Wimbledon prima settimana: aria di Djokovic-Nadal… strepitoso Jannik Sinner!

Wimbledon prima settimana: aria di Djokovic-Nadal… strepitoso Jannik Sinner!

Wimbledon prima settimana: aria di Djokovic-Nadal… strepitoso Jannik Sinner!

Con Berrettini positivo al covid e gli outsider più quotati già estromessi, salgono le probabilità di assistere ad una nuova sfida tra i pluridecorati campioni. Ma qualcuno non è d’accordo, e un azzurro è tra di loro… Nel femminile fuori la campionessa di Roland Garros.

Ogni tanto gli inglesi rinunciano alla tradizione, e subito fanno notizia: per la prima volta da sempre il middle sunday, la domenica di mezzo consacrata al riposo e al relax per gli abitanti del quartiere (non si pensi che tutti lì amino il tennis!), ha una programmazione. Domenica 3 luglio ricorre il centenario del Campo Centrale, ed ecco spiegato lo strappo; nel primo pomeriggio una parata di campioni e campionesse ha calcato tra gli applausi il terreno dello stadio più prestigioso del mondo. Alcuni nomi: Rod Laver, Stan Smith, Bjorn Borg, John McEnroe; Billie Jean King, Margaret Court. Assente Martina Navratilova, per questioni di covid. Al termine della cerimonia, spazio al tennis giocato.

Gli ottavi di finale, dunque, iniziano nella domenica del primo weekend. Ma cosa è successo in questi sette giorni? Di tutto.

Sappiamo bene della positività di Matteo Berrettini al coronavirus; il nostro portacolori ha scelto di effettuare il tampone a fronte di alcuni sintomi, da lui stesso definiti “non gravi”. I commenti alla sua decisione hanno spaziato dalle accuse di ingenuità alle lodi per l’alto senso civico. Chissà come si comportano altri suoi colleghi in circostanze simili; noi non lo sappiamo e propendiamo per rispettare in ogni caso una scelta sicuramente sofferta, che lo ha escluso da un torneo che avrebbe giocato da protagonista.

Le vicende sui campi invece stanno evidenziando l’ottimo stato di salute dei due favoriti. Djokovic ha superato senza tentennamenti i primi quattro turni, peraltro con avversari per lui non trascendentali; ha perso solo due set, nel match d’esordio e negli ottavi, con l’olandese Van Rijthoven. Anche Nadal ne ha persi due, ma in tre incontri. Nel terzo ha avuto la meglio sabato del nostro Lorenzo Sonego, bravo comunque nel provarci contro il motivatissimo spagnolo che sta sognando di vincere il Grande Slam: gli mancano solo Londra e New York.

Novak Djokovic

Intorno a loro gli sfidanti più accreditati si stanno facendo da parte: tutte le teste di serie dalla terza alla ottava hanno già detto arrivederci e grazie: detto di Berrettini, hanno perso Auger-Aliassime, Hurkacz e Tsitsipas.  Ruud è caduto al secondo turno, e Alcaraz negli ottavi giocati proprio il 3 luglio, e tra poco ne parleremo.

Chi dobbiamo nominare tra i possibili fastidi per i duellanti? Sicuramente il folle e geniale Nick Kyrgios. È il più richiesto, con lui ci si diverte e ci si indigna: butta via punti già conquistati, polemizza con il pubblico, con chi lo contesta, con i giudici di linea, con il suo angolo, con sé stesso. Serve dal basso, colpisce la pallina con la racchetta tra le gambe, irride e accetta l’irrisione da parte dell’avversario.  L’australiano sembra un McEnroe più scanzonato e divertente; a volte dà l’impressione di voler solo combattere l’ansia che lo prende nei momenti decisivi, ed infatti per ora il palmares è piuttosto misero per il suo talento. Ma dopo aver sconfitto in un match incredibile Stefanos Tsitsipas, ha dichiarato sabato di voler vincere la coppa. Alla grande, Nick.

Nick Kyrgios

Taylor Fritz è poco noto, ma quest’anno ha vinto a Indian Wells, e sta giocando bene. L’inglese Cameron Norrie è la nona testa di serie; viene da un periodo non felice ma zitto zitto è già nei quarti di finale, per la gioia del pubblico british orfano di Andy Murray, qui sconfitto al secondo turno.

Impossibile non citare tra questi outsider il nostro alfiere Jannik Sinner. Prima dell’inizio della kermesse non aveva vinto un solo incontro sull’erba; in questa settimana ne ha fatti suoi già quattro. Ha cominciato con Stan Wavrinka, e Michael Ymer; ha superato poi senza mai concedere palle-break il bombardiere americano alto più di due metri John Isner. Il capolavoro lo ha però compiuto nel giorno del centenario: ha battuto il giovane Carlos Alcaraz in quattro set. Ha dominato con i suoi colpi di rimbalzo le prime due frazioni, per poi subire il ritorno del diciannovenne iberico. Nel tie-break del terzo Jannik ha concesso tre set-point e li ha cancellati con classe. Si è procurato a sua volta due palle del match, ma Alcaraz ha reagito con temperamento da campione, e ha successivamente chiuso il game decisivo per 10 a 8.

