Design tra mente e materia: “Makers1”

Design tra mente e materia: “Makers1”

Design tra mente e materia: “Makers1”

Nello spazio espositivo di Caselli 11-12, a Milano, va in scena “Makers1”, il primo appuntamento di una serie di mostre dedicate al design contemporaneo…

Una partita a scacchi tra la materia e la mente”. Per raccontare “Makers1”, il primo appuntamento di una serie di mostre dedicata al design contemporaneo – “on stage” nello spazio espositivo di Caselli 11-12 (Piazzale Principessa Clotilde 11-12 a Milano) fino al 15 gennaio – partiamo da questa frase, dall’incipit del testo curatoriale rilasciato in occasione dell’evento.

E “Makers1” è proprio una partita a scacchi tra materia e mente, l’incontro tra legno e metallo, tra teoria e pratica in uno spazio che racchiude ed esalta i contrasti che diventano dialogo. “Designer e materiali entrano in rapporti di dialogo e negoziazione – spiega il comunicato – si scontrano e si scambiano i ruoli. Adottando il contatto diretto con gli elementi come prospettiva progettuale, la mostra accorcia le distanze tra il pensiero e la creazione di oggetti.
Adottando il contatto diretto con gli elementi come prospettiva progettuale, la mostra accorcia le distanze tra il pensiero e la creazione di oggetti”
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“Makers 1” si sviluppa attorno a due punti focali, legno e metallo, per considerarne le specificità e le possibilità di applicazione nel design contemporaneo, insieme alle ricorrenze e alle mutazioni formali che li caratterizzano. Lungo il percorso espositivo, la verità della materia incontra le astrazioni della tecnica: alle volte i materiali sembrano dissiparsi, soggiogati dalle norme imposte dalla sintesi geometrica e dalla storia dell’architettura; in altri casi emergono nella loro natura densa e concreta, come spazio in cui domina l’imponderabilità”.   

Un gioco di contrasti e di “scambi” tra materiali, funzioni, realtà. Tra l’ambiente domestico e quello industriale, tra l’estetica e la praticità. Un punto d’incontro tra la forma e la funzionalità.
Seguendo questa linea di ricerca, “Makers1” sfida i limiti e le convenzioni che tendono a separare, unire o sovrapporre il contesto domestico a quello industriale tramite una selezione di lavori che esaminano questa polarità – spesso superandola”.
A noi non resta che consigliarvi la visita.

IN MOSTRA
Katy Brett, goons, Lewis Kemmenoe, Marc Morro, RAM Isole, Arnaud Eubelen, LOTTO studio, Levent Ozruh, Jaclyn Pappalardo, Bram Vanderbeke, Antonio Barone, Bureau Barbier Bouvet, Chris Fusaro, Claudia Girbau, Matteo Guarnaccia, LS GOMMA, Raphael Kadid, Max Milà Serra, NM3, Laura Sebastianes, Jan Hendzel Studio, Studio Verter, The Back Studio, Piovenefabi, Tornasol Studio, Heim+Viladrich, Johan Viladrich, studioutte, Zaven.

LO SPAZIO
Lo spazio espositivo multi-funzione di Caselli 11–12 nasce nel 2022 grazie al processo di restauro conservativo dei caselli daziari di Porta Nuova attuato da Oltrefrontiera Progetti, azienda di design e architettura che opera nel settore retail e visual dal 1993, di cui la giovane realtà è un’estensione.

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Francesco Inverso

Quando scrissi la prima volta un box autore avevo 24 anni, nessuno sapeva che cosa volesse dire congiunto, Jon Snow era ancora un bastardo, Daenerys un bel personaggio, Antonio Cassano un fuoriclasse e Valentino Rossi un idolo. Svariati errori dopo mi trovo a 3* anni, con qualche ruga in più, qualche energia in meno, una passione per le birre artigianali in più e una libreria colma di libri letti e work in progress.
Sbagliando si impara…a sbagliare meglio.

