Leonardo da Vinci: una storia di follia e innovazione culinaria

Leonardo da Vinci: una storia di follia e innovazione culinaria

Leonardo da Vinci: una storia di follia e innovazione culinaria

Leonardo Da Vinci aveva una smisurata passione per la cucina, tanto da aver provato in ogni modo a inserirsi in questo mondo in parallelo con la sua attività di pittore. Fu geniale come nel resto delle cose che fece? Spoiler: no.

L’amore di Leonardo per il mondo agroalimentare nacque quando, da bambino, il nonno lo portava a visitare i mulini attorno a Vinci e il suo patrigno Piero dal Vacca, pasticcere, gli concesse di averlo vicino nel suo laboratorio. Leonardo già allora creava modellini dentro cui mettere gli impasti per i dolci, ma la pasticceria gli piaceva così tanto che faceva anche qualche dolcino, soprattutto di marzapane.

A ventuno anni, dopo le ore di lavoro nella bottega di un pittore, Leonardo faceva gli extra. Un giorno si presentò alla Taverna delle Tre Lumache, al Ponte Vecchio di Firenze, un locale molto frequentato dell’epoca, dove Leonardo voleva imparare i segreti della cucina. Il locandiere, in realtà, non aveva necessità di assumere altri cuochi, ma questo giovane Leonardo gli stette così simpatico che lo prese per servire ai tavoli. E chi lavorava insieme a Leonardo? Un nome a caso: Botticelli.

Colpo di scena: i tre cuochi della locanda muoiono tutti insieme, improvvisamente. Pare che avessero assaggiato qualche cibo da cui rimasero avvelenati. Leonardo, il quale aveva molti difetti, ma di certo non la stupidità, capì al volo che era il suo momento e prese uno dei tre posti vacanti. La cucina della locanda, frequentata per lo più dai mercanti fiorentini, era molto pesante e untuosa, fatta soprattutto di sughi, carni bollite e molti grassi e Leonardo decise di stravolgere il menù e sostituire le portate abbondanti di prima con altre più leggere, con una grande cura per l’estetica. Leonardo puntava sulle affumicature, sui contrasti, e utilizzava molto aromi e spezie: fu dunque uno sperimentatore anche in cucina, praticamente un avanguardista della nouvelle cuisine.

Il cavatappi progettato da Leonardo da Vinci

Il problema è che faceva tutto da solo: apparecchiava e serviva ai tavoli, puliva i pavimenti, portava le scorte dalla cantina. Cosa fece allora per aiutarsi? Progettava macchinari: un piccolo macinapepe, un affetta uova a vento, un girarrosto meccanico e persino l’antenato del cavatappi. Ad un certo punto, però, successe un’altra catastrofe e la locanda venne spazzata via da un incendio. Ma Leonardo e il suo amico Sandro Botticelli non si diedero per vinti e vollero mettersi in società, aprendo insieme un’altra locanda. Il nome era spaziale: “All’insegna delle tre ranocchie di Sandro e Leonardo”. Com’era fatto il menù? Tavole speculari foderate contenenti dei fogli dove, sulla sinistra, vi era il disegno che spiegava il piatto e, sulla destra, il menù scritto di pugno da Leonardo. E Botticelli disegnava nel menù le pietanze. Un menù di difficile decifrazione e un locale destinato ad avere vita breve, che infatti chiuse presto.

Rimasto senza lavoro, Leonardo si dedicò alla creazione di modellini e inviò a Lorenzo de’ Medici, in guerra con il Papa, un augurio per la guerra accompagnato da biscottini in marzapane a forma di modellini da guerra. Lorenzo de’ Medici però non capì il regalo e non gli rispose mai. Leonardo allora volle lasciare Firenze, Lorenzo de’ Medici lo scoprì e gli fece recapitare una lettera dove però Leonardo non trovò nessuna referenza come cuoco, né come pittore, ma solo come abile suonatore di liuto. Stufo di quella città che non lo apprezzava come meritava, fece le valigie e si trasferì a Milano.

