MotoGP 2022: 4 giorni al via

MotoGP 2022: 4 giorni al via

MotoGP 2022: 4 giorni al via

A pochi giorni dalla partenza del campionato facciamo un punto sulla stagione alle porte

Ogni volta che finisce la stagione a Novembre, una sensazione di vuoto e smarrimento riempie gli appassionati di MotoGP. Una leggenda narra, che è possibile vederli davanti agli scaffali dei supermercati nel reparto meccanica, ad annusare i flaconi di olio motore. Tre lunghissimi mesi senza gare, diciamocelo, sembrano interminabili, anche perché capitano a pennello durante la stagione invernale, quando molti motociclisti mettono in letargo i loro giocattoli.

Ogni anno, poi, ci si ritrova alle porte della stagione senza quasi accorgersene. L’inverno scorre veloce, fioccano le presentazione dei nuovi team e i piloti si tolgono la ruggine nei test pre stagione, catapultandoci nel nuovo campionato. Dopo il periodo di congelamento delle evoluzioni tecniche a causa COVID, per il 2022 le case hanno lavorato molto rimescolando i valori in campo.

Il punto su case e piloti

Ducati, con la precocità a cui ci ha abituato dal 2017, ha vincolato Bagnaia. Per il torinese altri due anni con la rossa, nella speranza che riporti il titolo a Borgo Panigale, titolo vinto nel 2007 da un certo australiano. Un australiano in realtà in casa ce l’hanno anche, ma sembra non aver convinto i vertici Bolognesi e non è ancora stato confermato. A dirla tutta, il 2021 non è stata affatto una cattiva stagione per Miller, due vittorie in tanti se le sono sognate in una carriera intera, figurarsi in una stagione. Eppure a Jack sembra mancare qualcosa. Spesso è veloce sia in gara che in qualifica, ma finisce spesso col restituire la sensazione che gli manchi quel quid per essere completo. Con otto moto in pista a Ducati il “vivaio” non manca, sarà importante valutare chi gli convenga mettere di fianco a Pecco: una seconda punta con cui mirare al titolo o un buono scudiero che tenga il clima disteso nel box. Potrebbe essere una questione tutt’altro che secondaria, ma la gestione piloti non è mai stata il punto forte dei desmo vertici. Bagnaia dopo la conclusione, quasi, in bellezza, vorrà mettere nero su bianco il salto di qualità effettuato, mentre Bastianini e Martin, ormai privi delle giustificazioni date dallo stato di rookie, vorranno dare il tutto per tutto e dimostrare di far parte dei grandi. Una cosa è certa: dopo cinque anni in cui Ducati fa scuola sulla tecnica e la sua superiorità è evidente a tutti, la vittoria di qualsiasi altra casa sarà in primis una sua sconfitta.

Honda ha fatto un grande salto in avanti, la moto è stata rivoluzionata e si vede che l’ispirazione viene da Ducati. La nuova HRC deve essere una moto più umana e guidabile da tutti, i suoi piloti l’hanno chiesto a gran voce e il record fatto segnare a Mandalika da Espargaro sembra confermare l’imbocco della strada giusta. Marquez dopo due anni correrà una stagione sin dall’inizio e si spera fino alla fine. La sua forma fisica non è ancora al 100% dopo il problema alla vista e quello precedente alla spalla destra, ma sappiamo tutti di cosa è capace e quanta fame abbia.

Aprilia nei test è andata forte, la moto ha subito un’importante evoluzione e i suoi piloti hanno potuto beneficiare di qualche giorno in più di prova, grazie alle concessioni di cui gode. Il periodo di adattamento di Vinales dovrebbe essere concluso, se il feeling con la moto ci sarà, come è probabile che sia, sarà in grado di giocarsi qualche vittoria, anche se dubitiamo il titolo.

