MotoGP 2022: 4 giorni al via

MotoGP 2022: 4 giorni al via

MotoGP 2022: 4 giorni al via

A pochi giorni dalla partenza del campionato facciamo un punto sulla stagione alle porte

Ogni volta che finisce la stagione a Novembre, una sensazione di vuoto e smarrimento riempie gli appassionati di MotoGP. Una leggenda narra, che è possibile vederli davanti agli scaffali dei supermercati nel reparto meccanica, ad annusare i flaconi di olio motore. Tre lunghissimi mesi senza gare, diciamocelo, sembrano interminabili, anche perché capitano a pennello durante la stagione invernale, quando molti motociclisti mettono in letargo i loro giocattoli.

Ogni anno, poi, ci si ritrova alle porte della stagione senza quasi accorgersene. L’inverno scorre veloce, fioccano le presentazione dei nuovi team e i piloti si tolgono la ruggine nei test pre stagione, catapultandoci nel nuovo campionato. Dopo il periodo di congelamento delle evoluzioni tecniche a causa COVID, per il 2022 le case hanno lavorato molto rimescolando i valori in campo.

Il punto su case e piloti

Ducati, con la precocità a cui ci ha abituato dal 2017, ha vincolato Bagnaia. Per il torinese altri due anni con la rossa, nella speranza che riporti il titolo a Borgo Panigale, titolo vinto nel 2007 da un certo australiano. Un australiano in realtà in casa ce l’hanno anche, ma sembra non aver convinto i vertici Bolognesi e non è ancora stato confermato. A dirla tutta, il 2021 non è stata affatto una cattiva stagione per Miller, due vittorie in tanti se le sono sognate in una carriera intera, figurarsi in una stagione. Eppure a Jack sembra mancare qualcosa. Spesso è veloce sia in gara che in qualifica, ma finisce spesso col restituire la sensazione che gli manchi quel quid per essere completo. Con otto moto in pista a Ducati il “vivaio” non manca, sarà importante valutare chi gli convenga mettere di fianco a Pecco: una seconda punta con cui mirare al titolo o un buono scudiero che tenga il clima disteso nel box. Potrebbe essere una questione tutt’altro che secondaria, ma la gestione piloti non è mai stata il punto forte dei desmo vertici. Bagnaia dopo la conclusione, quasi, in bellezza, vorrà mettere nero su bianco il salto di qualità effettuato, mentre Bastianini e Martin, ormai privi delle giustificazioni date dallo stato di rookie, vorranno dare il tutto per tutto e dimostrare di far parte dei grandi. Una cosa è certa: dopo cinque anni in cui Ducati fa scuola sulla tecnica e la sua superiorità è evidente a tutti, la vittoria di qualsiasi altra casa sarà in primis una sua sconfitta.

Honda ha fatto un grande salto in avanti, la moto è stata rivoluzionata e si vede che l’ispirazione viene da Ducati. La nuova HRC deve essere una moto più umana e guidabile da tutti, i suoi piloti l’hanno chiesto a gran voce e il record fatto segnare a Mandalika da Espargaro sembra confermare l’imbocco della strada giusta. Marquez dopo due anni correrà una stagione sin dall’inizio e si spera fino alla fine. La sua forma fisica non è ancora al 100% dopo il problema alla vista e quello precedente alla spalla destra, ma sappiamo tutti di cosa è capace e quanta fame abbia.

Aprilia nei test è andata forte, la moto ha subito un’importante evoluzione e i suoi piloti hanno potuto beneficiare di qualche giorno in più di prova, grazie alle concessioni di cui gode. Il periodo di adattamento di Vinales dovrebbe essere concluso, se il feeling con la moto ci sarà, come è probabile che sia, sarà in grado di giocarsi qualche vittoria, anche se dubitiamo il titolo.

Suzuki ha fatto un gran passo avanti. Era già una moto molto equilibrata e da quest’anno anche il motore è in grado di dire la sua. Dalla sua ha due piloti, che sanno essere molto veloci e la nuova gestione del team affidata a Suppo, che potrebbe aiutarli a ritrovare la bussola. L’assunzione del piemontese è notizia fresca, e diciamocelo, un po’ fuori tempo. Far iniziare un team manager alla prima di campionato è una mossa un po’ azzardata. Alla squadra sarebbe stato utile quantomeno fare gli ultimi test a Mandalika con la sua presenza, probabilmente i giapponesi hanno sperato fino all’ultimo in un ritorno di Brivio. Mir dal canto suo, dopo vari rumors sulla sua dipartenza verso altri lidi, si trova in una situazione favorevole con una moto evoluta sotto una nuova gestione, anche se crediamo sarà difficile vederlo in lotta per il titolo.

