Bergamo è la città delle biciclette

Bergamo è la città delle biciclette

A Bergamo il premio per la mobilità dolce e sostenibile

Il Comune lombardo si aggiudica l’Edizione 2022 dell’Urban Award per l’attenzione alla mobilità dolce e riceve tre cargo bike elettriche Bergamont, seguono Cuneo e Caltanissetta

È Bergamo la città italiana più attenta alle due ruote a pedale di quest’anno. Il Comune lombardo ha vinto l’Edizione 2022 dell’Urban Award, il contest ideato da Ludovica Casellati e organizzato con Anci (Associazione Nazionale Comuni Italiani), che premia ogni anno i migliori progetti legati alla bicicletta e alla mobilità sostenibile realizzati delle amministrazioni comunali sul territorio nazionale. A convincere la giuria composta da esperti del settore e giornalisti è stato il progetto Bergamoinbicicletta sviluppato dal Comune, che comprende tra le altre cose un’innovativa velostazione, la riapertura della storica Ciclofficina, quasi 3.000 posti bicicletta, un nuovo servizio di bike sharing con 390 biciclette e Bike box per parcheggiare in sicurezza. Al secondo posto la città di Cuneo per la capacità di comunicare le attività intraprese e di sensibilizzazione sull’importanza della mobilità dolce attraverso il Cuneo Bike Festival, mentre la terza piazza è andata a Caltanissetta per promozione e realizzazione di un percorso ciclabile che conduce i ciclisti in sicurezza verso Enna.

Con la vittoria dell’Urban Award 2020, Bergamo riceve in premio una dotazione gratuita di tre cargo bike elettriche motorizzate Bosch offerta da Bergamont, azienda leader nel settore associata a Confindustria ANCMA (Associazione Nazionale Ciclo Motociclo Accessori), partner storico del premio Urban Award.

Per Piero Nigrelli, direttore settore ciclo di Confindustria ANCMA, “quella di ANCMA è, infatti, una partecipazione consolidata e convinta: anche l’industria del ciclo vuole fare la propria parte in modo concreto, contribuendo alla promozione dell’utilizzo della bici e valorizzando le buone pratiche delle amministrazioni locali, affinché siano di ispirazione anche per altri Comuni in Italia. Il plauso alla città di Bergamo e agli altri municipi mi sento pertanto di estenderlo anche alle aziende associate Bergamont e Bosch, che hanno reso disponibile gratuitamente questo parco bici”.

In Bergamont, attraverso i nostri prodotti – ha precisato Paolo Bianchini, Marketing Manager Scott Bike Divisionlavoriamo costantemente per contribuire alla mobilità, anche se la strada da percorrere è ancora tanta. Siamo fieri di essere partner di un progetto che premia le realtà cittadine che si impegnano di più su questa tematica, sempre più importante. Con i nostri prodotti promuoviamo attivamente il cambiamento della mobilità. L’utilizzo delle nostre cargo bike non è solo la scelta più ecologica, ma anche il mezzo di trasporto più veloce in città“.

Infine, Federica Cudini, Country Marketing Manager Bosch eBike Systems Italia, sponsor tecnico dell’Urban Award, ha sottolineato: “Siamo orgogliosi di continuare a far parte di questo gruppo di lavoro e di associare il nostro brand a questo importantissimo premio. Questo riconoscimento è stato, negli anni, la dimostrazione di quanti passi avanti si siano fatti sul tema della mobilità nelle nostre città. In passato si discuteva di come le necessità delle persone in bicicletta fossero poco rilevanti nella progettazione degli spazi pubblici e di come spesso quei pochi progetti attivati, diventassero un problema per le persone a piedi e per gli automobilisti. Oggi invece, nei Comuni con cui ci interfacciamo, sindaci, assessori e dirigenti manifestano una grande voglia di cambiamento e propongono progetti sfidanti e di alto livello, come quelli che ci sono stati presentati per questa edizione, dimostrando una evidente preparazione tecnica sul tema”.

Sostenibilità, mindfulness e realtà aumentata: turismo tra metaverso e viaggi insoliti

Sostenibilità, mindfulness e realtà aumentata: turismo tra metaverso e viaggi insoliti

Sostenibilità, mindfulness e realtà aumentata: turismo tra metaverso e viaggi insoliti

Torna il 29 e 30 novembre a Firenze Bto, la più grande manifestazione italiana su travel e innovazione. 100 appuntamenti con i maggiori esperti tra installazioni interattive e colonne “parlanti”. 14/a edizione plastic free, allestimenti di ecodesign e sconti per la mobilità sostenibile

Sostenibilità, nomadismo digitale, experience, anche in chiave di ricerca interiore, da fare in solitaria: sono alcune delle tendenze che guidano le prenotazioni dei viaggiatori. Nuove forme di turismo, tra Metaverso, mete insolite e permanenze di medio-lungo periodo, saranno al centro della 14esima edizione di BTO – Be Travel Onlife, la manifestazione di riferimento in Italia dedicata al connubio tra innovazione e turismo. L’appuntamento è alla Stazione Leopolda di Firenze martedì 29 e mercoledì 30 novembre. BTO – Be Travel Onlife è un evento di Regione Toscana e Camera di Commercio di Firenze. L’organizzazione è a cura di Toscana Promozione Turistica, PromoFirenze e Fondazione Sistema Toscana. 

Metatourism è la parola chiave di un programma denso di contributi di rilievo: 100 eventi tra approfondimenti, workshop e speech futuristici per conoscere le nuove tendenze su tecnologia applicata al travel, destinazioni, professioni, modi di viaggiare. Se entro il 2026 un quarto delle persone trascorrerà almeno un’ora al giorno nel Metaverso (stima di Gartner), BTO 2023 si presenta come una grande anteprima: grazie alla creatività futuristica di La Jetée, la Stazione Leopolda ospiterà una serie di spettacolari installazioni. Un colonnato “parlante” introdurrà i visitatori anticipando le aree tematiche della manifestazione grazie alla tecnologia della realtà aumentata, mentre all’interno sarà possibile fare “conoscenza virtuale” di alcuni tra i principali speaker: basterà inquadrare il badge identificativo che porteranno al collo o le rispettive copie “fotografiche” riportate a grandezza naturale su un wall, per ascoltare la presentazione dalla loro viva voce. 

