“Dialoghi del silenzio che canta”: la nuova mostra di Alessio Schiavo

“Dialoghi del silenzio che canta”: la nuova mostra di Alessio Schiavo

“Dialoghi del silenzio che canta”, la nuova mostra di Alessio Schiavo

In occasione delle Giornate di Primavera del Fai, l’artista Alessio Schiavo espone a Vaprio d’Agogna. La mostra si terrà il 26 e il 27 marzo

Un titolo quasi ossimorico, un insieme di contrasti che si completano, seguono, si mischiano. Un po’ come la vita stessa. Sabato 26 e domenica 27 marzo, durante le giornate di Primaversa organizzata dal FAI (il Fondo Ambientale Italiano) verrà presentata Dialoghi del silenzio che canta, una mostra personale dell’artista italiano Alessio Schiavo, a cura di Christian Vittorio M. Garavello.

Custodi del sogno

In quel di Vaprio d’Agogna (NO), tra villa Bono Cairoli e la Chiesa di S. Rocco e della Beata Vergine della Neve, verrà esposto questo ciclo di opere inedite dell’artista, frutto di un progetto appositamente pensato per l’evento e gli splendidi spazi della dimora e della vicina Chiesa.

Le opere, allestite tra la villa e la Chiesa, sviluppano un ulteriore passo nella ricerca artistica di Schiavo, una ricerca che privilegia il lavoro dell’artista tra la materia pittorica, pastelli a cera e solventi, e il supporto, quasi sempre autoprodotto utilizzando carta accoppiata su tela.

Con questa mostra, l’artista indaga un nuovo approccio al suo operare, ovvero, il rapporto con un luogo dotato di una spazialità precisa: gli spazi della Villa e della Chiesa, non vengono intesi come sfondi neutri sui quali collocare le opere, ma entrano in vivo contatto con esse, giungendo ad attivare quel Dialogo cui il titolo della mostra si riferisce.​

E dunque, nella prima sala, la sala delle colonne, è ospitato un gioco di illusioni tra le decorazioni e le opere di Schiavo. Le colonne dipinte alle parteti, intervallate da grandi campiture azzurre, scandiscono lo spazio cercando si smaterializzare il muro della dimora. Le piccole tele che costituiscono l’opera nulla più che uccelli d’aria nel profumo della sera simulano il volo di uno stormo di uccelli che occupa, per il tempo di uno sguardo, lo spazio dipinto tra una colonna e l’altra.

Fuga in Egitto

Nella seconda sala è presente l’opera, thinking about you, l’unica opera non espressamente pensata per gli spazi della villa, in quanto opera estremamente intima e personale dell’artista e del suo recente trascorso. Tuttavia, essa è collocata nella stanza rossa, ovvero un ambiente che ha perso la propria memoria a causa del recente restauro. E dunque l’unica stanza che, per certi versi, ha perso la propria memoria ospita la memoria dell’artista.

La terza sala è definita stanza blu, perché un tempo le pareti erano ricoperte da una carta da parati indaco con un motivo floreale, ora non più presente e sostituito da una colorazione uniforme blu. È sulla memoria del colore, che era e che è stato sostituito oggi successivamente al restauro, che lavora Schiavo realizzando la serie on blue, un ciclo di sei opere su carta.

Al piano superiore della villa si trovano le due tele, i custodi del sogno, che costituiscono la quarta opera del percorso espositivo. Le tele si collocano in una piccola stanza, ai lati della porta che conduce alla stanza da letto. Il piccolo ambiente presenta due aspetti non trascurabili: è disadorno, il che consente a Schiavo di poter lavorare con maggior libertà e senza eccessivi vincoli, cosa che invece sarebbe risultata complessa nelle altre stanze del piano che presentano ricche decorazioni alle pareti. Inoltre, questo piccolo spazio, è un luogo immaginato come protettivo di un ambiente intimo e delicato per gli abitanti della casa.

On Blue

L’ultima opera è pensata per la vicina Chiesa di San Rocco e della Madonna della Neve, il soggetto delle due tele, collocate ai lati dell’altare sopra le due porte laterali, è la Fuga in Egitto, tema che da sempre affascina Schiavo, anche per la sua costante attualità.