KTM e Yamaha rimangono due grandi incognite. La prima l’anno scorso ha arrancato e non è riuscita a migliorarsi molto per questa stagione. La seconda ha deluso largamente Quartararo, che dice di averla già portata al limite durante i test, un limite molto vicino a quello dell’anno scorso. L’austriaca dalla sua ha i due rookie più promettenti dell’anno: il campione e il vice campione al debutto Moto2. La giapponese paga un grande divario di motore con le migliori e la cosa ha portato Fabio, l’unico ad aver avuto prestazioni di rilievo l’anno scorso, a guidare sopra al limite mettendoci una gran pezza. Il francese non sembra contento della situazione, ma si vocifera che Ezpeleta non sia disposto a far perdere l’attuale equilibrio alle case e, probabilmente, Quartararo resterà dov’è.

La grande differenza tra le due case è che la Yamaha nonostante venga data per spacciata ad inizio stagione, alla fine dei giochi porta a casa risultati di rilievo, mentre KTM dalla sua ha la forza di una casa giovane e aggressiva, dotata di un’elasticità sconosciuta a Iwata. Quartararo è sicuramente galvanizzato dal titolo vinto in precedenza ma, e spero di sbagliarmi, Yamaha non l’ha messo nella condizione ideale per lavorare serenamente. Le molte dichiarazioni di malcontento denotano da parte sua un inizio non dei migliori, che potrebbe costargli la conferma per il titolo. Morbido ha le carte in regola per fare bene e se le problematiche alla gamba sono finite potrà dire la sua, ma la sensazione è che la casa dei tre diapason non abbia fatto gli sforzi dei concorrenti.

Ventiquattro moto in griglia, un terzo Ducati e le altre case decise a smettere di inseguire. Quattordici campioni del mondo e il calendario più lungo di sempre, spalmato su 21 gare. Un capitolo appena chiuso, un grande ritorno e tanti giovani che voglione emergere. I presupposti per una delle stagioni più agguerrite di sempre ci sono.

Mattia Caimi

Appassionato di moto in tutte le salse, é cresciuto leggendo i "Pensieri sporchi" del Ciaccia. Ama scrivere del mondo del motociclismo, fingendo di capirne qualcosa.

Le pagelle della MotoGP: il gran premio di Valencia

Le pagelle della MotoGP: il gran premio di Valencia

Le pagelle della MotoGP: il gran premio di Valencia​

Podio rosso con in testa Bagnaia davanti a Martin e l’altra Ducati ufficiale. Quarto Mir, quinto Quartararo. Decimo Valentino Rossi nella sua ultima gara.

La Ducati domina l’ultimo gran premio della stagione, anzi l’ultima metà di campionato. Dopo Aragon, Pecco e la Rossa hanno trovato un equilibrio incredibile, che è valso agli italiani titolo team e costruttori. Quartararo è avvisato, per il prossimo anno i conti vanno fatti anche con loro. Il francese dalla sua sembra aver tirato i remi in barca, dopo la conquista del titolo pare aver perso la spinta propulsiva che gli consentiva di dare il 110%, per guidarde oltre i limiti della sua Yamaha.

Mir, invece, da un paio di gare sembra essersi ringalluzzito, come se la fine dei giochi –quelli che contano- l’abbiano tolto dall’impaccio di dover difendere il titolo. Nel frattempo sul podio virtuale di fine anno c’è lui, terzo in campionato, sbagliando pochissimo ma entusiasmando, se possibile, ancora meno. L’anno prossimo le Ducati saranno otto e se la differenza con gli altri costruttori sarà questa, per loro vincere il mondiale sarà d’obbligo, perché è da anni che hanno la moto più competitiva. Il talismano che da due gare portano nei box sarà mica un segno che a Borgo Panigale sono diventati scaramantici.