Sinner è riuscito a dimenticare la delusione e nel quarto si è trovato a condurre per 3 a 1. È salito a quattro dopo un game durissimo, ed ha chiuso al nono gioco e al sesto matchball. Risultato finale: 61 64 67 63. È la sua prima vittoria nei confronti dello spagnolo in una rivalità che certamente ammireremo a lungo. Magnifico! Ora nei quarti trova Novak Djokovic; non parte favorito, ma Nole dovrà porre la giusta attenzione se intende proseguire verso la finale.

TORNEO FEMMINILE

Avevamo paventato problemi erbosi per la numero uno Iga Swiatek, e la polacca è caduta sabato sotto i colpi della tennista transalpina di lungo corso Alize Cornet. Ha commesso 33 errori non forzati, contro i solo sette dalla francese, ha iniziato male e finito peggio, forse stanca anche mentalmente: si ferma a 37 la sua strepitosa striscia di incontri vinti. Resta la migliore, ma sul verde è rimandata a… luglio prossimo.

Si apre un nuovo torneo, con dodici giocatrici, tra cui solo una, la rumena Simona Halep, ha già vinto un major. Quasi tutte hanno una piccola chance; oltre alla già menzionata Halep credo meritino attenzione la campionessa di Madrid e finalista di Roma Ons Jabeur e Paula Badosa. La prima sta avanzando spedita, molto ammirata per i suoi colpi eleganti e old school, così efficaci sul verde; la seconda è meno avvezza alla superficie, ma sta crescendo ed è pur sempre la testa di serie numero quattro. È alta la probabilità che ci sia una vincitrice al primo successo in uno Slam.

Paula Badosa

È un peccato che in un periodo storico così… anarchico del tennis femminile, una giocatrice di talento come Camila Giorgi non riesca a giungere in fondo in un torneo importante: qui è uscita all’esordio senza lottare in due set contro la polacca Magdalena Frech, che è già stata a sua volta eliminata.

Per ora è tutto: i campioni ci sono ancora, c’è anche un italiano anche se ce ne aspettavamo un altro. Ci saranno sorprese o prevarranno le star consolidate? Per certo sarà grande tennis, quello che ogni anno a inizio luglio fa tappa sui giardini di Londra. A presto!

di Danilo Gori

In volo su Wimbledon con Matteo Berrettini, l’amico ritrovato

In volo su Wimbledon con Matteo Berrettini, l’amico ritrovato

In volo su Wimbledon con Matteo Berrettini, l’amico ritrovato

Pensieri liberi a pochi giorni dalla partenza del torneo più prestigioso del calendario. L’esclusione di russi e bielorussi, l’ATP che risponde togliendo ai championships i punti-classifica; gli organizzatori che alzano il montepremi. Sullo sfondo, i giocatori. Soprattutto uno, gentleman Matteo.

Matteo è stato via. Per 84 giorni. Sul cemento di Indian Wells a marzo ha dovuto ritirarsi al cospetto di Kecmanovic. Il dolore alla mano destra imponeva una decisione drastica e tempestiva, e la soluzione poteva essere solo di tipo chirurgico.

E così è stato. Una corsa contro il tempo, un sacrificio necessario quello della intera stagione sulla terra rossa, compreso l’amatissimo torneo nella sua città, quegli Internazionali D’Italia al Foro Italico che attendono un vincitore italiano dal lontano 1976, quando a trionfare fu un altro romano, Adriano Panatta. Obbiettivo: rientrare in tempo per il circuito sul verde.

Italiano atipico Matteo. Interrompe la teoria di giocatori nostrani ancorati alle logiche del polveroso tennis su mattone tritato con i suoi rimbalzi alti e le rotazioni estreme, per adattarsi come un australiano agli happening sull’erba; ai rimbalzi bassi e irregolari, sfuggenti e traditori, agli scambi più corti e alle tentazioni di scendere a rete come un volleatore d’altri tempi. Persino alle atmosfere inglesi compassate, ai siparietti per divertire la platea britishanche fuori dal Regno Unito; come se lo spettatore del gioco sui prati fosse diverso, più propenso ad una inconscia allegria generata forse dall’ambiente agreste, dallo strawberry and cream che fa molto classy picnic.

Matteo è stato via. Strano destino, il suo. A ventitré anni nel 2019 finisce la stagione nella top ten; gioca la semifinale agli US Open venendo superato solamente da Nadal, e a fine anno si qualifica per le ATP Finals. Nel girone eliminatorio vince una partita, primo italiano di sempre a riuscirci.

Matteo Berrettini a Wimbledon

Ma il 2019 è anche l’anno di Jannik Sinner; il diciottenne altoatesino vince il Next Gen, una sorta di Masters tra i migliori giovanissimi del circuito. In molti, colleghi compresi, gli pronosticano un futuro da numero uno: “in prospettiva è più forte di Berrettini”, “dominerà il circuito”. E già che ci siamo, si parla anche di Lorenzo Musetti, classe 2002, un ragazzino che gioca con il tocco magico.

