Guadagnare con il sessualmente esplicito: l’intervista a chi usa OnlyFans

Guadagnare con il sessualmente esplicito: l’intervista a chi usa OnlyFans

Guadagnare con il sessualmente esplicito: l’intervista a chi usa OnlyFans

Dopo aver indagato (qui) su come funziona OnlyFans, la piattaforma famosa per l’intrattenimento per adulti, abbiamo chiesto a chi lo usa davvero cosa c’è dietro una semplice immagine, nonostante i pregiudizi e le polemiche.

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Nell’articolo vengono toccati temi espliciti come la sessualità e l’erotismo, pertanto si sconsiglia la lettura a un pubblico la cui sensibilità potrebbe esserne turbata.

Michele Bianchini e Arianna Beretta qualche mese fa hanno deciso di creare un profilo di coppia sulla piattaforma OnlyFans per condividere quella che è una passione comune: il nudo artistico ed erotico (e il messaggio che c’è dietro). Un’idea che non nasce solo dal desiderio di entrambi di ritrarsi nei loro momenti più intimi, ma che è legata anche a una questione di accettazione del proprio corpo nella collettività nonostante i canoni socialmente imposti, di libertà personale e di espressione, di diritti. Noi ci siamo incuriositi e abbiamo intervistato Michele per chiedergli come effettivamente gestiscano questa loro attività e, soprattutto, per fargli tutte quelle domande che nessuno ha il coraggio di fare a un sex worker.

Michele Bianchini

Perché avete deciso di iscrivervi proprio a Onlyfans? Che cosa vi ha spinti?
“Volevamo fare qualcosa del genere insieme e stavamo valutando più applicazioni, un’altra piattaforma che ci ispirava era MYM.fans che si tratteneva una percentuale sui pagamenti minore, però poi abbiamo scelto OnlyFans perché iscriversi con i dati bancari è più semplice e soprattutto è un social più conosciuto, la gente si fida di più e abbiamo deciso di andare sul sicuro. Inoltre, io avevo già un profilo che usavo per abbonarmi a quelli di altri ed è stato abbastanza semplice modificarlo da profilo user a creator”.

Che cosa vi ha portato a mostrare la vostra intimità di coppia? Perché avete deciso di far vedere quello che fate?
“Secondo me è qualcosa che facciamo per ragioni simili, ma anche diverse. Arianna ha sempre pubblicato nudo artistico ed erotico anche sui suoi profili social e dice sempre che, scusate il gergo, ‘metterebbe la f*** anche su Instagram’ se potesse. È proprio una questione ‘politica’, se così la possiamo definire, per rivendicare la libertà sessuale e andare contro il pudore imposto dalla società, specialmente alle donne. Non è solo questo però. A entrambi, per esempio, eccita l’idea di farci vedere, di mostrarci e infatti – piccolo spoiler – ultimamente ci stuzzica l’idea di aggiungere anche qualche live. Sarebbe bello farsi vedere, ma bisognerà valutare bene la situazione”.

Come organizzate il vostro profilo? Quante foto postate?
“Normalmente non postiamo mai meno di un contenuto al giorno, ma spesso ci capita di postarne addirittura tre, sebbene le foto non siano tutte così ‘spinte’. Le persone non si iscrivono tanto per le foto, ovviamente piacciono, ma sono i video che ci fanno ottenere più likes e guadagni. Oltre al pagamento dell’iscrizione, infatti, si possono vendere contenuti su richiesta: tramite le chat gli iscritti possono chiedere di far vedere qualcosa di particolare, poi sta al creator ovviamente decidere se accettare o meno e proporre un prezzo. A noi è capitato che un iscritto ci chiedesse di vedere del sesso orale, abbiamo fatto il video e non eravamo sicuri di quanto farlo pagare poiché era la prima volta per noi: abbiamo deciso di fare 20 euro. Una cifra che mi sembrava spropositata inizialmente, ma che invece ha convinto il nostro pubblico. Lo abbiamo venduto a cinque o sei persone e in quel momento avevamo solo venti followers, per cui il 25 per cento dei nostri iscritti lo ha comprato. Quel giorno abbiamo praticamente fatto tutti i guadagni delle iscrizioni, infatti i video su richiesta sono ciò su cui probabilmente punteremo di più. Addirittura un video l’abbiamo venduto a un cliente che non era neppure iscritto al nostro profilo, ma che ha visto la pubblicità su Twitter, una piattaforma sulla quale sono presenti meno restrizioni riguardo al cosiddetto ‘sessualmente esplicito’ rispetto, per esempio, a Instagram. Lui ha eseguito il pagamento su PayPal, ma questo procedimento non è legale nonostante possa essere conveniente per i creators, che non pagherebbero commissioni, e che, inoltre, non ci garantirebbe la tutela legale che invece ci garantisce OnlyFans”.