Suzuki ha fatto un gran passo avanti. Era già una moto molto equilibrata e da quest’anno anche il motore è in grado di dire la sua. Dalla sua ha due piloti, che sanno essere molto veloci e la nuova gestione del team affidata a Suppo, che potrebbe aiutarli a ritrovare la bussola. L’assunzione del piemontese è notizia fresca, e diciamocelo, un po’ fuori tempo. Far iniziare un team manager alla prima di campionato è una mossa un po’ azzardata. Alla squadra sarebbe stato utile quantomeno fare gli ultimi test a Mandalika con la sua presenza, probabilmente i giapponesi hanno sperato fino all’ultimo in un ritorno di Brivio. Mir dal canto suo, dopo vari rumors sulla sua dipartenza verso altri lidi, si trova in una situazione favorevole con una moto evoluta sotto una nuova gestione, anche se crediamo sarà difficile vederlo in lotta per il titolo.

KTM e Yamaha rimangono due grandi incognite. La prima l’anno scorso ha arrancato e non è riuscita a migliorarsi molto per questa stagione. La seconda ha deluso largamente Quartararo, che dice di averla già portata al limite durante i test, un limite molto vicino a quello dell’anno scorso. L’austriaca dalla sua ha i due rookie più promettenti dell’anno: il campione e il vice campione al debutto Moto2. La giapponese paga un grande divario di motore con le migliori e la cosa ha portato Fabio, l’unico ad aver avuto prestazioni di rilievo l’anno scorso, a guidare sopra al limite mettendoci una gran pezza. Il francese non sembra contento della situazione, ma si vocifera che Ezpeleta non sia disposto a far perdere l’attuale equilibrio alle case e, probabilmente, Quartararo resterà dov’è.

La grande differenza tra le due case è che la Yamaha nonostante venga data per spacciata ad inizio stagione, alla fine dei giochi porta a casa risultati di rilievo, mentre KTM dalla sua ha la forza di una casa giovane e aggressiva, dotata di un’elasticità sconosciuta a Iwata. Quartararo è sicuramente galvanizzato dal titolo vinto in precedenza ma, e spero di sbagliarmi, Yamaha non l’ha messo nella condizione ideale per lavorare serenamente. Le molte dichiarazioni di malcontento denotano da parte sua un inizio non dei migliori, che potrebbe costargli la conferma per il titolo. Morbido ha le carte in regola per fare bene e se le problematiche alla gamba sono finite potrà dire la sua, ma la sensazione è che la casa dei tre diapason non abbia fatto gli sforzi dei concorrenti.

Ventiquattro moto in griglia, un terzo Ducati e le altre case decise a smettere di inseguire. Quattordici campioni del mondo e il calendario più lungo di sempre, spalmato su 21 gare. Un capitolo appena chiuso, un grande ritorno e tanti giovani che voglione emergere. I presupposti per una delle stagioni più agguerrite di sempre ci sono.

Mattia Caimi

Appassionato di moto in tutte le salse, é cresciuto leggendo i "Pensieri sporchi" del Ciaccia. Ama scrivere del mondo del motociclismo, fingendo di capirne qualcosa.

Le 10 novità di EICMA 2021 da non perdere

Le 10 novità di EICMA 2021 da non perdere

Le 10 novità di EICMA 2021 da non perdere​

Vi sveliamo le dieci novità più interessanti di EICMA 2021

Le novità di EICMA 2021. La fiera è finita da più di una settimana, ma noi non riusciamo ancora a dimenticare i bei tempi andati, fatti di corse per i padiglioni, circondati da innumerevoli moto, i personaggi più importanti del mondo del motociclismo e belle ragazze. Dopo sei giorni di fuoco, persi nel paese dei balocchi, siamo tornati alla dura realtà.

Cosa vi raccontiamo di EICMA? Delle sue protagoniste ovviamente, e no, non parliamo delle ragazze immagine, ma delle moto. Degli esseri scultorei che presiedono le motociclette, completandone la forma, inscritte in una perfetta sezione aurea, parleremo più avanti, in un articolo dedicato.