Matteo, appena festeggiato per i successi raggiunti, sembra già vecchio, ed in prospettiva superato dai due prodigiosi teenager. Ma non ci fa caso, forse anche perché sa che i due hanno più talento di lui; ma sa anche che la sua voglia di arrivare è tale da colmare ogni tipo di divario tecnico, ed è sufficientemente salda da continuare a parlare al suo sogno di gloria. E tre anni dopo, oggi, a pochi giorni dall’inizio di Wimbledon, può guardare con fiducia alle sei partite che lo separano dalla finale, traguardo da lui raggiunto l’anno scorso. Chi si era dimenticato di lui è servito.

L’otto di giugno rientra a Stoccarda; gioca quattro partite e vince il torneo; perde tre set, non pochi, manca ovviamente di continuità. Ma serve 65 ace e perde il servizio solo tre volte. Nella settimana seguente al prestigioso Queen’s di Londra perde un solo set e trionfa sommerso dall’affetto dei Londoners; nel discorso del vincitore parla dell’operazione alla mano e sorride dicendo “a noi italiani piace lamentarci un po’” tra le risate del pubblico che ama the italians purchè gli vengano raccontati attraverso i cliché più triti e rassicuranti. Poi fa i complimenti per la carriera a Sue Barker, sessantaseienne ex giocatrice e giornalista alla BBC prossima alla pensione. “Such a nice guy”, dirà poi la signora.

Wimbledon

Romano come Nicola Pietrangeli e come Adriano Panatta, i due più forti connazionali. Ma senza l’atteggiamento spavaldo e mattacchione del primo, e la simpatia e la verve polemica del secondo. Senza il loro braccio d’oro forse, ma con una dedizione maggiore al sacrificio.

Tecnicamente il suo feeling con l’erba si spiega con il suo ottimo rovescio slice, ossia portato con movimento dall’alto verso il basso; in questo modo il suo colpo meno forte, il rovescio appunto, diventa un’arma in più, potendo contare sull’esecuzione tagliata, che produce un rimbalzo molto basso e mette sulla difensiva l’avversario. Sui campi erbosi picchiare forte è meno importante che non imprimere effetti che, complice la superficie, rendono il colpo difficilmente controllabile al contendente.

​IL TORNEO

Al momento in cui scriviamo sono già state sorteggiate le prime sedici teste di serie. Assente il numero uno del mondo Daniil Medvedev, gli inglesi hanno saggiamente messo come primi due favoriti Djokovic e Nadal, dividendone i percorsi fino a non prima della finale. In questo Wimbledon è già meglio di Parigi.

Come tre e quattro ci sono invece due giocatori di valore ma non amanti dell’erba: Casper Ruud e Stefanos Tsitsipas: il primo non ha mai vinto una sola partita a Londra, il secondo ha raggiunto una volta gli ottavi nel 2018, per poi raccogliere solo delusioni. Il numero cinque di Carlos Alcaraz pare un azzardo per il giovane spagnolo, di sicuro avvenire ma per cui il verde è ancora un’incognita.

Il successivo tris appare meglio equipaggiato per i prati: Felix Auger-Aliassime, Hubert Hurkacz, vincitore domenica scorsa a Halle, e infine Matteo nostro. Ritengo assurdo porre sul terzo scranno lo spaesato Ruud e all’ottavo Berrettini, per puro ossequio alla classifica generale; si comprende bene l’importanza del ranking, ma la brevità della stagione verde e le peculiarità del suo gioco potrebbero meritare graduatorie avulse, che in qualche modo premino maggiormente stato di forma del momento e risultati ottenuti on grass.

Come è noto, il triste scenario della guerra in Ucraina ha portato gli organizzatori ad escludere tennisti russi e bielorussi. L’associazione dei giocatori per rappresaglia ha tolto i punti destinati ai partecipanti, con la conseguenza che chi è andato bene l’anno scorso, ora perderà quel punteggio e non lo rimpiazzerà nemmeno vincendo. È il caso, tra gli altri, di Berrettini.

Gli organizzatori hanno deciso di alzare il montepremi, per mettersi al riparo da eventuali boicottaggi per solidarietà da parte di altri giocatori: dai 35 milioni complessivi del 2021 si passa ai 40 del 2022, due milioni a testa per i vincitori dei singolari. Roba da ricchissimi.

A prescindere dai soldi, noi guarderemmo il tennis di Church Road anche senza montepremi, spalti e raccattapalle, che è poi il torneo delle prime edizioni centocinquanta anni fa, quando partecipavano solo inglesi vestiti come dei dandy nel pieno dei loro pomeriggi ricreativi.

Altri tempi, stesso fascino. Signore e signori, Wimbledon.

di Danilo Gori

Roland Garros: Rafa Nadal, la leggenda dell’uomo straordinario

Roland Garros: Rafa Nadal, la leggenda dell’uomo straordinario

Roland Garros: Rafa Nadal, la leggenda dell’uomo straordinario

Nella Parigi della Rivoluzione Rafa XIV restaura le antiche gerarchie; Djokovic battuto nei quarti in quattro set, Zverev si infortuna seriamente in semifinale. Tra le donne Iga Swiatek stravince e allunga la serie positiva a 35 incontri. Martina Trevisan splendida semifinalista.