Dal profilo di Michele e Arianna

Quanto sono espliciti i contenuti? È proprio nudo integrale o dovete oscurare qualcosa?
“No, non ci sono limiti imposti sui contenuti. Noi però variamo, non mettiamo solo foto in cui siamo completamente nudi o mentre abbiamo rapporti, mettiamo anche foto in biancheria intima o in cui si vede un po’ di pelle e basta, non si deve mostrare per forza tutto. Anche per una questione di marketing, per invogliare il pubblico ad accedere anche al materiale più esplicito facciamo sì che nella nostra home siano presenti foto e video non esattamente uguali a quello che poi si può acquistare su richiesta. Cerchiamo di non imitare troppo quello che si trova nelle piattaforme pornografiche: soprattutto all’inizio, ma anche adesso, chi si iscrive non può aspettarsi di accedere a contenuti illimitati in tutto e per tutto sostituibili al porno classico, con iper esposizione del corpo, una certa illuminazione artificiale… C’è da dire che abbiamo aperto OnlyFans con l’intento di postare questo tipo di contenuti, è quello che la gente si aspetta ed è la cosa più sexy da fare”.

Avete tanti likes?
“Non abbiamo mai fatto più di dieci likes a foto, però molti utenti che hanno comprato il video non hanno mai messo reazioni ai nostri contenuti: come quelle persone che nei gruppi su Whatsapp leggono i messaggi, ma non rispondono, qui guardano ma non interagiscono. Ci sono persone più riservate, è comprensibile e lo accettiamo, e se rinnovano l’abbonamento dopo il primo mese significa che hanno comunque apprezzato”.

Quindi ci sono parecchie persone interessate all’argomento? Come le raggiungete?
“Arianna aveva già molti fan su Instagram, quindi quando ha condiviso lì il nostro profilo molti sono arrivati. Io invece al momento lo sto pubblicizzando su app di incontri come Tinder e Grindr (un’app di incontri per la comunità LGBTQIA+, ndr.), anche se in teoria su queste piattaforme non puoi sponsorizzare e se ne parli in chat privata puoi essere segnalato e ‘bannato’. Alcuni iscritti sono arrivati, è pieno di gente che cerca il video amatoriale, soprattutto uomini. Ci sono anche delle ragazze, ma sono davvero poche”.

Fate tutto voi o c’è qualcuno che vi filma?
“Prima ancora di iscriverci a OnlyFans abbiamo fatto uno shooting dal quale abbiamo preso alcune foto da pubblicare sul nostro profilo, ma abbiamo in previsione altri scatti con altre persone. Per il resto sì, facciamo tutto noi, ovviamente sarebbe più comodo avere qualcun altro che ci aiuta, ma al momento non lo cerchiamo. Arianna, essendo occupata in molti progetti di questo tipo, ha tanti fotografi che le girano intorno e che a volte ci chiamano: c’è tutto un mondo di fotografia erotica, ci sono gruppi Telegram di modelle e fotografi che si danno feedback. Ci hanno anche proposto di fare delle foto io, lei e un’altra sua conoscente: è un po’ strano quando c’è un’altra persona, soprattutto per me che non l’ho mai fatto, ma la mia ragazza è abbastanza abituata al contatto fisico durante gli scatti. La prima volta il set non prevedeva solo nudità, infatti non sapevo proprio cosa aspettarmi e in qualche modo nemmeno lei, non sapevamo bene cosa fare o come comportarci. Poi ci siamo messi sul letto e ci è venuto tutto naturale”.

Sono professionisti questi fotografi o è solo gente a cui piace fare le foto?
“Sono tutti progetti amatoriali, ma è gente che ha molta esperienza. Lo fanno per passione, non come lavoro, ma sono persone sempre di trentacinque o quarant’anni che hanno fatto queste cose milioni di volte”.

Dal profilo OnlyFans di Michele e Arianna

Vi pagano per fare gli shooting?
“Arianna è stata pagata più volte per questi progetti, ma quando abbiamo fatto quel servizio fotografico insieme non abbiamo chiesto nulla, era implicito che sarebbe stato un progetto in TF (collaborazione non retribuita, ndr.). Il fotografo era un suo amico, ci siamo trovati e nessuno è stato pagato: in questi casi sono le foto a costituire il compenso, di conseguenza tutti i coinvolti alla fine dell’esperienza sono autorizzati a pubblicarli sui propri canali”.