Nemmeno a Milano, però, si arrese all’idea della cucina, e si propose di creare qualche marchingegno per migliorare la cucina del Castello Sforzesco e di organizzare l’inaugurazione. Secondo il suo concetto di sobrietà, la festa di inaugurazione si doveva svolgere dentro una grande torta: bisognava creare una copia del palazzo degli Sforza realizzata con torte di polenta rivestite di marzapane e accatastate l’una sopra l’altra. Gli ospiti avrebbero varcato porte dolci, si sarebbero seduti su sgabelli dolci, su tavoli dolci e avrebbero mangiato dei dolci. Tra le cose più singolari, Leonardo da Vinci studiò il modo di mandar via i cattivi odori e il fumo e costruì un apparecchio per automatizzare l’arrosto. Per tenere pulito il pavimento, invece, impiegò due buoi che spingevano uno spazzolone.

Come andò l’inaugurazione del castello? I marchingegni crearono disagio fra le centinaia di invitati e i buoi impauriti cominciarono a correre e a insudiciare la cucina con i loro escrementi. Inoltre, Milano pullulava già abbondantemente di piccioni, oltre che di ratti, e gli uomini degli Sforza passarono la notte precedente a fare una carneficina. Ludovico il Moro cercò allora di liberarsi di lui mandandolo al convento di Santa Maria delle Grazie, ma nemmeno così Leonardo riuscì a placare la sua fame di conoscenza. Recita infatti una lettera del priore a Ludovico il Moro: 

Mio signore, sono passati due anni da quando mi avete inviato il maestro Leonardo; in tutto questo tempo io e i miei frati abbiamo patito la fame, costretti a consumare le cose orrende che lui stesso cucina e che vorrebbe affrescare sulla tavola del Signore e dei suoi apostoli

Comunque, la sua permanenza qui la trascorse così, creando il suo dipinto più importante:

Il Cenacolo vinciano

Gaia Rossetti

Sono una gastrocuriosa e sarò un'antropologa.
Mia nonna dice che sono anche bella e intelligente, il problema è che ho un ego gigantesco. Parlo di cibo il 60% del tempo, il restante 40% lo passo a coccolare cagnetti e a far lievitare cose.
Su questi schermi mi occupo di cultura del cibo e letteratura ed esprimo solo giudizi non richiesti.

Il dramma dello spreco alimentare sotto le feste natalizie: come ridurlo?

Il dramma dello spreco alimentare sotto le feste natalizie: come ridurlo?

Il dramma dello spreco alimentare sotto le feste natalizie: come ridurlo?

“Natale” è spesso sinonimo di “consumismo” e, purtroppo, anche di “spreco”. Nel corso di Restaurant for Future è emerso come il rispetto per l’ambiente debba diventare prioritario, anche quando ci sediamo a tavola al ristorante.

Come ogni anno con l’arrivo delle festività, torniamo a parlare della problematica degli sprechi alimentari. Secondo il rapporto redatto da McKinsey, ogni anno nel mondo viene sprecato tra il 33 e il 40% del cibo totale, per un valore di circa 620 miliardi di euro. Un dato decisamente insostenibile, sia dal punto di vista umano ­– dal momento che sono 3,1 miliardi le persone in stato di insicurezza alimentare e 828 milioni quelle che soffrono la fame – sia ambientale – poiché lo spreco alimentare equivale a uno spreco di risorse e a un inutile consumo del suolo – sia economico.

Questo fenomeno si accentua in modo significativo a ridosso del periodo natalizio nel settore della ristorazione. Secondo uno studio, la maggior parte degli sprechi alimentari nel comparto avviene durante la fase di preparazione degli alimenti (45%), poco più di un terzo è riconducibile agli avanzi nei piatti dei clienti (34%) e il resto è dato dal deterioramento dei cibi (21%). Se consideriamo che in Italia esistono circa 220 mila ristoranti e pizzerie, appare chiaro quale quantitativo di cibo buttato via si possa raggiungere.

La responsabilità di tanto spreco è da attribuire soprattutto ai ristoratori e alla loro scarsa preparazione e sensibilità all’argomento. Per questo RistoBusiness, azienda che si occupa di formazione e consulenza per la ristorazione attiva su tutto il territorio nazionale, in collaborazione con Crabiz, una delle più importanti realtà di consulenza aziendale in Italia, ha voluto lanciare una piattaforma formativa e consulenziale con l’evento Restaurant for Future, che, dopo il successo della prima edizione, tornerà nel novembre 2023. Nel corso dell’evento, dedicato alla formazione professionale per l’imprenditore e per il suo staff sul tema della sostenibilità economica, sociale e ambientale, è emerso chiaramente come ci sia bisogno di un cambio di passo, e come la sostenibilità debba essere messa al primo posto nelle strategie di sviluppo dei ristoranti.