Alla fine è andata così, come altre tredici volte in precedenza. Ha vinto Rafael Nadal; è difficile trovare nuove parole per definire le sue imprese. Quante volte ha ribaltato partite che sembravano finite, quante volte ha sostenuto la squadra di Coppa Davis per sospingerla al traguardo; quante volte ha stretto i denti per far suo l’ultimo punto di un torneo, non ascoltando i segnali delle sue ginocchia scricchiolanti. E con quale professionalità si è presentato in questi anni su ogni campo da tennis, giocasse un’esibizione o la finale di Wimbledon, dimostrando profondo rispetto per pubblico e avversari.

Forse non piace a tutti, ma a chi riesce? Forse qualcuno storce il naso davanti al suo gioco, ma chi lo definisce pallettaro è completamente fuori strada: straordinario esempio di tennis di pressione, è anche in possesso di un tocco assai delicato, e le volte in cui lo ha dimostrato ormai non si contano. Furore agonistico sì, ma anche la capacità di riconoscere con squisita sportività le qualità e, quando accade, la superiorità del suo avversario. Le rivalità con Djokovic e Federer sono già ora nella storia dello sport. Ha vinto anche su un tabellone pazzo, che lo ha costretto nei quarti ad incontrare Novak ed in semifinale Zverev. È stato fantastico, una volta di più.

Alexander Zverev © TENNIS PHOTO NETWORK

Tra le donne Iga Swiatek si impone dominando alla maniera di Steffi Graf un torneo che ha fotografato il momento del circuito femminile. Ha perso 29 game e un solo set, al tie-break, per poi vincere 60 62 la partita. Con la finale è arrivata a 35 vittorie consecutive. Non c’è al momento alcuna avversaria che possa tenerle testa; come dicevo nell’articolo sul torneo di Madrid alcune settimane orsono, il livellamento generale non permette ad alcuna giocatrice di staccarsi dal gruppo per continuità. Chi vince o si distingue per qualche settimana sembra dover pagare pegno per lo sforzo fisico e mentale, e subisce un calo dei risultati che la ricolloca nel plotone delle inseguitrici.

Quarti, semifinali e finale hanno avuto perlopiù punteggi schiaccianti, a detrimento quindi anche dell’equilibrio delle forze in campo. Insomma, gioco monotono e poche emozioni: si sapeva già chi avrebbe vinto in troppe partite. La direttrice del torneo Amelie Mauresmo, ex numero uno del mondo con due titoli Slam in bacheca, ha dichiarato alla stampa le proprie difficoltà nel selezionare incontri femminili interessanti da programmare per le sessioni serali sul Campo Centrale.

È un momento così, che però è iniziato qualche anno fa; trovare un antagonista alla polacca permetterebbe almeno di proporre una grande rivalità. Vediamo come andranno le cose sull’erba, superficie sulla quale lga non ha mai vinto nulla.

TORNEO MASCHILE

Negli ottavi ci sono tutti i migliori otto, ma due di loro cadono: il campione di Montecarlo Stefanos Tsitsipas viene prosciugato (come egli stesso dirà) dal giovanissimo (19) danese Holger Rune, mentre il numero due Daniil Medvedev vince solo sette game con il croato Marin Cilic. Nadal vince un match memorabile con Auger-Aliassime, ottenendo il break decisivo nell’ottavo gioco del quinto set.

Nei quarti Ruud ferma la bella corsa di Rune e Cilic seppellisce sotto 33 ace la testa di serie numero sette Rublev in un match che si chiude al tie-break del quinto set. Nei due quarti di finale super Zverev boccia (per ora) Alcaraz all’esame del tre su cinque: vince per 64 i primi due set servendo come un ossesso, perde il terzo con lo stesso punteggio ma nel quarto sta servendo per vincere sul 5 a 4. E cede il servizio. In un tie-break al cardiopalmo il tedesco annulla un setpoint e chiude per 9 a 7.

Nella sfida più importante Nadal batte a sorpresa Djokovic. Non è stato il migliore tra i loro incontri; il serbo non è sembrato lucido come riesce ad essere di solito, e Nadal lo ha pressato dalla prima all’ultima palla. Il match è durato oltre quattro ore e lo spagnolo è stato criticato (insieme con il giudice di sedia) per il troppo tempo intercorso tra un servizio e l’altro. Djokovic al termine ha signorilmente glissato sulla faccenda, complimentandosi con Rafa: ora lo head to head è 30 a 29 per Novak.

Novak Djokovic

In semifinale Ruud si sbarazza di Cilic, mentre Nadal e Zverev avviano una battaglia in altalena continua: il tedesco annulla tre setpoint nel decimo gioco, e nel tie-break se ne procura quattro consecutivi. Nadal li cancella, il terzo con un passante di dritto strettissimo in corsa, a mio giudizio il punto più bello dell’intera competizione. Lo spagnolo si procura altre tre palle per il set, e l’ultima è quella giusta. La qualità del gioco è incredibile, la terra rossa sembra importata dal pianeta Marte insieme con i due marziani che vi scivolano sopra.