Poi c’è Rossi che fa una gara a parte, l’ultima. Passa direttamente alla Q1 per la prima volta in questa stagione e sempre per la prima volta parte decimo. Finisce con un buon decimo posto la sua ultima gara in carriera portando aria di festa nel paddock, senza piangere una lacrima, sempre col sorriso. È per questo che la gente si è innamorata di lui. Finisce la storia più bella del motomondiale e già ne inizia un’altra. Via coi voti!

10 a Bagnaia: per la prima volta non vince stando davanti dal primo giro, dimostrandoci che non sono i sorpassi a intimidirlo. Al momento è il pilota con il pacchetto più completo, è evidente.

9 a Martin: nonostante i problemi di saluti avuti nella notte, fa metà gara in testa. Se pensiamo che era in dubbio la sua partecipazione al GP, possiamo dire che ha fatto qualcosa di straordinario. Si è meritato il titolo di Rookie of the year

8  a Miller: prima della metà di gara sembrava avesse mollato, come spesso gli accade, invece poi ha tenuto botta e ha regalato il podio completo a Ducati.

8 a Mir:  torna finalmente protagonista e forse per andare più forte di così con la sua moto ci si doveva stendere. Le ultime due gare della stagione, però, sono un po’ poco per il campine in carica.

6 a Quartararo: va bene, può essergli scesa la catena ma questo non è il Fabio che abbiamo visto per il resto della stagione. D’altro canto un abbassamento di tensione dopo essersi intascati il titolo è comprensibile, soprattutto quando hai per le mani una moto con cui in gara si fatica a sorpassare e i tuoi compagni di marca arrancano nelle retrovie.

6 a Zarco: dopo un inizio di stagione ottimo, si è un po’ perso e non è più stato in lotta per la vittoria. Le aspettative erano altre ma in tanti dei suoi avversari sono cresciuti durante la stagione.

7 a Bastianini: è un animale da gara, lo sta dimostrando gp dopo gp. Se l’anno prossimo riuscirà a tirare fuori il meglio dalle qualifiche sarà della partita anche lui.

10 alla carriera di Valentino Rossi: il suo weekend è stato da otto, la sua carriera inclassificabile. Venticinque anni in cui ha dato tutto a questo sport. Grazie Vale!

5 a Dovizioso: anche con tutte le scusanti del caso, non si può essere contenti per il Dovi. Speriamo che questa stagione sia stata propedeutica per l’anno prossimo.

7 a Lecuona: lo spagnolo è stato bruciato dalla fretta e la necessità di riempire un posto in MotoGP, probabilmente avrebbe avuto bisogno di restare ancora in Moto 2. Purtroppo si sta diffondendo la tendenza –a mio modo di vedere folle- di bruciare le tappe nei passaggi di classe. In questo modo non si consente ai piloti di fare il giusto percorso, rispettando i tempi necessari a una formazione adeguata. L’anno prossimo sarà in Honda in SBK ma chissà se un giorno lo rivedremo nel mondiale prototipi, la crescita quest’anno c’è stata e il destino, questa stagione ne è l’esempio lampante, può riservare delle sorprese inaspettate. Fossi stato in Razali, avrei fatto il possibile per prendere lui accanto a Dovi, lasciando a Darryn Binder il tempo di maturare e passare per la Moto 2 e a Iker quello di prendere le misure con una classe davvero tosta.

8 alla carriera per Petrucci: l’anno prossimo, in realtà tra un mese e mezzo, affronterà la Dakar, la gara motociclistica più dura al mondo. Danilo è abituato a trovarsi in situazioni difficili in moto. Il suo percorso è stato diverso da quello degli altri, passando dalle derivate di serie per poi approdare nella massima categoria, dove ha vinto due gare. Concludere una carriera con l’ultimo posto deve essere difficile, così come trovare la motivazione e le energie per fare di meglio. La partecipazione al rally è stato il saluto a Danilo dalla casa austriaca, che dopo una stagione ha deciso di puntare su piloti più giovani. Lui sì le lacrime le ha versate.

5 a Rins: è l’unico a impensierire le Ducati ma tira così tanto la corda che si spezza. Sei cadute in una stagione sono davvero tante, troppe se ci si vuole giocare qualcosa. L’ho già scritto, in termini di velocità è tra i migliori, deve capire quando è arrivato al limite. Anche se da pilota averne di più e non poter passare gli avversari deve essere frustrante, buttarsi a terra non può essere la soluzione.