Altra novità è la META-BTO realizzata da Carraro LAB, una sperimentazione inedita della sinergia phygital tra eventi fisici e virtuali: mentre sul palco si tiene l’intervento inaugurale, nel grande schermo compare il duplicato virtuale della Leopolda, con avatar e ambienti 3D che interagiscono con i relatori e partecipanti reali. Una parte della mostra virtuale è dedicata alle linee guida della Commissione Europea, con le citazioni delle prese di posizione di Ursula Von Der Leyen e del Commissario Thierry Breton, volte a stimolare un approccio europeo al Metaverso, che intende essere etico, legale, sicuro, non monopolistico. Una seconda area espositiva 3D presenta i concetti chiave del Metaverso Turistico, che si pone come evoluzione immersiva per promuovere il viaggio reale. Altra opportunità offerta ai partecipanti a BTO 2022 è visitare personalmente, sotto forma di avatar, la rassegna nel Metaverso, accedendovi in modalità cross-device da Pc, Smartphone e Visori VR attraverso un Qrcode/link che verrà fornito dopo le presentazioni. La sperimentazione di META BTO è una case history emblematica delle applicazioni del Metaverso al turismo MICE.

La ricerca di soluzioni sostenibili è, insieme all’innovazione, l’altro filo rosso di BTO 2022: non a caso la 14/a edizione mette al bando la plastica e punta sulla mobilità alternativa. Grazie a un accordo con Publiacqua, all’interno della Leopolda saranno disponibili due fontane di acqua potabile. Anche per gli allestimenti sono stati adottati principi di ecodesign, con materiali a basso impatto e attenzione alla modalità di smaltimento. Tra i partner dell’iniziativa Bird e Ridemovi, per sconti sul noleggio di monopattini, bici e ebike per i partecipanti.

Per questa edizione, la Camera di Commercio di Firenze, comproprietaria del marchio BTO insieme a Regione Toscana, ha coinvolto il sistema camerale italiano e gli operatori economici attivi nei territori attraverso la promozione di BTO ON TOUR, un’anticipazione dei grandi temi dell’iniziativa. La promozione si è sviluppata in tre appuntamenti in cui è stato presentato il tema centrale di BTO2022: Metatourism. BTO ON TOUR si è svolto su tre tappe: a Siena il 3 novembre nel complesso di Santa Maria della Scala, a Padova il 15 novembre, nell’ambito di Digital Tourism 2022 e, infine, a Roma presso la sede di Unioncamere il 16 novembre scorso.

Il programma di BTO nasce dal lavoro corale dell’Advisory Board composto da professionisti provenienti da tutta Italia, coordinati dal direttore scientifico, Francesco Tapinassi. Quattro i topic attorno ai quali si snoda il programma: Hospitality, Food & Wine, Destination, Digital Strategy & Innovation.

L’apertura dei lavori in Leopolda è prevista alle 9.45 di martedì 29 novembre. Alle 10.30 è in programma l’inaugurazione di BTO2022 alla presenza del presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, del Presidente della Camera di Commercio di Firenze, Leonardo Bassilichi e degli organizzatori. A seguire, alle 11, il panel “Destinazione Toscana, risultati e prospettive per il 2023” con l’assessore al Turismo regionale, Leonardo Marras. Partecipano, tra gli altri, Matteo Biffoni presidente Anci Toscana, Francesco Palumbo direttore Fondazione Sistema Toscana e Francesco Tapinassi, qui nella veste di direttore di Toscana Promozione Turistica.

HOSPITALITY – Sul fronte Hospitality, area tematica coordinata da Nicola Zoppi, e costruita anche con il prezioso contributo delle Associazioni di categoria nazionali, si confronteranno un eccentrico futurista quale Simone Puorto e un nostalgico tradizionalista dell’ospitalità come Michil Costa, oltre a un pool di accademici e manager chiamati a valutare opportunità e rischi dei Metaversi. Uno dei panel più attesi, relativo alle difficoltà del recruting negli hotel italiani, vedrà protagonisti il direttore generale di Federalberghi Alessandro Nucara, il direttore generale di Confindustria Alberghi Barbara Casillo e il coordinatore nazionale di Confesercenti Corrado Luca Bianca in un confronto titolo “Big Quit, Quitfluencer e Appeal nel turismo” (30 novembre ore 11). Insieme a Federalberghi parleremo di innovazione e trasferimento di competenze grazie all’apprendistato mentre con Confindustria Alberghi vedremo cosa cambia per le grandi piattaforme online e gli albergatori dopo i nuovi regolamenti dell’UE

FOOD & WINE – Strategie internazionali a confronto nel topic dedicato al Food & Wine Tourism, curato da Roberta Milano: al tavolo gli Enti del Turismo di Spagna, Slovenia e Danimarca, in partnership con ADUTEI, Associazione delegati Ufficiali Turismo Estero in Italia. Sotto i riflettori anche alcune rinomate mete enogastronomiche italiane, quali Langhe Monferrato e Roero, Trentino, Emilia. Di enoturismo si parlerà anche con Vinophila, il primo metaverso dedicato al vino e alle bevande alcoliche, e Winearound, piattaforma di prenotazione digitale per le visite nelle cantine e Barbara Sgarzi, giornalista, docente e sommelier. A supporto delle strategie i numeri, con gli interventi di: Monica Mantovani di Ipsos; Stefano Epifani, presidente della Fondazione per la Sostenibilità Digitale; The Fork. Tra le visioni quella di Davide Rampello, direttore Artistico Rampello & Partners, e Febo Leondini, docente Master in Trade management alla Luiss Business School. Focus su ristorazione con Carmela Colaiacovo, Presidente di Confindustria Alberghi, Anna Prandoni, direttore di Gastronomika, Alberto Lupini, direttore di Italia a Tavola. Tra le aziende tecnologiche presenti Var Group, AlmavivA S.p.A., Foodchain, per toccare i temi della sostenibilità, dello spreco alimentare, dei vantaggi della digitalizzazione e della tracciabilità: 120 miliardi è il valore del falso Made in Italy agroalimentare nel mondo e la tecnologia è un’arma potente contro la contraffazione Italian Sounding.