Le feste natalizie sono da sempre un appuntamento focale per i ristoratori. – Spiega Emiliano Citi, Ceo e fondatore di RistoBusiness e Co-fondatore del progetto Restaurant for FutureSi accolgono ogni giorno centinaia di famiglie in cerca di svago e serenità dopo un periodo terribile come quello attraversato negli ultimi anni. Nonostante questo, non possiamo perdere di vista la salvaguardia dell’ambiente e l’enorme spreco alimentare che di solito accompagna i festeggiamenti. Imparare a gestire la dispensa, a dosare le porzioni, a fare la spesa in modo più efficiente, a creare un menù che punti su determinati ingredienti, sono i primi passi per ridurre lo spreco alimentare. Ma appare evidente che un simile cambiamento abbia bisogno di una formazione continua di tutto lo staff, che possa mantenersi sempre aggiornato, e di una maggiore e migliore cultura manageriale a monte”.

Comprendere l’importanza di investire nella sostenibilità, non solo per salvaguardare l’ambiente, ma anche come leva strategica della propria attività, può garantire un enorme vantaggio competitivo, dirottando su di sé la scelta di moltissimi clienti. Come emerso nel corso dell’evento, che si è tenuto lo scorso 16 novembre presso Fico Bologna, moltissime persone preferiscono andare a mangiare in locali che dichiarano apertamente di avere un impatto ambientale basso.

La lotta allo spreco passa anche dal progetto di certificazione di Restaurant for Future, che per la prima volta dà la possibilità alle imprese virtuose di misurare e rendere note le proprie eccellenze.

Non solo – prosegue Citi – l’obiettivo che ci siamo dati è rendere il percorso di certificazione e l’evento Restaurant for Future un nuovo standard di qualità, non solo a livello italiano, ma anche europeo. I consumatori e il pianeta ce lo chiedono a gran voce e gli imprenditori della ristorazione italiani hanno dimostrato di essere pronti ad abbracciare una vera lotta contro lo spreco alimentare e per la sostenibilità”.

Pesolillo: quando i vini raccontano la terra

Pesolillo: quando i vini raccontano la terra

Pesolillo: quando i vini raccontano la terra

Durante l’ultima edizione di Trevino abbiamo avuto l’occasione di assaggiare i vini prodotti dalle tenute agricole Pesolillo. Vini corposi, figli di una terra ricca che si riflette in ogni calice…

In un panorama a metà tra colli e pianure, in quelle terre abruzzesi patria del Montepulciano e figlio di una “corposità”, di un modo vero, vivo di intendere il vino e il rapporto umano nascono i vini dell’azienda agricola Pesolillo. Una realtà famigliare che porta avanti da anni un nome, un marchio e una qualità che viene tramandata nei prodotti, in un Montepulciano declinato in diversi “modi”, dal giovane alla riserva. Una realtà che in ogni bicchiere versa passione, oltre che vini di alto profilo che derivano da oltre 60 anni di attività, prima nella ristorazione, poi con una produzione che ha varcato i confini dell’agriturismo di famiglia per lasciarsi degustare dal resto del mondo. 

Durante Trevino, la fiera del vino organizzata da Vale20 e svoltasi qualche settimana fa in quel di Treviglio Fiere, abbiamo avuto modo di conoscere e intervistare Lorenzo Pesolillo, una nuova generazione entrata in azienda. La storia dei vini Pesolillo la lasciamo direttamente alle sue parole. Noi abbiamo parlato fin troppo.
Siamo una piccola azienda famigliare che vive e lavora in provincia di Chieti. Siamo in attività dal 1961, quando mio nonno acquistò i terreni dove è nato il nostro agriturismo. La storia dei nostri vini segue una vera tradizione abruzzese. Inizialmente non imbottigliavamo, ma come tanti altri producevamo e poi portavamo in cooperativa. Poi, circa vent’anni fa, abbiamo iniziato a imbottigliare per permettere ai clienti dell’agriturismo di assaggiare i nostri vini e, circa quattro anni fa invece, abbiamo deciso di aprirci “al mercato”, portare fuori i nostri prodotti, far conoscere a tutti la qualità dei nostri vini biologici”, ci ha raccontato.