Il Settecento illumina Palazzo Morando

Il Settecento illumina Palazzo Morando

Il Settecento illumina Palazzo Morando

Le sale espositive al primo piano di Palazzo Morando | Costume Moda Immagine ospitano la mostra “SETTECENTO” con protagonisti tre abiti del Settecento perfettamente conservati e donati dall’associazione AMICHAE.

Il percorso espositivo

Fino al 29 maggio sarà possibile visitare il percorso espositivo, a cura di Enrica Morini e Margherita Rosina, con il coordinamento del conservatore Ilaria De Palma. La mostra, attraversando i secoli, ha l’obiettivo di raccontare la Storia del Costume dal 1700 fino ad oggi.  Gli abiti protagonisti appartenevano ad una famiglia di Castiglione delle Stiviere (Mantova) che li ha conservati per oltre tre secoli. Il percorso della mostra racconta un viaggio all’interno della storia dove sono proprio gli abiti a parlare e a raccontare una parte di vita: Il primo l’abito confezionato con sete verde cannellèe broccata con motivo floreale è una robe à la française; il secondo è un completo formato da una gonna ampia e il corpetto con le maniche lunghe di taffetà amaranto e un giacchino aderente con le balze in vita; l’ultimo un bustier-corpetto con maniche, aperto sul davanti in seta cannelée operata rosso violaceo.

La bellezza lungo i secoli

La straordinarietà di questi abiti oltre il perfetto stato di conservazione dei tessuti che non hanno subìto alcun rifacimento, è soprattutto la modernità stessa che essi si portano dietro. I tessuti luminosi e vivi trasmettono al visitatore quasi la voglia di voler indossare questi abiti: il ricco ricamo floreale per esempio potrebbe tranquillamente essere indossato da qualche modella sulle attuali passerelle della settimana della moda di Milano. Gli altri pezzi, altrettanto belli e sontuosi, danno la possibilità di immergersi totalmente nel viaggio all’interno della Storia del Costume e ci mostrano come gli stilisti dei giorni nostri si siano ispirati sia nei tessuti che nei modelli agli abiti settecenteschi.

Un viaggio tra passato e presente

La seconda parte della mostra è dedicata all’influenza che il Settecento ha avuto sulla moda contemporanea. Sarà possibile ammirare alcuni capi gentilmente donati a Palazzo Morando e provenienti dagli archivi di grandi case di moda. Grandi stilisti come Versace, Vivienne Westwood, Dolce & Gabbana, ma anche Max Mara e la Fondazione Gianfranco Ferrè si sono ispirati a questo periodo storico per molte delle loro creazioni. I corpetti ed i bustier stringati, simbolo di femminilità, sono tornati in questi ultimi anni sulle passerelle di moda; così come i tessuti con ricami floreali ed i Toile de Jouy, ossia i tessuti che ritraggono scene campestri e bucoliche, tipicamente usati nel passato per gli arredi, ma nel corso degli anni molte case di moda hanno deciso di optare per questo tessuto, come ad esempio Max Mara nella sua collezione Primavera-estate 2018, o Vivienne Westwood nel 1996. Questo percorso dà l’opportunità non solo di ammirare la bellezza di abiti del Settecento, ma anche di farci capire come le radici del nostro passato influenzino le idee del nostro futuro.

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Rachele Bordini

Ciao mi chiamo Rachele Bordini e sono una giovane sognatrice. Sono una grande viaggiatrice, amo il buon cibo e la moda. Scrivo per IoVoceNarrante perché per me la scrittura è libertà.
Studio lettere ma non bevo mai caffè.
Il mio motto è Aliis volat propriis

Wonder Woman: una storia che dura 80 anni

Wonder Woman: una storia che dura 80 anni

Wonder Woman: una storia che dura 80 anni

Fino al 23 marzo 2022 a Palazzo Morando sarà possibile visitare la mostra dedicata a Wonder Woman, a cura di Alessandra Marchi e promossa da Gruppo 24ore.

