Antonio Bassanini, costruttore del Novecento: la mostra a Milano

Antonio Bassanini, costruttore del Novecento: la mostra a Milano

Antonio Bassanini, costruttore del Novecento: la mostra a Milano

Una mostra per raccontare la vita e le opere di un imprenditore protagonista di un capitolo importante della storia italiana e il rapporto tra architettura, ingegneria, design e imprenditoria edile…

Dal 5 dicembre 2022 al 15 gennaio 2023 con la mostra Antonio Bassanini. Costruttore del Novecento – a cura di Chiara Bassanini, Giovanna Franco Repellini e Andrea Strambio de Castillia – l’ADI Design Museum e gli eredi Bassanini raccontano la storia di Antonio Bassanini (Rosate, 22 dicembre 1899 – Varese, 16 dicembre 1997) che con il suo percorso professionale e personale ha attraversato tutto il Novecento, coinvolgendo e trasformando l’intero Paese.

Antonio Bassanini alla sua scrivania (circa 1952), sul retro appeso al muro il ritratto di suo padre Luigi che perse a 4 anni. Courtesy Eredi Bassanini.

Imprenditore e costruttore, Antonio Bassanini con il suo lavoro ha sottolineato l’indissolubile legame tra architettura, ingegneria, design e imprenditoria edile: la mostra evidenzia la funzione fondamentale del costruttore e il suo contributo spesso meno conosciuto e compreso rispetto al lavoro di architetti e designer ma che, come nel caso di Bassanini, ha avuto un ruolo centrale nella costruzione di Milano e di vari luoghi in Italia tra le due guerre e nella ricostruzione postbellica fino agli anni Settanta.

Grazie alle sue collaborazioni con numerosissimi architetti e designer (tra cui Portaluppi, Libera, Gio Ponti, Muzio e successivamente Mattioni, Caccia Dominioni, Magistretti, Figini e Pollini, Asnago e Vender), tutto il lavoro di Bassanini è stato un fondamentale trait d’union tra progettazione architettonica e costruzione edile, operando con un’impresa che al suo apice è arrivata a gestire fino a venti grandi cantieri contemporaneamente e 3.000 operai.

Il percorso di mostra è articolato in nove aree tematiche, a partire da quella biografica, dall’infanzia all’arrivo a Milano come studente, dagli esordi della sua vita professionale fino al ritiro dall’attività, in cui un video realizzato con filmati storici, ripercorre la vita, la personalità e l’impegno sociale di Bassanini con aneddoti, testimonianze dell’epoca e una serie di interviste ai curatori. Nella parte dedicata al regesto completo di tutti gli edifici realizzati, invece, sono presenti due mappe interattive che permettono di conoscere i luoghi in cui l’impresa Bassanini ha realizzato interventi e opere nella città di Milano e nell’intera penisola. I numerosi edifici realizzati sono raggruppati per tipologie: pubblici, industriali e agricoli, urbani (residenze e uffici) e religiosi.
Nel percorso vengono inoltre affrontati alcuni temi fondamentali della tecnica della costruzione, come la riqualificazione e il riuso di alcune strutture, l’evoluzione del cantiere nel Novecento e il rapporto con gli architetti e gli ingegneri (in particolare con l’ingegnere Arturo Danusso e con gli architetti Luigi Mattioni e Piero Portaluppi).

Ogni sezione è completata da fotografie storiche e recenti, approfondimenti testuali, documenti e video dell’epoca e contemporanei, progetti, schizzi e modellini realizzati dall’Ufficio Tecnico Bassanini o dagli architetti e ingegneri con cui collaborava, in mostra grazie ai prestiti di alcune istituzioni culturali, tra cui il Mart – Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Rovereto, l’Archivio Storico Diocesano di Milano e la Fondazione Vico Magistretti di Milano.