Nel secondo salta la regola del servizio e i contendenti arrivano al tie-break con otto break su dodici giochi. Purtroppo, nell’ultimo scambio Zverev atterra malissimo sulla caviglia destra e cade urlando di dolore. Non può continuare e Nadal entra in finale risparmiando parecchie energie. Peccato per il tedesco ovviamente, ma anche per quella che sembrava essere la partita più bella del torneo.

In finale Ruud non riesce mai a fare male con il servizio, e Rafa vince 63 63 60; Parigi esulta, ha sostenuto il maiorchino dalla prima all’ultima palla. È il loro eroe, e se lo merita.

TORNEO FEMMINILE

Negli ottavi la Swiatek, unica presente tra le prime dieci favorite, perde l’unico set del suo torneo, contro la cinese Zheng, che nel corso del match chiederà anche l’assistenza del medico per la schiena. Nei quarti la statunitense Coco Gauff vince il derby coloured con la connazionale Sloane Stephens, campionessa a New York nel 2017; Iga supera Jessica Pegula, e cade così anche l’undicesima del seeding. Le semifinali sono rapide: la numero uno supera Daria Kasatkina, che aveva eliminato Camila Giorgi, e Gauff batte Martina Trevisan. Le due giocatrici sconfitte raccolgono insieme la miseria di sette game.

Iga Swiatek

In finale Gauff ne vince quattro, riuscendo a strappare comunque applausi per il suo gioco e per alcune brillanti soluzioni che lasciano trasparire un talento indiscutibile. Ma non sufficiente. Ha solo diciotto anni e a sedici ha raggiunto gli ottavi a Wimbledon; auguriamole di continuare a crescere come tecnica e continuità. Nel discorso della premiazione applausi per lei che si commuove e per la vincitrice che rivolge il pensiero finale al popolo ucraino: “stay strong”. Battimani e commozione generale.

GLI ITALIANI

Gli ottavi cominciano con il colpo di Martina Trevisan: la fiorentina supera la bielorussa Sasnovich 76 75, vincendo il game decisivo della prima frazione al quinto setpoint, dopo averne cancellato uno della sua avversaria. Il giorno dopo (lunedì) Camila Giorgi, fresca di impresa contro la Sabalenka, viene travolta dalla russa Daria Kasatkina per 62 62. Inizia male e, come non di rado le accade, non riesce (non vuole?) cercare variazioni tattiche per riaprire il match. Subito dopo la sconfitta sono tornate le critiche che la accompagnano da sempre sulla necessità di ingaggiare un coach più preparato del padre, che la segue da quando era junior. Di sicuro Camila ha i mezzi tecnici e fisici per primeggiare, ma di una campionessa non ha l’atteggiamento mentale, né la reale intenzione di migliorare: il suo gioco arrischiato, ogni volta alla ricerca del ritmo e della profondità, rimane uguale a sé stesso in ogni situazione di punteggio. In conferenza stampa dopo la scoppola subita, lo ha confermato dicendo “non ho nulla da imparare dalla mia avversaria”. Mah.

Jannik Sinner vince il primo set contro Rublev, poi perde il secondo e si ritira per un problema ad un ginocchio; dopo Roma, un altro forfait per il Nostro.

Nei quarti la Trevisan compie il proprio capolavoro: aggredisce da subito la giovane canadese Leylah Fernandez e vince 62 la prima frazione al quarto set point. Sul 5 a 4 si procura un matchpoint, che la nordamericana annulla con un dritto coraggioso. Al tie-break la spunta proprio Fernandez, ma nel terzo l’italiana cancella il ricordo dell’occasione mancata, vince i primi quattro giochi è chiude 63. Giovedì in semifinale non ne ha più, e deve arrendersi alla diciottenne (e diciotto del ranking) Coco Gauff.

Tre settimane splendide per lei, con la vittoria a Rabat e le semifinali a Parigi: grinta, ritmo, coraggio e sorriso: un mix di questi ingredienti è riuscito a portare in alto questa tennista, che in passato ha dovuto risolvere importanti problemi personali che, tra le altre cose, ne hanno rallentato la maturazione tennistica. Da lunedì entrerà nelle prime trenta del mondo, e sarà la numero uno italiana. “Sprecare il proprio talento, ecco la cosa più brutta” diceva Ben Affleck in Will Hunting: un rimprovero che Martina non dovrà mai muoversi.

Martina Trevisan e Coco Gauff

Lunedì comincia la stagione sull’erba, con Matteo Berrettini campione uscente a Stoccarda. Wimbledon ha bannato atleti russi e bielorussi, e l’ATP ha tolto al torneo i punti classifica per i giocatori. Qualcuno si riserva di decidere se andare o boicottare il torneo che, senza punti, diventa solo una (ricchissima) esibizione. Vedremo come andrà a fine giugno, nel frattempo buon tennis a tutti!

di Danilo Gori

Foro italico: la sesta sinfonia di Nole Djokovic!