Antonio Bassanini, costruttore del Novecento: la mostra a Milano

Antonio Bassanini, costruttore del Novecento: la mostra a Milano

Antonio Bassanini, costruttore del Novecento: la mostra a Milano

Una mostra per raccontare la vita e le opere di un imprenditore protagonista di un capitolo importante della storia italiana e il rapporto tra architettura, ingegneria, design e imprenditoria edile…

Dal 5 dicembre 2022 al 15 gennaio 2023 con la mostra Antonio Bassanini. Costruttore del Novecento – a cura di Chiara Bassanini, Giovanna Franco Repellini e Andrea Strambio de Castillia – l’ADI Design Museum e gli eredi Bassanini raccontano la storia di Antonio Bassanini (Rosate, 22 dicembre 1899 – Varese, 16 dicembre 1997) che con il suo percorso professionale e personale ha attraversato tutto il Novecento, coinvolgendo e trasformando l’intero Paese.

Antonio Bassanini alla sua scrivania (circa 1952), sul retro appeso al muro il ritratto di suo padre Luigi che perse a 4 anni. Courtesy Eredi Bassanini.

Imprenditore e costruttore, Antonio Bassanini con il suo lavoro ha sottolineato l’indissolubile legame tra architettura, ingegneria, design e imprenditoria edile: la mostra evidenzia la funzione fondamentale del costruttore e il suo contributo spesso meno conosciuto e compreso rispetto al lavoro di architetti e designer ma che, come nel caso di Bassanini, ha avuto un ruolo centrale nella costruzione di Milano e di vari luoghi in Italia tra le due guerre e nella ricostruzione postbellica fino agli anni Settanta.

Grazie alle sue collaborazioni con numerosissimi architetti e designer (tra cui Portaluppi, Libera, Gio Ponti, Muzio e successivamente Mattioni, Caccia Dominioni, Magistretti, Figini e Pollini, Asnago e Vender), tutto il lavoro di Bassanini è stato un fondamentale trait d’union tra progettazione architettonica e costruzione edile, operando con un’impresa che al suo apice è arrivata a gestire fino a venti grandi cantieri contemporaneamente e 3.000 operai.

Il percorso di mostra è articolato in nove aree tematiche, a partire da quella biografica, dall’infanzia all’arrivo a Milano come studente, dagli esordi della sua vita professionale fino al ritiro dall’attività, in cui un video realizzato con filmati storici, ripercorre la vita, la personalità e l’impegno sociale di Bassanini con aneddoti, testimonianze dell’epoca e una serie di interviste ai curatori. Nella parte dedicata al regesto completo di tutti gli edifici realizzati, invece, sono presenti due mappe interattive che permettono di conoscere i luoghi in cui l’impresa Bassanini ha realizzato interventi e opere nella città di Milano e nell’intera penisola. I numerosi edifici realizzati sono raggruppati per tipologie: pubblici, industriali e agricoli, urbani (residenze e uffici) e religiosi.
Nel percorso vengono inoltre affrontati alcuni temi fondamentali della tecnica della costruzione, come la riqualificazione e il riuso di alcune strutture, l’evoluzione del cantiere nel Novecento e il rapporto con gli architetti e gli ingegneri (in particolare con l’ingegnere Arturo Danusso e con gli architetti Luigi Mattioni e Piero Portaluppi).

Ogni sezione è completata da fotografie storiche e recenti, approfondimenti testuali, documenti e video dell’epoca e contemporanei, progetti, schizzi e modellini realizzati dall’Ufficio Tecnico Bassanini o dagli architetti e ingegneri con cui collaborava, in mostra grazie ai prestiti di alcune istituzioni culturali, tra cui il Mart – Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Rovereto, l’Archivio Storico Diocesano di Milano e la Fondazione Vico Magistretti di Milano.

Dopo aver maturato esperienza di cantiere sotto la guida di Arturo Danusso – padre dell’ingegneria strutturale italiana dello scorso secolo e in particolare dell’utilizzo del calcestruzzo – suo maestro e amico per la vita, Antonio Bassanini agli inizi degli anni Venti fonda la sua impresa, che in pochi anni diviene una tra le più efficienti e affidabili del Paese.
Attraverso l’utilizzo di materiali innovativi, macchinari d’avanguardia, lo studio di nuove tecniche costruttive e un’ottima organizzazione imprenditoriale, Antonio Bassanini ha realizzato abitazioni, industrie, uffici, chiese, ospedali e infrastrutture che hanno cambiato il volto di Milano e della penisola. Tra i lavori per l’industria nel capoluogo lombardo si ricordano gli stabilimenti della Pirelli, della CGE-Ansaldo, dell’Innocenti, della Bianchi e della Carlo Erba. L’attività nel settore residenziale lo vede interprete delle evoluzioni nella tecnica e nell’estetica che cambiano il volto alla città: dal bugnato di via Lanzone al curtain wall di corso Europa, dal consolidamento del campanile di Sant’Ambrogio alla costruzione delle nuove chiese volute dal cardinal Montini.