Dopo aver maturato esperienza di cantiere sotto la guida di Arturo Danusso – padre dell’ingegneria strutturale italiana dello scorso secolo e in particolare dell’utilizzo del calcestruzzo – suo maestro e amico per la vita, Antonio Bassanini agli inizi degli anni Venti fonda la sua impresa, che in pochi anni diviene una tra le più efficienti e affidabili del Paese.
Attraverso l’utilizzo di materiali innovativi, macchinari d’avanguardia, lo studio di nuove tecniche costruttive e un’ottima organizzazione imprenditoriale, Antonio Bassanini ha realizzato abitazioni, industrie, uffici, chiese, ospedali e infrastrutture che hanno cambiato il volto di Milano e della penisola. Tra i lavori per l’industria nel capoluogo lombardo si ricordano gli stabilimenti della Pirelli, della CGE-Ansaldo, dell’Innocenti, della Bianchi e della Carlo Erba. L’attività nel settore residenziale lo vede interprete delle evoluzioni nella tecnica e nell’estetica che cambiano il volto alla città: dal bugnato di via Lanzone al curtain wall di corso Europa, dal consolidamento del campanile di Sant’Ambrogio alla costruzione delle nuove chiese volute dal cardinal Montini.

La storia di Bassanini arricchisce la conoscenza di quel mosaico di imprese familiari protagoniste del “miracolo economico” del dopoguerra, cui si deve il merito di aver trasformato l’Italia in un grande Paese industriale.
Fondatore del Collegio dei costruttori edili di Milano, oggi Assimpredil Ance, e ANCE (Associazione Nazionale Costruttori Edili), membro dell’UCID (Unione Cristiana Imprenditori Dirigenti) e attivo sostenitore della Democrazia Cristiana, Bassanini fu sempre animato da una profonda passione civile e politica, indirizzata al benessere e alla crescita del Paese. Si dimostrò anche assai coraggioso, aiutando alcuni Ebrei nella fuga e opponendosi ai Tedeschi durante la guerra: si rifiutò infatti di collaborare con la deportazione di lavoratori in Germania, subendo per questo la requisizione di diversi mezzi e attrezzature.

 Mercoledì 11 gennaio 2023, dalle 11.00 alle 13.00, è prevista una visita guidata gratuita della mostra con i curatori Chiara Bassanini, Giovanna Franco Repellini e Andrea Strambio De Castillia. L’evento è organizzato in collaborazione con la Fondazione dell’Ordine degli Architetti PPC della Provincia di Milano.

La mostra è organizzata con il patrocinio di: Comune di Milano; Politecnico di Milano; Ordine degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori della Provincia di Milano; ANCE, Associazione nazionale costruttori edili di Milano, Lodi, Monza e Brianza; UCID, Unione cristiana imprenditori dirigenti.

Architettura storica per stili di vita contemporanei

Architettura storica per stili di vita contemporanei

Architettura storica per stili di vita contemporanei

Vittorio Grassi firma il progetto di rinnovamento per gli spazi di lavoro flessibile Regus in piazzale Biancamano a Milano

È stato ultimato il progetto firmato da Vittorio Grassi Architects per il prestigioso immobile di piazzale Biancamano 8 gestito da AXA IM Alts per conto dei propri clienti, oggi in locazione a Regus, brand del gruppo IWG, leader negli spazi di lavoro flessibile e co-working.
L’intervento rigenera un’imponente costruzione di fine ‘800 caratterizzata da un’architettura tipicamente milanese, rinnovata seguendo una strategia di progettazione integrata: è stato conservato il fascino del palazzo storico aggiornando al contempo le prestazioni energetiche e tecnologiche, creando ambienti funzionali e confortevoli con un profilo estetico di alto livello.

Il progetto, per la realizzazione del quale lo studio è stato affiancato da Tétris (azienda del Gruppo JLL leader nel design x build e nel fit-out di spazi di lavoro), è stato eseguito con un approccio particolarmente attento ai temi della sostenibilità, del comfort e della vivibilità degli spazi. Grazie all’assistenza di Deerns Italia, “Biancamano 8” ha infatti ottenuto la certificazione “Very Good” secondo il protocollo internazionale BREEAM, che valuta l’edificio secondo un’analisi complessiva di tutti gli aspetti legati alla sostenibilità ambientale, economica e sociale.

