L’Asian Film Festival di Roma definisce il programma: gli 8 paesi protagonisti

L’Asian Film Festival di Roma definisce il programma: gli 8 paesi protagonisti

L’Asian Film Festival di Roma definisce il programma: gli 8 paesi protagonisti

Si terrà al Farnese Arthouse, dal 7 aprile al 13 aprile 2022, la diciannovesima edizione di Asian Film Festival, la vetrina sul miglior cinema d’autore dei paesi dell’Asia orientale organizzata da Cineforum Robert Bresson con la direzione artistica di Antonio Termenini.

Quest’anno il cartellone prevede 30 lungometraggi provenienti da 8 paesi dell’Estremo Oriente (Cina, Corea del Sud, Filippine, Giappone, Hong Kong, Singapore, Taiwan, Thailandia), divisi tra film in concorso, fuori concorso e sezione Newcomers dedicata ad esordi e giovani registi. Tutti i film sono in lingua originale con sottotitoli in italiano. 

A sostegno dell’Asian Film Festival si annoverano prestigiose partnership quali quelle con la Regione Lazio, la Direzione Generale Cinema, il Comune di Roma e la Roma Lazio Film Commission. Alla sua realizzazione hanno poi contribuito anche il Ministero degli Affari Esteri e l’Associazione Italia Asean, nata con l’obiettivo di rafforzare il dialogo, la conoscenza e gli scambi tra il nostro Paese e quelli dell’Asean. Ulteriori partnership di particolare rilievo sono quelle con il Film Development Council of the Philippines, UniPhilippines e con il Japan National Tourism Organization. 
Anche quest’anno, inoltre, il Festival ospiterà all’interno della sua programmazione delle giornate speciali interamente dedicate ad alcune delle cinematografie asiatiche. In particolare, venerdì 8 aprile si terrà, in collaborazione con l’Ambasciata della Thailandia e il Tourism Board della Thailandia il Thailand Day. Nel corso di questo evento verranno presentati i film The Edge of Daybreak di Taiki Sakpisit, Come Here di Anocha Suwichakornpong, The Medium di Banjong Pisanthanakun e Anatomy of Time di Jachavral Nilthamrong. 
Grazie alla collaborazione con l’Istituto di Cultura Coreano di Roma, sabato 9 aprile si terrà invece il Korean Day, una giornata interamente dedicata al cinema sudcoreano in cui verranno presentati i film The Day Is Over di Qi Rui, Mom’s Son di Dong-min Shin, A Leave di Lee Ran-hee, Rolling di Min Seung-kwak e Three Sisters di Seung-Won Lee. Fanno parte del programma anche i cortometraggi Last Meal e Mother In The Mist. 
Domenica 10 aprile
, con il patrocinio dell’Istituto di Cultura Giapponese di Roma, si svolgerà invece il Japan Day. Nel corso di questo verranno presentati i film Somebody’s Flowers di Yusuke Okuda, Tsuyukusa di Hideyuki Mirayama, Moonlight Shadow di Edmund Yeo, Hokusai di Hajime Hashimoto e In The Wake di Takaisa Zeze.

Il programma

Giovedì 07 aprile 2022
15:00 Reunion Dinner (Ong Kuo Sin, Singapore, 2022, 90’) – Ah Ma è un’anziana che vive da sola nonostante soffra di demenza, il suo unico desiderio è quello rivedere la sua famiglia unita, che sembra invece averla dimenticata. L’esordio alla regia di Danielle Wei Koh ci porta in uno dei più grandi timori umani: l’abbandono. Un film elegante e scarno, dalle tinte drammatiche. Anteprima Italiana
16:45 Ms. Pearl (Yunbo Li, Cina, 2020, 98’) – Quando Ms. Pearl scopre che sua madre è malata di cancro decide di organizzare incontri al buio per trovare finalmente un uomo adatto a lei ed esaudire così l’ultimo desiderio della madre, ovvero quello di vedere la propria figlia felicemente sistemata. Anteprima italiana
18:30 Big Night (Jun Robles Lana, Filippine, 2021, 96’) – Dharna è sulla lista dei sospettati tossicodipendenti, in un solo giorno dovrà trovare il modo di dimostrare la sua innocenza. Un film che unisce toni da commedia con il ritratto della corruzione del governo filippino. Dal regista Jun Robles Lana, già premiato nell’edizione 2020 con Kalel, 15. Precede la proiezione il cortometraggio The Season Cuckoo Sings (Cina, 2021, 21’) Anteprima italiana
21:15 The Mole Song: Final (Takashi Miike, Giappone, 2021, 129′) – Ultimo capitolo della pazza saga diretta dal sublime Takeshi Miike. Il poliziotto Reiji questa volta dovrà infiltrarsi nella più grande organizzazione yakuza del Giapponese e intercettare un giro d’affari da milioni di yen. Anteprima italiana