Oggi invece parliamo delle dieci moto più interessanti che sono state presentate a EICMA 2021. Il mercato. da qualche anno a questa parte, sta dimostrando un grande interesse per il segmento adventure e, infatti, le grandi novità rientrano in questa categoria. Cari amici pistaioli e smanettoni quest’anno rimarrete delusi, alla gente è tornata voglia di sporcarsi, o per lo meno di sognare di farlo.

Aprilia Tuareg 660

Probabilmente è la più attesa del salone. La Tuareg 660 incarna alla perfezione le esigenze degli utenti che vogliono una moto polivalente al massimo, senza eccedere in peso e potenza a tutto vantaggio dell’utilizzo offroad. Monta il bicilindrico delle Tuono ed RS della famiglia Aprilia, con una coppa dell’olio meno ingombrante e una fasatura rivista in modo da avere un carattere più adatto all’uso a cui è destinata. Abbiamo avuto modo di parlare con qualche tester delle testate giornalistiche più note e i commenti vanno da un timido: “è a livello delle concorrenti” a un “le altre se le mangia a colazione” facendo crescere in noi la voglia di provarla. Coff coff… Aprilia se ci sei batti un colpo. Se in medio stat virtus, come diceva mia nonna, siamo davanti a un mezzo che ce ne farà vedere delle belle.

Moto Guzzi V100 Mandello

Per la casa Lariana questa moto è sicuramente un passo avanti decisivo. La V100 Mandello è il modello con cui Moto Guzzi vuole affermare la sua presenza tra i grandi marchi del futuro e lo fa al centenario della sua nascita. Motore completamente nuovo denominato “compactblock” raffreddato a liquido, dotazione elettronica completa e sospensioni semiattive, e attenzione: è la prima moto di serie con aerodinamica adattiva. Un po’ touring e un po’ roadster, un po’ classica e un po’ moderna. Quale anno migliore di quello in cui se ne compiono 100 per cambiare passo?

Benelli TRK 800

Sviluppata a Pesaro e prodotta in Cina, la nuova Benelli fa un passo in avanti rispetto alla sorellina da mezzo litro. Le linee aggressive e i volumi più compatti della 502 le donano un look più adventure e meno pacioso. In Benelli sanno tenere i costi bassi, cosa da non sottovalutare quando si parla di vendite, e le caratteristiche tecniche come l’estetica ci sono. Con poco più di 75 CV si fa tutto e anche di più, senza far gridare al miracolo. L’anno prossimo sarà sicuramente in top ten vendite di categoria.

CFMoto MT800

Altra casa cinese ma questa volta con un po’ di Austria dentro. La CFMoto infatti ha stretto una collaborazione con KTM (Pierer Mobility AG, di cui KTM fa parte) per la produzione di veicoli in Cina e lo scambio di know how e materiali. La MT monta il propulsore LC8 di 799 cc già visto su Duke e Adventure 790, ha una linea molto personale, che a noi ricorda un po’ il muso di un cetatceo, e una dotazione elettronica completa. Anche qui il prezzo competitivo a far gola è assicurato. Stessa potenza dell’Adventure 790 (95 CV) e un po’ di coppia in meno (77 Nm in totale).

Honda NT1100

Equipaggiata con il motore delle Africa Twin 1100, la NT segna il ritorno di Honda nelle turismo con l’anteriore da 17 di grossa cilindrata. La linea ricorda un po’ quella dell’ X-ADV e non a caso vuole essere molto protettiva, con tanto di paratie per l’aria per i piedi. Sarà disponibile nella versione DCT (cambio automatico) e con il classico manuale. Non ci resta che aspettare che venga provata dalla stampa, o che Honda ci contatti per sapere cosa ne pensiamo.