DESTINATION – La transizione green delle Destination, al centro dell’area tematica curata da Emma Taveri. A partire da nuovi modelli di innovazione digitale e ambientale dall’Europa, analizzati in compagnia di Patrick Torrent, vicepresidente di NECSTouR, rete di regioni Europee impegnate nella sostenibilità economica, sociale e ambientale attraverso il turismo. Al panel parteciperanno anche Regione Toscana, Andalusia e Bretagna. Di viaggi sostenibili si parlerà anche con IPSOS, con la Rete dei Comuni Sostenibili, ASVIS (Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile) e con gli assessori di Firenze, Milano e Venezia. Dal Nord Europa a BTO arriveranno inoltre destinazioni virtuose nel marketing territoriale come la Finlandia, Svezia e Svizzera. Dall’Europa all’impegno delle Regioni italiane, con la presentazione del Tourism Digital Hub, un ecosistema turistico integrato al centro di un approfondimento con Toscana Promozione Turistica, Regione Veneto, Commissione politiche per il turismo Regioni e Province autonome. Non solo digitale e tecnologia, ma si parlerà anche travel for good, e cioè viaggiare creando un impatto positivo, con Better Places e il Transformational Travel Council. New entry il Centre regionale de tourisme Val de Loire che interverrà con il suo direttore generale, Marc Richet, presentando in anteprima a BTO il piano di innovazione nel settore turistico regionale.

DIGITAL STRATEGY & INNOVATION – Sulle definizioni di Metaverso e sulle applicazioni delle tecnologie Web3 nel turismo si svilupperà il programma Digital Strategy & Innovation curato da Giulia Eremita e Rodolfo Baggio. Phu Styles, nota come “Madame Crypto”, racconterà le community di viaggiatori Web 3, DeFi, NFTs, P2E e metaversici, tra esperienze dematerializzate e reali. Proprio sull’autenticità come chiave di volta per portare le esperienze immersive e della VR al largo pubblico, interverrà Stephen Hicks, neuroscienziato dell’Università di Oxford e founder di Oxsight Limited che sta cercando di rendere ancora più “umanizzati” gli avatar con il tracciamento in tempo reale delle espressioni. Inoltre, verranno presentati in esclusiva numeri e trend della Wunderman Thompson, a cura della direttrice globale, Emma Chiu. Da non perdere “Martech e privacy, una relazione complicata”, l’incontro promosso da Fondazione Sistema Toscana e moderato da Gianluca Diegoli, Marketing Advisor & Docente IULM e dedicato al data driven marketing, perché la raccolta dati deve fare i conti con le crescenti esigenze di tutela della privacy. Se ne parlerà con Isabella Mazzeo, Ads Privacy and Data activation Lead Google, Massimo Fubini, General Manager MailUp+Contactlab, Guido Scorza, Componente del Garante per la protezione dei dati personali e Chiara Leoni, Avvocato IT & Data Protection. Di prospettive per la filiera turistica italiana con una riflessione sull’attuale contesto competitivo condizionato da forte incertezza si discuterà con Tito Nocentini, Direttore Regionale Toscana e Umbria Intesa Sanpaolo e Sara Giusti, Economista Intesa Sanpaolo.

CASSETTE DEGLI ATTREZZI – Nutrito il programma dedicato agli addetti ai lavori, con eventi pensati per fornire la “cassetta degli attrezzi” per acquisire o sviluppare competenze specifiche. Tra queste le analisi sul segmento dei “solo traveller”, ovvero i viaggiatori solitari, su cui stanno puntando diversi player, la lezione di “Tik Tok per neofiti” a cura di Elena Farinelli, Docente Social Media e consulente di Web Marketing, gli strumenti base di Email Marketing Automation, con Alessandra Farabegoli, docente e email marketing expert. Spazio alla creatività nell’ospitalità con gli alloggi WOW e le unique selling proposition. Oltre ai consigli di un fotografo top per rendere instagrammabile anche ciò che a prima vista non sembra. I problemi di carenza personale e quelli dei rincari delle forniture verranno trattati da esperti di revenue management e controllo di gestione. Infine, un pool di esperti si confronterà per capire come stiano andando gli investimenti nel settore alberghiero in questa fase di grandi cambiamenti.

BTO LABS – I momenti formativi proseguono online fino alla fine di dicembre grazie ai “BTO Labs”, laboratori digitali pensati come approfondimenti tematici per favorire l’interazione e la cooperazione tra i diversi attori del sistema turistico regionale: web conference che Toscana Promozione Turistica e Regione Toscana mettono a disposizione di tutti gli operatori del turismo della Toscana, grazie anche al coinvolgimento delle associazioni di categoria del turismo. 

ITALY AMBASSADOR AWARDS – Per la prima volta BTO ospiterà un evento nell’evento: la cerimonia di premiazione dell’Italy Ambassador Awards, il primo premio italiano per i migliori influencer, content creator e blogger di tutto il mondo che promuovono l’Italia: un riconoscimento al lavoro di chi si dedica a far conoscere meglio le tante qualità̀ dell’Italia, dalla cultura alla moda, dai sapori ai viaggi. 