Il restyling architettonico ha previsto la riorganizzazione di tutti gli ambienti disposti su n.5 piani – che si articolano in lobby, n.3 sale di co-working, n.72 uffici, n.4 sale riunioni, spazi indoor e outdoor dedicati ai break, all’interazione e allo svago – oltre all’implementazione di un raffinato sistema illuminotecnico e di infrastrutture tecnologiche di ultima generazione, con nuovi impianti dati, elettrici e antincendio.

Nello specifico, il progetto ha visto al piano terra la creazione di una hall che permette di connettere piazzale Biancamano alla corte interna, facilitando il passaggio a tutte le aree del palazzo. La nuova lobby, un ambiente elegante e accogliente, è uno spazio polifunzionale dove si trovano la segreteria, un’area di accoglienza, postazioni di coworking, phone booth e un’area break. Proseguendo negli spazi che affacciano su Bastioni di Porta Volta, si trovano altre postazioni coworking e sale riunioni, riconfigurabili in base alle necessità tramite pareti mobili.

Dal primo al quarto piano si alternano uffici e sale riunioni, alcuni dei quali dotati di terrazzo, scanditi dall’utilizzo di pareti vetrate ed infissi color grafite che generano originali contrasti cromatici con i colori neutri di pavimentazione e soffitto, dando luminosità agli interni e donando un “look and feel” dal sapore contemporaneo. 

Ad ogni piano si trovano aree comuni di servizio e piccoli ma confortevoli spazi lounge in adiacenza dell’ingresso degli ascensori. Al terzo piano si trova un’altra sala break comune, che si apre sul terrazzo: uno ampio spazio affacciato sulla silenziosa corte interna, che l’intervento ha trasformato in zona lounge dove poter pranzare o lavorare all’aperto, in linea con le nuove esigenze lavorative.

Per quanto riguarda la palette cromatica, gli interni vedono la presenza dominante di diverse nuance di grigio, ricercate e rilassanti, che spaziano dallo storm grey delle aree break al grigio più chiaro selezionato per arredi e complementi. Per alcuni elementi si accostano ai grigi alcuni colori pastello come sabbia o salvia, mentre l’illuminazione è affidata a lampade da soffitto e da tavolo, sospensioni, faretti e applique dal design pulito e contemporaneo.

Omnicanalità: l’87% degli italiani online è disponibile a condividere informazioni personali

Omnicanalità: l’87% degli italiani online è disponibile a condividere informazioni personali

Omnicanalità: l’87% degli italiani online è disponibile a condividere informazioni personali

Secondo uno studio dell’Oservatori Politecnico di Milano l’87% degli italiani online è disponibile a condividere informazioni personali, ma solo il 6% delle aziende raccoglie e misura i dati correttamente

Nel 2022, solo il 13% degli Internet user in Italia si dichiara contrario in qualunque caso alla condivisione di propri dati personali con le aziende (il 10% tra le nuove generazioni, circa il 20% tra i baby boomers). La restante parte lo farebbe a fronte di un pagamento o vantaggio economico (40%), meno pubblicità (26%), assistenza più celere (26%), accesso a servizi o contenuti di valore (25%).

Nonostante le opportunità di ottenere dati ci siano, solo il 6% delle grandi e medio-grandi aziende nel nostro Paese possiede ad oggi un approccio realmente avanzato all’omnicanalità. Queste aziende sono caratterizzate principalmente da un responsabile unico, dei modelli organizzativi ben strutturati, un budget complessivo ben definito, un approccio evoluto alla misurazione degli impatti di tale strategia sul business aziendale, nonché da tecnologie adeguate a personalizzare l’esperienza cliente. All’opposto, si trova un 22% di aziende che sta muovendo i primi passi in questa direzione, iniziando a percepire l’esigenza e a definire gli obiettivi della strategia omnicanale.

Queste alcune delle evidenze emerse dalla sesta edizione dell’Osservatorio Omnichannel Customer Experience, promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano* e presentate all’evento “Omnichannel Customer Experience: alla ricerca della sinfonia vincente”.