La storia di Bassanini arricchisce la conoscenza di quel mosaico di imprese familiari protagoniste del “miracolo economico” del dopoguerra, cui si deve il merito di aver trasformato l’Italia in un grande Paese industriale.
Fondatore del Collegio dei costruttori edili di Milano, oggi Assimpredil Ance, e ANCE (Associazione Nazionale Costruttori Edili), membro dell’UCID (Unione Cristiana Imprenditori Dirigenti) e attivo sostenitore della Democrazia Cristiana, Bassanini fu sempre animato da una profonda passione civile e politica, indirizzata al benessere e alla crescita del Paese. Si dimostrò anche assai coraggioso, aiutando alcuni Ebrei nella fuga e opponendosi ai Tedeschi durante la guerra: si rifiutò infatti di collaborare con la deportazione di lavoratori in Germania, subendo per questo la requisizione di diversi mezzi e attrezzature.

 Mercoledì 11 gennaio 2023, dalle 11.00 alle 13.00, è prevista una visita guidata gratuita della mostra con i curatori Chiara Bassanini, Giovanna Franco Repellini e Andrea Strambio De Castillia. L’evento è organizzato in collaborazione con la Fondazione dell’Ordine degli Architetti PPC della Provincia di Milano.

La mostra è organizzata con il patrocinio di: Comune di Milano; Politecnico di Milano; Ordine degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori della Provincia di Milano; ANCE, Associazione nazionale costruttori edili di Milano, Lodi, Monza e Brianza; UCID, Unione cristiana imprenditori dirigenti.

Tokyo: un’installazione per il mondo iperconnesso

Tokyo: un’installazione per il mondo iperconnesso

Tokyo: un’installazione per il mondo iperconnesso

Nella Capitale giapponese apre “Wirescapes: connessi con il tessuto urbano”, si è tenuta una mostra d’arte di ByLUDO e Toto Tvalavadze che utilizza lo spazio come una tela per visualizzare la complessità della vita urbana ormai legata a quella digitale…

“Wirescapes: connessi con il tessuto urbano” è una mostra d’arte di ByLUDO e Toto Tvalavadze con mixed-media che utilizza lo spazio come una tela per visualizzare la complessità della vita urbana iperconnessa. La mostra si è tenuta a Tokyo dall’11 al 20 novembre. L’installazione combina fotografie di strada e materiali tecnologici riciclati, mostrando modi creativi di unire e mescolare diverse discipline.

Tutto parte dalla presa di corrente della galleria UNTITLED Space, fonte di energia e punto di partenza del viaggio attraverso cavi elettrici che collegano fotografie con scorci urbani giapponesi.

Mentre le persone spesso ricercano la solitudine e la calma in una grande metropoli, Wirescapes dimostra come una città collegata ci aiuti a scoprire nuove prospettive, a lasciare un segno positivo o persino a creare una nuova connessione che ispirerà gli altri.

Una iperconnessione che, numeri alla mano, sta cambiando il nostro mondo.

Nel nostro mondo iperconnesso, anche un piccolo cambiamento provoca un effetto a catena sul tessuto urbano, amplificando il potere delle decisioni individuali. Se le nostre azioni promuovono uno stile di vita sostenibile ed etico, avranno un impatto su una comunità più ampia e, di conseguenza, su una parte più significativa della città.

Wirescapes è il risultato di una connessione inaspettata ed unica che, per ironia della sorte, è solo possibile in un grande contesto urbano. Due personalità eccentriche – l’architetto e desiner italiano, Ludovica Cirillo, dedita alla sostenibilità, e l’ingegnere del software georgiano, Toto Tvalavadze, con una passione per la fotografia – si sono incrociate a un picnic per ammirare la fioritura dei ciliegi nel cuore di una città di 37 milioni di persone. Crediamo nelle connessioni casuali – dicono – perché “non puoi collegare i punti guardando avanti; puoi collegarli solo guardando indietro”. Ogni punto è l’inizio di una nuova connessione.