E il fotografo come si comporta mentre voi vi muovete davanti alla fotocamera?
“È stato molto professionale, di solito siano persone a cui piace assistere a questo genere di cose. Poi penso che se a un fotografo piaccia fare nudo artistico, di conseguenza gli piaccia anche fare foto di questo tipo, quindi è appagato anche da questo”.

Qual è la cosa peggiore che vi è successa?
“All’inizio di questo nostro percorso, Arianna ha scoperto che le nostre foto erano state fatte girare su un gruppo WhatsApp da parte di un suo conoscente che si era abbonato solo falso nome per commentarle in modo poco consono insieme agli amici: ovviamente stavano diffondendo illecitamente del materiale semi-privato perché OnlyFans ha il copyright”.

Come ti sei sentito quando sei venuto a sapere cos’era successo?
“Arianna ha risolto con queste persone, ma nessuno ha chiesto scusa a me e questo si collega all’aspetto peggiore di questa piattaforma. Sebbene nelle foto e nei video compariamo entrambi, entrambi mettiamo nostre foto singole e scriviamo le nostre descrizioni in prima persona, se qualcuno ci scrive in chat si rivolge direttamente a lei. È proprio vista come una cosa incentrata sulla ragazza, quando le persone pensano al porno sono convinte di guardare la ragazza che si fa sc****e e fine. È un mondo ancora abbastanza stigmatizzato, come in fondo lo è l’industria pornografica. La cosa che mi ha stupito è che non tutti quelli che si iscrivono, contrariamente all’immaginario collettivo, sono fanatici o addirittura maniaci. Sì, sono estranei che ti vedono in momenti di intimità, ma non sono certo ‘pervertiti’ o persone con intenti lesivi. Sono spesso i conoscenti invece a regalare spiacevoli sorprese, come abbiamo potuto provare sulla nostra pelle”.

Qual è la cosa più strana che vi hanno chiesto di fare?
“Non c’è niente di strano o imbarazzante, qualsiasi cosa possa sembrare fuori dai canoni secondo me è uno stigma mentale. Forse però la cosa più particolare è stato quando un nostro abbonato in chat ci ha chiesto di fargli cock rating per 5 euro. Sostanzialmente, consiste nel farti mandare una foto del pene e tu gli dici come ti sembra. Credevamo che fosse una pratica legata all’umiliazione e al sentirsi dire cose tipo ‘è corto’ o ‘è brutto’, ma in questo caso no, il tipo sembrava proprio volere una valutazione oggettiva. Ci ha colti impreparati, era totalmente inaspettato, ma nonostante questo non ci siamo fatti troppi problemi. Questa è una cosa che mi fanno notare tutti i miei amici quando parlo di OnlyFans, tutti si aspettavano qualcosa di molto più simile al porno, pensano che siamo tutti pornoattori. Invece dietro c’è molto lavoro fra riprese, far venire bene le foto o le scene, il montaggio: anche se volessimo farlo, per produrre quel genere di materiale ci vorrebbero attrezzature professionali molto costose, tempo e impegno che per poco più di cinque euro al mese non possiamo permetterci. Stiamo imparando volta per volta a fare le cose bene”.

C’è qualcosa che, se ve lo chiedessero, non fareste?
“Per quanto mi riguarda no, ma Arianna non vuole pubblicare contenuti non di qualità. Vuole sempre essere sicura di pubblicare la foto o il video perfetti, quindi credo che l’unica cosa che non farebbe sia proprio condividere qualcosa che non è venuto bene, o per lo meno come lo aveva immaginato lei. Avevamo fatto un video che non era venuto benissimo, avevamo pensato magari di venderlo lo stesso a un prezzo inferiore e poi invece abbiamo deciso di eliminarlo. Non pubblicheremmo mai contenuti non di qualità, non ci piace l’idea che qualcuno possa condividere qualcosa che ci riguarda in prima persona e di cui nessuno dei due è soddisfatto e secondo me sta proprio qui la consapevolezza di quello che stiamo facendo. Siamo fieri del nostro lavoro, non abbiamo limiti. Troviamo entrambi intrigante il fatto di poter realizzare le fantasie degli altri, ma anche il fatto che ci dicano cosa dobbiamo fare. A me spinge molto questa cosa del farlo per altri, mi eccita molto: le persone mi pagano per essere eccitate ma mi eccito anche io, così ci guadagno il doppio”.

