera: nel tentativo di rifondare l’Impero romano, al di fuori dei confini bizantini egli si impegnò in una serie di campagne per la riconquista dei territori occidentali, mentre dentro i confini abbraccio un programma culturale di recupero del sapere antico, soprattutto legislativo, che prende corpo nel celebre Corpus Iuris civilis.
Il tentativo giustinianeo ebbe successo solo temporaneamente: di fronte alla penetrazione dei Longobardi in Italia (567) e all’avanzata Araba nel Mediterraneo e Medio Oriente, Costantinopoli dovette rinunciare a imporre la propria autorità in occidente, che rimase solo a livello nominale.
Di fronte a questa vacuità lasciata dal potere bizantino, l’occidente orfano di imperatore, nel Natale dell’800, ritrova un’autorità a cui fare riferimento, che possa farsi carico del destino di una compagine territoriale sferzata dai venti delle invasioni e dell’instabilità. Le conseguenze di questo evento storico furono innumerevoli: non solo si stabilì una dialettica fra papato e impero che caratterizza tutta la storia dell’Europa medievale occidentale, ma diede vita ad una istituzione che vivrà fino al 1919 nella persona dell’ultimo imperatore d’Austria.
La renovatio imperii carolingia è uno dei primi esempi, dopo quello giustinianeo, di rifondazione di una compagine statale universale che ha come ideale l’Impero mediterraneo di Roma, e trova una sua concretizzazione proprio nel giorno di Natale dell’anno 800.
Giuseppe Sorace
Sono Giuseppe, insegno italiano, e amo la poesia e la scrittura. Ma la scrittura, soprattutto, come indagine di sé e di ciò che mi circonda.