Mattia Caimi

Appassionato di moto in tutte le salse, é cresciuto leggendo i "Pensieri sporchi" del Ciaccia. Ama scrivere del mondo del motociclismo, fingendo di capirne qualcosa.

Il saluto a Valentino Rossi, l’ultima gara a Valencia

Il saluto a Valentino Rossi, l’ultima gara a Valencia

Il saluto a Valentino Rossi, l’ultima gara del GOAT

Una carriera da sogno con numeri da record, il passaggio di testimone a una nuova generazione di piloti. L’ultima gara della leggenda della MotoGP

Quella di Valencia è stata l’ultima gara di Valentino Rossi. Anche dai sogni più belli ci si sveglia, e come tutti i sogni anche questo è volto al termine. Un sogno durato venticinque anni, una carriera lunghissima, anzi la più lunga che ci sia mai stata. La gara di Valentino a Valencia è stata speciale, la partenza in top ten, trainato da Bagnaia, che prende il suo testimone a mani salde, pronto a scrivere i prossimi 100 metri di questa storia.

I sogni finiscono, vero, ma le notti continuano ad alternarsi ai giorni e di sogni ce ne saranno altri. Valentino anche in questo è stato fenomenale. I suoi ragazzi sono qui, da due anni in lotta per il titolo della top class e già campioni nelle classi minori, candidati protagonisti per gli anni futuri.

Rossi non è stato un riferimento solo per suoi ragazzi, i piloti della VR46 Academy, la sua lunga carriera gli ha permesso di lottare in pista con i piloti di cui è stato l’idolo indiscusso. Quartararo e Marquez sono solo due esempi -sicuramente i più iconici- dell’intera generazione cresciuta sperando un giorno di diventare come Il Dottore e che ha finito per correrci insieme e magari stargli davanti, o dietro.

Una bella coincidenza che quest’anno sia stata Yamaha a vincere il titolo, la moto con cui ha vinto al debutto nel 2004 e che ha portato a livelli altissimi, nonostante non fosse partita con i presupposti migliori in MotoGP. Una bella coincidenza che per la sua ultima gara vinca Pecco, con il suo casco in testa, quello di Philip Island 2004, quando fu incoronato campione del mondo per la sesta volta, la prima con la Yamaha, al debutto.

Le sfide di Rossi sono state belle perché combattute e sofferte, a volte su una moto meno competitiva, a volte con avversari più veloci. Lui spesso ci ha messo una pezza di carattere e di testa, sapendo mettere pressione ai suoi avversari, tirando fuori in gara quel qualcosa in più che l’ha reso la leggenda che è ora, sfiorando il titolo a diciannove anni dal debutto, rimanendo vincente per più di vent’anni e soprattutto provandoci fino alla fine.

Valentino è diventato campione ed è cresciuto, ha cresciuto una generazione di piloti a sua volta e ne crescerà altri ancora. Un ciclo è finito e un altro è già iniziato, Vale non sarà più in sella ma sentiremo parlare di lui ancora per parecchio. Il suo team in Moto 2 in collaborazione con Yamaha è stato confermato pochi giorni fa, e il suo team MotoGP il prossimo anno con uno sponsor o un altro si farà. Diciamoci la verità, la storia di Valentino nel motomondiale, se non è a malapena cominciata, è verosimilmente a metà.

Domenica a fine gara Mrs. Rossi piangeva, Uccio commosso si asciugava il moccio disperato, mentre un’orda di tifosi accorsi da tutto il mondo si struggevano in lacrime per la fine di un’era. Nel frattempo Vale, alla domanda su come si sentisse in quel momento, ha risposto dicendo che “se ogni volta che smetto ci si diverte così tanto, smetto anche l’anno prossimo!”. Per ricordarci col sorriso di Rossi, non ci servirà ricordarlo com’era nel 2009 dopo il nono titolo: Valentino domenica non è finito. Col tempo è cambiato, è mutato e attraverso una incessante metamorfosi ha saputo reinventarsi per l’ennesima volta, senza aver bisogno di cambiare mai.

Mattia Caimi

Appassionato di moto in tutte le salse, é cresciuto leggendo i "Pensieri sporchi" del Ciaccia. Ama scrivere del mondo del motociclismo, fingendo di capirne qualcosa.

