La palestra sociale di Rkomi: dove allenarsi costa quanto puoi

La palestra sociale di Rkomi: dove allenarsi costa quanto puoi

La palestra sociale di Rkomi: dove allenarsi costa quanto puoi

C’è un posto a Milano dove per allenarsi si paga quanto si può: è la palestra sociale del cantante Rkomi in zona Corvetto

Rkomi ­­– nome d’arte di Mirko Martorana, classe 1994 – è arrivato al 17esimo posto al Festival di Sanremo con la canzone Insuperabile. Una carriera, la sua, che esplode all’improvviso: sebbene sia sulla scena musicale milanese da una decina di anni ormai, il vero successo arriva nell’aprile 2021 con l’album Taxi Driver, prodotto da nientemeno che Dardust, che conta numerosissime collaborazini con altri artisti italiani come Madame, Elodie e Sfera Ebbasta.

Cresciuto a Calvairate, nella periferia Est di Milano, Rkomi ha lavorato come lavapiatti e cameriere di giorno fino ai 21 anni. In parallelo, portava avanti la sua passione per la musica la notte e l’equilibrio interiore lo trovava attraverso la sua disciplina preferita: la boxe thailandese. Un amore, quello per le arti marziali, che continua anche oggi.

Infatti, durante la prima ondata della pandemia, a marzo 2020, il rapper milanese ha aperto una “palestra sociale” proprio nella sua Milano.

Si chiama Sit Hanuman Sport e Cultura e si trova nel quartiere Corvetto a pochi metri dalla fermata della metro gialla Brenta, in via Bacchiglione 26, la palestra sociale di Rkomi che si distingue per un aspetto molto semplice, ma che fa la differenza: ognuno paga la quota che può, in base al proprio reddito. Un’associazione senza scopo di lucro, un centro culturale dove ci si allena: “I costi sono accessibili, l’idea non è diventare ricchi ma stare insieme” ha dichiarato lo stesso Rkomi.

Il corso di muay thai presso la palestra di Rkomi è adatto sia per i principianti che per gli agonisti. Non si basa solo sull’insegnamento delle tecniche e sul combattimento, ma mira anche ad aiutare ciascuno nel superamento dei propri limiti fisici, mentali e spirituali. Lo sparring (simulazione di un incontro) all’interno dell’allenamento è un momento di gioco per approfondire e provare le tecniche imparate e avviene solamente sotto la supervisione degli insegnanti e responsabili del corso Giacomo Bolgiana e Andrea Donini.

L’amore per lo sport e per la musica sono sempre stati fondamentali per Rkomi. Fin da giovanissimo è stato un grande appassionato di arti marziali e per anni ha studiato la boxe thailandese. Lo sport gli è servito per incanalare nella maniera giusta le sue energie negative e, soprattutto, per imparare a gestire le emozioni legate alla mancanza del padre: “Io non ho mai conosciuto mio padre: mio fratello invece è più grande di me di nove anni e quindi ha avuto molte attenzioni ‘da papà’ nei miei confronti quando era giusto farlo”, ha confessato lui stesso, e ancora: “Mia madre ha cresciuto me e mio fratello maggiore da sola”.

Al momento, presso la palestra del cantante meneghino vi sono una sessantina di iscritti, ed oltre alla boxe thailandese, è possibile iscriversi a corsi di thai chi e yoga.

Festival di Sanremo 2022: voto ai look

Festival di Sanremo 2022: voto ai look

Festival di Sanremo 2022: voto ai look della kermesse canora

Ieri sabato 5 febbraio si è concluso il Festival di Sanremo con la vittoria di Mahmood & Blanco. L’appuntamento musicale più atteso dell’anno ha portato oltre che tanta buona musica anche molto glam. Ora è il momento di votare i look migliori e peggiori di questa edizione!

 

Con l’ultima serata del Festival di Sanremo è il momento di pubblicare le pagelle degli outfit che durante queste serate abbiamo visto sfilare sul palco dell’Ariston e che più ci hanno colpito in positivo ed in negativo.