Chi è Wonder Woman

“Bella come Afrodite, saggia come Atena, più veloce di Hermes e più forte di Ercole”

Dall’idea dello psicologo americano William Moulton Marston nel 1941, le prime illustrazioni di Harry G. Peter ci riportano l’immagine di una forte giovane donna dall’aspetto mitologico, ma vestita con i colori della bandiera americana. Il disegnatore rappresenta una donna giunonica non solo nell’aspetto, ma il profondo lavoro psicologico ideato da William M. Marston si interseca perfettamente con la forma fisica, che trasmette potenza e forza: l’eroina non ha nulla da invidiare ai suoi colleghi Batman e Superman.

I fumetti, la tv e il grande schermo

La mostra inizia con l’esordio di Wonder Woman sancito dalla prima copertina di Sensation Comics #1 del 1942, che inaugura la serie di fumetti dedicata all’eroina, dopo il debutto nel 1941 all’interno delle pagine All-Star Comics #8. Il periodo che segue è quello chiamato della Golden Age” di Wonder Woman (1941-1955), ovvero il periodo in cui il fumetto negli Stati Uniti raggiunge l’apice del suo successo attraverso alcune delle copertine più iconiche di quel tempo. Durante gli anni Sessanta il character viene completamente ripensato per essere più al passo con i tempi e con i valori di quel periodo, le vengono tolti i poteri a partire dal 1968 e l’eroina viene resa partecipe di un’ondata femminista. Alla fine degli anni Settanta verrà prodotto da ABC il telefilm Wonder Woman interpretato da Lydia Carter diviso in due serie distinte: la prima incentrata sui fumetti della Golden Age e ambientata durante la Seconda guerra mondiale, mentre la seconda (The New Adventures of Wonder Woman) è ambientata negli anni Settanta e prodotta dalla CBS. Cruciali per la rinascita di Wonder Woman saranno gli anni Ottanta, dove un nuovo ciclo narrativo pubblicato da DC dall’aprile 1985 al marzo 1986 con le magnifiche illustrazioni di George Pérez e le nuove avventure scritte da Greg Potter e Len Wein porteranno nuova linfa all’eroina, consacrandola nell’olimpo dei supereroi.

Wonder woman e l’influenza nella moda

La mostra si conclude con un viaggio attraverso i costumi della celebre Amazzone. Un’icona pop che ha influenzato la moda, ma che si è fatta anche influenzare da quest’ultima: i costumi di Wonder Woman hanno attraversato per ottant’anni molteplici cambiamenti, ma risultano sempre moderni e attuali anche ai giorni nostri. Il completo con i colori della bandiera americana, presente soprattutto nel riadattamento cinematografico prodotto da Warner Bros. Pictures “Wonder Woman” (2017), viene sostituito in “Wonder Woman 1984” (2020) da un’altro totalmente oro, visibile all’interno della mostra così come altri oggetti di scena appartenenti all’eroina. Il viaggio si conclude con una videoinstallazione a cura dello storico della moda Maurizio Francesconi, che mostra come in questi Ottanta anni di incredibile successo la moda abbia influenzato la figura di Wonder Woman e come gli abiti siano diventati lo specchio di un passato, di un presente e di un futuro in eterna oscillazione tra loro.

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Rachele Bordini

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“Medialmente. Infiniti transiti del Quadro Mediale”: la nuova mostra di Davide Maria Coltro

“Medialmente. Infiniti transiti del Quadro Mediale”: la nuova mostra di Davide Maria Coltro

“Medialmente. Infiniti transiti del Quadro Mediale”: la nuova mostra di Davide Maria Coltro

Dal 16 dicembre al 5 febbraio 2022 alla Kroyma Art Gallery di Lugano andrà in scena la nuova mostra di Davide Maria Coltro. Una prima volta da non perdere…

​Nuova mostra, nuovo viaggio alla scoperta dell’opera Davide Maria Coltro. Dal 15 dicembre sino al 5 febbraio 2022, la Kromya Art Gallery di Lugano ospiterà la mostra dell’artista veronese dal titolo Medialmente. Infiniti transiti del Quadro Mediale, a cura di Alberto Fiz. Una mostra che segue e continua il lungo percorso dell’artista e indaga il costante divenire, la capacità (forse l’obbligo insito nella natura stessa) dell’uomo di continuare a mutare.