Le pagelle della MotoGP: Il gran premio di Algarve

Le pagelle della MotoGP: Il gran premio di Algarve

Le pagelle della MotoGP: Il gran premio di Algarve

Trionfo di Bagnaia in Portogallo davanti a Mir e l’altra Ducati ufficiale. Buon quarto Alex Marquez, cade Quartararo.

Le pagelle della motoGP in Algarve. La seconda gara a Portimao è stata abbastanza noiosa e si può riassumere così: Bagnaia, partito dalla pole, è restato primo fino alla fine, Mir l’ha inseguito finche ha potuto e c’è stato qualche sorpasso per la terza e la quinta posizione. Un paio di colpi di scena hanno comunque tenuto alta l’attenzione durante il gran premio: la caduta di Quartararo e la red flag a causa dell’incidente tra Lecuona  e Oliverira. Da una parte c’è stato il primo zero causato dalla prima caduta in gara della stagione per Fabio, dall’altra parte Lecuona è caduto in curva 13 tirando giù l’incolpevole Miguel nel GP di casa.

Pecco in tutto ciò, dopo un testa  a testa con Fabio nelle prove libere, sabato ha preso il volo, segnando record della pista in qualifica. Domenica ha gestito la gara magistralmente, prendendosi la terza vittoria di stagione, che insieme alla quinta pole di fila, evidenziano chi sia il pilota più in forma in questo momento della stagione. Non è un caso che Quartararo abbia avuto un piccolo cedimento, anche se un errore a stagione è più che comprensibile, così come è capibile che con il titolo in tasca un calo dell’attenzione possa avvenire.

Finalmente abbiamo visto il campione del mondo in carica. Anche se in ritardo, in questa seconda gara a Portimao, Mir è riuscito a essere protagonista. Non è mai stato in lizza per la pole, né tantomeno per la vittoria ma perlomeno è sempre stato competitivo e nelle prime posizioni, speriamo che il suo sia un trend e non una prestazione sporadica. Bene anche Alex Marquez e Honda in generale, che sembra essere sulla strada giusta per il miglioramento.​

Ha un po’ deluso Aprilia, con tutte le scusanti del caso, che dopo il podio di Aleix a Silverstone sembra essersi seduta, così come lo stesso Espargaro che quest’anno ci aveva abituato ad altre prestazioni. Male anche Yamaha, che è vero, ha tutti i piloti in condizioni particolari, ma è relegata negli ultimi cinque posti all’arrivo, qualcosa, vuoi nella gestione piloti, vuoi nello sviluppo, non deve essere andato per il meglio.  Alla fine parlano i risultati.

Questo weekend è stato interessante anche per motivi “extra-circuitali”, contrassegnato da assenze e presenze ingombranti, che hanno fomentato le chiacchere nel paddock.

L’assenza di Marquez

Honda ha emesso un comunicato ufficiale in cui ha dichiarato che il suo pilota di punta ha rimediato una commozione cerebrale durante un allenamento facendo Enduro con uno specialista suo connazionale. La sensazione da più parti è che qualcosa non torni tra la “lieve” commozione, le analisi avvenute quattro giorni dopo e il dubbio ancora acceso sulla sua partecipazione a Valencia, che fa presagire qualcosa di più grave.

Già con il famoso infortunio a Jerez 2020 la comunicazione della HRC, e quindi di Puig che ne è il responsabile per quanto riguarda il team Repsol, era risultata fumosa e poco chiara. Il rischio in queste occasioni è che si lasci facilmente spazio ad illazioni, che a certi livelli non dovrebbero avere adito. La scorsa volta tutto andò peggio di quelle che erano le prospettive lasciate intravedere da ciò che era stato precedentemente dichiarato, speriamo che la storia non si ripeta.

La presenza di Stoner

Casey era presente a Portimao per impegni Televisivi, questioni di sponsor. Da una parte ha avuto parole buone un po’ per tutti: ha fatto i complimenti a Valentino dispiacendosi per la sua scarsa competitività, ha dichiarato di vedere bene Bezzecchi, pilota Moto 2, e, come solito in queste occasioni spinto dalla stampa, ha tirato fuori un po’ di ricordi. La cosa interessante, e se ne capisce il perché, è stato il calore con cui è stato accolto dai piloti Ducati, che hanno dato l’idea di essere un filo disorientati e in cerca di una figura a cui ispirarsi, sperando nella sua –improbabile- assunzione come coach per l’anno venturo.

