Pete Sampras, il pistolero tranquillo

Pete Sampras, il pistolero tranquillo

Pete Sampras, il pistolero tranquillo

Tra McEnroe e Federer, tra i mitici ottanta e i Big Three, un timido ragazzo del Maryland chiede spazio. E lo fa senza troppi giri di parole, affidando le sue ragioni ad un talento purissimo

Quando nel settembre del 1984 John McEnroe vince il suo quarto US Open su Ivan Lendl, nessuno immagina che sarà il suo ultimo successo in un major, e che per cinque lunghi anni gli atleti a stelle e strisce non si imporranno più nei quattro tornei Slam. Mac avviava un precoce e pur splendido declino, e con lui il trentaduenne Jimmy Connors, e la Federazione Americana Tennis (USTA) affrontava una crisi di talenti senza precedenti per un paese che aveva vinto fino ad allora ventotto volte la Coppa Davis e giocato complessivamente cinquantaquattro finali.

Sul finire del decennio si affaccia però una strana triade di americani esotici: saranno loro, insieme al “rosso” Jim Courier, a riportare lo zio Sam sul trono del tennis. Nel 1988 esplode il talento del giocatore più moderno del pianeta, vero prototipo del tennista di oggi: figlio di un immigrato iraniano, André Agassi è il punk burlone e sorridente che prende tutti a pallate e arriva in semifinale a Parigi. Un anno dopo il flemmatico sino-americano Michael Chang vince, a diciassette anni, addirittura il Roland Garros, oltraggiando nientemeno che Re Lendl.

Nel frattempo, il terzo, il figlio dell’immigrato greco Soterios, lascia la presa bimane del rovescio che gli è stata impostata e si concentra sul gioco del suo idolo, Rod Laver. Colpisce la pallina con il suo stesso talento e pratica il gioco classico dei grandi degli anni Sessanta, dall’australiano a Manolo Santana. È ombroso e timido, non ha il carisma del punk e del saggio cinesino.

Ma nella destra ha la magia.

Per qualche tempo si allena a casa di Lendl, e impara la dedizione assoluta al lavoro dell’amerikano di Praga; il talento si deve associare al rigore, o Laver rimarrà lassù, inavvicinabile. Se ne ricorderà il 6 settembre del 1990, quando nei quarti di finale incrocia proprio il suo mentore. L’ex cecoslovacco arriva da otto finali consecutive nel torneo ed è favorito; nei primi due set però il greco è perfetto e lo confonde con fendenti e servizi terribili. Nei due set successivi il campione si riprende ed all’inizio del quinto tutti scommetterebbero su di lui. Ma il ragazzo lo stende con freddezza: 62 e tanti saluti. In semifinale supera McEnroe e in finale straccia proprio lo showman Agassi. Come dire: lui fa il cinema, io i fatti. Da qui comincia la favolosa storia di “Pistol” Pete Sampras.

Quella tra i due giovani finalisti di New York 1990 è la rivalità del decennio: sembra costruita apposta su alcune differenze che scavano un abisso tra i due. Le liti al limite del contatto fisico tra Connors e McEnroe lasciano la scena al contrasto di stili, comportamenti in campo e fuori. Pete è solitario e taciturno, interessato solo al suo tennis, imperscrutabile e infaticabile; Andre è simpatico e comunicativo, curioso del mondo, geniale e distratto. Insieme girano spot per la Nike allestendo campi da tennis per le strade più trafficate; insieme vengono travolti in una epica finale di Coppa Davis a Lione nel 1991, sconfitta assai istruttiva sulla vecchia Europa per i due giovanotti yankee. Insieme giocheranno cinque finali Slam, e Pete ne perderà una sola.

Perché nell’ultimo atto dei tornei è un killer: troppo determinato, troppo campione per tutti; a Wimbledon ne vince sette su sette. Nel momento giusto, il suo servizio non fallisce mai: “se funziona lui, sono tranquillo” dice parlando del suo gioco.  Vince 14 finali Slam su 18; solo Parigi gli sfuggirà, con la terra rossa che rallenta i colpi del suo fioretto magico.

Poco importa se l’orizzonte della sua vita appare limitato; nella sua autobiografia bestseller, Agassi si prende gioco di lui e dice di invidiarne l’ottusità (dullness), ovvero la sua assenza di ispirazione. Pete gli appare bidimensionale, senza pensieri particolarmente complessi; dal suo punto di vista, il greco risponderà tempo dopo di “aver semplicemente sempre saputo cosa avrebbe voluto fare, a differenza di Andre”.