Feedback delle persone? Cosa vi scrivono in chat?
“C’è un ragazzo in particolare che ci scrive sempre ed è estremamente gentile, anche troppo, dice di apprezzare il nostro romanticismo e che guarderebbe solo i nostri contenuti, dice cose molto carine. Quasi tutti parlano inglese, non so bene da dove arrivino, credo che si iscrivano soprattutto tramite Twitter perché Arianna lì ha un po’ di followers. Un altro tizio ci ha scritto che ci guarda spesso con la sua ragazza perché a entrambi piace il nostro rapporto, mi ha fatto un po’ strano che fossero una coppia ma sono apprezzamenti che fanno piacere. Forse il fatto che abbiamo un profilo di coppia spinge di più rispetto alla singola persona perché c’è interazione fra i soggetti, ma se tutto questo funziona è solo grazie ad Arianna: lei avrà l’80 per cento dei fans, molti probabilmente si iscrivono perché c’è lei ‘più me’ e la presenza maschile le dà semplicemente più valore, anche perché è lei che faceva queste cose già prima, è più abituata”.

Un feedback vostro, invece? C’è qualcosa che migliorereste nell’applicazione?
“È una cosa che riempie l’ego, la gente mi paga per vedermi fare qualcosa che amo fare. Sarebbe bello però migliorare l’interazione con gli user. La gente che non mette likes, ma guarda e basta effetto ‘gruppo-Whatsapp’, senza avere un minimo feedback, non ci aiuta a capire se quello che viene pubblicato può essere apprezzato o meno. Un’altra cosa che un po’ ci rende perplessi è l’anonimato degli iscritti: ci allarma un po’ vedere nomi non riconoscibili o irrealistici perché il primo pensiero è ‘chissà chi c’è dietro’. Capisco l’anonimato, capisco che tu non voglia far sapere agli altri cosa guardi, però dall’altra parte dello schermo ci sono persone vere, in carne e ossa, e personalmente puntiamo a un tipo di approccio più personale e vicino con i fans”.

Questa “attività” ha cambiato in qualche modo il vostro rapporto? Come?
“Sicuramente lo ha cambiato in meglio perché è una passione comune, è una delle cose che facciamo insieme e che piace a entrambi. Ci sono coppie a cui piace fare passeggiate o guardare Netflix, a noi piace farci le foto. Sono sempre stato appassionato di fotografia e grazie a questo profilo adesso sto migliorando con la post-produzione, lo stesso vale per Arianna: ci piace fare insieme tutto il processo. Penso faccia bene a una coppia trovare dei passatempi comuni, poi il fatto che a tutti e due piaccia così tanto il sesso aiuta”.

Dal profilo OnlyFans di Michele e Arianna

Nel concreto, quanto avete guadagnato?
“Abbiamo iniziato quasi due mesi fa, per cui non possiamo fare statistiche o dire se convenga o meno cercare di ‘fare i soldi’ su OnlyFans, ma per ora è stata un’esperienza più che remunerativa. Il primo mese abbiamo fatto circa trecento euro fra iscrizioni e il video che abbiamo venduto, per non essere un lavoro ‘da cui pretendiamo il guadagno di uno stipendio è più che buono. Continuano ad arrivare iscrizioni, pensavo si sarebbero fermate e che nessuno prendesse in considerazione i nostri post su Twitter, invece arrivano eccome. Facciamo anche promozioni, sconti di un euro sugli abbonamenti o sui rinnovi e simili e la gente continua a iscriversi. Siamo prossimi ai cinquanta iscritti: un bel traguardo per chi come noi inizia dal nulla, quasi due classi di scuola! Non pensavo ci fosse così tanta gente interessata, né tantomeno tanta gente disposta a pagare per avere qualcosa che fa piacere. Dovremmo sentirci più liberi di fare queste cose, in fondo è come andare al sexy shop: sembra sempre così imbarazzante, eppure fare qualcosa per il proprio piacere dovrebbe essere vista come una cosa normale. Facciamo tutti sesso”.

Come reagiscono le persone quando scoprono quello che fate su OnlyFans?
“I miei genitori non l’hanno presa bene, ma li capisco, appartengono a un’altra generazione. Gli amici invece sono incuriositi: un mio amico scherzando mi chiama sempre ‘il pornoattore’, da un lato non crede che io lo faccia davvero e che davvero ci guadagni dei soldi, ma dall’altra un po’ mi invidia. Molti vogliono iscriversi per supportarci, per mettere likes e aggiungere qualche iscritto al nostro canale, qualcuno addirittura dopo essersi abbonato ci fa i complimenti. Nessuno si scandalizza, ultimamente OnlyFans è diventata molto di moda ed è entrata nella normalità, quindi non stupisce più così tanto. C’è però qualcuno che ancora è abbastanza chiuso sull’argomento, che magari esprime le sue titubanze perché questa cosa potrebbe avere delle conseguenze e dei rischi e in effetti lo abbiamo provato in prima persona, è un hobby che ha più lati negativi di altri. Alcuni si domandano come facciamo a non essere gelosi l’uno dell’altra, in fondo la gente guarda i nostri contenuti e si eccita guardando me o lei ed effettivamente questa cosa potrebbe fare emergere delle insicurezze, ma a entrambi piace l’idea che più persone siano attratte dall’altro senza mettere in dubbio il nostro rapporto. Sapere che c’è chi desidera la mia ragazza mi eccita e me la fa sembrare più attraente”.