 

Venerdì 08 aprile 2022 | | | THAYLAND DAY | | |
15:00 The Edge of Daybreak (Taiki Sakpisit, Thailandia, 2021, 115’) – Il percorso dolente e pieno di sofferenze dell’animo di due donne attraverso trent’anni di storia thailandese in un film tagliente in bianco e nero.
17:15 Come Here (Anocha Suwichakornpong, Thailandia, 2021, 69’) – Una gita tra quattro amici sembra non avere niente di speciale, ma a volte basta uno specchio d’acqua per cambiare prospettiva. Anteprima italiana
18:30 The Medium (Banjong Pisanthanakun, Thailandia, 2021, 130’) – Direttamente dalla Thailandia, un horror incentrato sull’angoscia e la paura di un gruppo di giornalisti costretto a fare i conti con sciamani e società primordiali. Anteprima europea
21:00 Anatomy of Time (Jakraval Nilthamrong, Thailandia, 2021, 117’) – Ambientato nella Thailandia degli anni ’60, il film attraversa la storia d’amore di Maem, una giovane ragazza con il cuore diviso tra due uomini. Una riflessione profonda sul significato del tempo affacciata su un background politico thailandese difficile e tortuoso.

 

 

Sabato 09 aprile 2022 | | | KOREAN DAY | | |            
14:30 The Day Is Over (QI Rui, Cina, 2020, 108’) – Offesa da una lettera ingiuriosa, una ragazza decide, insieme alle sue amiche del cuore, di andare a cercare suo padre in città. Il viaggio, però, sarà reso complicato da una serie di imprevisti, dai quali le giovani non si lasceranno scoraggiare. 
16:30 Mom’s Son (Shin Dong-min, Corea del Sud, 2020, 73’) – Il film descrive la vita di una donna forte che, all’interno della società coreana contemporanea, deve destreggiarsi e saper affrontare le difficoltà che le si presentano. Un viaggio attraverso la spiritualità e il silenzio. Anteprima italiana
17:45 A Leave (Lee Ran-Hee, Corea del Sud, 2020, 81’) – In una società in cui la produttività ha più valore della vita umana, Jae-bok lotta per i diritti dei lavoratori, mettendoli al primo posto anche rispetto al diritto delle proprie figlie di avere il padre con sé. Precede la proiezione il cortometraggio Last Meal (Taiwan, 2021, 25’) Anteprima italiana.
19:45 Rolling (Kwak Min-Seung, Corea del Sud, 2021, 75’) – Una madre amorevole, un locale di kimbap ed un cerotto; sono per Ji-roo gli ingredienti giusti per una vita dal gusto inaspettatamente nuovo. Precede la proiezione il cortometraggio Mother In The Mist (Cina, 2021, 21’) Anteprima europea
21:30 Three Sisters (Lee Seung-won, Corea del Sud, 2020, 115’) – Tre sorelle vivono le loro caotiche vite intrattenendo sporadici rapporti telefonici e incontri spesso imbarazzanti. Il compleanno del padre sarà un’occasione per rincontrarsi, ma un inaspettato evento farà degenerare velocemente la situazione.

Domenica 10 aprile 2022 | | | JAPAN DAY | | |
14:00 Somebody’s Flowers (Yusuke Okuda, Giappone, 2021, 115’) – A causa di un evento drammatico, il giovane Takaaki, a cui è stato strappato il fratello in un incidente, sarà costretto ad affrontare nuovamente i dolori del lutto. Anteprima europea
16:00 Tsuyukusa (Hideyuki Mirayama, Giappone, 2022, 95’) – Una donna e un bambino, due vite diverse ma legate dallo stesso dolore. Un viaggio difficile che descrive la speranza dei due protagonisti. La felicità è dietro l’angolo, bisogna solo saperla trovare. Anteprima mondiale
17:40 Moonlight Shadow (Edmund Yeo, Giappone, 2021, 92’) – Un film delicato e surreale che esplora il dolore della perdita e della vita dopo la morte attraverso un misterioso fenomeno che si verifica durante la luna piena. Tratto dall’omonimo romanzo di Banana Yoshimoto. Anteprima europea
19:15 HOKUSAI (Hajime Hashimoto, Giappone, 2021, 129’) – Sebbene il governo decida di censurare ogni forma d’arte, il giovane pittore Hokusai è deciso a continuare la creazione delle proprie opere, in rappresentanza della sua più profonda essenza interiore. La vita dell’artista leggendario che ha ispirato Van Gogh e Monet. Anteprima italiana
21:30 In The Wake (Takahisa Zeze, Giappone, 2021, 134’) – A distanza di nove anni dal grande disastro del Tohoku, il detective Tomashino si trova alle prese con un caso di omicidio seriale che lo riporta a quei giorni nefasti. Una critica al sistema amministrativo nipponico racchiuso in un thriller mozzafiato, diretto dal regista di culto Takahisa Zeze. Anteprima europea