La strategia di Omnichannel Customer Experience 

Se fino a qualche anno fa la trasformazione ‘cliente centrica’ e omnicanale costituiva un volano di differenziazione competitiva, il contesto pandemico prima e l’incertezza economica poi hanno innalzato la priorità del tema: investire nel dialogo con i propri acquirenti e assumere una prospettiva integrata significa permettere alle aziende di ridurre alcune inefficienze di processo e di avviare un circolo virtuoso con il cliente stesso” dichiara Nicola Spiller, direttore dell’Osservatorio Omnichannel Customer Experience “La trasformazione omnicanale è pervasiva e coinvolge l’intera organizzazione. Come in un’orchestra, tutte le funzioni e i processi aziendali (dal Marketing alla Logistica, dalla Produzione alle Vendite) devono suonare all’unisono, avendo come obiettivo il miglioramento dell’esperienza del cliente. Ciò richiede un forte commitment del vertice aziendale e, nella maggior parte dei casi, una profonda trasformazione organizzativa”.

Tra le grandi e medio-grandi aziende italiane si è giunti ormai a una buona consapevolezza riguardo la necessità di tale approccio. Il 75% circa delle imprese analizzate, infatti, ha intrapreso – seppur con differenti livelli di maturità – un percorso di trasformazione omnicanale. Tuttavia, in molti casi si è ancora lontani dalla meta. Nonostante, infatti, sia aumentata la consapevolezza e il coinvolgimento del vertice aziendale manca ancora un approccio chiaro e sistemico, basato su una roadmap definita volta a guidare il cambiamento in maniera strutturata e con una prospettiva di lungo periodo. Un chiaro sintomo di ciò è la limitata diffusione, ad esempio, di un “direttore d’orchestra”, ossia un unico responsabile per l’Omnichannel Customer Experience (OCX), presente solo nel 36% delle aziende del campione. Inoltre, pochissime aziende (15%) hanno stanziato un budget complessivo per la trasformazione omnicanale.

In questo momento storico il cliente chiede a gran voce di essere ascoltato e si aspetta di vivere delle esperienze sempre più fluide, personalizzate, coerenti e sinergiche. Circa il 60% delle esperienze che coinvolgono più di un canale (fisico e digitale) non soddisfa tuttavia queste aspettative. Infatti il consumatore giudica queste esperienze come non pienamente “sinfoniche”, ossia non possiedono almeno una delle caratteristiche  di fluidità, coerenza, personalizzazione e sinergia. Lavorare in questa direzione però ripaga: il 98% degli utenti Internet che ha vissuto esperienze interamente omnicanale, infatti, si dichiara pienamente soddisfatto.

La conoscenza del cliente alla base dell’omnicanalità 

La concreta implementazione della trasformazione omnicanale presuppone la progettazione di una chiara data strategy, quale pietra angolare di un dialogo coerente e personalizzato con la propria customer base. La maggioranza delle realtà analizzate si focalizza ancora esclusivamente su dati basici (come l’anagrafica o lo storico d’acquisto), mentre solo un gruppo ristretto (33%) gestisce dati più complessi in grado di abilitare una conoscenza più completa del cliente (come quelli provenienti da canali social, comportamentali o legati a feedback rilasciati). 

Per superare tale ostacolo è possibile sfruttare l’elevata propensione del consumatore online a condividere proprie informazioni a fronte di un vantaggio (87% dei casi). Infatti, solo il 13% degli utenti internet si dichiara sempre contrario alla condivisione del dato (il 10% delle nuove generazioni, circa 20% dei baby boomers), la restante parte lo farebbe a fronte di un pagamento o vantaggio economico (40%), meno pubblicità (26%), assistenza più celere (26%), accesso a servizi o contenuti di valore (25%).