Stoner ha anche parlato della sua condizione fisica. L’australiano, infatti, soffrirebbe di una sindrome da affaticamento cronico, che, a suo dire, non gli permetterebbe di essere mai al 100% della condizione fisica. Oltre che per questo motivo, ci sembra strano pensare di riuscire a vederlo lontano dalla sua famiglia e dalla sua Australia per un campionato, che l’anno prossimo si spalmerà su ventuno gran premi.

Via coi voti.

10 a Bagnaia: perfetto per tutto il fine settimana. 5 pole di fila e tre vittorie negli ultimi cinque gran premi dicono tutto sulla sua condizione attuale. Peccato per la caduta di Misano, altrimenti Pecco avrebbe tenuto sicuramente aperto il titolo fino alla fine, ma si sa che con i ma e con i se…

8 a Mir: finalmente un bel weekend per l’ex campione del mondo. Ha detto che durante la pausa dopo il GP di Austin ha trovato un po’ di serenità ed è riuscito a rimettere insieme i pezzi. Speriamo di vederlo competitivo con costanza.

8 a Miller: un punto in più per i salti all’uscita di curva 8 dove ha fatto divertire tutti facendo vedere quanto si diverte lui in moto. Gli do solo 7 per la prestazione pura, perché mi sembra che si sia accontentato di dì fare da scudiero di Pecco, anche se non credo che in Ducati si accontenteranno a loro volta di lasciare una sella ufficiale a uno scudiero.

8 ad Alex Marquez: una bella gara per il minore dei fratelli Cervera, complice l’andamento positivo della moto di Tokio. Ricordo che l’anno scorso Alex da rookie ha fatto un paio di secondi posti e la speranza per quest’anno era che le sue prestazioni fossero in miglioramento.

6 a Zarco: la quinta posizione non è male ma, dato l’inizio di stagione decisamente superiore, dal due volte iridato in Moto2 ci si aspettava qualcosa in più a questo punto della stagione.

7 a Pol Espargaro: altra buona prestazione per Policio, dopo il secondo posto a Misano nello scorso GP, segno che la Honda sembra aver preso la strada giusta. La preoccupazione in Giappone ora sta tutta nelle condizioni di Marc.

7 a Martin: ad aprile su questo tracciate se l’era vista brutta. Il grave incidente l’ha messo a dura prova e lo stesso Jorge ha ammesso di essere intimorito da questa pista. Un settimo posto, viste le premesse, direi che è buono.

6 a Bastianini: Domenica non gli è venuta una delle rimonte a cui ci ha abituato in questa seconda parte di stagione. Il pilota comunque è in crescita.

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Mattia Caimi

Appassionato di moto in tutte le salse, é cresciuto leggendo i "Pensieri sporchi" del Ciaccia. Ama scrivere del mondo del motociclismo, fingendo di capirne qualcosa.

Le pagelle della MotoGP: il gran premio del Mugello

Le pagelle della MotoGP: il gran premio del Mugello

Le pagelle della MotoGP: il gran premio del Mugello

Dominio Quartararo davanti a Oliveira e Mir. Cadono Bagnaia, Marquez e Rins, solo decimo Rossi. Lutto per la scomparsa del giovanissimo Jason Dupasquier dopo la caduta durante le qualifiche della Moto3.

Le pagelle della MotoGP al Mugello. Quando accadono certe cose, c’è poco da dire. Le moto sono pericolose, i piloti lo sanno meglio di noi, e purtroppo periodicamente qualcuno di loro perde la vita in pista. Negli ultimi anni la dinamica è sempre la stessa: un pilota cade e chi sopraggiunge non riesce ad evitarlo. È una dinamica che almeno in gara è veramente difficile da scongiurare, in qualifica forse meno. Se ne è parlato molto in questi giorni e in molti dicono non si possa fare niente per evitare questi episodi, che si faccia qualcosa, allora, per renderli il più rari possibile.