Il 2 luglio 2001 negli ottavi di finale Pete affronta il teenager Roger Federer, e la storia fa di nuovo tappa a Wimbledon. Il giovane svizzero fa la sua prima apparizione sul Centrale, e il campione viene da una striscia vincente di 31 incontri a Londra; dal 1993 fino a quel giorno ha perso solo un match!

Ne esce uno show indimenticabile. Federer non mostra nessun timore reverenziale verso l’avversario e neppure nei confronti del leggendario stadio; vince il tie-break del primo set e perde il secondo solo per 75. I due si dividono i due successivi parziali dando fondo al loro arsenale di meravigliosi fiorettisti. Nel set decisivo sul quattro a quattro Sampras ha una palla break e gioca un rovescio alla figura dello svizzero corso a rete; sembra fatta, ma Roger si toglie di dosso la pallina con una volée di rovescio incredibile.

È il segnale: Federer annulla una seconda opportunità per l’americano, sale 54 e chiude l’incontro con un break. Sampras stringe, riluttante come sempre, la mano dell’avversario che lo ha battuto e comprende come undici anni prima si era sentito Lendl di fronte al suo successore.

Qualcosa scricchiola nella ferrea determinazione di Pete. Dodici anni dopo la finale del 1990 torna nell’ultimo atto di New York, e oltre la rete c’è lo stesso punk di allora; e anche il vincitore al termine è lo stesso. Sampras alza la coppa, saluta e torna negli spogliatoi; nessuno lo sa, ma rimarrà quella la sua ultima partita ufficiale. Quello che non vuole un uomo schivo come lui, poco incline all’ironia ma molto allo stile, è trascinare il proprio talento attraverso uno stillicidio di ritiri e clamorose rentrée, con lauti compensi per comparsate malinconiche e a volte grottesche. Caso rarissimo nello sport, ha il coraggio di ritirarsi dopo un trionfo, nel pieno delle proprie capacità tennistiche.

Il ritiro ufficiale verrà annunciato un anno dopo. Da quel momento Pete uscirà dal tennis; rilascerà occasionali interviste, parteciperà ancora a eventi tra vecchie glorie, ma non diventerà commentatore, o uomo immagine di un torneo. In una chiacchierata con l’ex campione Pat Cash per la CNN dirà che la cosa più importante per lui dopo la fine della carriera è la famiglia. Semplicemente. Nessuna voglia di essere il coach di qualcuno, perché “ne ho abbastanza di viaggiare per il tennis”; al “Time” confiderà che “le motivazioni erano finite, e non c’era nulla da dimostrare ancora”

Nell’ultimo match con Agassi, nel cuore dello scontro, Pete grida “that’s what I’m talking about!” (è di questo che sto parlando!), per caricarsi; al termine della finale riconoscerà di non aver mai ricevuto una ovazione come quella. La folla aveva la prova, anche Sampras il calmo vive le sue emozioni, ha paura di perdere, sa che altre occasioni per trionfare non verranno più.

A vent’anni dal ritiro poco rimane dei suoi record; Federer, Nadal e Djokovic hanno fatto piazza pulita dei numeri precedenti alla loro era. Ma l’appassionato di tennis non può dimenticare Petros il greco, mite e sublime pistolero di fine millennio, unico autentico predecessore del Divo Roger. Senza fare troppi clamori, aveva un sogno: lo ha coronato, e nel farlo ci ha regalato momenti di talento ineguagliabili. Senza parlare molto, lasciando alla racchetta il compito di raccontare di sé.

MotoGP 2022: le pagelle del Sachsenring

MotoGP 2022: le pagelle del Sachsenring

MotoGP 2022: le pagelle del Sachsenring

Vince Quartararo davanti a Zarco e Miller. Quarto A. Espargarò davanti a Marini. Altro zero per Bagnaia

​Rieccoci con le pagelle della MotoGP: puntata Sachsenring. Domenica non è stata la gara che ci voleva. Dopo Barcellona le aspettative -e le speranze- erano quelle di vedere il mondiale riaperto, o perlomeno non chiuso. Invece purtroppo qualcosa non è andato secondo il verso giusto e, con questa vittoria, Quartararo ha seriamente ipotecato il mondiale 2022. Ovviamente, quando parliamo di “gara che ci voleva” non ci riferiamo alla vittoria di qualcuno a favore di qualcun altro, ma alla possibilità che c’era di tenere il mondiale, e di conseguenza lo spettacolo, aperto, dopo la pausa estiva. Ma scendiamo nel dettaglio

Quartararo ha vinto il titolo MotoGP 2022?