Lunedì 11 aprile 2022
15:00 The Way Back In The Mirror (Yu Zhou, Cina, 2021, 96’) – Nella Guangzhou del XXI secolo, Xu deve affrontare le difficoltà della vita che gli serviranno da insegnamento per il futuro. La forza di un uomo che, nonostante le avversità della vita, riesce a guardare oltre e a superare ogni ostacolo. Anteprima europea
17:00 The Wheat (Tang Yu-qiang, Cina, 2021, 96’) – Nella Cina rurale, una donna, lasciata sola dal marito, trasferitosi nella megalopoli per lavoro, si rifugia tra le braccia di un uomo sposato. La dispotica moglie di lui farà di tutto per separarli, non pensando però alle conseguenze. Anteprima europea
18:45 Love After Love (Ann Hui, Hong Kong, 2020, 144’) – La giovane ed umile Ge Weilong decide di andare a trovare la zia benestante ad Hong Kong sperando di ottenere un aiuto economico per continuare i suoi studi; l’incontro tra questi due mondi non sarà così facile.
21:15 Anita (Lok Man Leung, Hong Kong, 2021, 137’) – Tra grandi successi, attivismo, incontri e difficoltà, la storia della celebre attrice e cantante pop Anita Mui raccontata in un’opera biografica intensa e toccante.  Anteprima europea

Martedì 12 aprile 2022        
15:00 The Falls (Chung Mong-hong, Taiwan, 2021, 129’) – Durante la pandemia, la relazione tra una madre e la figlia adolescente diventa quantomai tesa quando si trovano a dover passare insieme la quarantena nel loro appartamento. Costrette tra quattro mura, avranno modo di riflettere sul loro rapporto passato e presente. The Falls è stato scelto per rappresentare Taiwan agli Oscar 2022. Anteprima italiana
17:15 The Brokers (Daniel Palacio, Filippine, 2021, 107’) – Daniel Palacio ci trasporta in una Manila al centro di intrighi, affari e potere, che sarà lo sfondo per la vicenda di un giovane agente immobiliare, disposto a tutto per salvare la propria carriera. Anteprima europea
19:15 Resbak (Brillante Mendoza, Filippine, 2021, 105’) – La vita del giovane Isaac si intreccia in una lotta per la sopravvivenza a suon di rap battle. Sullo sfondo delle elezioni del Sangguniang Kabataan, Brillante Mendoza lancia una forte critica alla malavita e alla corruzione politica presente nelle Filippine. Anteprima europea
21:15 Gensan Punch (Brillante Mendoza, Filippine, 2021, 110’) – Diretto dal pluripremiato Brillante Mendoza, il film è liberamente ispirato alla storia vera di  Nao, un pugile giapponese mutilato, fin dalla nascita di una gamba. Combattivo sia sul ring che nella vita, egli farà di tutto pur di poter praticare la disciplina dei suoi sogni. Anteprima europea