Foro italico: la sesta sinfonia di Nole Djokovic!

Foro italico: la sesta sinfonia di Nole Djokovic!

Con Parigi alle porte, l’asso di Belgrado Djokovic torna implacabile e vince il torneo senza perdere nemmeno un set; ancora più netto nel femminile il percorso trionfale di Iga Swiatek.

A tabelloni già compilati gli organizzatori hanno dovuto incassare il no gracias di Carlos Alcaraz, il quale, smaltita l’adrenalina della clamorosa vittoria a Madrid di cui vi abbiamo parlato lunedì scorso, si deve esser reso conto di quante energie si debbano spendere per battere i migliori al mondo. Ha così deciso di concedersi una settimana di riposo per prepararsi all’attacco della cima più impervia del circuito sul mattone rosso: il Roland Garros che scatta lunedì 23. Peccato per il nostro torneo, ma credo si possa capire la sua scelta.

Tirando le somme ci siamo divertiti lo stesso, e la finale è stata anche più interessante di quella madrilena.

Novak Djokovic pone il suo sesto sigillo romano, corredato da dodici finali complessive (la prima nel 2008, vinta con lo svizzero Stan Wawrinka); si può senza dubbio dire che il serbo è tornato ai suoi livelli migliori o quasi, e il Roland Garros, con le sue partite al meglio dei cinque set, a mio parere lo vedrà ancora come il favorito numero uno, Rafa permettendo (e magari anche Alcaraz). Gli altri possono centrare l’exploit di una giornata, ma appaiono un gradino sotto.

Tra le donne abbiamo avuto un maggior numero di protagoniste di alto livello che non a Madrid, prima di tutte la numero uno del seeding, la polacca Iga Swiatek, e la piacevolissima conferma di Ons Jabeur, che ha saputo esprimere il proprio meglio anche a Roma, denotando un coraggio non comune e una grinta ferina. La polacca succede a sé stessa nell’albo d’oro del torneo e firma il suo quinto successo complessivo nel 2022.  È la regina di Roma: nel 2021 superò in finale Katerina Pliskova per 60 60! La favorita di Parigi è ovviamente lei; con le sue rotazioni estreme riesce a imporre un forcing intollerabile per chiunque. Diventata la numero uno del mondo per il ritiro improvviso di Ashleigh Barty, sta dimostrando di meritarsi ampiamente il ranking. Un’ultima curiosità su di lei: è la prima numero uno del mondo nata in questo millennio (nel 2001).

TORNEO MASCHILE

Al traguardo dei quarti di finale spicca l’assenza di Rafa Nadal: il maiorchino aveva sconfitto al primo turno l’americano John Isner con tale facilità che si era concesso un allenamento extra nel dopo partita. Non si era stancato abbastanza, beato lui. Negli ottavi è incappato in un tennista assai scomodo, il canadese Denis Shapovalov. Il biondino classe 1999 lo ha sempre messo in difficoltà; lo aveva già battuto in una occasione, e a gennaio a Melbourne si era arreso solo al quinto set. Qui “Shapo” dopo aver perso il primo set per 6 a 1, ha trovato la giusta pazienza (qualità che spesso gli difetta) e ha risposto colpo su colpo al campione iberico, che ha finito calando: 16 75 62 il risultato finale per il talento nordamericano. Nadal ha confermato davanti alla press alcuni problemi ormai cronici alle ginocchia; vedremo come e se ne influenzeranno il cammino di avvicinamento verso Parigi.

Nei quarti di finale Djokovic supera non senza difficoltà Felix Auger-Aliassime in una contesa balisticamente assai apprezzabile, mentre Zverev tiene a bada il cileno Cristian Garin; Tsitsipas si libera in due set di Jannik Sinner (ne parlo poi) e Casper Ruud ferma la corsa di Shapovalov, che può recriminare su uno sfortunatissimo “nastro” favorevole al suo avversario in un punto capitale della prima frazione.

Le semifinali vedono “Djoko” battere Ruud in due set ed entrare nel club dei tennisti che hanno vinto almeno mille partite ufficiali: prima di lui ci sono riusciti solo Jimmy Connors, Ivan Lendl, Roger Federer e Rafa Nadal. Nella seconda il greco Tsitsipas si prende la rivincita su Zverev, che una settimana prima lo aveva superato a Madrid.

La finale si spacca in due parti: nel primo set un Djokovic perfetto in tutti gli aspetti e con percentuali clamorose al servizio nasconde la pallina al numero quattro del mondo, battendolo per 6 a 0. Tsitsipas esordisce al servizio nel secondo e vince il suo primo game. Finalmente al quarto gioco strappa il servizio al serbo, e si porta sul quattro a uno; nel quinto gioco ha persino una palla per il 5 a 1, che Novak annulla con un cross di rovescio strettissimo.

Come sovente accade, il campione che è stato sull’orlo di cadere, quando si rialza imprime al suo tennis una carica rinnovata che gli permette di uscire dalla buca. Subisce il 5 a 2 ma si riporta in pochi minuti sul 5 pari. Si va al tie-break, e il greco deve quasi sempre inseguire, fino all’epilogo favorevole al serbo per 7 punti a 5.