Restaurant for Future su sostenibilità ed eticità: non si sceglie solo il cibo

Restaurant for Future su sostenibilità ed eticità: non si sceglie solo il cibo

Restaurant for Future su sostenibilità ed eticità: non si sceglie solo il cibo

Un’indagine condotta dall’Università Popolare degli studi di Milano mette in luce i nuovi driver nella scelta di un ristorante. A Bologna il 16 novembre se ne discute in occasione di Restaurant for Future, evento organizzato da RistoBusiness e Crabiz.

Non è solo il cibo a indirizzare le scelte dei consumatori quando si parla di ristoranti, ma sono anche e soprattutto valori come la sostenibilità e l’eticità. È quanto è emerso dall’ultima indagine condotta dall’Università Popolare degli studi di Milano, e una posizione già sposata da Restaurant for Future, l’evento organizzato da RistoBusiness, azienda specializzata nella consulenza e nella formazione professionale per imprenditori nella ristorazione, e Crabiz, leader di mercato di consulenza aziendale.

L’evento, che si terrà il 16 novembre 2022 dalle 9:30 alle 18:00 presso FICO Bologna, il grande parco del cibo in Via Paolo Canali 8, sarà un’occasione per discutere delle prospettive del settore, proponendo soluzioni che possano favorirne non solo la ripresa, ma anche una crescita sempre più prospera.

Secondo lo studio dell’Ateneo, la sostenibilità incide fortemente nella scelta del ristorante per il 71% degli intervistati. Sapere che un locale è attento all’ambiente utilizzando prodotti biologici, magari a KM 0, e che riduce la sua impronta ambientale attraverso l’uso di energia green, può farlo preferire anche a chi offre un menù migliore.

Altro aspetto importante per i clienti è l’eticità con cui viene trattato il personale. Negli ultimi mesi si è molto parlato delle condizioni in cui tantissimi lavoratori del settore si trovano, con turni lunghissimi, al limite dello sfruttamento, nessun giorno libero e paghe misere. Sapere, invece, che un ristoratore tratta in modo corretto i propri collaboratori è motivo di preferenza per circa 2 intervistati su 3(61%).

Sostenibilità ed eticità sono due concetti chiave che tutti gli imprenditori della ristorazione dovrebbero tenere sempre a mente. – Commenta Emiliano Citi, CEO & Founder di RistoBusinesse ideatore dell’evento – E questo non solo da un punto di vista della responsabilità civica e ambientale, ma perché questi due pilastri possono portare ad una maggiore sostenibilità economica, che significa più guadagni per l’imprenditore. Un team soddisfatto ed appagato lavora meglio e produce di più, e si sente maggiormente coinvolto nel business, prendendone più a cuore anche i risultati. E questo genera vantaggi per entrambe le parti, che sono apprezzabili già nel breve periodo: da un lato, l’imprenditore ha entrate più alte, dall’altro, il maggior flusso di cassa garantisce ai collaboratori un lavoro regolare e ben retribuito”.

Anche la scelta di ambientare Restaurant for Future a FICO non è assolutamente casuale. Si tratta di un parco tematico sostenibile, con caratteristiche uniche al mondo. Tra queste, un impianto fotovoltaico di circa 55.000 mq installato su tetto, il più vasto in Europa, capace di soddisfare circa il 45%-50% del fabbisogno energetico, e un edificio in gran parte fatto di legno con sistemi avanzati di teleriscaldamento e cucine a induzione a disposizione di tutti i ristoratori del Parco, senza utilizzo di gas.

“Mentre in tutta Italia bar e ristoranti sono in grandi difficoltà per i costi da sostenere in questo periodo di crisi, dentro FICO i ristoratori non subiscono il caro bollette grazie al modello energetico virtuoso del Parco – Spiega Stefano Cigarini, Amministratore Delegato di FICO Eataly World – FICO è un esempio di sostenibilità non solo per le sue caratteristiche strutturali, ma anche per l’impiego di materiali compostabili da parte di tutti i suoi operatori e per il suo sistema circolare “a metro 0”: le eccellenze alimentari prodotte dalle fabbriche di FICO vengono infatti utilizzate e somministrate da tutti i ristoratori delle diverse aree: una sorta di grande mercato condiviso nel rispetto della sostenibilità a 360°”.

Sono oltre 700 gli imprenditori della ristorazione che saranno presenti a Restaurant for Future, con moltissimi relatori, tra i quali anche il divulgatore scientifico Luca Mercalli Federico Quaranta, conduttore radio e TV, autore e tra i volti noti di casa RAI, che modererà l’evento.

Tanti i temi che verranno messi sul tavolo, dalle prospettive future a cosa fare per uscire dalla crisi. Tra le proposte anche l’introduzione del bollino Ape blu, che indica la sostenibilità per i ristoranti, come le stelle Michelin fanno con la qualità della cucina e del servizio. Si parlerà anche di rincari energetici e delle materie prime, che stanno costringendo molte attività alla chiusura, la difficoltà nel reperire personale, ma anche la questione del lavoro nero e dei turni massacranti di 12 ore.

Kavinum, il vino della “generazione Netflix” raccontato da chi lo ha ideato

Kavinum, il vino della “generazione Netflix” raccontato da chi lo ha ideato

Kavinum, il vino della “generazione Netflix” raccontato da chi lo ha ideato

Kavinum è sostenibilità, rispetto del territorio e vini biologici per i giovani che amano stare insieme e vogliono imparare di più su questo mondo. L’intervista a chi ha reso possibile tutto questo.