 

Tierra, la nuova mostra di Galindo al PAV di Torino

Tierra, la nuova mostra di Galindo al PAV di Torino

Tierra, la nuova mostra di Galindo al PAV di Torino

È stata inaugurata al PAV Tierra, la mostra personale dell’artista Regina José Galindo, artista guatemalteca che da più di vent’anni indaga il tema della giustizia sociale attraverso pratiche performative il cui baricentro espressivo si situa nella relazione tra il corpo e l’ambiente…

Venerdì 4 novembre 2022, nella cornice di Artissima, è stata inaugurata al PAV Tierra, la mostra personale dell’artista Regina José Galindo, artista guatemalteca che da più di vent’anni indaga il tema della giustizia sociale attraverso pratiche performative il cui baricentro espressivo si situa nella relazione tra il corpo e l’ambiente. L’esposizione, a cura di Marco Scotini, fa seguito a quelle dedicate all’artista indiana Navjot Altaf e all’artista indonesiana Arahmaiani nell’indagare le specifiche relazioni che intercorrono tra sfruttamento ambientale e soggetti oppressi, le donne e le minoranze, decentrando lo sguardo oltre i confini geografici e culturali del cosiddetto occidente.

La mostra a cura di Marco Scotini ripercorrerà la ventennale carriera di Galindo (vincitrice del Leone d’Oro alla 51° Biennale di Venezia come miglior giovane artista) focalizzandosi sui modi in cui ogni suo contatto con gli elementi naturali vada letto in chiave intersezionale e militante. E tra tutti gli elementi naturali, la terra che dà il titolo alla mostra ha un suo particolare statuto: l’approccio di Galindo si sottrae a qualsiasi declinazione essenzialista del rapporto tra terra e corpo femminile, anticipando e nondimeno influenzando le più recenti tendenze della ricerca artistica ecofemminista. Il percorso esporrà i risultati di un approccio evolutosi nel corso degli anni, dal focus iniziale verso le problematiche politico-sociali guatemalteche, all’attenzione (site-specific) verso i contesti e le comunità con cui l’artista si trova ad interagire. Infine, in occasione dell’opening, una performance inedita basata sulla materia fossile connette il percorso espositivo all’attuale crisi umanitaria ed energetica.

Originaria di Guatemala City (1974), Regina José Galindo utilizza il corpo come strumento privilegiato di una pratica artistica intensa, inaugurata alla fine degli anni Novanta; lontana dalle ricerche formali condotte nelle scuole d’arte tradizionali, sin da subito Galindo utilizza l’arte come modalità di comunicazione e azione politica: nata e cresciuta durante la lunga dittatura militare guatemalteca, assiste sin dalla più tenera età ad una guerra civile connotata da feroci pratiche repressive, sino alla pulizia etnica nei confronti delle popolazioni indigene.

Cuore fisico e concettuale della mostra, la performance Tierra (2013) testimonia il trauma che innerva la memoria del suo popolo. Un trauma in cui la terra è baricentro di crimini consumati aggredendo i corpi – la pala meccanica che scava una fossa attorno al corpo di Galindo, allude alle fosse comuni in cui i militari gettavano oppositori politici e persone indigene – quanto sul piano politico ed economico: il colpo di stato che inaugura il regime militare di Carlos Castillo Armas nel 1954, venne sostanzialmente costruito dagli Stati Uniti per tutelare gli interessi della società United Fruit Company.

Parallelamente, in Mazorca (2014) l’azione predatoria e violenta rappresentata dalla pala meccanica si trasla in quattro uomini che recidono con un machete le piante intorno al corpo dell’artista, in piedi al centro di un campo di mais. Le strategie repressive dei militari annoveravano proprio la distruzione dei campi, fondamentali per il sostentamento della popolazione indigena. Una minaccia a cui ha fatto seguito, vent’anni dopo il termine del conflitto, da una legge approvata nello stesso 2014 dal Congreso de la República, comunemente nota come legge Monsanto. Il nome della celebre multinazionale statunitense ci riporta all’inscindibilità di ecologia e politica. Con la mostra di Galindo, il PAV Parco Arte Vivente ribadisce in maniera particolarmente cristallina il filo conduttore della propria programmazione, affermando che la sensibilità nei confronti dell’ecologia non possa essere in alcun modo scissa da una radicale analisi delle relazioni di potere economico e politico che disegnano il capitalismo contemporaneo.