Piccola curiosità: in questo gran premio Dainese ha portato una tuta con delle piccole alette sulle protezioni delle spalle. A quanto pare, come detto da Bernardelle su Man on Wheels (MOWmag), questa soluzione potrebbe portare a dei miglioramenti sui lunghi rettilinei, stabilizzando i vortici d’aria che si creano alle alte velocità intorno al pilota, scomponendone meno l’assetto. Come spiega l’ingegnere, sono tutti piccoli dettagli, che, sommati, in una MotoGP con un regolamento serrato come questo, possono fare la differenza. Ci aspetta una MotoGP con i piloti alettati? Via coi voti!

10 a Quartararo: parte dalla pole con il nuovo record del tracciato, è secondo fino alla caduta di Bagnaia al secondo giro ma la sensazione è che Fabio ne avesse di più. Pecco gli ha sicuramente tolto una spina dal fianco, lui coglie l’occasione e si porta a casa il terzo successo di stagione, dimostrando grande solidità in una pista dove fino ad ora non aveva nemmeno visto il podio. Via coi voti!

9 a Oliveira: ottima gara per il portoghese, che finisce secondo, anche se rischia di dover cedere la posizione per aver pizzicato il verde (limite della pista che se toccato porta a una penalizzazione). Conduce una buona gara, resiste agli attacchi di Mir e porta a casa 20 punti.

7 a Mir: solita rimonta per il campione del mondo che in lizza con il compagno di team risale la classifica e finisce a podio. Insieme ad Oliveira finisce sul verde rischiando di avvantaggiare Zarco. Joan a sicuramente corso una buonissima gara ma se vuole confermare l’irid,e ci vuole qualcosa in più contro questo Quartararo.

7 a Zarco: finisce fuori dal podio dopo essere stato a lungo in seconda posizione ma nel finale perde qualcosa e viene sorpassato. É la prima Ducati al traguardo in un GP in cui partiva da favorita.

7 a Binder: il sudafricano chiude una bella gara, anche se la vittoria in Repubblica Ceca dell’anno scorso resta un caso isolato. Il quinto posto è comunque un buon risultato e sembra essere l’unico a sfruttare a dovere il motorone austriaco su questa pista.

5 a Miller: gara opaca dopo le due vittorie di fila che gli hanno dato la carica. Il Mugello non è una pista che gli va a genio, si vede e lo ammette lui stesso. Giudizio rimandato in Catalogna.

6 ad A. Espargaro: gira molto bene per tutto il weekend e non fa male nemmeno in gara sulla pista di casa della sua moto. Lo ridiciamo: il passo avanti fatto dall’Aprilia è considerevole e Aleix ha sicuramene un gran merito in questo.

4 a Viñales: il compagno di squadra davanti vola mentre lui conduce un’altra gara da metà classifica, lontano dalle potenzialità della sua Yamaha. In qualifica si fa fregare da un Marquez astuto e opportunista, sempre pronto a ottenere il massimo da ogni sessione in pista. Maverick si rivela troppo spesso troppo arrendevole, se vuole entrare in lotta per il mondiale deve fare qualcosa subito.

5 a Petrucci: Danilo sembra continuare a non digerire l’arancione, anche sulla pista che gli ha regalato la prima vittoria in classe regina. Nel paddock girano voci sulla mancata volontà di KTM di rinnovargli il contratto per la prossima stagione, speriamo non sia il colpo di grazia su un anno già difficile.

4 a Rossi: un Valentino che si rallegra per la decima posizione fa specie. Mi è già capitato di esprimermi in questo senso e non cambio idea: il problema è proprio che per un decimo posto ha da rallegrarsi.

5 a Bagnaia: cade mentre è in testa al secondo giro. Nelle dichiarazioni post-gara dice di non essere stato in condizioni psicologiche per correre a causa del triste episodio noto a tutti. Non penso ci sia da aggiungere altro. Il voto è riferito solamente alla prestazione sportiva.

3 a Rins: un’altra caduta. Erano già troppe lo scorso gran premio, ha bisogno di finire una gara, la velocità ce l’ha.

4 a Marquez: altra caduta anche per lui, non è a posto fisicamente e ancora sotto terapia antibiotica. Ha bisogno di tempo per ritornare in forma.

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Mattia Caimi

Appassionato di moto in tutte le salse, é cresciuto leggendo i "Pensieri sporchi" del Ciaccia. Ama scrivere del mondo del motociclismo, fingendo di capirne qualcosa.