Il tradimento degli opposti

Il tradimento degli opposti

Il tradimento degli opposti 

L’insostenibile leggerezza dell’essere di Milan Kundera possiede due opposti: la leggerezza e la pesantezza. C’è chi cerca la libertà di una vita priva di pesantezza, tradendo e tradendosi, e chi non può farne a meno. Viviamo cercando l’una ed evitando l’altra, ma se non ci fossero due estremi, se anche la leggerezza fosse insostenibile?

Milan Kundera ci consegna il viaggio di quattro amanti diversi: Tereza e Franz vivono nella stasi di una vita fedele ai doveri sociali e contrassegnata dalla pesantezza. Thomáš e Sabina sono alla continua ricerca di dinamicità, libertà, disprezzano le relazioni stabili e vivono una vita contrassegnata dalla leggerezza. Ma se fosse soltanto un’illusione?

Il romanzo è attraversato dal tradimento, vissuto diversamente da ciascuno di essi. C’è chi lo commette e chi lo subisce, c’è chi non può farne a meno e chi è divorato dal pesante fardello della gelosia, di un amore a metà.
Il tradimento è la ricerca della trasgressione e della fugacità, la conoscenza di un altro corpo, diverso da quello che si ha accanto ogni notte. Tradire serialmente significa vivere una vita fatta di ritorni mai definitivi: il ritorno dall’uomo o dalla donna che dorme accanto a noi e ci ama; il ritorno da un amante stabile o sconosciuto che ci permette di sbagliare ancora e ancora. Chi tradisce è consapevole dell’errore commesso, ma se continua a sbagliare rende quell’errore parte della propria vita. Ne ha bisogno, forse si disprezza, accettando di svegliarsi con un perenne senso di colpa pur di non rinunciarvi.

Thomáš ha molte amanti e spesso ritorna da una sola, Sabina. Tereza, invece, diventa improvvisamente la donna con cui condivide il letto di notte, per dormire.

Thomáš si diceva: fare l’amore con una donna e dormire con una donna sono due passioni non solo diverse ma quasi opposte. L’amore non si manifesta col desiderio di fare l’amore (desiderio che si applica a una quantità infinita di donne) ma col desiderio di dormire insieme (desiderio che si applica a un’unica donna).

Prima di lei, Thomáš non dormiva mai con le sue amanti, ma in Tereza vede qualcosa di diverso. Ha bisogno di averla accanto, ma non è abbastanza. La sua vita da donnaiolo continua e Tereza accetta i suoi abbandoni e brama i suoi ritorni a casa. Thomáš rappresenta la nostra necessità d’evasione, la paura di stare fermi e di lasciarci appesantire da un amore unico e totalizzante. Rappresenta ciò che facciamo per prevenire ciò che non è ancora accaduto, ma che sappiamo potrebbe accadere. L’amore per Teresa è fatto di tenerezza, premura e sostegno nei momenti difficili. Il desiderio per le donne che cerca rappresenta la conoscenza dell’altro, di luoghi non vissuti ma di cui si coglie la bellezza, fugace e intensa. In loro cerca il senso di una vita che non sa capire fino in fondo, s’illude che quello sia l’unico modo per trovare un significato nascosto.

Tereza porta sulle spalle il peso di un passato difficile e si rifugia tra le braccia di Thomáš, accetta i suoi ripetuti tradimenti e lo aspetta.

Tereza sa che il momento in cui nasce l’amore si presenta così: la donna non resiste alla voce che chiama all’aperto la sua anima spaventata; l’uomo non resiste alla donna la cui anima presta orecchio alla voce.

Tereza rappresenta il nostro modo d’amare quando accettiamo dei compromessi che non dovremmo neppure valutare. Accettiamo l’altro perché siamo sicuri di non poterne fare a meno, riponiamo in una sola persona le nostre debolezze, la nostra vita. Amiamo in modo folle e sincero, ma tolleriamo le bugie altrui pur di non perdere quell’abbraccio che ci calma, quel bacio che ci rassicura, quei ritorni a casa. Ci accontentiamo affinchè il nostro amore possa bastare per entrambi.