Regina José Galindo è nata nel 1974 a Guatemala City, dove vive e lavora. Leone d’Oro alla Biennale di Venezia nel 2005 nella categoria giovani artisti; ha ricevuto il Prince Claus Award in Olanda, il premio speciale alla 29° Biennale di Lubiana e il Robert Rauschenberg Award. I suoi lavori sono presenti in numerose collezioni pubbliche, tra cui Centre Pompidou, Parigi; MEIAC- Museo Extremeño e Iberoamericano de Arte Contemporáneo, Badajoz; Fondazione Galleria Civica, Trento; MMKA, Budapest; Castello di Rivoli, Torino; Daros Foundation, Zurigo; Blanton Museum, Austin; UBS Art Collection, Basilea; Miami Art Museum; Cisneros Fountanal Art Foundation, Miami; Madco-Museum of Contemporary Art, Costa Rica.

Nel periodo di apertura al pubblico della mostra, su prenotazione, le AEF Attività Educative e Formative del PAV propongono alle scuole e ai gruppi l’attività laboratoriale Patchwalking – Creazione di nuovi territori OMGFree. Il bene comune, inteso come totalità planetaria da preservare, sottende un codice collettivo che è proprio di tutte le specie viventi. Le migrazioni e gli spostamenti producono una continua contaminazione tra locale e globale, per cui le geografie e le culture si ridistribuiscono e mutano secondo criteri di ibridazione, adattabilità e incontro.

Durante il laboratorio, a partire dal valore simbolico della terra, che ciascun gruppo è invitato a portare dal proprio luogo di appartenenza, e attraverso l’utilizzo di pigmenti colorati messi a disposizione, viene prodotto un elaborato collettivo in cui l’esperienza materica con la terra dà vita a una mappatura organica fatta di tracce e traiettorie.

Arthur Jafa: RHAMESJAFACOSEYJAFADRAYTON

Arthur Jafa: RHAMESJAFACOSEYJAFADRAYTON

Arthur Jafa: RHAMESJAFACOSEYJAFADRAYTON

Dal 4 novembre 2022 al 15 gennaio 2023, la prima personale dedicata all’artista e regista statunitense da un’istituzione italiana

Le OGR Torino presentano RHAMESJAFACOSEYJAFADRAYTON, la prima mostra personale in Italia dedicata all’artista e regista statunitense Arthur Jafa da un’istituzione italiana, dal 4 novembre 2022 al 15 gennaio 2023.

La mostra è stata commissionata e prodotta dalle OGR Torino in collaborazione con la Serpentine di Londra e curata da Claude Adjil e Judith Waldmann con Hans Ulrich Obrist, ed è stata specificamente concepita per i maestosi spazi delle OGR.

La pratica di Arthur Jafa comprende film, manufatti e happening che sfidano ogni categorizzazione in una ricerca sulla Black culture negli Stati Uniti di un’intensità e complessità senza precedenti. Realizzate in oltre tre decenni, le sue opere multidisciplinari mettono in discussione alcuni assunti culturali dominanti su temi identitari e razziali attraverso esperienze cinematografiche sperimentali e immersive. Alla 58a Biennale di Venezia (2019), con l’opera The White Album, esposta in mostra a May You Live in Interesting Times al Padiglione Centrale dei Giardini, è stato premiato con il Leone d’oro come miglior artista.
Una domanda ricorrente guida la pratica artistica di Arthur Jafa: come possono i media, gli oggetti, le immagini statiche e quelle in movimento trasmettere la potenza, la bellezza e l’alienazione proprie della Black music statunitense? Un’indagine alla quale allude anche il titolo della mostra, RHAMESJAFACOSEYJAFADRAYTON, citando i nomi di tre chitarre elettriche: Arthur Rhames (1957–1989), Pete Cosey (1943–2012), Ronny Drayton (1953–2020).

“Siamo davvero onorati di inaugurare qui alle OGR Torino la prima personale organizzata in Italia e dedicata a un artista del calibro di Arthur Jafa, in collaborazione con la Serpentine di Londra. Di fronte alle opere di Jafa non possiamo non riconoscere messaggi e stimoli fondamentali sui temi dell’identità e dell’inclusione che superano ogni confine. L’Arte assume qui una connotazione e una forza espressiva globale e si fa strumento di partecipazione e dialogo sociopolitico, attraverso le istituzioni culturali chiamate a un necessario ruolo di cassa di risonanza.
Con questa mostra le OGR Torino si confermano dunque piattaforma di sperimentazione, ma soprattutto
agorà votata al dibattito, aperto e costruttivo, su temi della nostra contemporaneità”, dichiara Massimo Lapucci, CEO delle OGR Torino.