Lucky Explorer Project

Vicino allo stand MVAgusta ce n’era un altro, che riportava il logo di una leggendaria livrea che decorava le moto di una notissima casa italiana, che per anni ha primeggiato alla Dakar. Allo stand stanziavano due prototipi, attorniati dalle moto che hanno scritto la storia dai Rally Raid Africani. Per ora si chiamano 9.5 e 5.5, nulla di più. Il primo sarà un prodotto premium, motorizzato MV e con componentistica di pregio. Il secondo un prodotto di fascia media, motorizzato Benelli e una componentistica di discreto livello. Monteranno rispettivamente cerchi con accoppiata 21-18 e 19-17, a sottolinearne l’indole. Alberto De bernardi, Events Coordinator di MV, ci ha raccontato dei due modelli Lucky Explorer Project e si è lasciato scappare un’ indiscrezione sul marchio con cui potrebbero uscire le nuove moto.

Fantic XEF 450 Rally

Base Yamaha per la nuova moto veneta da Rally. La XEF 450 verrà commercializzata in due versioni: quella in foto, omologata per uso stradale e una Racing specifica per le competizioni. Alla presentazione c’era Franco Picco, Dakariano di cittadinanza, che correrà su questa moto la prossima gara in Arabia Saudita. Franco per la sua ventottesima partecipazione alla Dakar si concederà le “coccole” del team ufficiale Fantic Motor dopo l’ esperienza dell’anno scorso nella categoria Original by Motul che una volta si chiamava Malle Moto.

Suzuki GSX-S GT

Suzuki lancia la sua nuova Gran Turismo, che viene lanciata con una dotazione completa di valigie laterali di serie, TFT, presa 12V e cupolino regolabile. Tutto ciò unito alla capacità di quelli di Hamamatsu di centrare il rapporto qualità prezzo. La linea della giapponese si discosta dal family feeling Suzuki, non riprendendo il solito faro centrale sviluppato verticalmente dei modelli più sportivi. L’anteriore ricorda un po’ le Tracer e le nuove R di Yamaha, mentre di lato si nota una certa somiglianza con i volumi della Ninja SX. La linea nel complesso è piacevole ma poco personale.

Triumph Tiger 1200

La tre cilindri di Hinckley è stata presentata in via definitiva pochi giorni fa ma a EICMA era presente in vesti provvisorie. Le grafiche in foto sono ancora quelle prototipali a trama ripetuta, che solitamente si usano per nascondere le linee sottostanti, ma in triumph hanno rivoluzionato il progetto, motivo per cui gli giustifichiamo il ritardo. È sicuramente una delle grandi attese, ci sarebbe piaciuto vedrela in via definitiva dal vivo.

Moto Morini X-Cape

La nuova adventure italiana ha tutte le carte in regola per essere apprezzata dal pubblico: sella bassa, un rapporto peso potenza adeguato e cerchi 19-17 tubeless. Tra le adventure di cilindrata medio bassa è quella che spicca di più per indole avventuriera e prezzo invitante. La lina è piacevole e ha già riscosso parecchio interesse tra gli appassionati.

10 +1: Ténéré 700 prototype

Più uno come l’intruso di cui mi sono accorto solo sistemando i vari scatti e più uno perchè più che una vera novità è un prototipo di cui non si conosce ancora il destino, anche se probabilmente, come si ventila da tempo, qualcuno (vedi sotto) potrebbe farci qualche rally. Devo ammettere che mi è piaciuta un sacco, ma dopo quattro anni di onorato servizio ci si aspettava qualche aggiornamento più di sostanza. Il progetto è validissimo e in Yamaha lo stanno sfruttando appieno, ma stiamo parlando di una moto, che per il 2022 è ancora allo stato prototipale, per quanto riguarda le sovrastrutture, ma pur sempre con le stesse caratteristiche tecniche di ormai tre anni fa. Grandissima aria di artigianalità e collaudatori d’eccezione come Alessandro Botturi -abbiamo intervistato Botturi, al link trovate il video- e Pol Tàrres. Dall’anno prossimo il numero delle rivali aumenterà, mentre di questa versione non si consce ancora il destino commerciale. In ottica futura una rinfrescata era d’obbligo.