I VINI
I nostri vini raccontano la nostra storia, la nostra tradizione. I nostri vigneti poggiano su terreni sabbiosi a circa 250 metri di altezza. Abbiamo tanta escursione termica, una brezza marina e dei vigneti di pergola abruzzese, quindi dei filoni che permettono l’ingresso di tanta aria all’interno delle vigne. Questo fa sì che abbiamo un grappolo abbastanza asciutto e previene la possibile presenza muffa. Un vantaggio considerando che abbiamo vini biologici”. 

LA LINEA
In questo momento abbiamo cinque vini. Un pecorino superiore ricco di freschezza e salinità, figlio dei nostri terreni. Abbiamo un rosato che deriva principalmente dal montepulciano vinificato in bianco e tre tipi di montepulciano.
Da un rosso giovane (2021) che ha fatto “solo” quattro mesi di acciaio e poi bottiglia, una versione intermedia che fa acciaio e poi legno, e una versione riserva che, come da disciplinare e da tradizione, fa un anno di acciaio ,14 mesi di legno e sei mesi di bottiglia”.  

IL FIORE ALL’OCCHIELLO: MONTEPULCIANO RISERVA 2019
Il Montepulciano Riserva di Pesolillo è corposo, forte, il suo rosso intenso lo vedi e lo senti in bocca, dove rilascia forte i sentori dei 14 mesi passati in botte. La frutta rossa matura, le spezie e le mandorle escono al naso e lasciano la bocca ricca.

Come nasce?
Le uve vengono raccolte a mano intorno alla prima settimana di ottobre quando hanno raggiunto la perfetta maturazione aromatica e polifenolica.
Dopo diraspatura e pigiatura, le uve vengono fermentate a temperatura controllata di 27-29°C con ripetuti rimontaggi e delestage per 15-18 giorni. Segue malolattica spontanea, e successivamente matura in contenitori di legno (barriques e tonneaux) per 12-14 mesi.
La lunga maturazione in legno fonde i ricchi profumi del Montepulciano con le delicate note del nobile legno francese in un’armonia che esalta l’unicità del territorio abruzzese. 

NOVITÀ
Una linea precisa che racconta la terra quindi, ma in futuro?
Per i prossimi anni stiamo valutare di lavorare nel mondo dei bianchi. Abbiamo dei vitigni di vitigni “maiolica” come bacca rossa e “cococciola” come bacca bianca e stiamo capendo che taglio dare. Vedremo”. 

Com’è andata a Trevino?
“È stato molto bello poter tornare in fiera, far assaggiare i nostri vini. Onestamente non sapevamo bene che cosa aspettarci alla vigilia. L’ultimo evento a cui abbiamo partecipato ha avuto un’affluenza sotto le aspettative e questo ci aveva messo in allarme. Fortunatamente c’è stata un’affluenza davvero ogni oltre previsione. Ci hanno svuotato le cantine…(sorride, ndr)” 

Di parole ne abbiamo usate fin troppe. Adesso non vi resta che assaggiarli. 

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Francesco Inverso

Quando scrissi la prima volta un box autore avevo 24 anni, nessuno sapeva che cosa volesse dire congiunto, Jon Snow era ancora un bastardo, Daenerys un bel personaggio, Antonio Cassano un fuoriclasse e Valentino Rossi un idolo. Svariati errori dopo mi trovo a 3* anni, con qualche ruga in più, qualche energia in meno, una passione per le birre artigianali in più e una libreria colma di libri letti e work in progress.
Sbagliando si impara…a sbagliare meglio.

Restaurant for Future su sostenibilità ed eticità: non si sceglie solo il cibo

Restaurant for Future su sostenibilità ed eticità: non si sceglie solo il cibo

Restaurant for Future su sostenibilità ed eticità: non si sceglie solo il cibo

Un’indagine condotta dall’Università Popolare degli studi di Milano mette in luce i nuovi driver nella scelta di un ristorante. A Bologna il 16 novembre se ne discute in occasione di Restaurant for Future, evento organizzato da RistoBusiness e Crabiz.

Non è solo il cibo a indirizzare le scelte dei consumatori quando si parla di ristoranti, ma sono anche e soprattutto valori come la sostenibilità e l’eticità. È quanto è emerso dall’ultima indagine condotta dall’Università Popolare degli studi di Milano, e una posizione già sposata da Restaurant for Future, l’evento organizzato da RistoBusiness, azienda specializzata nella consulenza e nella formazione professionale per imprenditori nella ristorazione, e Crabiz, leader di mercato di consulenza aziendale.