RHAMESJAFACOSEYJAFADRAYTON si concentra sull’ultima opera video di Arthur Jafa, AGHDRA (2021). In questo lavoro della durata di 85 minuti i visitatori sono avvolti da immagini, generate al computer, di onde nere, opulente e ipnotiche, in costante evoluzione sotto il cielo di un eterno tramonto.

Un impianto audio all’avanguardia permette non solo di ascoltare il suono dell’installazione immersiva, ma anche di viverlo fisicamente attraverso le vibrazioni. Il suono sostiene e allo stesso tempo interrompe il flusso di coscienza dello spettatore. Testi di canzoni popolari per lo più Black come Love don’t live here, live here no more (Rose Royce, Love don’t live here anymore, 1978) accompagnano l’installazione, rafforzando lo scenario apocalittico evocato.Stimolando tutti i nostri sensi, l’esperienza di AGHDRA è contestualizzata attraverso una serie di carte da parati e stampe che riflettono la continua ricerca di Arthur Jafa sul concetto di Blackness. Una sezione della mostra presenta una selezione di immagini tratte dai Picture Books – serie di immagini che l’artista ha iniziato raccogliere a metà degli anni ‘80, mosso dall’impulso ossessivo di spingersi verso le cose che lo disturbano e non tirarsi indietro, come detto da lui stesso. I Picture Books contengono immagini intense, belle, crude, sorprendenti, terrificanti e stimolanti, che hanno trovato spazio nelle ormai iconiche video-opere di Arthur Jafa, come Love is the Message, The Message is Death (2016), APEX (2013) e, più recentemente, nel video musicale di Kanye West (Ye) Wash Us In The Blood feat. Travis Scott (2020).

La mostra è stata originariamente sviluppata con Amira Gad e questa nuova iterazione è parte del tour organizzato dalla Serpentine a seguito della mostra di Arthur Jafa A Series of Utterly Improbable, Yet Extraordinary Renditions.

Dal 2017 la mostra è stata presentata alla Julia Stoschek Collection, Berlino (2018) al Moderna Museet, Stoccolma (2019) alla Galerie Rudolfinum, Praga (2019) e al Serralves Musem of Contemporary Art, Porto (2020). La mostra ha subito una continua evoluzione che culmina nella nuova collaborazione tra Serpentine l’artista e OGR.

La mostra alla Serpentine era costituita da un’installazione site-specific in cui l’artista aveva trasformato lo spazio della galleria in una serie di assemblage che combinavano film, fotografia e found footage. Durante la mostra del 2017, Jafa ha presentato il suo film Love is the Message, the Message is Death (2016) in un’installazione site-specific agli Store Studios, co-presentata dalla Serpentine e The Vinyl Factory. Durante il weekend del finissage, l’artista ha sviluppato una Listening Session con Steve Coleman, Morgan Craft, Micah Gaugh, Melvin Gibbs, Jason Moran, Okwui Okpokwasili, e Kokayi Carl Walker seguita da un vinile in edizione limitata prodotto da The Vinyl Factory e Serpentine.

Nel 2017 Arthur Jafa ha anche preso parte all’annuale rassegna Park Nights organizzata dalla Serpentine. Park Nights è una piattaforma live, interdisciplinare e sperimentale all’interno del Serpentine Pavilion commissionato annualmente dalla galleria.

A evidenziare la relazione con la musica e la contaminazione tra differenti discipline e media proprie della pratica di Arthur Jafa, in occasione dell’inaugurazione di RHAMESJAFACOSEYJAFADRAYTON, il 4 novembre alle ore 22.30, il pianista e compositore jazz Jason Moran, la violoncellista e compositrice Okkyung Lee e il bassista Melvin Gibbs si esibiranno insieme, nel Duomo di OGR Torino, per una serata ideata dall’artista. 

OPERE IN MOSTRA

 Arthur Jafa
AGHDRA, 2021
4K video (sound, color and black and white)
Duration: 1 hour, 14 minutes, 59 seconds

 Arthur Jafa
Ka-ba-ka-la, 2022
mixed-media Installation (okume wood, print on wallpaper, black acrylic, black steel rails, red steel pipes)