No El Diablo non ha ancora nulla in tasca, ma deve succedere qualcosa di veramente strano perchè a queato punto perda il titolo.

Fabio ha totalizzato 172 punti e in ballo ce ne sono ancora 250. Il secondo è Aleix Espargaro a 33 punti, terzo a gran sorpresa troviamo Zarco, con 111 totali punti a 61 dal connazionale, Al quarto posto c’è Bastianini, che ne fa segnare 100 tondi. Dopo di lui Brad Binder con 82, seguito da Bagnaia e Miller a pari merito con 81 (date un occhio allla classifica del motomondiale).

Dopo il finale di stagione 2021 nessuno avrebbe potuto ipotizzare una situazione del genere, soprattutto tra le file Ducati: Zarco primo delle rosse  e Bagnaia a pari punti con Thriller. Una curiosità: anche i due Ecstar sono a parimerito a 69 punti.

Quartararo vince al Sachsenring

É la seconda gara di fila che Fabio vince. Parte benissimo, si mette davanti alla prima staccata. Bagnaia invece, nonostante la partenza dalla pole e la superiorità del motore, ancora una volta gli finisce dietro, un po’ come era già successo l’anno scorso, quando nelle gare decisive in un modo o nell’altro a Francesco mancava qualcosa e buttava via la gara. 

Dopo pochi giri l’italiano supera il francese, il quale, però, gli si ripiazza davanti subito. Pecco non sembra averne per stargli dietro ed è visibilmente più lento di Quartararo. Alla prima curva del quarto giro bagnaia va largo e cade in curva uno (qui trovate il video della caduta di Bagnaia al Sachsenring). Quattro zeri pesantissimi rendono la rimonta di Bagnaia difficilissima, quasi impossibile, soprattutto contro un Quartararo così concreto, pronto a sfruttare qualsiasi occasione senza buttare via nulla.

Bagnaia ha dimostrato di subire molto la pressione, facendo errori tutte quelle volte in cui qualcuno gli ha messo le ruote davanti, Enea prima, Fabio poi. Oltre e quel brutto zero alla prima in campionato in cui ha steso, spinto dalla foga, l’incolpevole Martin.

É l’unico veloce come il pilota Yamaha, ma probabilmente quest’anno la pressione di portare il titolo in Ducati gli ha giocato un brutto scherzo. Ora a Bagnaia non basterebbe nemmeno finire sempre davanti al francese per vincere. Insomma, il campione è in corsa per confermarsi.

Gli ex candidati al titolo MotoGP 2022

In realtà Aleix Espargaro è lunico vero contendente al trono di questa stagione, almeno per ora. Il suo vero limite è quello di non essersi mai giocato un titolo, e farlo per la prima volta a 32 anni, contro piloti con dieci anni in meno, non deve essere proprio una passeggiata. Dalla sua il pilota Aprilia sta dimostrando una costanza e una velocità inaspettata.

Zarco non dovrebbe impensierire Quartararo, oltre ad essere oltre i 60 punti di distacco, il connazionale non ha ancora vinto una gara in MotoGP, e personalmente non lo vedo in lotta per il titolo.

Bastianini si è autoeliminato. Nel suo caso penso che Enea, come Martin abbia subito la pressione della scelta del pilota ch epasserà in Ducati ufficiale l’anno prossimo. Sindrome di cui aveva sofferto anche Martin, il quale si è giustamente ripreso, non appena si è assicurato che Bastianini l’avesse contratta.

Honda da due in pagella

Ma la vera delusione di questa MotoGP è mamma Honda. Su quattro piloti uno è caduto: Nakagami, due si sono ritirati:  Espargarò per problemi tecnici, e Marquez per la rottura dell’abbassatore, mentre l’unico arrrivato, Bradl, ha tagliato il traguardo per ultimo, ustionato dal calore trasmesso dalla moto. La cigliegina sulla torta? Ad oggi con due gare in meno Marc è ancora il primo pilota Honda in campionato, e non stiamo parlano del Marquez del 2019, ma di quello che hanno dovuto operare per ruotargli l’omero di 30°, che altrimenti non riusciva a guidare.

Via coi voti!