L’evento, che si terrà il 16 novembre 2022 dalle 9:30 alle 18:00 presso FICO Bologna, il grande parco del cibo in Via Paolo Canali 8, sarà un’occasione per discutere delle prospettive del settore, proponendo soluzioni che possano favorirne non solo la ripresa, ma anche una crescita sempre più prospera.

Secondo lo studio dell’Ateneo, la sostenibilità incide fortemente nella scelta del ristorante per il 71% degli intervistati. Sapere che un locale è attento all’ambiente utilizzando prodotti biologici, magari a KM 0, e che riduce la sua impronta ambientale attraverso l’uso di energia green, può farlo preferire anche a chi offre un menù migliore.

Altro aspetto importante per i clienti è l’eticità con cui viene trattato il personale. Negli ultimi mesi si è molto parlato delle condizioni in cui tantissimi lavoratori del settore si trovano, con turni lunghissimi, al limite dello sfruttamento, nessun giorno libero e paghe misere. Sapere, invece, che un ristoratore tratta in modo corretto i propri collaboratori è motivo di preferenza per circa 2 intervistati su 3(61%).

Sostenibilità ed eticità sono due concetti chiave che tutti gli imprenditori della ristorazione dovrebbero tenere sempre a mente. – Commenta Emiliano Citi, CEO & Founder di RistoBusinesse ideatore dell’evento – E questo non solo da un punto di vista della responsabilità civica e ambientale, ma perché questi due pilastri possono portare ad una maggiore sostenibilità economica, che significa più guadagni per l’imprenditore. Un team soddisfatto ed appagato lavora meglio e produce di più, e si sente maggiormente coinvolto nel business, prendendone più a cuore anche i risultati. E questo genera vantaggi per entrambe le parti, che sono apprezzabili già nel breve periodo: da un lato, l’imprenditore ha entrate più alte, dall’altro, il maggior flusso di cassa garantisce ai collaboratori un lavoro regolare e ben retribuito”.

Anche la scelta di ambientare Restaurant for Future a FICO non è assolutamente casuale. Si tratta di un parco tematico sostenibile, con caratteristiche uniche al mondo. Tra queste, un impianto fotovoltaico di circa 55.000 mq installato su tetto, il più vasto in Europa, capace di soddisfare circa il 45%-50% del fabbisogno energetico, e un edificio in gran parte fatto di legno con sistemi avanzati di teleriscaldamento e cucine a induzione a disposizione di tutti i ristoratori del Parco, senza utilizzo di gas.

“Mentre in tutta Italia bar e ristoranti sono in grandi difficoltà per i costi da sostenere in questo periodo di crisi, dentro FICO i ristoratori non subiscono il caro bollette grazie al modello energetico virtuoso del Parco – Spiega Stefano Cigarini, Amministratore Delegato di FICO Eataly World – FICO è un esempio di sostenibilità non solo per le sue caratteristiche strutturali, ma anche per l’impiego di materiali compostabili da parte di tutti i suoi operatori e per il suo sistema circolare “a metro 0”: le eccellenze alimentari prodotte dalle fabbriche di FICO vengono infatti utilizzate e somministrate da tutti i ristoratori delle diverse aree: una sorta di grande mercato condiviso nel rispetto della sostenibilità a 360°”.

Sono oltre 700 gli imprenditori della ristorazione che saranno presenti a Restaurant for Future, con moltissimi relatori, tra i quali anche il divulgatore scientifico Luca Mercalli Federico Quaranta, conduttore radio e TV, autore e tra i volti noti di casa RAI, che modererà l’evento.

Tanti i temi che verranno messi sul tavolo, dalle prospettive future a cosa fare per uscire dalla crisi. Tra le proposte anche l’introduzione del bollino Ape blu, che indica la sostenibilità per i ristoranti, come le stelle Michelin fanno con la qualità della cucina e del servizio. Si parlerà anche di rincari energetici e delle materie prime, che stanno costringendo molte attività alla chiusura, la difficoltà nel reperire personale, ma anche la questione del lavoro nero e dei turni massacranti di 12 ore.