TORNEO FEMMINILE

Fino alle semifinali Iga Swiatek ha perso diciassette game in otto set; ha dominato tutte le avversarie imponendo un ritmo insostenibile. Ha giocato il tie-break solo una volta, con Bianca Andreescu, vincendo il secondo set per 6 a 0. In semifinale ha lasciato solo tre giochi ad una Sabalenka, numero tre del seeding, via via sempre più frustrata.

Viceversa, la finalista tunisina ha vissuto assai pericolosamente: nei quarti di finale si è lasciata travolgere dalla greca Maria Sakkari fino al 61 52. Da lì in poi Jabeur ha perso solo un gioco; ha irretito l’avversaria con accelerazioni e palle corte, nel secondo set ha colto il punto del 5 a 4 con una volèe smorzata difficilissima e ha chiuso il set con un’altra volèe di dritto, dopo aver portato a rete la greca con l’ennesimo drop shot (appunto, la palla corta che pratica come nessun’altra collega). Il set decisivo non ha avuto storia. In semifinale contro la russa Daria Kasatkina la nordafricana ha dovuto fronteggiare un matchball e lo ha cancellato con un dritto inside out (colpito dal centro con direzione a “uscire” ossia verso destra, per chi gioca con la mano destra) che ha spazzolato la riga.

La finale ha confermato lo stato di grazia della numero uno; la Swiatek ha servito meno bene che nei turni precedenti, ma ha risposto con una continuità che ha travolto la finalista. Il risultato finale di 62 62 è ingeneroso con la Jabeur. Sul 4 a 2 le finaliste hanno dato vita ad un gioco straordinario: la tunisina è salita 0-40, ha subito la rimonta della polacca ma ha saputo conquistare una quarta palla break, che la Swiatek ha cancellato dopo uno scambio ricco di soluzioni in tocco da entrambe le parti. Un lungo applauso ha salutato la fine del game. Vinto il matchpoint, Iga si è abbandonata ad un pianto liberatorio; forse vincere non è stato così facile come dicono i numeri della partita.

GLI ITALIANI. Jannik Sinner era testa di serie numero dieci; si è issato fino ai quarti di finale, tra l’altro eliminando Fabio Fognini al secondo turno. Lì è incappato nel finalista Tsitsipas, che ha costretto al tie-break nel primo set; perso il gioco decisivo, l’altoatesino ha ceduto per 62 il secondo. In conferenza stampa ha parlato di un problema all’anca che lo ha condizionato nel finale, in ogni caso una buonissima edizione del Foro Italico per lui. Per il resto poco o niente: Fognini ha battuto Thiem, ex campione lontanissimo dalla forma migliore, per poi cadere davanti a Sinner. Poi tutte sconfitte dei giovanissimi Nardi, Cobolli, Arnaldi e Passaro, chiusi dal pronostico, e di Sonego, sorteggiato subito con Shapovalov.

Tra le donne bilancio disastroso: Camila Giorgi si è ritirata mentre era nettamente sotto nel punteggio al primo turno con Alja Tomljanovic, poi Cocciaretto, Paolini, Trevisan e Bronzetti hanno perso velocemente i loro match d’esordio. Dieci set giocati, altrettanti persi: all’orizzonte per il nostro tennis rosa si prevedono tempi di vacche magre magre.

Ora riflettori sui campionati francesi, il cui debut è previsto tra sette giorni: Djokovic, Nadal e Alcaraz i miei favoriti nell’ordine, mentre al momento nel femminile è difficile trovare un nome da accostare a Iga Swiatek. Ma si sa, i pronostici sono fatti per essere smentiti…

Atp Montecarlo: il principe è ancora Stefanos Tsitsipas

Atp Montecarlo: il principe è ancora Stefanos Tsitsipas

Atp Montecarlo: il principe è ancora Stefanos Tsitsipas

Il 23enne greco bissa il successo dello scorso anno. Male Djokovic

Il primo torneo Master 1000 sulla terra rossa europea vede iscrivere nel proprio Albo d’Oro la firma di Stefanos Tsitsipas; il ventitreenne greco riesce così a bissare il titolo dello scorso anno, quando trionfò nella asettica cornice del campo centrale del Country Club, con le tribune vuote per le restrizioni dovute alla pandemia.

Ambiente fortunatamente diverso per l’edizione 2022, con gli spalti del centrale dedicato a Ranieri III Grimaldi traboccanti di pubblico, pronto a rendere il dovuto omaggio al campione ellenico.

IL VINCITORE. Tsitsipas ha proposto il suo miglior tennis, confermando una naturale predisposizione per le superfici lente; tecnicamente questo si spiega con il suo gioco classico, con il rovescio giocato a una mano sola (è l’unico top ten che non lo esegue a due mani!) ed i colpi portati con una preparazione ampia; il rimbalzo alto della pallina gli concede infatti più tempo per ottenere il massimo dell’efficacia dal suo gioco. La statura superiore al metro e novanta e una preparazione atletica di primissimo ordine gli consentono anche di difendere la rete con risultati eccellenti.