Cosa succede se si reitera il medesimo atteggiamento per tutta la vita, rifiutando l’amore e sposando soltanto il desiderio? Si insegue la leggerezza e si scopre essere insostenibile quando tutto quel che si è tradito scompare, e non rimane più niente da tradire. Si rimane soli con momenti troppo brevi per essere ricordati. Sabina, pittrice di talento e donna affascinante, è l’amante più stabile che Thomáš abbia mai avuto, ma dopo una vita vissuta all’insegna della leggerezza acquista una nuova consapevolezza:

Una persona può tradire i genitori, il marito, l’amore, la patria, ma quando poi non ci sono più né genitori, né marito, né amore, né patria, che cosa resterà da tradire?

Sabina è anche l’amante di Franz, un professore universitario. Dopo poco tempo Franz rivela alla moglie i suoi tradimenti perché si innamora di Sabina e anche Sabina nutre un sentimento per Franz. Il suo tradimento è molto diverso dai tradimenti di Thomáš, e ci fa capire che tradire non ha sempre lo stesso significato. Franz rappresenta la nostra fragilità quando l’amore ci lascia inermi e disarmati, completamente esposti.

Per lui l’amore non era un prolungamento della sua vita pubblica bensì il polo opposto. Significava per lui il desiderio di darsi in balìa dell’altro. Chi si dà all’altro come un soldato si dà prigioniero, deve prima consegnare tutte le armi. E così privato di ogni difesa, non può fare a meno di chiedersi quando arriverà il colpo. Posso dunque affermare che per Franz l’amore era una continua attesa di un colpo imminente.

Il romanzo di Kundera ci mostra le diverse facce dell’amore e del tradimento, ci permette di comprendere i problemi di una vita troppo pesante e le conseguenze di una vita troppo leggera. Forse vivere sposando gli estremi porta nella stessa triste direzione. Scappare ci rende soli, restare ad ogni costo ci rende deboli.

 

Martina Macrì

Sono Martina, ho una laurea in Lettere e studio Semiotica a Bologna. La scrittura è il mio posto sicuro, il mio rifugio. Scrivo affinché gli altri, o anche solo una persona, mi leggano e si riconoscano. Su IoVoceNarrante mi occupo principalmente di letteratura.  

Leggerezza e pesantezza in Dalì e Kundera

Leggerezza e pesantezza in Dalì e Kundera

Leggerezza e pesantezza in Dalì e Kundera

Tutti, almeno una volta nella vita, siamo stati definiti ‘pesanti’. Ma è davvero un attributo negativo? Scopriamo cosa pensavano dell’opposizione leggerezza-pesantezza Salvador Dalì e lo scrittore cecoslovacco Milan Kundera.

Ma davvero la pesantezza è terribile e la leggerezza meravigliosa?”: questo è l’interrogativo che si è posto lo scrittore Milan Kundera, nel romanzo del 1985 L’insostenibile leggerezza dell’essere. E invece Salvador Dalì? Cosa ci raccontano i simbolici e flessuosi elefanti delle sue tele sulla coppia oppositiva leggerezza-pesantezza?

Dalì: una pachidermica leggerezza

Il 23 gennaio di 33 anni fa scompariva il pittore surrealista Salvador Dalì, ma non senza lasciarci una ricchissima eredità di tele, simboli e fertili allegorie. ‘Grandi’ protagonisti della sua arte, sono gli elefanti. Sono rappresentati dall’artista con lunghissime e sinuose zampe, che paiono tanto fragili quanto inadatte a sostenere la consistente mole dell’animale. Ma il surrealismo è proprio questo: illogicità, irrazionalità, sogno e plasticità. La corrente artistica trae i propri presupposti dalle teorie Freudiane sull’inconscio e l’emergere del medesimo attraverso i sogni. Per questo, la poetica daliniana è così straniante, costruita da figure morbide, che entrano le une nelle altre con continuità, in un tempo nullo e sospeso, in cui a dominare sono la forza e le possibilità offerte dall’immaginazione.