Mahmood & Blanco

Vincitori della kermesse con la canzone “Brividi”, si sono presentati con look sobri ed eleganti. Mahmood per l’ultima sera ha optato per un outfit creato da Riccardo Tisci per Burberry, con gonna lunga in lana, camicia con dettagli di cristalli e cravatta di pelle. Blanco ci ha sorpreso con un look firmato Valentino caratterizzato da una camicia trasparente con ricami scintillanti e dettagli floreali.

Parola d’ordine: glam!

Voto: 8

Elisa

Secondo posto per la cantautrice triestina, tornata sul palco dell’Ariston dopo 20 anni dalla vittoria con il brano “Luce”. Gli outfit sono stati ideati dalla maison Valentino. Abiti bianchi ed eterei che trasmettono luce e purezza.

Parola d’ordine: basic.

Voto: 5

 

Sabrina Ferilli

Co-conduttrice dell’ultima serata del festival, la celebre attrice è stata vestita dallo stilista Alessandro Dell’Acqua direttore creativo di N21. Per la sua prima entrata aveva un abito color rosa cipria con drappeggi laterali in chiffon di seta. A metà della serata l’attrice ha fatto l’unico cambio, con un abito nero con scollatura asimmetrica.

Parola d’ordine: sottotono.

Voto: 6

La Rappresentante di Lista

Il duo di cantanti quest’anno ha deciso di dire addio agli abiti teatrali di Valentino per sfoggiare le originali creazioni di Moschino. Per la finale la cantante indossava un vestito eccentrico bianco con stampa floreale e gonna ampissima e rigida, ricordando una moderna Maria Antonietta. Per lui frac fucsia e fascia di concorso.

Parola d’ordine: spumeggiante!

Voto: 8

Michele Bravi

Il giovane cantante vincitore di XFactor 2013 ci ha sorpreso con look decisamente scenografici. L’abito della finale firmato da Cavalli by Fausto Puglisi, è molto appariscente con una camicia ornata di fiori e un lungo mantello nero monospalla.

Parola d’ordine: scenografico.

Voto: 7

 

Achille Lauro

Il cantante famoso per i look eccessivi ed estrosi, quest’anno ci ha sorpreso per la sobrietà e l’eleganza dei suoi completi. Il completo rosa candy indossato alla finale e firmato Gucci ha fatto battere più di qualche cuore.

Parola d’ordine: bellezza.

Voto: 8

 

Noemi

Meravigliosa e scintillante la cantante nel vestito firmato Alberta Ferretti per la finale di Sanremo. Un abito composto interamente da specchi e specchietti che la illuminano e fa sognare grandi e piccini.

Parola d’ordine: scintillante!

Voto: 8

Irama

Per la serata finale il cantante ha deciso di indossare una giacca coperta da catene e pendenti firmata Givenchy. Non convince appieno, che sia too much?

Parola d’ordine: troppo.

Voto: 3

Emma

Potente e sexy in Gucci con spacco inguinale, maniche a sbuffo e guanti incorporati. L’abito nero la avvolge divinamente creando un effetto dark e provocante.

Parola d’ordine: ammaliante.

Voto: 8

Drusilla Foer 

Non si può non parlare di lei. Eccezionale nei suoi cinque cambi d’abito durante la terza serata di Sanremo come Co-conduttrice. Drusilla omaggia l’artigianato italiano scegliendo Rina Milano. Il suo monologo sull’unicità ha fatto commuovere tutti, così come il suoi abiti ci hanno mostrato il vero significato di eleganza.

Parola d’ordine: insuperabile!

Voto: 10

Le nostre pagelle si sono concluse così come il Festival di Sanremo, ed anche quest’anno la kermesse canora ci ha regalato tante emozioni e leggerezza. Nonostante ciò, c’è da dire che mai come quest’anno la musica e la moda sono stati i veri protagonisti ed ora non ci resta che aspettare con ansia il prossimo anno per tornare bambini e incantarci a guardare quel palco che trasmette sempre tanta gioia.

Per altri articoli leggi qui!