I voti delle pagelle della MotoGP al Sachsenring

10 e lode a Quartararo: primo alla prima curva e primo al traguardo. É sempre dove dovrebbe (in questo ricorda Marquez), è agguerrito, tenace e sa accontentarsi (in questo no). Le posate sbattono sul tavolo, vuole il bis.

8 a Zarco: quatto quatto è il primo Ducatista al Sachsenring e nel mondiale, è anche l’unico senza pressioni, sarà un caso?

8 a Miller: molto veloce in Germania, soprattutto rispetto alle ultime gare in cui si era eclissato. Riemerso.

8 a Aleix Espargarò: sempre veloce e consistente. Contendente.

9 a Marini: tre gare in top ten. Sta trovando la bussola.

7 a Jorge Martin: anche lui sta uscendo da un momento difficile e finalmente è tornato a sorridere.

7 a Brad Binder: gira che rigira in gara la salva sempre.

6 a Bastianini: anche lui si è autoeliminato, deve ritrovare la calma

3 a Morbido e Dovi: costantemente nelle retrovie con la moto che vince.

Mattia Caimi

Appassionato di moto in tutte le salse, é cresciuto leggendo i "Pensieri sporchi" del Ciaccia. Ama scrivere del mondo del motociclismo, fingendo di capirne qualcosa.

MotoGP 2022: le pagelle di Mandalika

MotoGP 2022: le pagelle di Mandalika

MotoGP 2022: le pagelle di Mandalika

Gara bagnata, rimandata e accorciata. Vola KTM, stupisce Yamaha, sparisce Honda.

Le pagelle della MotoGP a Mandalika. La pioggia stravolge i valori in campo, già rimescolati dalla Michelin vecchio stile con carcassa dura, che scombussola, quasi, tutti i costruttori. Gli austriaci, dati per spacciati nei test pre-stagione, si portano a casa la seconda gara dell’anno con Oliveira, che fa poker di vittorie in classe regina. Quartararo non ha mai digerito i climi umidi, ma grazie a un asfalto con molto grip, sfodera una confidenza sul bagnato che nessuno si aspettava, nemmeno lui, e fa risorgere dalle ceneri la moto di Iwata.

 

Quella di Zarco è la prima delle Ducati al traguardo, a completare un podio che negli ultimi anni parla spesso francese. Miller, tra i favoriti sul bagnato, dopo aver chiuso qualche giro in testa si deve accontentare della medaglia di legno. Meglio di Bagnaia, appena in zona punti. Martin fa registrare l’unica caduta del gran premio, a sottolineare che nonostante le condizioni precarie l’aderenza in generale era elevata.

Non pervenuta la Honda, che non ha digerito la gomma posteriore portata per l’occasione. La spaventosa caduta di Marc Marquez nel warm up sembra sia stata causata da un errore del funzionamento dell’elettronica nella gestione del freno motore. Potrebbe rappresentare un duro colpo per il morale dello spagnolo, speriamo non lo sia per la salute. L’ high side l’ha tagliato fuori dal gran premio, togliendo alla casa di Tokio la sua lama più affilata, dichiarata unfit dai medici.

Pol Espargarò ha confermato il mancato adattamento della sua moto a questa copertura, finendo 12°. Dopo aver fatto segnare il record nei test a febbraio, le aspettative erano sicuramente differenti. Dietro di lui Alex Marquez che sabato si era detto pronto a fare una danza della pioggia, chissà se c’è il suo zampino dietro a questo acquazzone. Di sicuro non è andata come sperava.

 

L’arrivo di Suppo non ha stravolto il box Suzuki come sperato, ma il lavoro di Livio è solo all’inizio e questa gara ha avuto condizioni troppo particolari per trarre conclusioni sensate. In Aprilia se Aleix ha fatto una gara in rimonta dopo il contatto con Marquez, che l’ha fatto ripartire dalla 18° posizione, Maverick ha dimostrato di non digerire ancora la moto di Noale. Viñales ha paragonato il processo di apprendimento per guidare al meglio questa moto al dover reimparare a camminare, anche se ieri, arrivato fuori dalla zona punti, si è detto soddisfatto del feeling con la moto. La strada è ancora lunga.

 

Chi invece ha stupito è stato Darryn Binder, 10° al traguardo e protagonista di una bella lotta, è riuscito ad accarezzare l’8° posizione per qualche giro. Non male per il più rookie dei rookie, contando anche che tutti gli altri novizi si trovano alla fine della classifica.Tra questi si nasconde Nakagami, in evidente difficoltà. Via coi voti!