Avevamo già parlato su questi schermi di Kavinum, l’e-commerce di vini sostenibili che con un quiz promette di scegliere il vino più adatto ai tuoi gusti al posto tuo. Sorpresi ed entusiasti di questa novità abbiamo deciso di intervistare Franck-Morel Beugré, la mente che si nasconde dietro Kavinum, per farci raccontare come nasce l’idea (e qualche segreto sul mondo del vino naturale, di cui purtroppo non sappiamo ancora abbastanza).  Fondatore e CEO di Kavinum, 29 anni e un percorso formativo che con il vino ha poco a che fare, ma che ha molto a che vedere con la passione e la curiosità: dopo un importante inizio nel mondo della moda, Franck si è dedicato al mondo dell’enologia per amore nei confronti della bevanda di Bacco. Dalla nostra intervista emerge perché noi siamo così contenti di questo suo “cambio di rotta”.

La scheda prodotto

Iniziamo con le presentazioni. Qual è il percorso che ti ha portato a fondare Kavinum?
“La mia formazione è molto lineare. Dopo il diploma professionale in ambito turistico ho iniziato a lavorare nel campo della moda con la celebre casa di moda statunitense Abercrombie&Fitch. Un ambiente giovanile, gioioso e molto accogliente che mi ha permesso di maturare esperienze nel marketing e customer service e nella gestione aziendale e di capire alcuni KPI (Key Performance Indicators, un insieme di misure quantificabili che un’azienda utilizza per valutare le sue prestazioni nel tempo, ndr.). L’avvento della pandemia ha scombussolato un po’ tutti e molti, come me, hanno deciso di cambiare vita. Avevo bisogno di nuovi stimoli e di nuove sfide: sono un ex giocatore di basket a livello agonistico, uno sportivo, e per me questi elementi sono vitali. Da quel momento ho iniziato a sviluppare l’idea Kavinum”.

Come nasce Kavinum?
“Kavinum si basa su una semplice idea: ‘Acquistare un ottimo vino che ami dovrebbe essere più facile, meglio se sostenibile’. Il prezzo rispetto al valore è sempre stato un problema chiave per l’acquisto di una bottiglia di vino. Kavinum parte quindi alla base dei problemi che potrebbero incontrare sia i neofiti che gli appassionati di vino: una bottiglia è buona perché è costosa? Come posso determinare il valore di una bottiglia? Una bella etichetta significa vino buono? Mi piacerà di più questa bottiglia solo perché è costosa? Il prezzo significa qualità? Mi stanno fregando?
Cercare di rispondere a queste domande è uno dei nostri obiettivi principali. Il cliente grazie al nostro servizio avrà più possibilità di provare vini che altrimenti non sarebbe stato in grado di scegliere da solo. Non solo, le opzioni di prezzo renderanno il suo viaggio nel vino personalizzato per adattarsi al suo budget mensile e soprattutto ai suoi gusti. Abbiamo semplificato le schede di degustazione che accompagnano ogni scatola di vino e reso le informazioni più intuitive per offrire un’esperienza di apprendimento gioiosa su un argomento spesso considerato proibitivamente intimidatorio.
Tornando alla domanda, Kavinum è un servizio online in grado di trasformare i gusti di ogni consumatore in bottiglie di vino consegnate direttamente a casa sua. Con il nostro team esperto, fatto di “persone reali”, e della nostra tecnologia di personalizzazione, offriamo un servizio digitale che aiuta l’utente a scoprire le migliori gemme da tutto il mondo (vino biologico o biodinamico, altrimenti prodotto e vinificato in modo sostenibile), spesso difficili da trovare, e riserva questi vini esclusivi ‘naturalmente’ prodotti in piccoli lotti. Kavinum è l’unico wine club che seleziona vini in base alle recensioni o preferenze di ogni membro. È il vino a modo tuo!”.

Il nome “Kavinum” invece da dove arriva?
“Volevo qualcosa che iniziasse con la lettera “K” come punto di partenza. Dietro questa “K” c’è tanto! Kavinum è la nostra filosofia che non si vuole fermare solo alla vendita di una semplice bottiglia di vino, ma vorrebbe essere una cultura. Il tema di Kavinum è amici, vino e bei momenti e per questo le prime due lettere “KA” rappresentano la casa, elemento ripreso anche nel logo: questo è composto da acini di uva su cui la stessa kappa è sistemata in modo da rappresentare un tetto. Gli acini che stanno sotto rappresentano ovviamente il vino, “vinum”. Qui non si valorizzano solo produttori di vino indipendenti che hanno scelto di produrre il vino in un modo molto più vicino alla natura senza nessuna aggiunta né chimica, solo l’uva che viene trasformata, ma rappresentano anche tutte le persone che stanno sotto Kavinum, sotto la nostra casa, nel segno dell’inclusione. Che tu sia qualcuno che non sa nulla di vino, qualcuno che ne sa o qualcuno che si colloca nel mezzo, siamo tutti qui insieme, attorno ad una sola cultura, quella del vino. Dobbiamo solo assaggiare e decidere se quello che stiamo bevendo ci piace o meno senza linguaggi troppo specifici. Perché alla fine l’unica cosa che chiunque debba fare con il vino è gustarlo in buona compagnia”.