 Mercoledì 13 aprile 2022
15:00 Tion Bahru Social Club (Tan Bee Thiam, Singapore, 2020, 88’) – Il trentenne Ah Bee vive una vita monotona con la madre. Dopo essere stato licenziato, si iscrive al Tiong Barhu Social Club per riorganizzare la sua esistenza. Ben presto egli scoprirà che sotto la patina del progresso, qualcosa non sta andando per il verso giusto.  Anteprima italiana
16:45 On the Job, the Missing 8 (Erik Matti, Filippine, 2021, 204’) – Dopo 8 anni Erik Matti realizza il sequel di “On the job” (2013). Un thriller poliziesco che attraverso gli occhi di personaggi ben definiti, mostra verità che la stampa spesso omette. Un film tratto da eventi realmente accaduti che porterà gli spettatori in un viaggio tra politici gangster, giornalisti corrotti e detenuti sicari.
20:45 Cerimonia di premiazione, a seguire The Great Yokai War Guardians (Takashi Miike, Giappone, 2021, 118′) – Folclore giapponese e Takashi Miike, una garanzia per il successo. Battaglie, nuove amicizie, coraggio ma soprattutto la famiglia saranno la cornice e lo stimolo di una grande forza interiore. Anteprima europea
23:00 Late Night Ride (Koh Chong Wu, Singapore, 2021, 80’) – Cosa potrebbe andare storto quando si fa un giro a tarda notte? Tre storie, a bordo di tre mezzi di trasporto differenti, si intrecciano tra di loro, in un horror ambizioso che tiene lo spettatore con il fiato sospeso. Anteprima europea

 

Perché La scuola cattolica è vietato ai minori (ed è giusto così)

Perché La scuola cattolica è vietato ai minori (ed è giusto così)

Perché La scuola cattolica è vietato ai minori (ed è giusto così)

La scuola cattolica di Stefano Mordini, tratto dall’omonimo romanzo Premio Strega di Edoardo Albinati, è stato vietato ai minori di 18 anni. Per molti l’ennesimo caso di censura, ma non è proprio così.

La trama è arcinota, anche se forse non troppo presso i Millennials: il delitto del Circeo. Roma, 1975. In un istituto scolastico maschile di stampo cattolico, dove le famiglie della migliore borghesia iscrivono i propri figli per tutelarli dai drammi della politica italiana di quel periodo nella speranza che una rigida istruzione possa prepararli ad affrontare il mondo. Qui, Edoardo (voce narrante e autore del romanzo) li osserva attentamente mantenendo un atteggiamento quasi sempre super partes, e si rende conto che la rigida morale impartita a scuola fa emergere le molte contraddizioni della loro piccola comunità, entro la quale il più debole viene sempre sottomesso dal più forte e qualsiasi ambizione, fantasia o impulso di ribellione viene prontamente represso in ambito scolastico e familiare.

Fra i consueti problemi di quell’età, il confronto con le ragazze e la scoperta della sessualità, le famiglie alle spalle piene di moralità e incomprensioni, l’intera scuola viene sconvolta dal massacro del Circeo. Il culmine di un clima di violenze, una tragedia che era nell’aria da tempo, attuata da tre studenti dell’istituto. Angelo Izzo e Gianni Guido adescano le ventenni Donatella e Rosaria e le portano in una villa al Circeo; qui le violentano e massacrano fra il 29 e il 30 settembre in compagnia del loro amico Andrea Ghira. Rosaria sarà uccisa nel bel mezzo delle violenze. Donatella, dopo molte altre sevizie, si finge morta e viene caricata nel portabagagli della Fiat 127 di Gianni insieme al coro esanime dell’amica. Qui, pur stordita e malridotta, riesce ad attirare l’attenzione di un metronotte, che la libera.

In primis, un problema interpretativo. Nonostante gli appelli del regista Stefano Mordini, del produttore Roberto Sessa, delle interpreti Valentina Cervi e Valeria Golino e dello stesso autore Edoardo Albinati, il divieto è arrivato lo stesso. Ed essendo una manovra usata in rarissimi casi, per molti ha il volto della censura, soprattutto dopo le dichiarazioni del Ministro della Cultura Dario Franceschini che, lo scorso aprile, avrebbe affermato che ogni tipo di censura sarà abolito con la nuova legge sulla revisione cinematografica

In ogni caso, il Ministero si libera dall’accusa di aver censurato i film: “Lo stesso Ministero della Cultura, paradossalmente pure finanziatore del film, sottolinea come La scuola cattolica esca in sala, quindi senza censura e senza tagli, ma con uno dei divieti previsti anche dalla nuova normativa a tutela dei minori”, riporta la ricostruzione del Giornale. Dunque, non esattamente una “censura” nel suo significato vero e proprio, ma un tentativo di protezione nei confronti di un pubblico generalmente più fragile e, per certi versi, più facilmente condizionabile.