Non è però sufficiente raccogliere informazioni: queste vanno integrate in logica di Single Customer View. Ad oggi solo il 20% delle realtà intervistate lavora in tale direzione includendo anche dati avanzati e ottenendo così una vista “ricca” sul singolo utente. 
Una volta raccolti e integrati i dati, la loro valorizzazione passa dalla capacità di analizzarli ed estrarne insight da “dare in pasto” alle funzioni che interagiscono con il cliente (marketing, vendite, customer care). Tuttavia si confermano ancora poche le realtà che riescono a compiere un ulteriore passo avanti rispetto alle più tradizionali analisi descrittive: il 36% delle organizzazioni ha sviluppato analisi predittive, in grado ad esempio di anticipare i bisogni dei propri clienti, e il 22% si è addirittura spinto fino ad analisi prescrittive, utili ad offrire suggerimenti per migliorare la relazione del cliente con l’azienda.

In questo scenario, le tecnologie adottate dalle aziende riflettono la situazione di luci e ombre finora descritta. La gran parte delle realtà utilizza ancora tool basici come fogli di calcolo e CRM tradizionali, e solo alcune (27%) hanno adottato strumenti evoluti come la Customer Data Platform, in grado di garantire una piena integrazione dei dati e di fornire una vista unica sul cliente.

Grande successo per il Milano Design Film Festival

Grande successo per il Milano Design Film Festival

Grande successo per il Milano Design Film Festival

Grande successo per la 10ª edizione della kermesse che ha portato al cinema il mondo dell’architettura e del design

Cinque giorni di programmazione per cinque sezioni, più di quaranta titoli, sedi diffuse dal centro alla periferia cittadina e iniziative che hanno coinvolto addetti ai lavori, appassionati, architetti, designer e studenti: si è conclusa con un grande successo la 10ª edizione del Milano Design Film Festival, che dal 22 al 26 novembre 2022 ha portato in città il meglio della produzione di film dedicati all’architettura e al design nazionale e internazionale.

Nuova linfa a questa importante edizione del Festival è stata impressa dalla direzione artistica di Cristiana Perrella, critica e curatrice indipendente, affiancata da un team di Guest Curator protagonisti di una nuova sezione del programma, IMMAGINARE, con il compito di ampliare e ridefinire i confini tra il design e altre discipline: il filosofo Emauele nCoccia, l’architetta, ricercatrice e autrice Bianca Felicori e l’architetta e designer franco-iraniana India Mahdavi.

La kermesse che dal 2013 racconta, attraverso il video nelle sue varie forme, le concezioni più contemporanee del design e dell’architettura, ha abitato diversi luoghi della città – Triennale Milano, Anteo Palazzo del Cinema, Cinema Teatro Edi/Barrio’s, Fondazione dell’Ordine degli Architetti PPC della Provincia di Milano, Tilane, Biblioteca e centro culturale, Paderno Dugnano, ADI Design Museum – raggiungendo un pubblico più ampio e raccontando il design da nuove prospettive.

Cinque le sezioni di questa edizione rinnovata: Selezione Ufficiale MDFF22 con film internazionali in première italiana; IMMAGINARE, affidata alle proposte dei Guest Curator; Premio AFA – Architecture Film Award; Premio MDFF Student Award e la nuova sezione RADICI, con l’omaggio a Gae Aulenti.

Con oltre quaranta titoli tra film, documentari, corti e lungometraggi, film d’animazione e storie di progettisti di ieri e di oggi, il programma della 10a edizione del Milano Design Film Festival ha raccontato il design non solo attraverso le proiezioni, ma anche con tavole rotonde e talk aperti al pubblico.

Inaugurato martedì 22 novembre con la première assoluta del documentario Sinceramente, Gae, prodotto da Sky Arte, il Festival ha preso il via con una serata-evento nel gremito Salone d’Onore di Triennale Milano alla presenza di Tommaso Sacchi, Assessore alla Cultura del Comune di Milano, Nina Bassoli, curatrice di Triennale per architettura, rigenerazione urbana e città, e Cristiana Perrella, Direttrice Artistica del Festival, che hanno presentato la nuova edizione per lasciare poi spazio alla proiezione della pellicola dedicata a Gae Aulenti: un omaggio al lavoro di uno dei più grandi nomi del design e dell’architettura italiani e preludio ideale della sezione RADICI del Festival a lei dedicata.