Una foto dal sito kavinum.com

In Italia il vino naturale è ancora poco conosciuto. Si sente tanto parlare di vini ancestrali, vini biologici, vini biodinamici e su Kavinum ce n’è un’ampia scelta… cosa significano queste parole?
“In giro è molto difficile reperire del buon vino naturale, persino nel milanese, dove l’offerta della ristorazione è più ampia. Quando si trova qualcosa, la persona che hai davanti fa molta fatica a spiegare e raccontare la bottiglia. Posso dedurre che alcuni si affidano al concept per fare business, pochi sono quelli che sanno davvero ciò che trattano. 
Ho avuto la fortuna di avere tanti amici vignaioli che sono riusciti a spiegarmi di cosa stiamo parlando e a farmi capire che il vino naturale è molto semplice: uva che viene trasformata in un prodotto, il vino, senza nessuna aggiunta. Si prende l’uva, si fa la pigiatura, dalla pigiatura si ottiene il mosto che si lascia fermentare e si porta alla vinificazione, il vino viene poi imbottigliato ed è fatta. Questo è il vino naturale, non si aggiunge niente, l’uomo usa le sue mani e usa solo la materia prima raccogliendo solo i grappoli più buoni, poi la porta nel processo di produzione.
Per il vino biologico, bisogna sottolineare che è più una certificazione per poter vendere su mercati esteri all’export. La certificazione più conosciuta qui in Italia è quella rilasciata da ICEA (Istituto per la Certificazione Etica e Ambientale, ndr.), ma ce ne sono anche tante altre che permettono di vendere in paesi esteri come il continente americano – perché gli statunitensi amano molto il vino italiano, soprattutto nel campo dei naturali – o l’Asia. I vignaioli naturali che desiderano richiedere la certificazione si recano presso l’ente ICEA e la richiedono direttamente lì, ma il processo per ottenerla è abbastanza lungo e può durare anche tre o quattro anni. Poi, una volta ottenuta, può vendere. Il vignaiolo naturale produce piccoli lotti in base alla sua raccolta. Una piccola produzione, che ora con il cambiamento climatico diventa ancora più vincolante poiché spesso in seguito a grandinate o alluvioni i produttori si ritrovano il più delle volte con il 90% della produzione che va persa.
Quando ci addentriamo nell’agricoltura biodinamica il discorso è ancora diverso: puoi essere certificato biologico sia in vigna che in cantina, ma è il tuo metodo di approccio alla natura a essere biodinamico. Esiste un’agricoltura biodinamica, ma non esiste un vino biodinamico. Si tratta di un’agricoltura che  utilizza preparati naturali che vengono messi in vigna e riescono a mantenere in salute la vite. Un concetto molto interessante che spieghiamo sul blog “Bicchieri a Tavola” del nostro sito. 
Il metodo ancestrale, invece, è un metodo molto antico, che prevede una tecnica simile a quella che usavano i nonni per i vini spumanti. Sono i vini che vengono imbottigliati con il tappo a corona per immagazzinare all’interno della bottiglia la CO2 necessaria a creare le bollicine senza utilizzare i classici metodi (metodo charmat o metodo classico, ndr.) per non aggiungere nulla al vino, ma per lasciare che sia la natura a completare il processo”.

È un mondo complesso e sono poche le figure che te lo sanno raccontare…
“Persino i sommelier non sono preparati in questo campo e li capisco, durante il percorso di studi viene loro insegnato ciò che è sempre stato spiegato e fatto nel settore del vino, ciò significa metodi e processi convenzionali. I vini convenzionali sono quelli che si trovano nella grande distribuzione, l’esatto contrario dei vini naturali che non hanno nessuna tecnica di produzione, sono puri, allo stato grezzo e molto buoni, perché quando li bevi si sente che sono fatti di sola materia prima: l’uva.
Il progetto Kavinum poggia su tre pilastri: etica, innovazione e sostenibilità. Etica significa prezzi accessibili per tutti, comprensione dei vini per tutti grazie alle nostre schede che inseriamo nei vari ordini che riportano informazioni sui produttori, le storie dietro alle bottiglie, le note di degustazione e le ricette abbinate ad ogni bottiglia nella tua scatola per offrire al cliente un’esperienza personalizzata. L’innovazione è rappresentata dal nostro algoritmo, che traccia le preferenze del singolo membro e va a ricercare quello che può piacere. La sostenibilità riguarda il fatto che Kavinum seleziona solo vignaioli che abbiano adottato una certa filosofia di vita, che eseguono un lavoro quanto più vicino possibile alla natura senza usare additivi che vadano a distruggere il suolo, spesso non usano neanche un trattore eseguendo ogni lavoro manualmente. Vogliamo far conoscere questo tipo di lavoro, quello delle persone brave e buone che hanno a cuore il loro territorio”. 

Parliamo invece dei vostri clienti. Chi è il vostro cliente tipo? Cosa apprezza di voi?
“Amiamo definire il nostro target come la “generazione Netflix”. Siamo giovani, adoriamo i contenuti, le esperienze personalizzate, le cose che ci piacciono, la convivialità: i nostri clienti sono come noi, persone che amano il vino buono, siano esse neofiti, appassionati o esperti. Sono persone che cercano una buona bottiglia, ma che non hanno tempo di scorrere i soliti cataloghi online con milioni di etichette, che non hanno voglia di perdere le ore davanti allo schermo cercando qualcosa che possa piacere loro perché il loro tempo è molto prezioso. Quando si rivolgono a noi, ricercano qualcosa di buono e nuovo che possa soddisfare le attese del loro palato, senza offendere le loro papille gustative. Il quiz sulla nostra piattaforma è ciò che fa per loro. Un quiz, sole sei domande e hanno le tre bottiglie di vino più adatte ai loro gusti che verranno consegnate direttamente a casa in meno di 24 ore (48 per le località italiane più difficili da raggiungere)”.