Guadagnare facendo ciò che si ama (ma che non si può dire) e accettare che la sessualità faccia parte della nostra vita. Siamo pronti o continueremo a scandalizzarci?

a cura di Gaia Rossetti

Qui il link al profilo OnlyFans di Michele e Arianna.

Gaia Rossetti

Sono una gastrocuriosa e sarò un'antropologa.
Mia nonna dice che sono anche bella e intelligente, il problema è che ho un ego gigantesco. Parlo di cibo il 60% del tempo, il restante 40% lo passo a coccolare cagnetti e a far lievitare cose.
Su questi schermi mi occupo di cultura del cibo e letteratura ed esprimo solo giudizi non richiesti.

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OnlyFans, l’applicazione popolare nel settore dell’intrattenimento per adulti, è ormai sulla bocca di tutti poiché permette agli utenti di fare soldi grazie ai loro post. Come funziona? Ma soprattutto… quanto si guadagna?

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OnlyFans è un servizio di intrattenimento tramite abbonamento in cui i creatori di contenuti possono guadagnare denaro dagli utenti che si iscrivono ai loro profili, i cosiddetti “fan”. Non solo contenuti non esattamente family correct, ma anche di altri generi: a creare profili sono esperti di fitness, chef e musicisti, eppure la sua politica molto libertaria (o meglio, libertina) sui contenuti lo rende una piattaforma utilizzata principalmente da dilettanti e modelli/e pornografici. Così questo tipo di utenti può condividere le proprie foto semi-nude o di nudo integrale in cambio di una quota associativa mensile.

Lanciato nel 2016 come sito web per creatori consentendo ai loro followers di iscriversi tramite una tariffa mensile per vedere clip e foto, a partire da maggio 2020 ha 30milioni di utenti registrati e afferma di aver pagato 725 milioni di dollari ai suoi 450mila creatori di contenuti. Nello stesso periodo, l’amministratore delegato Tim Stokely ha dichiarato a Buzzfeed News (link esterno) che “il sito sta avendo circa 200mila nuovi utenti ogni 24 ore e da 7mila a 8mila nuovi creatori ogni giorno”. Dallo scorso anno, inoltre, OnlyFans ha annunciato una partnership con Demon Time Social Media (link esterno) per creare un night club virtuale monetizzato utilizzando la funzione live a doppio schermo dei siti. Un successo e una crescita che non mostrano il minimo segno di cedimento, ma tutto questo com’è possibile? Come funziona il meccanismo dietro questo fenomeno tanto chiacchierato (e contestato)?

Innanzitutto, come si poteva immaginare, esistono due tipi di account: puoi essere un creator o uno user. I creator sono sostanzialmente creatori di contenuti, mentre gli user sono – letteralmente – semplici “utilizzatori” che si abbonano ai profili di altri. Funziona come un profilo Instagram, ma a pagamento: decidi di pagare un abbonamento mensile a un profilo in particolare che poi può essere disdetto quando vuoi. Come la fai la sbagli, infatti ci sono state molte polemiche legate a questa questione: le persone, poiché pagano, molto spesso si aspettano di vedere solo foto di nudo o veri e propri porno, quando poi magari vengono pubblicate foto un po’ più soft e questo diffonde delusione fra questi user. Ricordiamoci che, nonostante le statistiche, fra i profili creator ci sono anche moltissimi fotografi e videomaker.

Come i profili Instagram, su OnlyFans si possono creare sondaggi, pubblicare storie e oltre al pagamento dell’iscrizione si può guadagnare anche con la vendita di contenuti su richiesta: tramite delle chat, simili ai più celebri “dm”, gli abbonati possono chiedere ai possessori dei profili di mostrare qualcosa di particolare, di fissare un prezzo e di venderlo a loro, poi ovviamente sta al creator decidere se accettare o meno.

Questa scelta è anche influenzata dal fatto che l’identità degli user è protetta dall’anonimato, per cui un creator non sa mai veramente a chi si sta rivolgendo. I nomi con cui gli abbonati si identificano sono tutti fittizi e i creator non possono conoscere né l’età né il sesso dei loro “spettatori”. Spesso il sesso si può dedurre dal nickname con cui si iscrivono, ma non è detto: come per qualsiasi altro social, non possiamo essere sicuri che Peperino92 sia maschio, potrebbe anche essere una fanciulla, ma soprattutto non possiamo interpretare quel “92” come il suo anno di nascita.