Mattia Caimi

Appassionato di moto in tutte le salse, é cresciuto leggendo i "Pensieri sporchi" del Ciaccia. Ama scrivere del mondo del motociclismo, fingendo di capirne qualcosa.

Ecco perché Marc Marquez tornerà più forte di prima

Ecco perché Marc Marquez tornerà più forte di prima

​Ecco perché Marc Marquez tornerà più forte di prima.

A quasi un anno dall’infortunio il momento di Marc di tornare è arrivato. C’è chi dice che non sarà più lo stesso e chi che tornerà quello di prima. Io dico che col tempo vedremo il miglior Marc che si sia mai visto.

Marquez riuscirà a tornare forte come prima? É questo il quesito che gli appassionati di MotoGP di tutto il mondo si pongono ora che il rientro dell’otto volte iridato incombe. Ecco la nostra opinione.

L’attesa sembra quasi finita, nel prossimo GP Marc Marquez tornerà in sella alla Honda del team Repsol.  Sono passati quasi nove mesi da quel fatidico 19 Luglio, il giorno in cui lo spagnolo ci aveva prima fatto esaltare con la sua remuntada e poi svegliare di colpo con il drammatico incidente le cui conseguenze hanno portato – insieme a una buona dose di incoscienza da più parti – al calvario che tutti conosciamo. Il mondiale rimasto orfano di due dei suoi protagonisti, complice l’anno sabatico di Dovizioso, prenderà il volo.

A marzo, prima del gran premio inaugurale, la formica di Cervera ci aveva fatto sperare nel suo rientro pubblicando sui suoi canali social dei video del suo ritorno in sella dopo tutto questo tempo. E se, come diceva una pubblicità, “l’attesa del piacere è essa stessa il piacere”, Marquez deve avere deciso ti tenerci ancora un po’ sulle spine. Giusto per prolungare ancora un po’ questo piacere. Nove mesi di stop sono tanti per qualsiasi attività sportiva. Sono ancora più pesanti se si parla di competizioni. Se poi parliamo della massima categoria del motociclismo mondiale, con mezzi e gomme in continua evoluzione e gare in cui, per buon parte del tempo, si è a velocità folli a pochi centimetri dagli avversari, questo tempo può sembrare davvero invalidante. E allora perché, come scritto nel titolo, un pilota fuori dai giochi per mesi che è stato sottoposto a tre operazioni tornerà più forte di prima?

L’unico vero rivale di Marc Marquez è…Marc Marquez

Da quando corre in classe regina l’otto volte iridato ha avuto un grande vero avversario: se stesso. Di otto stagioni disputate in questa categoria, sette sono state vinte dallo spagnolo, una, nel 2015 da Jorge Lorenzo in un momento emblematico di quello che è sempre stato il tallone d’Achille di Marquez:  la straordinaria aggressività sportiva comunque tamponata da un talento fuori misura. Col passare delle stagioni, Marc ci ha fatto vedere principalmente tre cose: una velocità e una capacità di guidare sopra i problemi incredibili e l’abilità di raggiungere il limite in prova, superarlo e poi di sfiorarlo senza cadere in gara, o meglio, di non cadere quanto sarebbero caduti gli altri.

Se nel 2015 gli zeri in gara sono stati molti, col tempo Marquez ha ridotto notevolmente questi “sfortunati eventi”. Nel 2019, ultima stagione corsa e ultimo mondiale vinto, lo strapotere dimostrato dallo spagnolo è stato imbarazzante: 12 vittorie, 6 secondi posti e uno zero. Dati del genere commentano da sé il titolo dell’articolo. Ma a Jerez 1 nel 2020 il Marquez maturo e capace di accontentarsi – che pian piano aveva imparato a gestirsi – non è riuscito a contenere l’incredibile Marc, disputando una delle prestazioni più belle del motociclismo di tutti i tempi, per poi buttarla alle ortiche.

