Quando il vino diventa una questione di famiglia: Tenute dei Paladini

Quando il vino diventa una questione di famiglia: Tenute dei Paladini

Vino, tradizione, famiglia: Tenute dei Paladini

Durante l’ultima edizione di Trevino abbiamo avuto l’opportunitĂ  di conoscere (e degustare) i vini prodotti da Tenute dei Paladini, una storica azienda del Trapanese. Matteo Paladino, il titolare, ci ha fatto fare un giro (purtroppo per noi a distanza) nelle cantine…

Il profumo di Sicilia che esce da ogni goccia di vino. La terra, il mare, la tradizione che si immerge nell’innovazione. Una storia che prosegue da quasi cento anni e che porta avanti qualcosa di ben più grande di un lavoro: una passione, una causa comune che è una vera e propria “questione di famiglia” che ha coinvolto tre generazioni ed è arrivata oggi a un nuovo capitolo della propria storia.

Una storia che attraversa i luoghi, le campagne e le colline della Sicilia occidentale, tra Trapani, Petrosino, Mazara del Vallo e Salemi, dove si estendono i 60 ettari di terreni della famiglia Paladino e dove viene prodotto il vino di Tenute dei Paladini, la storica azienda agricola trapanese.

Trevino, la fiera del vino organizzata da Vale20 e a cui abbiamo avuto il piacere di partecipare in quel di Treviglio Fiere qualche giorno fa, è stata l’occasione per conoscere e innamorarci di questi vini completamente “made in Sicily” e di conoscere la storia della famiglia Paladino.

“La nostra storia parte da molto lontano e ha coinvolto la nostra intera famiglia”, ci ha raccontato Matteo Paladino, il titolare di Tenute dei Paladini, che rappresenta la terza generazione e gestisce oggi l’azienda assieme alla sorella. “Da mio nonno fino a me mia sorella, passando per i nostri genitori. Non è solo un lavoro, ma una parte di noi.
Inizialmente non imbottigliavamo, ma vendevamo l’uva. Da poco più di dieci anni abbiamo deciso di fare un salto di qualità, di cominciare a produrre il nostro vino e…i risultati sono stati ottimi
”, prosegue.

Una lunga storia che, come abbiamo accennato, è un “blend” (concedeteci l’uso improprio di questo termine) tra tradizione e innovazione, tra il nero d’avola e il merlot, tra lo zibibbo e lo chardonnay e si unisce in un risultato di impatto, che coinvolge il palato.

LA “LINEA”
“Abbiamo una produzione molto ampia”, ci racconta. “Dalla linea Isola, con l’Isola Bianca (Cataratto) e l’Isola Rossa (Nero d’Avola) alla linea Palatium (Cataratto-Chardonnay, Grillo e Nero D’Avola), fino all’Emà, un blend tra moscato bianco e zibibbo secco, e all’Iside, il nostro spumante Extra Dry.
In ogni nostro vino si può respirare l’odore della nostra terra”.

IL FIORE ALL’OCCHIELLO: IL SAN GIORGIO
Tra i fiori all’occhiello dell’azienda siciliana troviamo sicuramente il San Giorgio, un blend tra nero d’avola e Merlot (70% Nero D’Avola, 30% Merlot) dal profumo accattivante di frutta rossa, prugne e spezie e da un colore rosso intenso in cui si esaltano le sfumature violacee. Un vino corposo, “tannico” al punto giusto e che resta persistente in bocca.
“Assieme all’Emà, un terre siciliane IGT, è uno dei vini di cui siamo più fieri”, ci conferma Matteo Paladino.
E noi non possiamo che dargli ragione.

 

Ti piace quello che facciamo? Clicca qui e leggi di piĂą!

Francesco Inverso

Quando scrissi la prima volta un box autore avevo 24 anni, nessuno sapeva che cosa volesse dire congiunto, Jon Snow era ancora un bastardo, Daenerys un bel personaggio, Antonio Cassano un fuoriclasse e Valentino Rossi un idolo. Svariati errori dopo mi trovo a 3* anni, con qualche ruga in piĂą, qualche energia in meno, una passione per le birre artigianali in piĂą e una libreria colma di libri letti e work in progress.
Sbagliando si impara…a sbagliare meglio.