Beer&Food Attraction: tutto pronto

Beer&Food Attraction: tutto pronto

Beer&Food Attraction: il mondo dei pub si riunisce a Rimini

L’attesa fiera, finalmente in presenza, si terrà dal 27 al 30 marzo. Cresce l’attesa

L’appuntamento col mondo horeca è alla Fiera di Rimini, da domenica 27 a mercoledì 30 marzo, quando – in contemporanea con la 4a edizione di BBTech expo e l’11a edizione di International Horeca Meeting di Italgrob – avrà luogo il Beer&Food Attraction.

Molti gli eventi in programma nelle quattro giornate di fiera, nelle arene della fiera: Beer&Food Arena (pad. C5), Beer&Tech Arena (pad. A3), Fic Arena (pad. C7), a cui l’International Horeca Meeting di Italgrob (Horeca Arena nel pad. A6), quest’anno pienamente integrato nel layout della manifestazione.

Per non perdere questa occasione unica di aggiornamento sulle nuove modalità e stili di consumo l’appuntamento è domenica 27 marzo all’ingresso Ovest (clicca qui per partecipare: https://bfa.ink/partecipa).

Tra i numerosi talk, a tema Innovation & Trend, domenica 27 marzo alle 12, nella Beer&Food Arena (pad. C5) si parlerà de “Le prospettive del mercato della birra nel fuoricasa”. Interverrà Mario Carbone, Account Director di IRI, che farà un quadro sull’andamento del mercato brassicolo nel pre e post pandemia. Dalle performance dei segmenti delle birre premium, super premium e maninstream, alle dinamiche dei prezzi e degli assortimenti nel settore, fino alle prospettive per gli operatori.

Del nuovo inizio del fuoricasa italiano si parlerà invece lunedì 28 marzo alle 11, al “Congresso dell’Horeca”, l’evento più importante dell’International Horeca Meeting di Italgrob, che presenta il primo rapporto Italgrob-Censis dedicato al valore economico e sociale della distribuzione horeca nel post pandemia. Si tratta di uno studio inedito e approfondito del mercato del fuoricasa, che analizza i nuovi bisogni dei consumatori e individua i drive di sviluppo di un settore strategico per il Paese, non solo dal punto di vista economico, quanto sociale.

A partire da opinioni, comportamenti e aspettative degli italiani, il rapporto fissa una verità elementare: nonostante divieti, chiusure e restrizioni del biennio pandemico, il fuoricasa continua ad essere un componente costitutivo dello stile di vita italiano. A intervenire, tra gli altri, il CEO di Italian Exhibition Group Corrado Peraboni e il presidente di Italgrob Antonio Portaccio. A moderare l’incontro sarà la giornalista di Mediaset Veronica Gentili.

Sempre al tema di come sono cambiati i modi di fruire del tempo e degli spazi fuori casa, è dedicato il talk “Dal pasto allo spuntino: le nuove abitudini alimentari fuoricasa” di martedì 29 marzo alle 14,30 (Beer&Food Arena, pad. C5). A illustrare le tendenze sarà Matteo Figura, Director Foodservice Italy di The NPD Group, che racconterà come mobilità, nuovi spazi urbani e nuovi bisogni portino i consumatori a scegliere pasti meno impegnativi, prediligendo momenti più veloci e in luoghi accessibili.

Da non perdere assolutamente (dal 27 al 30 marzo) la 6ª edizione dei Campionati di Cucina Italiana (Fic Arena, pad. C7), organizzati dalla FIC Federazione Italiana Cuochi e da Italian Exhibition Group.

Parlando invece di birre e gourmet, domenica 27 e martedì 29 marzo, alle 12,30 (Beer&Tech Arena, pad. A3), è in programma il training “Pairing attraction: l’esaltazione del food attraverso la birra artigianale – GOURMET PAIRING!”. A cura di CAST Alimenti e Unionbirrai, con l’intervento di Angelo Biscotti, Executive Chef di CAST Alimenti, che abbinerà alcune birre artigianali a una proposta gourmet: un piatto fusion con influenze tra oriente e occidente.

Il programma completo degli eventi in fiera:
https://www.beerandfoodattraction.it/eventi/programma/seminari-e-convegni.

Le occasioni di scoperta, degustazione e networking superano poi i confini di Beer&Food Attraction per approdare nei locali del centro e della zona mare di Rimini, grazie alla Rimini Beer Week, l’evento diffuso che collegherà la presenza in fiera con quella nella città, tra il fascino del centro storico riminese da un lato, e i locali della Riviera dall’altro. Scopri di più  https://www.beerandfoodattraction.it/eventi/rimini-beer-week/programma.