 

9 a Oliveira: scatta 7° ma alla fine del primo giro è già in testa, si lascia infastidire da Miller qualche giro, ma ne ha più di tutti e scappa. Se riuscisse a finire meno dietro quando non vince, potrebbe essere un sorvegliato speciale per il titolo.

 

9 a Quartararo: un Fabio così in palla sul bagnato non si era mai visto. Scattato dalla pole, sembrava destinato a sprofondare lentamente una volta raggiunta la sesta posizione e invece ha tirato fuori una gran gara.

 

8 a Zarco: prima Ducati a Traguardo, Johann ci ha abituati a vederlo andare forte sul bagnato, speriamo non sia solo un’apparizione di inizio stagione come l’anno scorso. Negli ultimi giri stava tornando su forte, girando più veloce dei piloti davanti. Chissà se non avessero accorciato la gara.

 

5 a Miller: sul bagnato siamo abituati a vedere un altro Jack. Deve trovare quella consistenza in più che continua a mancargli.

 

6 a Rins: sembrava ne avesse per arrivare a infastidire i primi, poi si è piantato in quinta posizione, forse accontentandosi. Per lui è importante finire le gare.

6 a Mir: partiva 17°, ha azzeccato la partenza ma poi non ha fatto niente di che, dimosrando di non avere il passo per stare con i primi. Prestazione opaca.

 

5 a Morbidelli: non ha brillato in prova e si è preso una penalità per aver ignorato le disposizioni date in safe commission sulla partenza, mentre il compagno ha fatto pole e secondo posto. È il ginocchio il problema, o il feeling con la M1 non si è ancora acceso?

 

6 a Brad Binder: il team mate ha vinto il GP, lui è rimasto invischiato nelle retrovie rischiando di prendere paga dal fratello neoarrivato. Ha l’attenuante di aver corso con l’abbassatore bloccato. Si conferma sempre un buon lottatore, ma la consistenza gli manca.

 

6 ad Aleix Espargarò: gara tutta in rimonta dopo il tocco dell’unico dei fratelli Marquez presente in pista. Punta in casa Aprilia.

 

8 a Darryn Binder: ha dimostrato ancora una volta di non aver paura a mettersi in gioco. Enea ha accusato il suo modo di correre, ma dall’esterno non sembra ci siano state scorrettezze. È stato criticato a destra e a manca per l’eccesso di aggressività e adesso si sente appiccicata una nomea, che sente stretta. Oggi ha dimostrato di avere manico, per lui la strada è tutta in salita.

 

6 a Bastianini: qualificatosi male, è partito anche peggio. Pian piano ha ricucito una gara in rimonta ed è riuscito a mantenere la leadership provvisoria. Il bagnato non gli è mai piaciuto e dietro le dichiarazioni su Darryn io ci vedo un po’ di fastidio per essergli finito dietro.

 

6 a Pol Espargarò: la Honda non ha digerito questa gomma e fa registrare il risultato peggiore da tempi immemori. Non si può dire che l’abbia tenuta a galla, ma ce n’era solo uno che poteva far meglio.

 

5 ad Alex Marquez: sperare nella pioggia per finire 12° fa temere cosa avrebbe comportato correre con l’asciutto.

 

4  a Marini: il diesel della MotoGP. Occhio alla transizione ecologica.

 

3 a Bagnaia: 1 punto in due gare è decisamente troppo poco per chi vuole giocarsi il mondiale. Un errore nel setup dell’ultimo momento, smentito da lui e confermato dal box, sembra possa essere stato il colpevole. Dopo il Qatar vogliono prendersi la colpa tutti, nervosismo?

 

4 a Viñales: non digerisce ancora l’Aprilia ma smentisce qualsiasi forma di malcontento, con la Yamaha vinceva e si lamentava.  A ognuno il suo.

 

5 ai Rookies: Bezzecchi, Di Giannantonio, Fernandez e Gardner hanno evidentemente faticato ma per la loro è la prima gara bagnata in MotoGP, ci può stare.

 

2 a Nakagami: vero che le Honda hanno avuto dei problemi qui, ma finire terzultimo è segno di avere la testa altrove. Ultima stagione?

Mattia Caimi

Appassionato di moto in tutte le salse, é cresciuto leggendo i "Pensieri sporchi" del Ciaccia. Ama scrivere del mondo del motociclismo, fingendo di capirne qualcosa.