Questo perché? Perché qui non si parla solo di scene di nudo o di scene di violenza, qui la verità è un’altra. Perché questo è un film tratto da una storia vera, che parla della violenza alle donne, è interpretato da ragazzi che hanno aderito a un progetto difficile e vogliono farlo vedere ai giovani. È cattiveria nuda e cruda, raccolta e documentata e registrata e sputata sul grande schermo. “Non pensavo che questo Paese fosse ancora al Medioevo”, dice Roberto Sessa, mentre Albinati è convinto “che una ragazza e un ragazzo di oggi siano perfettamente capaci di distinguere il bene dal male senza qualcuno che gli nasconda la verità, con la scusa di proteggerli”. Il problema, però, non è certo la trama.

Ciò che fa più paura è quello che non appare sullo schermo, le attrici dai volti impestati di sangue che vengono colpite con colpi di karate, rassicurate e poi nuovamente chiuse in una stanza e seviziate per quelle che, nella vita vera, sono state 36 ore. È Donatella Colasanti che viene drogata con una sostanza in una siringa e si risveglia con una cintura stratta intorno al collo. È Rosaria Lopez seduta su una poltrona, nuda e piena di graffi, e qualche scena dopo stesa nel rigor mortis del bagagliaio di una 127 bianca con gli occhi chiusi per sempre. Balzi temporali, corpi nudi che si susseguono davanti allo schermo senza nulla di malizioso, solo uno sguardo crudele che si spegne nel passaggio da una scena a quella dopo senza dire niente, ma lasciando intendere tutto.

Questo non significa voler chiudere gli occhi davanti alle violenze che, ora come allora, sono all’ordine del giorno, né tantomeno voler fomentare una rape culture che nel bel paese dove il sì risuona non è ancora vista come un problema. Questo significa rispettare la delicatezza di chi, per questioni anagrafiche, potrebbe uscirne emotivamente segnato. Parlate ai vostri figli di Donatella e di Rosaria, parlate loro di Angelo Izzo, di Gianni Guido e di Andrea Ghira e di tutte le vittime e di tutti i carnefici. Non nascondeteli alla violenza che prima o poi li spiazzerà come ha spiazzato chiunque altro prima di loro. Ma usate le parole giuste, i ritmi giusti e i tempi giusti. Perché per conoscere la cattiveria, quella vera, questi ragazzi hanno ancora tempo.

di Gaia Rossetti

Gaia Rossetti

Sono una gastrocuriosa e sarò un'antropologa.
Mia nonna dice che sono anche bella e intelligente, il problema è che ho un ego gigantesco. Parlo di cibo il 60% del tempo, il restante 40% lo passo a coccolare cagnetti e a far lievitare cose.
Su questi schermi mi occupo di cultura del cibo e letteratura ed esprimo solo giudizi non richiesti.

Caravaggio bohémien

Caravaggio bohémien

Caravaggio bohémien

Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio, nasce in Lombardia nel 1571 e muore il 18 luglio 1610 in preda a febbri malariche contratte tra Lazio e Toscana.

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La marea nera che avvolge il mito di Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio, ne condiziona la fama, la quale, spintasi ben oltre i confini italici, persiste intatta tutt’ora, dopo circa quattrocento anni. A ben vedere, soffermandosi sui documenti e sulle fonti consultabili, quasi due terzi della vicenda esistenziale del Caravaggio sono avvolti da una relativa oscurità, esasperando l’etichetta che i critici sogliono affibbiare a questa figura rivoluzionaria del linguaggio pittorico. 

Nato in Lombardia nel 1571, all’età di circa quindici anni Caravaggio si trasferisce a Roma, dove inizialmente affronta i rivolgimenti della fortuna patendo la fame, la miseria e una cattiva salute. 

La Roma tra Cinquecento e Seicento è una città internazionale, cuore ideologico di una Controriforma che ne ribadisce il ruolo centrale e insindacabile della cristianità, in seguito allo scisma dei protestanti. La Roma della Controriforma è quindi una città in fermento che, assetata di rilegittimazione, restaurazione e sentimento di rivalsa nei confronti di coloro che ne avevano rimesso in causa il ruolo, promuove un clima di grande fervore artistico: il linguaggio pittorico necessariamente si fa carico di questo nuovo assetto semantico e pedagogico, e l’iconografia sacra, che fra Quattrocento e Cinquecento incontra le istanze di movenze mondane ed estetizzanti, torna a linee severe e rigorose.