LA MOSTRA

La rassegna, divisa in quattro ambienti, analizza attraverso 35 opere l’evoluzione del Quadro Mediale concentrandosi sul rapporto con la storia dell’arte e i temi classici della pittura quali PaesaggioNatura morta, Studio di figura Astrazione.
Il visitatore viene accolto da un grande Quadro Mediale dove i quattro ambiti di ricerca si susseguono e si rinnovano durante tutto il periodo della mostra. Per quest’occasione Coltro ha elaborato una modalità espressiva che sconfina nella performance intervenendo da remoto, durante l’esposizione: “Come diceva Eraclito – afferma Alberto Fiz – non ci si bagna mai due volte nello stesso fiume. E in questo caso ogni volta che il visitatore vorrà venire in mostra si troverà di fronte a un’opera differentein progress, con una continua alterazione della dimensione temporale che esalta l’aspetto mentale dell’intero percorso, come suggerisce il titolo dell’intera rassegna”.

IL QUADRO MEDIALE

Il Quadro Mediale, inventato da Coltro nel 2001, è un nuovo media che modifica la fruizione dell’opera d’arte in quanto consente di produrre un flusso estetico e iconico in perenne cambiamento. Non più, dunque, un dispositivo fisso come nel caso del video, ma un’opera che in base agli input dell’artista sviluppa un processo che non può essere determinato aprioristicamente, secondo una metodologia che oggi trova molti proseliti tra i tanti artisti che fanno uso degli NFT (le opere d’arte virtuali, ndr.).

In questa circostanza, il Quadro Mediale interferisce con i percorsi della storia dell’arte partendo dal Paesaggio, in bilico tra le atmosfere romantiche di Caspar David Friedrich e le foto-pitture di Gerhard Richter. La sezione prevede anche la presenza delle Arborescenze, forme di architetture naturalistiche, dove Coltro indaga il tema della nascita e della germinazione.

Se lo spazio destinato alla Natura morta si caratterizza per l’ibridazione tra oggetti che hanno partecipato al cambiamento dello stile di vita, qui posti nelle condizioni di sviluppare una loro progressiva alterità, non manca l’applicazione del Quadro Mediale alle logiche dell’Astrazione dove la lenta metamorfosi degli elementi crea dialoghi imprevedibili tra maestri quali Giacomo Balla e Piet Mondrian e l’estetica digitale. Gli Studi di figura hanno, infine, come fulcro proprio la recente personale milanese allo Studio Museo Francesco Messina nella quale Coltro ha composto danze virtuali dentro quinte teatrali immaginarie sovrapponendo e modificando talune opere dello scultore siciliano dedicate alla sua musa Aida Accolla, ex prima ballerina della Scala, con una particolare attenzione alla componente segnica.

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Ciascuna sezione della mostra, poi, propone diversi piani di lettura e da ciascun Quadro Mediale derivano le icone digitali prodotte in esemplare unico che sembrano fissare l’istante frantumando il flusso temporale: “Sono Filiazioni, ovvero opere generate dal Quadro Mediale, ma di lettura indipendente, che divengono memoria del continuo divenire”, ha commentato Coltro. “È la fase in cui lo sguardo si deposita sull’immagine e ne cattura i contenuti”.


L’ARTISTA

Davide Maria Coltro, nato a Verona nel 1967, vive a Milano. La sua ricerca artistica è rivolta all’utilizzo delle tecnologie di massa con inedite architetture che modificano i criteri di creazione, diffusione e fruizione dell’arte. Il risultato di questo studio è il Quadro Mediale o System di cui è l’inventore: si tratta di un dispositivo in continuo sviluppo progettuale che elabora e costruisce dando inizio a una nuova percezione dell’opera d’arte. Il quadro digitale non solo risponde ad una visione storica e culturale attuale, ma sprigiona il potere evocativo del quadro tradizionale.

I quadri mediali sono presenti nelle collezioni permanenti di prestigiose raccolte pubbliche e private tra cui: Galleria d’Arte Moderna Achille Forte di Verona, Collezione VAF Stiftung di Francoforte,  Collezione Panza di Biumo  di Varese, Galleria Civica Ezio Mariani di Seregno, Collezione Unicredit di Milano, GASC, Galleria d’Arte Sacra del Contemporaneo di Milano.