Una delle domande del quiz

Come vi è venuta l’idea del quiz? Come funziona l’algoritmo che c’è dietro?
Ancora una volta parliamo di diversità, però nel campo del vino. C’è chi ha iniziato da poco a bere vino. C’è chi compra vino regolarmente e c’è chi è interessato al vino e vorrebbe ampliare i suoi orizzonti, ma non ha abbastanza tempo di cercare bottiglie “nei soliti cataloghi”. Quindi l’idea alla base era avere una piattaforma digitale che ci consenta di soddisfare i palati di tutti. Sono una persona molto curiosa e quando ho iniziato con il vino ho iniziato a informarmi su tutte le cose che non sapevo per poterle interiorizzare. Questa curiosità l’ho portata verso il quiz: gli altri hanno un catalogo, noi vogliamo creare un club. Molti produttori fanno fatica a vendere le loro bottiglie e devono passare attraverso intermediari come grossisti, distributori, importatori e questo ha delle conseguenze anche sui prezzi. Noi cercavamo invece qualcosa che ci permettesse di non avere nessuno in mezzo per poter rendere il prezzo più accessibile a tutti, quindi fungiamo noi direttamente da intermediario fra il produttore di vino indipendente e il cliente finale.
Fondamentalmente ciò che facciamo è cercare di rendere l’esperienza di acquisto del vino un processo meno intimidatorio rispetto a quello che ha sempre presentato l’industria del vino per il consumatore medio. Il cliente può quindi scegliere il vino prima di tutto in base al tipo di cibo che abbinerà o al suo budget (perché è molto importante), altrimenti può semplicemente trovare il vino che risponda al suo gusto personale.
Il quiz ci aiuta allora ad accorciare i tempi e ad assegnare la bottiglia adatta a ogni palato. Abbiamo così stabilito tre range di prezzo e li abbiamo inseriti fra le domande: fino a 15€, da 16 a 25€ e da 26 a 40€. Dovevamo poi capire come riuscire a fare amare il vino a chiunque, quindi il quiz si informa riguardo le preferenze sui cibi salati e in base a quello sappiamo quanta mineralità il cliente ricerca in un vino, la salinità che apprezza. Domande come ‘quali sono i frutti che vorresti sentire nel tuo vino‘ o ‘quale cioccolato vorresti poter mangiare per sempre senza ingrassare‘ ci aiutano a capire quali profumi e quanto tannino si ricerca in una bottiglia – cioccolato bianco per un basso tannino, al latte per un tannino medio dal corpo medio, o fondente per un tannino persistente. Così possiamo trovare la bottiglia perfetta per chiunque. Tutto questo è in realtà solo la prima parte di Kavinum, grandi cose arriveranno”.

Come selezionate le bottiglie che scegliete di vendere su Kavinum?
“Il nostro modello di business ci consente di andare solo da chi il vino lo produce, quindi niente intermediari: nessun grossista, distributore o venditore.  È un processo stancante, molto impegnativo e ci consideriamo ‘esploratori del vino’ proprio per questo. Non tutti i produttori sono organizzati per dare un veloce feedback alle mail.
I produttori ci fanno vedere i loro poderi e le loro terre e li trattiamo come se fossimo amici. All’inizio ho detto che Kavinum è tre cose, amici, vino e bei momenti, e la parte dell’amicizia è fondamentale, sacra: il primo contatto con una persona deve sempre essere amichevole, poi si va a creare questa convivialità, questo modo di stare insieme che è il nostro obiettivo. Cerchiamo di far diventare i produttori nostri amici fin dal primo momento. Assaggiamo e selezioniamo personalmente quello che ci piace affinché possa piacere anche ai nostri clienti. Quindi, i vini scelti vengono mappati all’interno della nostra tecnologia di personalizzazione e da lì parte tutto il processo di vendita”.

Etichette in vendita su Kavinum con schede di degustazione

Qual è la parte più impegnativa di questo lavoro? E quale la più divertente?
“Il mondo del vino ha tante sfumature. Parliamo proprio dei vini di oggi dove troviamo il rosso, bianco, macerato ‘alias orange wine’, rosé e perfino i diversi stili di bollicine… Incontrare e conoscere nuovi produttori è impegnativo, ma allo stesso tempo anche divertente. Ci si incontra, si assaggiano i vini, si chiacchiera. Si nota che ognuno ha la propria filosofia. Ad esempio, alcuni vinificano solo in legno, altri invece non lo utilizzano assolutamente perché preferiscono che nei loro vini si senta solo il gusto puro dell’uva e non i sentori che a volte si sviluppano all’interno delle barrique.
La parte difficile invece è proprio la tecnologia di personalizzazione. Quando c’è l’inserimento di nuovi vini diventa molto fastidioso perché ogni bottiglia va mappata per poter soddisfare tutti i nostri utenti. Non dimentichiamo che abbiamo tutti un palato diverso, quindi meglio non dare del riesling a chi preferisce il pinot. Vogliamo offrire un’esperienza di vino completamente personalizzata al cliente. Crediamo fortemente che il vino debba essere divertente e per questo forniamo ai nostri membri una piattaforma per consumare contenuti, conoscere il vino, valutarlo, incontrare le persone dietro le bottiglie e fornire informazioni dettagliate per una selezione migliore. Penso che tutto questo rappresenti la parte più eccitante.

Quante persone siete oggi in Kavinum?
“Kavinum ad oggi è un piccolo team di appassionati del buon vino ‘sostenibile’. Persone unite dietro a quelli che sono anche i valori della piccola azienda: inclusione, avventura, passione e attenzione alla biosfera. Siamo partiti in tre a luglio 2021: io, il mio braccio destro nonché responsabile marketing e PR Barbara Saronni e un esperto sommelier certificato dall’AIS (Associazione Italiana Sommelier, ndr.) con più di vent’anni di esperienza. Le giornate sono lunghe, impegnative, ma soprattutto belle. Perché ci alziamo la mattina? Perché stiamo facendo del nostro meglio per scuotere un intero settore. Siamo diversi, offriamo qualcosa di diverso, ma siamo tutti uniti attorno a quel buon succo di uva”.

Quali sono i vostri obiettivi per il futuro?
“Gli obiettivi di Kavinum sono diversi, che siano a medio o lungo termine. L’obiettivo primario che si è fissato Kavinum è quello di aprire il mondo del vino sostenibile (in tutte le sue sfumature) a tutti, dal neofita all’appassionato, reinventando l’esperienza di acquisto al dettaglio del vino online a vantaggio dei nostri clienti. Vogliamo che tutti possano provare la gioia di un vino eccezionale, con un buon rapporto qualità-prezzo, senza le pretenziosità e l’esclusività della tradizionale industria del vino. Spiegare che cos’è un vino da agricoltura biologica e/o biodinamica non è per niente facile. Ecco perché per evitare di essere troppo accademici abbiamo aperto una nuova parte sul nostro sito, il nostro blog “Bicchieri a Tavola”, che permette di scoprire e comprendere di più di questo fantastico mondo del vino. I nostri utenti potranno capire facilmente termini come Vecchio vs. Nuovo Mondo del vino, le diverse filosofie dei loro produttori, le regioni del vino, l’abc del vino con le spiegazioni di termini come acidità, dolcezza, tannino, mineralità o corpo…”. 