 

Rachele Bordini

Ciao mi chiamo Rachele Bordini e sono una giovane sognatrice. Sono una grande viaggiatrice, amo il buon cibo e la moda. Scrivo per IoVoceNarrante perché per me la scrittura è libertà.
Studio lettere ma non bevo mai caffè.
Il mio motto è Aliis volat propriis

Sa(n)remo pronti prima o poi?!

Sa(n)remo pronti prima o poi?!

Sa(n)remo pronti prima o poi?!

Il Festival e il linguaggio delle canzoni come critica alla divisione sociale

“[…]Che in questo giorno tu m’hai ricordata
Ma se l’amore nostro s’è perduto
Perché vuoi tormentare il nostro cuor?[…]”

Il miglior modo di esprimere il festival di Sanremo. Quella scritta qui sopra è parte della seconda strofa di Grazie dei Fior, brano vincitore, nel 1951 della prima edizione, cantato da Nilla Pizzi.

Dal 1951 ad oggi in Italia il linguaggio musicale si è evoluto, nonostante gli estremi sforzi da parte della direzione artistica per nascondere la cosa. Siamo passati da Nilla Pizzi ai Måneskin attraverso anni di Anna Oxa e Iva Zanicchi (passando anche da parentesi di cui tutti avrebbero voluto fare a meno, anche gli stessi organizzatori della gara: un saluto ai Jalisse).

Il linguaggio musicale italiano si sta evolvendo, ma questa cosa, passa dal Festival di Sanremo?

Siamo positivi, nell’ accezione più covid-free possibile, e diciamo di sì.

A tutti noi piace fare i radical-chic quando parliamo del palco più famoso della Liguria, ma oggettivamente ogni anno si riflette nei testi delle canzoni (e spesso nelle immagini che danno gli artisti di sé) uno specchio del nostro paese che, volenti o nolenti, guardiamo e, col nostro guardare, confermiamo. È per logica quindi che possiamo affiancare all’evoluzione del linguaggio musicale quello “normale”, di tutti i giorni, quello sociale, insomma.

Bene, allora, come mai con i testi, gli ospiti, i direttori artististici con le loro dichiarazioni, le vallette e i fiori però arrivano anche, sempre, le polemiche sui testi delle canzoni?

Quest’ anno uno dei più chiacchierati è quello di Achille Lauro con la sua Domenica. Ne riporto un piccolo estratto.

“[…] Città peccaminose / Donne pericolose /
L’amore è un’overdose / 150 dosi
Oh sì, sì / Fan**** è Rollin’ Stone […]
[…] Ah ah ah / Sta vita è un roller coaster,
Romanzo rosa, no piuttosto un porno / Oh […]”

Se i testi sono sottoposti a una commissione che prima di accettarli si fa garante della loro qualità ed idoneità ai parametri imposti dal Festival (censura?! .ndr) come ci ritroviamo poi, ciclicamente a scontrarci con i pensieri/ le emozioni espresse dai cantanti e dai loro autori?

Questa esperienza è indubbiamente ogni anno la più elettrizzante di Sanremo: vedere le polemiche di chi è affezionato al “vecchio ordinamento” della musica italiana legata al linguaggio aulico vs. il “nuovo che avanza” e a sua volta tenta di lasciare un segno nella cultura.

Le parole scritte nel testo di Domenica sono solamente un esempio e non le prendo per essere stigmatizzate o elogiate all’ infinito. Non per paragonare a livello di poetica Achille Lauro e Lucio Dalla (che comunque nel 1971 fu colpito dalla scure della censura proprio del Festival per il testo di “4/3/1943”), ma credo sia una grande espressione di come noi a livello di popolazione italiana siamo attualmente spaccati a metà a livello culturale e sociale fra chi vorrebbe rimanere legato alle tradizioni e non avanzare, in onore di un fastoso passato e chi ormai si sente distante dai binari culturali tracciati da altri, e chi invece vorrebbe far sentire la propria voce anche attraverso la musica e il suo linguaggio.

