La prima realtà creata da Dio o Bene, la Mente Angelica, inizialmente è informe e tenebrosa in quanto immersa ancora nel Caos della creazione. Quando la Mente si rivolge naturalmente a Dio, essa acquisisce la sua essenza, si perfeziona, e nasce Amore. In tal senso, l’azione di Amore (con la A maiuscola, in qualità di slancio divino), afferisce al “tirare su” da una condizione primordiale amorfa. Amore è lo slancio vitale che spinge il primo ente, la Mente Angelica, a voltarsi verso Dio e acquisire la sua essenza. E così via: dopo la Mente, è la volta di tutte le altre realtà (l’anima, il corpo), le quali sono atte a voltarsi verso Dio.
Secondo Ficino, è destino dell’uomo ritornare a Dio: di tutte le realtĂ create dal Bene, l’Anima è mediatrice fra la Mente Angelica, che guarda direttamente Dio, e il corpo del mondo, nel quale è immerso l’uomo. Il comune denominatore tra gli enti della realtĂ dunque è l’Anima, la cui attivitĂ principale si esplica nella funzione mediatrice dell’Amore: si ama con l’animo, e con esso si ritorna al principio, e cioè Dio.Â
Ritornando all’estratto della seconda orazione del discorso Sopra lo Amore, si comprende ora che cosa intendesse Ficino scrivendo che “muore amando chiunqua ama”. L’Animo è il nodo vivente della creazione, direttamente responsabile della vita intellettiva del soggetto, e di conseguenza sede del pensiero. L’Amore è slancio verso il Bene e che esalta fino all’eccelso. Sembra che Ficino stia parafrasando platonicamente alcuni topoi della lirica d’amore siciliana e guinizzelliana (come “l’amore amaro”): il soggetto che ama pensa intensamente il soggetto amato; la visione dell’amato fomenta l’animo dell’amante, il quale, poichĂ© il pensiero risiede nell’animo, “esce da sĂ© stesso” e trova rifugio nell’animo dell’amato. Solo uno slancio divino potrebbe permettere un abbandono di sĂ© stessi che sa quasi di mors voluntaria.Â
La dottrina dell’Amore esposta nel discorso Sopra lo Amore, di straordinaria vivacità , mette in guardia sugli effetti di un buon motus amandi: se colui che ama con l’animo è ricambiato, non può morire, poiché vive nell’amato. Al contrario, se l’amore non è ricambiato, tale condizione ne pregiudica la salvezza:
[…] e però interamente è morto il non amato Amante. E mai non risuscita, se giĂ la indignazione nol fa risuscitare.Â
di Giuseppe Sorace