Alcune bottiglie in vendita su Kavinum

Un mondo affascinante, ampio e diversificato che al giorno d’oggi risulta ancora estraneo anche a chi il vino lo conosce bene. Eppure, di vini naturali se ne sente parlare sempre più spesso. Che sia questa la piega che l’enologia prenderà in futuro? È ancora troppo presto per dirlo, ma siamo sicuri che la “rivoluzione-Kavinum” non passerà inosservata e darà del filo da torcere ai palati più titubanti. Provare per credere.

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Tutte le immagini sono gentile concessione dell’intervistato.

Gaia Rossetti

Sono una gastrocuriosa e sarò un'antropologa.
Mia nonna dice che sono anche bella e intelligente, il problema è che ho un ego gigantesco. Parlo di cibo il 60% del tempo, il restante 40% lo passo a coccolare cagnetti e a far lievitare cose.
Su questi schermi mi occupo di cultura del cibo e letteratura ed esprimo solo giudizi non richiesti.

Un bosco per Festivaletteratura

Un bosco per Festivaletteratura

Un bosco per Festivaletteratura

Volontari, soci e amici del festival, hanno piantato 1300 alberi e arbusti di 13 diverse specie diverse, un’iniziativa che unisce la rinaturazione dell’ecosistema fluviale alla compensazione delle emissioni prodotte dalla manifestazione

Sabato 9 aprile volontari, soci e amici del Festivaletteratura di Mantova si sono riuniti a Dosolo (MN) per piantare un bosco fluviale sulle rive del fiume Po, iniziativa che nasce da un percorso di consapevolezza intrapreso dal festival, che lo sta portando sempre più ad armonizzare necessità organizzative e sostenibilità ambientale.

Dal 2011, con il progetto Consapevolezza Verde, Festivaletteratura propone all’interno del programma, incontri e iniziative su temi ambientali, coinvolgendo grandi protagonisti del dibattito sull’ecologia. Nel 2021 per la prima volta, grazie all’esperienza maturata attraverso il progetto europeo C-Change, tutte queste azioni sono state messe a sistema in un piano di azione ambientale integrale, che agisce non solo sui contenuti del Festival, ma anche su numerosi aspetti logistici e organizzativi. Accanto all’attenzione alle forniture energetiche, all’eliminazione delle plastiche monouso, alla limitazione degli sprechi di carta, una speciale importanza viene data alla promozione della mobilità sostenibile, con l’avvio di collaborazioni con le istituzioni locali per la creazione di parcheggi scambiatori integrati con il trasporto pubblico o progettando percorsi ciclabili sicuri.

Con la creazione del bosco, Festivaletteratura aggiunge un tassello al suo piano d’azione: quello del restauro ecologico e della parziale compensazione delle emissioni.
Sabato 9 aprile, la giornata di piantumazione che ha coinvolto soci e volontari di Festivaletteratura, ha portato alla nascita, in un’area demaniale in riva al Po nel comune mantovano di Dosolo, di un nuovo bosco fluviale con 1300 nuove piante, appartenenti a 13 specie diverse.

 L’area, di circa un ettaro, ha accolto 975 nuovi alberi, tra pioppi bianchi e neri, farnie, frassini, olmi e ontani, che andranno a costituire una formazione boschiva tipica della bassa pianura, e 325 arbusti, che grazie alle fioriture e alla produzione abbondante di bacche svolgeranno un ruolo utile per gli insetti impollinatori e la fauna selvatica.

Il bosco genererà diversi benefici ambientali, tra cui un progressivo assorbimento di CO2: in base ai dati scientifici attualmente disponibili, si stima che tra le 300 e 400 tonnellate di gas climalteranti verranno sequestrati dall’atmosfera e fissati nel legno e nel suolo.

Per i primi cinque anni, periodo cruciale per il suo sviluppo, il festival si occuperà anche di risarcimenti (sostituzione delle piante morte nei primi due anni), lavorazioni del suolo e controllo delle specie erbacee invasive, dell’irrigazione di soccorso nel periodo estivo, della pulizia e asportazione degli shelter protettivi, e della potatura di formazione.

Il progetto del bosco di Festivaletteratura è sostenuto da Fondazione Cariverona attraverso il Bando FORMAT FORMazione AmbienTe 2021, e da Reflexx Spa con sede nella vicina Viadana.

Quello che è nato in questi giorni in riva al Po non è l’unico progetto di riforestazione, nei prossimi mesi Festivaletteratura parteciperà infatti al progetto con il quale il Comune di Mantova riqualificherà un’area verde nel quartiere di Valletta Valsecchi.

Lo scorso 31 marzo, inoltre, è stato presentato il primo teaser Oltrenatura, un podcast in cui la giornalista e divulgatrice Elisabetta Tola, curatrice di programmi di approfondimento scientifico per Radio Città del capo e Rai Radio 3, proporrà, pescando nell’immenso archivio di Festivaletteratura e nelle migliaia di registrazioni di incontri e voci, un percorso in sei puntate in cui si entrerà nell’ambiente ogni volta da una finestra diversa, intrecciando gli aspetti narrativi, artistici, storici e di attualità con quelli scientifici, biologici o inorganici che siano.

Il nuovo podcast fa parte del progetto Leggere la scienza, sostenuto dal MUR – D.G. per il coordinamento, la promozione e la valorizzazione della ricerca e dei suoi risultati. La pubblicazione della prima puntata è prevista per la prima metà del mese di maggio.