Eventi a Milano: Marzo 2022

Eventi a Milano: Marzo 2022

Eventi a Milano: Marzo 2022

La primavera è finalmente alle porte, e con il suo arrivo sono stati organizzati tanti nuovi eventi per il mese di marzo!

Mostre:

Dove: MUDEC – Museo delle Culture

Quando: dal 16 marzo al 31 luglio

Orario: lunedì 14:30 – 19:30, martedì – mercoledì – venerdì – domenica 9:30 – 19:30, giovedì – sabato 9:30 – 22:30

Dove: Palazzo Reale

Quando: dal 23 febbraio al 5 giugno

Orario: da martedì a domenica dalle 10:00 alle 19:30, giovedì dalle 10:00 alle 22:30

Dove: PAC – Padiglione d’Arte Contemporanea

Quando: dal 29 marzo al 12 giugno

Orario: il PAC è chiuso attualmente, ma riaprirà il 29 marzo proprio per questa mostra.

Dove: Castello Sforzesco

Quando: dall’11 febbraio al 7 aprile

Orario: dal martedì alla domenica dalle 10:00 alle 17:30

Film in uscita:

Quando: 24 marzo

Genere: biografico

Quando: 3 marzo

Generi: azione, drammatico

Quando: 3 marzo

Genere: documentario

Quando: 24 marzo

Genere: drammatico

 

Eventi enogastronomici:

Dove: Fieramilano Rho

Quando: dall’11 al 14 marzo

Dove: Palazzo delle Stelline

Quando: dal 17 al 19 marzo

Dove: Hotel Melià

Quando: 19 marzo

Dove: Piazza città di Lombardia

Quando: dal 24 al 27 marzo

Spettacoli teatrali:

Dove: Teatro Repower

Quando: dal 12 febbraio al 7 marzo

Orario: dalle 20:45 alle 23:00

Dove: Teatro degli Arcimboldi

Quando: dal 3 marzo al 3 aprile

Orario: dalle 21:00 alle 23:00

Dove: Teatro Manzoni

Quando: 13 marzo

Orario: dalle 20:45 alle 23:00

Dove: Teatro dal Verme

Quando: dal 14 ottobre 2021 al 28 maggio 2022

Orario: dalle 17:00 alle 20:00

 

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Cecilia Gavazzoni

Ciao, sono Cecilia e studio Lettere Moderne. Adoro scrivere e spesso fingo di essere anche esperta di moda (un’altra mia grande passione). Ah, a volte do anche consigli di Lifestyle e pareri non richiesti. Ma niente di serio, non vi preoccupate.

Botteghe di Tokyo – The Exhibition: un salto in Giappone

Botteghe di Tokyo – The Exhibition: un salto in Giappone

Botteghe di Tokyo – The Exhibition: un salto in Giappone

Purtroppo al giorno d’oggi è diventato difficile viaggiare all’estero a causa della situazione sanitaria, ma a questo ci ha pensato Mateusz Urbanowicz facendoci sognare tra le vie di Tokyo.

Situata in zona Navigli a Milano dal 15 gennaio al 27 marzo 2022, la mostra “Botteghe di Tokyo – The Exhibition” si presenta come un percorso tra le botteghe più significative e rappresentative di Tokyo. Alcune di queste sono ancora presenti tutt’oggi, mentre altre stavano già chiudendo quando l’artista Mateusz Urbanowicz aveva dato inizio all’ambizioso progetto.

Le illustrazioni ad acquerello sono veri e propri negozi esplorabili a tutto tondo, tra cibo, artigianato e quotidianità giapponese. Entrando nella mostra, dopo aver ritirato i propri biglietti allo shop (che si presentano sotto forma di passaporto), vi ritroverete in un vero e proprio aeroporto, e successivamente inizierà il vostro percorso tra le varie botteghe giapponesi: dal parrucchiere Kobayashi alla panetteria Saito, per poi passare dalla merceria Okashu, fino ad arrivare al negozio alimentare Ten’yasu.

Questi sono solamente alcuni dei negozi che troverete in TENOHA, oltre a ricostruzioni vere e proprie di cibi e oggetti tipici del luogo che per un momento vi faranno immaginare di trovarvi realmente in Giappone. Un’ultima cosa: ricordatevi che la prenotazione è obbligatoria e l’ingresso è gratuito, il che è sicuramente un plus alla mostra. Ora non vi resta che godervi questa breve, ma intensa gita in business class verso una delle mete tra le più desiderate.

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Cecilia Gavazzoni

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