Gli ultimi anni, fra pandemia, lockdown, desensibilizzazione da parte dei media per il rapporto con il lutto, hanno aumentato il divario e accorciato i tempi per un sano, normale e comprovato passaggio di consegne fra il vecchio e il nuovo, è indubbio. E la selezione degli artisti presenti al Festival di Sanremo 2022 sembra proprio espressione di questa frattura che porta due emisferi a scontrarsi e va seguito con particolare attenzione per veder scontrare due modi di vivere ed intendere la cultura – musicale, ma in realtà sociale – del nostro paese.

 

Quest’anno seguirai anche tu il Festival di Sanremo? Allora ripassa qui.​

Quando le nuove proposte battono i big…

Quando le nuove proposte battono i big…

Quando le nuove proposte battono i big…

A volte ci sono, altre no. Quest’anno a Sanremo non andranno in scena le nuove proposte (sì, usiamo una terminologia vetusta, ma “una rosa con altro nome mantiene lo stesso identico profumo”).

Che sia perché Amadeus ha deciso di tagliare ben venti minuti di show, che sia perché il pubblico di Sanremo medio non riusciva più a distinguere quale fosse il debuttante sconosciuto tra il gruppo indie di turno famoso tra gli under 30 e lo sconosciuto artista chiamato perché “ha un seguito su Youtube”, la categoria giovani a Sanremo 2022 non ci sarà.

Ed è un peccato, perché a volte la canzone più nota e ricordata dell’edizione è uscita proprio dalle nuove proposte… Vediamo insieme sei canzoni “giovani” che hanno battuto le vecchie

1984 – Terra Promessa, Eros Ramazzotti def. Ci Sarà, Al Bano e Romina Power
Non semplice battere Ci sarà di Al Bano e Romina Power, ma non impossibile. Non per Eros almeno. Terra Promessa è diventata l’inno di una generazione. E una delle canzoni più cantate dagli appassionati di karaoke di ogni età.

1993 – La Solitudine, Laura Pausini def. Mistero, Enrico Ruggeri
Mistero è una delle canzoni più iconiche di Enrico Ruggeri e ha meritato il successo. Ma La solitudine di Laura Pausini è famosa in tutto il mondo. Mi dispiace Enrico, ti è andata “male”…

1998 – Senza te o con te, Annalisa Minetti def… se stessa
Unico caso di un doppio successo: Annalisa Minetti nel 1998 ha vinto in entrambe le categorie con una canzone diventata un cult come Senza te o con te. Come? Non funziona così? Ah, non posso?

2007 – Pensa, Fabrizio Moro vs. Ti regalerò una rosa, Simone Cristicchi
In questo caso un pareggio: Pensa è diventata l’inno contro la mafia, una canzone che abbiamo cantato, amato e ricantato da quando è stata presentata a Sanremo. Ti regalerò una rosa è una canzone profonda, piena di significato. Diciamo un pareggio, che dite?

2008 – L’amore, Sonohra def. Colpo di fulmine, Giò di Tonno e Lola Ponce
Quando un duo di ragazzini con un taglio alla “personaggio medio di Disney Channel” incontra la canzone vincitrice più dimenticabile di Sanremo il risultato è scontato.
E non ci voleva molto… che edizione quella del 2008!

2009 – Sincerità, Arisa def. La forza mia, Marco Carta
Ammettetelo: se pensate ad Arisa vincitrice a Sanremo vi viene in mente Sincerità. Eppure con questo brano ha vinto, ma “solo” tra le nuove proposte. Perché tra i big avevamo Marco Carta… Ah, i bei tempi dei talent!

Menzioni onorevoli:
2003 – Siamo tutti là fuori, Dolcenera
2016 – Amen, Francesco Gabbani
2018 – Il ballo delle incertezze, Ultimo

 

Guarderai anche tu il Festival di Sanremo quest’anno? Leggi qui!

Francesco Inverso

Quando scrissi la prima volta un box autore avevo 24 anni, nessuno sapeva che cosa volesse dire congiunto, Jon Snow era ancora un bastardo, Daenerys un bel personaggio, Antonio Cassano un fuoriclasse e Valentino Rossi un idolo. Svariati errori dopo mi trovo a 3* anni, con qualche ruga in più, qualche energia in meno, una passione per le birre artigianali in più e una libreria colma di libri letti e work in progress.
Sbagliando si impara…a sbagliare meglio.