Per iscriversi, inoltre, non serve nessun tipo di requisito, basta inserire gli estremi della carta su cui vuoi essere pagato o con cui vuoi pagare e l’iscrizione non ha alcun tipo di costo. Si paga solamente per abbonarsi ai vari profili e per essere pagati al momento dell’iscrizione bisogna dunque collegare la carta e comunicare il codice IBAN del conto bancario su cui ricevere i versamenti. Agli user è richiesta una carta qualsiasi, anche una ricaricabile, ma per essere un creator è necessario essere accettati dall’amministrazione con un processo lunghissimo: bisogna inserire i dati e fare la richiesta affinché si possa passare all’accettazione (fase che dura solitamente un paio di giorni), mandare una propria foto che ritrae l’utente con la propria carta d’identità in mano e aspettare l’approvazione da parte della piattaforma. Passaggi che richiedono in realtà pochi minuti, ma – come con i mobili dell’Ikea – sbagliare un minimo passaggio può far saltare tutto il processo, che dovrà essere ripetuto a distanza di qualche giorno. Un bello sbatti, no?

Le grandi sfighe, però, non finiscono qui. Sì, perché OnlyFans trattiene delle commissioni su ogni pagamento in favore di un creator, e anche abbastanza alte. Per qualsiasi cosa un utente venga pagato, l’amministrazione trattiene il 20%, che si tratti della semplice iscrizione al profilo o di un contenuto a richiesta. Se la percentuale è irrisoria per chi ha molti iscritti, nei confronti di un utente amatoriale alle prime armi questa fa la differenza.

di Gaia Rossetti

Gaia Rossetti

Sono una gastrocuriosa e sarò un'antropologa.
Mia nonna dice che sono anche bella e intelligente, il problema è che ho un ego gigantesco. Parlo di cibo il 60% del tempo, il restante 40% lo passo a coccolare cagnetti e a far lievitare cose.
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10 motivi per leggere il Kamasutra

10 motivi per leggere il Kamasutra

10 motivi per leggere il Kamasutra

Il Kamasutra, per anni considerato un libro volgare e corrotto, è in realtà un inno all’amore più puro e – incredibile, ma vero – piacevole. Ecco perché leggerlo.

Quando sentiamo nominare il Kamasutra, la prima (e forse unica) cosa che ci viene in mente è l’elenco delle posizioni che una coppia dovrebbe assumere durante i rapporti sessuali, affinché sia le donne che gli uomini possano trarne il maggior piacere possibile.

Niente di più lontano dalla realtà, perché nel Kamasutra, che risale al III secolo, non c’è assolutamente nessuna lista: il kama (il “piacere”, o meglio “il soddisfacimento del piacere”) nella concezione hindu è solo uno dei tre grandi scopi dell’essere umano, insieme al dharma ( la “legge sacra”, intesa nel senso dell’osservanza delle norme rituali e delle leggi) e all’artha (l’ “utile”, il fine concreto per il quale si agisce, l’interesse materiale e la ricchezza). Ecco allora 10 motivi per cui chiunque dovrebbe leggere il Kamasutra di Vatsyayana, nella sua versione originale.

  1. Non c’è niente di pornografico. Non c’è una singola immagine o rappresentazione, non è un testo che ha lo scopo di incendiare gli animi. E’ un testo normativo, che si pone l’obiettivo di regolare le azioni e gli atteggiamenti da assumere quando il desiderio è acceso. Nessun’idea di violenza o di possesso. Non la scintilla che appicca il fuoco, ma l’ossigeno che lo tiene in vita affinché possa durare e generare il calore necessario.

  2. Amore per piacere, per puro godimento. Come dicevamo, non essendoci nessun riferimento pornografico, l’amore qui rappresentato è semplicemente un tipo di “amore per piacere”: fate l’amore perché è bello, perché è un istinto naturale, e perché non c’è nulla di male. Non è un rapporto sessuale che punta al concepimento, la prosecuzione della stirpe è compito dell’Utile, non del Desiderio. Questo è il campo dell’amore.
  1. Condanna ai matrimoni “violenti”. I matrimoni in India erano (e spesso sono) organizzati dalle famiglie. Vatsyayana identifica otto diversi tipi di matrimonio e li mette in ordine gerarchico: i primi quattro nella scala sono i più nobili, essendo tutti matrimoni organizzati dai genitori o dai parenti degli sposi, mentre gli altri quattro sono da lui profondamente condannati. Questi sono i casi i cui la sposa viene rapita o ingannata o ancora stuprata perché ubriaca o addormentata. Una presa di posizione nobilissima, se consideriamo che ancora oggi in alcune parti del mondo non c’è nessun riguardo per la donna, mai libera di esprimere i suoi desideri o di opporsi.