Caravaggio, già a partire dai lavori che risalgono al suo primo periodo romano (indicativamente fra il 1592 e il 1599), manifesta una certa intolleranza per l’iconografia sacra di stampo convenzionale e retorico, preferendo al contrario una pittura più vicina alla realtà quotidiana

Proprio i primi lavori tradiscono questo interesse per la vita di tutti i giorni e la vena popolaresca. I soggetti dei lavori del Caravaggio, il quale già nel 1597 era indicato come “famosissimo pittore” e riceveva committenze prestigiose dai membri più influenti della Roma papale e aristocratica, sembrano abbandonare la veste magniloquente che secoli di cultura e ricostruzione filologica, nonché passione per l’antico, avevano oltre misura monumentalizzato. Le divinità antiche, gli angeli messaggeri di Dio, i santi stessi e la Vergine si dotano di forme i cui contrasti, anziché smussati e levigati dalla sapiente arte del colore, vengono accentuati sulla base del chiaro-scuro; ma soprattutto, i soggetti rappresentati traggono ispirazione dalla realtà dimessa di tutti i giorni. 

Un esempio lampante di questa predilezione del Caravaggio per il vero è rappresentato dal Bacco degli Uffizi, in cui il giovane dio è un popolano dallo sguardo quasi vuoto, inespressivo, e appoggiato su un panneggio sgualcito, lontano dal magniloquente panneggio classico. La sua signorilità nel tenere un calice di vino è affettata, quasi ostentata, marcando una fortissima componente ironica e inverosimile. Nella tela del Fanciullo con canestro di frutta, conservato presso la Galleria Borghese, Caravaggio introduce una assoluta novità: se la realtà oggettuale veniva considerata dalla tradizione pittorica di minore importanza, qui, invece, il canestro di frutta sembra attirare la completa attenzione dell’osservatore. 

Caravaggio non era conosciuto solo per le sue tele, ma anche per il suo temperamento. Passioni smodate, irriverenza, collera subitanea: sono tutte caratteristiche che nel corso dei secoli hanno avuto buon gioco nella creazione di un Caravaggio bohémien, che anticipa la Parigi degli eccessi ottocenteschi. 

A ben vedere, a partire dal 1600 si ritrova parecchie volte il suo nome  nei registri di polizia: tra risse di strada, processi, querele, azzuffate di vario di tipo, Caravaggio fu ampiamente implicato nei disordini della Roma di primo seicento. 

Nel 1604 Caravaggio fu denunciato da un servitore di un’osteria: il pittore aveva ordinato un piatto di carciofi, e il servitore gliene servì quattro cotti nel burro e quattro nell’olio. Alla domanda di Caravaggio su quali fossero gli uni e quale gli altri, il servitore rispose “che li odorasse, che facilmente haverebbe conosciuto quali erano cotti nel burro et quelli che erano all’olio”. La risposta insolente bastò a far infuriare Caravaggio, il quale scaraventò il piatto contro il servitore, ferendolo ad una guancia. 

Fu una rissa in Campo Marzio che spinse Caravaggio ad allontanarsi da Roma: il pittore era un appassionato del gioco della palla, e una domenica di fine maggio del 1606 decise di misurare la propria bravura in una competizione a squadre con altri amici e giocatori. La sera, le due squadre vennero alle mani in Campo Marzio, e durante la rissa Caravaggio e un altro contendente, un certo Ranuccio Tommassoni, rimasero feriti. Le ferite di Ranuccio erano così profonde che ne determinarono la morte

Caravaggio si diresse quindi prima a Napoli, poi a Malta, dunque in Sicilia, dove la parabola tra genio ed eccesso si ripeté, come una stanca nenia, preludio della sua definitiva rovina. 

Nel mentre delle sue peregrinazioni, a Roma i suoi protettori e sostenitori perorarono la causa della grazia e del suo rientro a Roma: giuntagli notizia di una possibile grazia, Caravaggio scappa da Napoli per giungere a Roma. 

Imbarcatosi su una feluca diretta a Porto Ercole, sbarca a Palo, poco distante da Roma; viene trattenuto per accertamenti alla dogana, e una volta rilasciato cercò di raggiungere a piedi il vascello che era ripartito da Palo con tutte le sue cose, compresi i suoi quadri. In questo disperato tentativo, sfinito e sfibrato a causa delle febbri malariche contratte durante quella che appare un’impresa folle, Caravaggio muore il 18 luglio 1610 nei pressi di Porto Ercole. 

Giuseppe Sorace

Sono Giuseppe, insegno italiano, e amo la poesia e la scrittura. Ma la scrittura, soprattutto, come indagine di sé e di ciò che mi circonda.