Se non fosse caduto la sua superiorità non solo sarebbe stata evidente tanto quanto lo è ora, sarebbe stata umiliante per i suoi colleghi. Ma da un pilota in grado di rifilare un secondo al giro agli avversari quando gli “si chiude la vena” dopo che ha fatto una delle sue (non) cadute, e nel giro di venti giri si è mangiato quindici posizioni, possiamo davvero aspettarci che non riesca a giocarsi, col tempo, la vittoria? Questa faccenda lo porterà a fare uno “step” ulteriore. Marquez potrebbe capire quanto stare lontano dal limite e quanto sia necessario accontentarsi, a volte, più di prima. Purtroppo per gli altri piloti questo “quanto” potrebbe non essere sufficiente a tenerlo lontano dalla vittoria. Ora è solo questione di giorni e il verdetto sarà sotto gli occhi di tutti.

Mattia Caimi

Appassionato di moto in tutte le salse, é cresciuto leggendo i "Pensieri sporchi" del Ciaccia. Ama scrivere del mondo del motociclismo, fingendo di capirne qualcosa.

I 42 del 46

I 42 del 46

​I 42 del 46

Alla soglia dei 42 anni Valentino dovrà decidere che ne sarà della sua carriera, mentre il suo apporto al motomondiale in altre vesti si fa sempre più importante.

I 42 del 46. Il 16 febbraio Valentino Rossi compirà 42 anni. la sua carriera straordinaria non ha certo bisogno di essere commentata. 9 mondiali, 115 vittorie iridate e 235 podi.  Il suo arrivo nel motomondiale 25 anni fa  ha letteralmente rivoluzionato il mondo delle corse in moto. I numeri, soprattutto per i piloti, si sa, sono importanti, per alcuni l’unico motivo per cui correre, parametro di riferimento con cui confrontarsi per valutare il bilancio di una carriera frutto di un’intera vita di sacrifici dedicata alla passione per le due ruote.

Ma una carriera come quella di Rossi non può certo essere raccontata a suon di cifre e ranking. Le imprese di cui è stato capace vanno ben oltre podi e vittorie: Valentino è riuscito a incollare la gente al televisore, a farla muovere per andare in circuito a vederlo correre. Valentino ha creato la marea gialla.

Con l’arrivo di questo pilota il motomondiale ha cambiato volto, da sagra di paese si è trasformato in evento mondano, da sport di nicchia in evento di massa capace di attirare milioni di spettatori e di far gola a molti sponsor. Il calo di audience quando manca l’italiano è di quasi un terzo. Il che per un popolo pronto a seguire il proprio beniamino nazionale è già sicuramente notevole. Ma il nostro neo quarantaduenne ha una appeal ben sopra  il normale e questo dato, in realtà, si riferisce al mondo intero. Eh sì, perché lungo le piste di tutto il mondo è pieno di tifosi che portano i colori del 46, che sventolano il suo numero e vestono il suo merchandising. Questi numeri parlano di un potere comunicativo enorme e fuori dal comune. La gente non si ricorda di Rossi solo per le sue imprese motociclistiche, la gente si ricorda di quel ragazzo sempre col sorriso e un po’ strafottente, che a suon di vittorie e gag scherzose si è fatto strada nel cuore di appassionati e non. Se a questo mix già efficace di per sé aggiungiamo l’unione di avversari che hanno dato vita a rivalità storiche, otteniamo la ricetta perfetta per ottenere una miscela attrattiva senza precedenti.

Biaggi, Gibernau, Stoner, Lorenzo, Marquez sono solo alcuni, sicuramente i più memorabili dei suoi avversari. Mentre gli altri partecipano ai gareggiamenti del circus organizzato dalla Dorna, Rossi ne attraversa l’intera storia recente segnandone indelebilmente il corso, attore protagonista di un mondo che gli deve tanto. Sono già un po’ di anni che, a ragione visti età e risultati, dentro e fuori dal paddock ci si chiede per quanto ancora il dottore correrà.