  2. Destinato a tutti gli strati sociali. La società hindu è una società profondamente castale, fortemente legata ai diritti e ai doveri dei gruppi sociali. Le dottrine della Legge Sacra e dell’Utile erano una prerogativa degli strati più alti della società, ma questo non vale per il Desiderio. Il kama è destinato a tutti, così lo è anche alle caste inferiori. Un segno più unico che raro di equità, come non se ne troveranno così facilmente nella storia dell’India.
  3. Una forma di istruzione per la donna (deve saper contare). Proprio perché destinato anche agli strati sociali più bassi, l’istruzione data dal Kamasutra è destinata anche alle donne da sempre escluse da qualsiasi attività o conoscenza. Anzi, essere buone mogli vuol dire anche essere in grado di soddisfare il proprio marito, ma non ci si ferma qui: le donne devono saper leggere, scrivere e contare, devono essere in grado di tenere la contabilità della famiglia e di amministrare la casa.
  4. Le donne hanno la stessa natura dei fiori. Vatsyayana ha una visione dolcissima della donna, e la dipinge delicata come un fiore. Bisogna dunque toccarla con delicatezza, senza mai forzarla, e avvicinarla solo quando mostrerà piena fiducia e arrendevolezza. Non bisogna spaventarla o farle pressione altrimenti svilupperà sentimenti di paura e astio nei confronti dell’amante. C’è da dire che, sempre secondo Vatsyayana, la prima mossa spetta sempre all’uomo, e la donna può fare avances solo quando è l’uomo a lasciarle prendere l’iniziativa. Ma siamo pur sempre nel III secolo, sfido chiunque a trovare un parallelo nella letteratura occidentale.
  1. Vastyayana è il primo a riconoscere l’esistenza dell’orgasmo femminile. La donna non è un dispositivo che serve a dare piacere all’uomo, anche la donna ha i suoi desideri e perviene al loro soddisfacimento. Anche la donna prova piacere, esattamente allo stesso modo dell’uomo. Nessun altro lo aveva ancora detto, nessun altro lo dirà ancora per molto tempo.

  2. Visione positiva delle cortigiane. La cortigiana è una figura appartenente alla società e ivi attiva, un personaggio dunque degno di rispetto che non va emarginato o additato. I sultani sono i loro migliori clienti ed è frequentissimo trovarle nelle regge reali, sono le donne più libere di agire della società indiana in quanto svincolate da ogni legame matrimoniale. Il loro scopo primario è il perseguimento dell’Utile, il guadagno, e non devono assolutamente essere considerate impure, perché non lo sono.
  3. Le vedove possono risposarsi. Non è così scontato, perché nella società dell’India antica alla morte del marito la donna doveva gettarsi sulla sua pira funebre e sacrificarsi per lui, morendo così tra le fiamme. Tradizione oggi illegale, ma nel III secolo ogni donna che non si gettasse nel fuoco delle ceneri del marito era denigrata e considerata una traditrice, destinata alla miseria. Per Vatsyayana no, anzi. La vedova può risposarsi, se lo desidera, svincolandosi dal terribile dovere di sacrificare se stessa.
  4. L’amore omosessuale è lecito, non condannato né condannabile. Il kama mira al raggiungimento del piacere, è soggettivo ed esistono infiniti modi di amare, tanto che il Kamasutra non può certo elencarli tutti. Ma un capitolo particolare è dedicato all’amore omosessuale, addirittura sollecitato e regolamentato, perché il suo scopo sia quello di dare piacere a entrambe le parti della coppia. Roba che Medioevo, levati proprio.

Insomma, una visione più che attuale del sesso e del rapporto fra due persone elaborata mentre i Romani ancora pensavano a conquistare il mondo. La rappresentazione di rapporti dolcissimi, delicati, mai forzati, che obbediscono alle leggi della natura e della società. Perché non c’è niente di più naturale e di più puro del desiderio di unirsi a qualcuno.

Gaia Rossetti

Sono una gastrocuriosa e sarò un'antropologa.
Mia nonna dice che sono anche bella e intelligente, il problema è che ho un ego gigantesco. Parlo di cibo il 60% del tempo, il restante 40% lo passo a coccolare cagnetti e a far lievitare cose.
Su questi schermi mi occupo di cultura del cibo e letteratura ed esprimo solo giudizi non richiesti.