Martedì 22 è iniziato anche presso gli spazi del Barrio’s l’Atelier Alternativo, il laboratorio per bambini del quartiere ideato dall’artista Driant Zeneli a partire dal suo film in programma The Firefly Keeps Flying and the Snake Keeps Growing, 2022. I bambini sono stati invitati a lavorare per due pomeriggi con l’artista e uno specialista di robotica per creare una nuova storia, una favola contemporanea su strani animali, architetture e… plastica usata.

Mercoledì 23 novembre è stata la prima giornata di proiezioni presso Anteo Palazzo del Cinemacon i primi tredici film – in concorso e non – presentati da incontri con gli autori. Tra i titoli: Robin Hood Gardens di Adrian Dorschner e Thomas Beyer, Grethe Meyer – The Queen of Danish Design di Isabelle Bernadette Brammer e Palazzo Luce di Alessandra Galletta, che ha registrato il sold-out.
La sera ha preso il via IMMAGINARE, sezione del Festival a cura dei tre guest curator: Emanuele Coccia ha presentato LA MODA FUORI STAGIONE, una serie di riflessioni – con dieci corti – intorno all’abito e alle forme meno visibili della sua esistenza, a metà strada tra moda e arte contemporanea.

Giovedì 24 novembre il Festival si è diviso tra la sede della Fondazione dell’Ordine degli Architetti PPC della Provincia di Milanoe il Cinema Teatro Edi/Barrio’s. Nella prima sede sono stati presentati, tra gli altri, The Opening di Davide Rapp e M.G. GRASSO CANNIZZO – ANM 2018 Ordinary Re-construction di Andrea Giannone. Il Cinema Teatro Edi/Barrio’s, oltre a proiettare film come Best in the World di Hans Christian Post e The Firefly Keeps Falling and The Snake Keeps Growing di Driant Zeneli, ha fatto da palcoscenico alla rassegna curata da Bianca Felicori all’interno di IMMAGINARE: INFLATABLE, BABY, una raccolta di nuove forme di arte, architettura e design gonfiabili nate tra gli anni Sessanta e Settanta.

L’Anteo Palazzo del Cinema è tornato a essere protagonista venerdì 25 novembre con tante proiezioni tra cui Big Ears Listen With Feet di Bêka & Lemoine e James vs. Wines: The highrise of meanings di Gianluca Vassallo.
Incredibile successo per il film Infinito. L’universo di Luigi Ghirri di Matteo Parisini, che ha registrato un doppio sold-out al botteghino. Venerdì si è svolto anche l’ultimo appuntamento della sezione IMMAGINARE: IRANITÀ, a cura di India Mahdavi, con un focus composto da immagini e film che hanno raccontato l’Iran da una prospettiva intima ma non per questo lontana dall’attualità.

A sottolineare l’intenzione di fare del Festival un’occasione di approfondimento, ricerca e attualizzazione di personalità storicizzate del design e dell’architettura facendone dialogare il lavoro con le pratiche più attuali, sabato 26 novembre ha debuttato RADICI, la nuova sezione dedicata, quest’anno, a Gae Aulenti di cui nel 2022 si celebra il decimo anniversario della scomparsa. Un’intensa mattinata presso Tilane, Biblioteca e centro culturale di Paderno Dugnano – progetto dalla stessa Aulenti – per un incontro sugli aspetti più generativi dell’eredità lasciata dal grande architetto e designer, approfonditi da Nina Artioli, Nina Bassoli, Matilde Cassani, Emilia Giorgi e Sara Ricciardi, con proiezione di materiali inediti dall’Archivio Gae Aulenti.