L’anno scorso è stata l’ultima stagione del pesarese con la divisa ufficiale Yamaha, per lui un (mezzo) cambio di casacca dopo 10 anni di felice matrimonio nel team ufficiale, intervallati solo dalla deludente esperienza in Ducati. Un addio non definitivo che vede il pilota passare nel team satellite, Petronas, della stessa casa di Iwata. Sì, perché i numeri saranno freddi e conteranno anche poco ma non contano certo niente e, di solito, hanno un significato bene preciso. Nelle competizioni quel che conta sono i risultati e se di anni ne hai 42, non vinci una gara da 3 e non raggiungi l’iride da 10  le domande sorgono spontanee.  Gli ultimi anni per Valentino sono stati tutti in salita e il 2020 neanche a dirlo è stata per lui la peggior stagione da quando corre nella classe regina. Le tante cadute e la  positività al Covid-19 si sono  aggiunte a una stagione partita zoppa per tutti. L’età per lui avanza, nel mondiale continuano ad approdare nuove promesse che spostano in alto l’asticella, mentre il dottore sembra faticare a tenere il ritmo dei più giovani freschi e agguerriti.

Ma Rossi, si sa, non è certo un novellino e tanto meno uno sprovveduto. Da anni il pesarese sta contribuendo al futuro del motomondiale e del motociclismo italiano e ovviamente anche al suo.

Nel 2014, infatti, nasce lo  Sky Racing Team VR46, tramite cui Rossi e il suo entourage si impegnano per aprire le porte del motomondiale ai giovani talenti italiani. Praticamente in contemporanea Rossi fonda la sua Academy usata dal tavulliano per selezionare e coltivare un vivaio di nuove promesse mettendogli a disposizione tutto il necessario per crescere ed aumentare le proprie abilità. In anni dove gli Spagnoli raccolgono a mani basse tutti i risultati più importanti, lasciando le briciole agli altri, ecco che il genio del dottore salta fuori, di nuovo, pronto a ispirare una nuova generazione di piloti.

L’idea sembra essere valida a riconferma ci sono i piloti, che ogni anno si contendono il titolo nelle classi in cui il team e presente e da quest’anno il team darà i suoi colori a una moto nella top class, segno che i rumors  sull’approdo in motogp della squadra erano fondati.  Oramai sono 10 anni che si sente parlare dell’addio di Rossi alle gare, da quel 2011 in cui il rapporto con Ducati sembrava aver spento la miccia di un pilota che della sua esplosività dentro e fuori dalle pista aveva fatto il suo tratto distintivo. Eppure gli anni sono passati, il pesarese ha di nuovo sfiorato il titolo e ha avuto modo di togliersi qualche altra soddisfazione. E adesso?

Adesso sembrerebbe proprio il momento di dedicarsi completamente al ruolo manageriale in cui in realtà è già proiettato da tempo, di passare quel testimone che ha messo in mano alle nuove generazioni ma che ancora non è riuscito a lasciar andare, incapace di abbandonare quello stile di vita che lo accompagna sin da giovanissimo, fatto di paddock allenamenti  e adrenalina. Il rischio che si corre però è quello di lasciare un ricordo sbiadito e ombreggiato si se stessi. Lasciare le competizioni non più come il mattatore sulla cresta dell’onda ma il vecchio leone che sgomita nel branco per sopravvivere alle nuove cucciolate in arrivo sempre più forti mature e dominanti.

La decisione non spetta a certo a noi a cui resta solo da arrovellarci. Intanto godiamoci quest’ultimo anno in cui Valentino sarà sicuramente in pista su una moto, mentre il suo apporto futuro per il motociclismo è in piena ascesa, sperando che faccia crescere e porti alla vittoria nuovi giovani talenti. Non ci resta che augurargli tanti auguri.

Mattia Caimi

Appassionato di moto in tutte le salse, é cresciuto leggendo i "Pensieri sporchi" del Ciaccia. Ama scrivere del mondo del motociclismo, fingendo di capirne qualcosa.