Il più divino e umano degli alimenti: il pane di Dante

Il più divino e umano degli alimenti: il pane di Dante

Il più divino e umano degli alimenti: il pane di Dante

Cosa manca nella Divina Commedia di Dante? La gastronomia. Ma non del tutto, poiché nel Paradiso si parla dell’alimento per eccellenza: il pane

Passioni, sentimenti, paure e contraddizioni umane. Ulisse, il pazzo spavaldo che voleva superare i limiti della ragione umana, e Francesca, la donna che vuole essere libera di amare. La filosofia di Platone e Aristotele e la teologia di Tommaso, la storia, la politica, la cultura classica, le cronache dell’epoca. Che lo si ritenga l’ultimo dei medievali o il primo degli umanisti, Dante nella Divina Commedia ha messo tutto: la bellezza, la luca divina, il riscatto. Una guida verso l’alto anche per chi non crede. La Divina Commedia è una palestra di umanità, ma fra tutte le cose umane Dante ha trascurato il simbolo dell’umanità per eccellenza: la gastronomia. O meglio, così sembra.

La cultura medioevale considera la gola come un vero e grave peccato: nell’Inferno i golosi stanno nel terzo cerchio, nel sesto canto Dante li racconta immersi in un fango gelido di pioggia battente e nevischio, azzannati dal cane a tre teste, Cerbero. In fondo, in questo canto, del peccato di gola non si parla affatto.

Nel Purgatorio, nella sesta cornice, i peccatori di gola patiscono gravemente la fame e la sete. All’ingresso della montagna che si eleva verso il cielo ci sono due alberi di frutta e un ruscello di acqua sorgiva e in questa cornice Dante racconta con un tono quasi comico il vizio di Papa Martino IV, originario di Tours, in Francia. Il Pontefice amava passare molte giornate a Bolsena, in riva al lago, a fare scorpacciate di anguille, innaffiate di Vernaccia: “e quella faccia dilà da lui che l’altre trapunta, ebbe la Santa Chiesa in su le braccia, dal Torso fu, e purga per digiuno, l’anguille di Bolsena e la Vernaccia”.

In Paradiso il banchetto è apprezzato, ma il cibo è sostanzialmente una metafora. È citato un pane degli angeli e il valore simbolico del pane, nella cultura cristiana, è potente. Il poeta intende il nutrimento dell’anima. E quale pane, se non quello che Dante conosceva così bene, il pane sciapo della sua terra?

Tu proverai sì come sa di sale
lo pane altrui, e come è duro calle
lo scendere e ‘l salir per l’altrui scale
– Paradiso XVIII, vv. 58-60

L’autore, legato alla sua patria, con questi versi del Paradiso vuole simboleggiare la durezza e difficoltà della vita in esilio, dove conoscerà un pane che sa di sale, così diverso dal pane sciapo toscano a cui da sempre è abituato.

Il pane senza sale (o pane sciocco, o pane sciapo) è molto significativo per la Toscana, al punto che anche Dante si identifica in esso. Sebbene non si conosca la vera origine di questo pane, si sa per certo che la tradizione di non mettere il sale nell’impasto nasce da motivi storici e l’ipotesi prevalente risale al XII secolo. Firenze e Pisa erano città in eterna lotta e, durante quel periodo, Pisa controllava i porti, facendo pagare care ai fiorentini le quantità di sale che sbarcavano. Firenze decise così di non utilizzare più il sale, iniziando un’importante produzione di pane sciapo. Un conflitto, quello tra Firenze e Pisa, che Dante non manca di raccontare nel suo Inferno:

Ahi Pisa, vituperio de le genti
del bel paese là dove ‘l sì suona
– Inferno XIII, vv. 79-80

 

Diversa è la storia del pane senza sale nella vicina Umbria: siamo nel 1540, ben più tardi, quando il papa impose una tassa molto salata (e sembra una barzelletta) sul sale. Nacque così a Perugia la “guerra del sale” contro il papato, ma la città perse e da allora in tutta l’Umbria si mangia pane senza sale. Una teoria che però venne messa in dubbio da molti storici, poiché il pane senza sale è diffuso in tutta l’Umbria così come nelle Marche e a Viterbo.

Alcuni sostengono che sia per il costo elevato del sale a Firenze, altri ancora invece rimandano agli Etruschi perché il pane senza sale viene prodotto e utilizzato nel Lazio settentrionale, la vecchia Etruria. Un prodotto molto diverso dagli altri tipi di pane, unico nella sua semplicità. E – soprattutto – simbolo del nutrimento dell’anima che per Dante era alla base dell’essere umani.

di Gaia Rossetti