Durante il pomeriggio del sabato, l’ADI Design Museum è stato il teatro per la cerimonia di premiazione. Per l’MDFF Student Award è Giorgia Bucci, con il suo corto Gravity, ad aggiudicarsi il Premio della Giuria composta da Damiano Gullì, Domitilla Dardi e VEGA che afferma: “la giuria ha deciso di assegnare il premio al corto per la sua originale reinterpretazione delle suggestioni di Unknown Unknowns. An Introduction to Mysteries, Esposizione Internazionale di Triennale Milano, e delle tematiche a essa legate. Bucci esplora infatti il tema della gravità, centrale nella mostra, e si ricollega idealmente al lavoro di Jessica Wienne e Jean-Michel Alberola sulle lavagne, offrendo una personale traduzione del rapporto tra scrittura, segno, formula, cancellazione, riformulazione definendo un paesaggio visivo che, nel suo continuo mutare, riflette l’affascinante mobilità del pensiero umano messo a confronto con lo sconosciuto”.

Con 327 voti su oltre 1.100 votanti Weightless di Mattia Dierickx ottiene invece il Premio del Pubblico.

Per il Premio AFA Architecture Film Award, la giuria composta da Elisa Cattaneo, Luca Molinari e Giulia Ricci, per la categoria Architecture’s Film ha premiato Robin Hood Gardens di Adrian Dorschner e Thomas Beyer “per la raffinata qualità filmica, la precisa ricerca sull’edificio e le sue vicende, sia storiche che contemporanee, e per lo sguardo lucido con cui è stato osservato un edificio per molti versi leggendario, simbolo della generazione che, per prima, si è posta l’obiettivo di superare i dogmi del Moderno”.

Per la categoria Studio’s Film, il premio è stato assegnato a The Opening di Davide Rapp, con la seguente motivazione: “Keymaster e Gatekeeper sono le due figure enigmatiche inventate per raccontare gli spazi di Deamicisarchitetti. I due tecnici conducono in un viaggio straniante e quasi onirico, che porta chi guarda a sentirsi attivamente incuriosito e coinvolto nel tentativo di capire le azioni che si susseguono sullo schermo. La giuria ha scelto di premiare The Opening per la qualità filmica e per l’originalità dell’espediente narrativo”.

Menzione Speciale per l’AFA Architecture Film Award va a Big Ears Listen With Feet di Beka & Lemoine: “per l’audacia tecnica della realizzazione e per la capacità di parlare a un pubblico allargato. Lontano dal tentativo di glorificare la figura di Boonserm Premthada, dal film emerge una curiosità dello sguardo unica, trasformata in una narrazione sensibile dell’architetto, del suo modo di percepire e, di conseguenza, di produrre progetto“.

Milano Design Film Festival inizia il 22 novembre

Milano Design Film Festival inizia il 22 novembre

Milano Design Film Festival inizia il 22 novembre

La kermesse culturale che attraverso il video avvicina il grande pubblico alle concezioni più contemporanee del design e dell’architettura è alle porte.

Milano Design Film Festival celebra i suoi primi dieci anni con un’edizione speciale rinnovata nella forma e nei contenuti, e con la nuova Direzione Artistica di Cristiana Perrella che sceglie di essere affiancata da un team di Guest Curator composto dal filosofo Emanuele Coccia, l’architetta, ricercatrice e autrice Bianca Felicori e l’architetta e designer franco-iraniana India Mahdavi. 

Dal 22 al 26 novembre 2022, in vari luoghi della città, dal centro alla periferia – Triennale Milano, Anteo Palazzo del Cinema, Cinema Teatro Edi/Barrio’s, Milano, Tilane, Biblioteca e centro culturale, Paderno Dugnano, ADI Design Museum, Milano – MDFF porta in scena film di designer e film sul design di registi e artisti che esplorano le nuove tendenze e leggono il design da diverse prospettive, ampliando il contesto e i significati della disciplina, mostrandone nuove visioni e indagando il linguaggio dell’immagine in movimento come elemento di ricerca progettuale.

Cinque sezioni, tre a candidatura libera  Official Selection, AFA Architecture Film Award, MDFF Student Award  due curatoriali IMMAGINARE con La moda fuori stagione a cura di Emanuele Coccia e Inflatable, Baby a cura di Bianca Felicori e Iranità a cura di India Mahdavi e RADICI dedicata a Gae Aulenti  e due Premi, oltre a eventi speciali e talk.