In copertina è raffigurata una delle opere più celebri dell’artista: La Tentazione di Sant’Antonio, anno 1946, olio su tela. Il contrasto tra leggerezza e pesantezza si fonda nelle figure dei pachidermi che, contro ogni legge fisica, si allungano leggeri verso il cielo. Tuttavia, sono schiacciati al suolo dalla pesantezza immane che le loro schiene sono costrette a sorreggere: i simboli delle grandi tentazioni e vizi dell’uomo, sessualità, potere e ricchezza.

In Dalì, dunque, pesantezza e leggerezza coesistono, la leggerezza è quell’aspetto che ci fa naturalmente protendere verso l’alto, la pesantezza è quella che ci lega indissolubilmente al vivere terreno. La stessa compresenza dei due piani si può riscontrare in Cigni che riflettono elefanti, del 1937 (vedi immagine sottostante). Qui, la sapiente illusione ottica studiata dall’artista fa in modo che il riflesso dei tre cigni corrisponda a quello di tre pesanti elefanti, rendendo le due realtà inscindibili. Tale lettura si sposa a pieno con il pensiero di Kundera, ma vediamo perché.

Leggerezza e pesantezza in Kundera: due facce della stessa medaglia

Nel romanzo L’insostenibile leggerezza dell’essere, Kundera rappresenta la vita di quattro protagonisti, e in particolare di due, durante la Primavera sessantottina di Praga. I personaggi si scontrano con il concetto di leggero e pesante in relazione all’amore e alle esperienze affettive e erotiche che si trovano a vivere. Da un lato c’è Tomáš, reso libero e leggero dalla propria vita sessuale, costellata da incontri con diverse amanti. Dall’altro lato troviamo Tereza, giunta sino a lui come “un bambino sospinto dalle acque di un fiume in una cesta spalmata di pece”.

Lei è fragile, apparentemente leggera e indifesa, ma non tarderà a mostrare la propria pesantezza, frutto della sua sensibilità ma anche delle diverse relazioni adulterine di Tomáš che è costretta a sopportare. Eppure, Tomáš non la tradisce mai realmente, poiché è capace di scindere sesso e amore. Lui, mai fedele con il corpo, non smette mai di esserlo con il cuore e l’anima. Ma Tereza fatica ad accettarlo e paga così il prezzo dell’ ‘insostenibile leggerezza’ di Tomáš.

Così per Kundera, tanto quanto per Dalì, leggerezza e pesantezza si rivelano due facce della stessa medaglia, coesistenti, soprattutto nell’amore. Inoltre, il paradigma si fonda anche nella dimensione onirica, nei sogni di Tereza, tormentati dai fantasmi delle donne della vita di Tomáš. Kundera riassume così la dualità leggero-pesante:

Il fardello più pesante ci opprime, ci piega, ci schiaccia al suolo. […] Quanto più il fardello è pesante, tanto più la nostra vita è vicina alla terra, tanto più è reale e autentica.  Al contrario, l’assenza assoluta di un fardello fa sì che l’uomo diventi più leggero dell’aria, prenda il volo verso l’alto, si allontani dalla terra, dall’essere terreno, diventi solo a metà reale e i suoi movimenti siano tanto liberi quanto privi di significato. Che cosa dobbiamo scegliere allora? La pesantezza o la leggerezza?.

La dicotomia incarnerebbe in questo modo l’inclinazione che può volontariamente assumere ogni uomo. Leggerezza non è superficialità, ma un modo di approcciarsi alla vita. È quella capacità di distaccarsi dal terreno, per volare alto, dimenticandosi momentaneamente di avere un corpo e un peso.

Matilde Vitale

Mi chiamo Matilde e sono una laureata in Lettere moderne. Nella scrittura ho trovato la simbiosi perfetta tra le tre ‘c’ che regolano e orientano la mia vita: conoscere, creare e criticare. Sono tre c impegnative e dinamiche, proprio come la mia mente e personalità che corrono sempre troppo veloci. Se ti interessa scoprire qualcosa di me o di ciò che scrivo non ti resta che iniziare a leggere, buona lettura!