In finale ha superato lo spagnolo Alejandro Davidovich-Fokina, avversario eliminato anche l’anno scorso nei quarti. Quest’ultimo si è aperto la strada con il suo robusto dritto e con doti di corsa notevoli; ha probabilmente tremato quando si è trattato di vincere in due set la semifinale ed ha dovuto compiere gli straordinari nel terzo, ma ha comunque chiuso con autorità.

Nell’incontro decisivo Tsitsipas ha imposto la sua maggior classe nel primo parziale, vinto 63; nel successivo la seconda palla di servizio del greco ha perso di efficacia e l’iberico ha portato la sfida al tie-break, che Stefanos si è aggiudicato agevolmente per 7 punti a 3.

Il greco compie il capolavoro nei quarti di finale contro l’argentino Diego Sebastian Schwartzman, giocatore brevilineo e dotato di eccelso gioco di gambe. Il campione in carica vince abbastanza facilmente il primo set, ma subisce il ritorno del “peque”, che si aggiudica la seconda frazione al tie-break e si porta sul 4 a 0 in quella decisiva. Partita chiusa? Nemmeno per sogno; Tsitsipas, che terminerà il match appoggiato alla rete a riprendere fiato per stringere la mano al gaucho col nome teutonico, mette in fila sei giochi e nel penultimo punto scende a rete e si tuffa sulla sua destra per intercettare un passante mortifero dell’avversario. Ne esce una volée smorzata di rovescio degna del miglior Boris Becker, che l’audience presente saluta con un boato.

RIENTRI E ASSENZE. Il torneo ha salutato il ritorno all’attività per Novak Djokovic. Il serbo numero uno del mondo era stato escluso a gennaio dal torneo di Melbourne per la sua volontà di non vaccinarsi contro il Covid-19, e da allora aveva disputato solo il torneo di Dubai, che non prevedeva obblighi sanitari. A Montecarlo ha perso al primo turno denunciando limiti di tenuta atletica, cedendo comunque al finalista della manifestazione; c’è da scommettere che presto lo rivedremo al massimo della forma, magari proprio a Roma in maggio.

L’entry list monegasca denunciava alcune assenze importanti: oltre a Roger Federer, che si è recentemente dichiarato fiducioso in merito ad un suo rientro in autunno dopo gli interventi al ginocchio, anche Daniil Medvedev (ernia) e Rafa Nadal (frattura da stress a una costola) hanno marcato visita.

PROTAGONISTI E ITALIANI. Detto di Djokovic, il secondo favorito del torneo Alexander Zverev si è issato fino ai quarti di finale perdendo solo un set, ma la battaglia contro il nostro Jannik Sinner ne aveva segnato il fisico, ed il giorno seguente ha ceduto nella semifinale in due set a Tsitsipas.

 

Il match più bello ed emozionante ex-aequo con Tsitsipas-Schwartzman, sperando non ci faccia velo un minimo di amor di patria, è stato infatti la sfida tra Jannik Sinner e Zverev; l’altoatesino, in difficoltà per problemi di vesciche, ha tenuto il campo in maniera ammirevole. In tre ore e sette minuti di gioco l’italiano vince il primo set rimontando da una situazione di 4 a 1 per il tedesco; mulinando il suo dritto come un ossesso porta a casa la frazione per 7 a 5. Nel secondo set Zverev rompe l’equilibrio al settimo gioco e pareggia il conto. Nella frazione decisiva più volte Zverev strappa il servizio a Jannik, ma il nostro portacolori ribatte colpo su colpo, forzando la conclusione della partita al tie-break. Sul 4 a 3 in suo favore ed il servizio in mano però un suo diritto d’attacco finisce in rete e consente il pareggio al tedesco, che poco dopo chiude grazie ad un rovescio sempre in rete di Sinner.

Grande e sfortunata prova per Jannik, che però conferma i miglioramenti e in generale le speranze che il movimento italiano ripone in lui.

Bene anche un altro italiano, il ventenne Lorenzo Musetti. Con il suo tennis ricco di talento e di variazioni di ritmo il giovanissimo toscano ha superato due turni; tra le sue vittime la testa di serie numero sei il canadese Felix Auger-Aliassime.  Negli ottavi si è arreso dopo tre set ad un infaticabile Schwartzman. Poco male: se continuerà a crescere tecnicamente e verrà amministrato con giudizio nella scelta degli impegni agonistici, saprà darci soddisfazioni.

Male invece il veterano Fabio Fognini; ha pescato al match d’esordio niente di meno che il futuro vincitore della competizione ed è stato annichilito: 63 60.

La stagione sul rosso prosegue ora con l’ATP 500 di Barcellona, che mentre scriviamo ha già dato il via agli incontri di primo turno; il favorito è proprio Tsitsipas. Nella settimana successiva avremo il secondo Master 1000 della stagione, Il “Mutua Madrilena”, con un parterre de roi di altissimo livello.

 

di Danilo Gori