MotoGP 2022: le pagelle di Mandalika

MotoGP 2022: le pagelle di Mandalika

MotoGP 2022: le pagelle di Mandalika

Gara bagnata, rimandata e accorciata. Vola KTM, stupisce Yamaha, sparisce Honda.

Le pagelle della MotoGP a Mandalika. La pioggia stravolge i valori in campo, già rimescolati dalla Michelin vecchio stile con carcassa dura, che scombussola, quasi, tutti i costruttori. Gli austriaci, dati per spacciati nei test pre-stagione, si portano a casa la seconda gara dell’anno con Oliveira, che fa poker di vittorie in classe regina. Quartararo non ha mai digerito i climi umidi, ma grazie a un asfalto con molto grip, sfodera una confidenza sul bagnato che nessuno si aspettava, nemmeno lui, e fa risorgere dalle ceneri la moto di Iwata.

 

Quella di Zarco è la prima delle Ducati al traguardo, a completare un podio che negli ultimi anni parla spesso francese. Miller, tra i favoriti sul bagnato, dopo aver chiuso qualche giro in testa si deve accontentare della medaglia di legno. Meglio di Bagnaia, appena in zona punti. Martin fa registrare l’unica caduta del gran premio, a sottolineare che nonostante le condizioni precarie l’aderenza in generale era elevata.

Non pervenuta la Honda, che non ha digerito la gomma posteriore portata per l’occasione. La spaventosa caduta di Marc Marquez nel warm up sembra sia stata causata da un errore del funzionamento dell’elettronica nella gestione del freno motore. Potrebbe rappresentare un duro colpo per il morale dello spagnolo, speriamo non lo sia per la salute. L’ high side l’ha tagliato fuori dal gran premio, togliendo alla casa di Tokio la sua lama più affilata, dichiarata unfit dai medici.

Pol Espargarò ha confermato il mancato adattamento della sua moto a questa copertura, finendo 12°. Dopo aver fatto segnare il record nei test a febbraio, le aspettative erano sicuramente differenti. Dietro di lui Alex Marquez che sabato si era detto pronto a fare una danza della pioggia, chissà se c’è il suo zampino dietro a questo acquazzone. Di sicuro non è andata come sperava.

 

L’arrivo di Suppo non ha stravolto il box Suzuki come sperato, ma il lavoro di Livio è solo all’inizio e questa gara ha avuto condizioni troppo particolari per trarre conclusioni sensate. In Aprilia se Aleix ha fatto una gara in rimonta dopo il contatto con Marquez, che l’ha fatto ripartire dalla 18° posizione, Maverick ha dimostrato di non digerire ancora la moto di Noale. Viñales ha paragonato il processo di apprendimento per guidare al meglio questa moto al dover reimparare a camminare, anche se ieri, arrivato fuori dalla zona punti, si è detto soddisfatto del feeling con la moto. La strada è ancora lunga.

 

Chi invece ha stupito è stato Darryn Binder, 10° al traguardo e protagonista di una bella lotta, è riuscito ad accarezzare l’8° posizione per qualche giro. Non male per il più rookie dei rookie, contando anche che tutti gli altri novizi si trovano alla fine della classifica.Tra questi si nasconde Nakagami, in evidente difficoltà. Via coi voti!

 

9 a Oliveira: scatta 7° ma alla fine del primo giro è già in testa, si lascia infastidire da Miller qualche giro, ma ne ha più di tutti e scappa. Se riuscisse a finire meno dietro quando non vince, potrebbe essere un sorvegliato speciale per il titolo.

 

9 a Quartararo: un Fabio così in palla sul bagnato non si era mai visto. Scattato dalla pole, sembrava destinato a sprofondare lentamente una volta raggiunta la sesta posizione e invece ha tirato fuori una gran gara.

 

8 a Zarco: prima Ducati a Traguardo, Johann ci ha abituati a vederlo andare forte sul bagnato, speriamo non sia solo un’apparizione di inizio stagione come l’anno scorso. Negli ultimi giri stava tornando su forte, girando più veloce dei piloti davanti. Chissà se non avessero accorciato la gara.

 

5 a Miller: sul bagnato siamo abituati a vedere un altro Jack. Deve trovare quella consistenza in più che continua a mancargli.

 

6 a Rins: sembrava ne avesse per arrivare a infastidire i primi, poi si è piantato in quinta posizione, forse accontentandosi. Per lui è importante finire le gare.

6 a Mir: partiva 17°, ha azzeccato la partenza ma poi non ha fatto niente di che, dimosrando di non avere il passo per stare con i primi. Prestazione opaca.

 

5 a Morbidelli: non ha brillato in prova e si è preso una penalità per aver ignorato le disposizioni date in safe commission sulla partenza, mentre il compagno ha fatto pole e secondo posto. È il ginocchio il problema, o il feeling con la M1 non si è ancora acceso?

 

6 a Brad Binder: il team mate ha vinto il GP, lui è rimasto invischiato nelle retrovie rischiando di prendere paga dal fratello neoarrivato. Ha l’attenuante di aver corso con l’abbassatore bloccato. Si conferma sempre un buon lottatore, ma la consistenza gli manca.

 

6 ad Aleix Espargarò: gara tutta in rimonta dopo il tocco dell’unico dei fratelli Marquez presente in pista. Punta in casa Aprilia.

 

8 a Darryn Binder: ha dimostrato ancora una volta di non aver paura a mettersi in gioco. Enea ha accusato il suo modo di correre, ma dall’esterno non sembra ci siano state scorrettezze. È stato criticato a destra e a manca per l’eccesso di aggressività e adesso si sente appiccicata una nomea, che sente stretta. Oggi ha dimostrato di avere manico, per lui la strada è tutta in salita.

 

6 a Bastianini: qualificatosi male, è partito anche peggio. Pian piano ha ricucito una gara in rimonta ed è riuscito a mantenere la leadership provvisoria. Il bagnato non gli è mai piaciuto e dietro le dichiarazioni su Darryn io ci vedo un po’ di fastidio per essergli finito dietro.

 

6 a Pol Espargarò: la Honda non ha digerito questa gomma e fa registrare il risultato peggiore da tempi immemori. Non si può dire che l’abbia tenuta a galla, ma ce n’era solo uno che poteva far meglio.

 

5 ad Alex Marquez: sperare nella pioggia per finire 12° fa temere cosa avrebbe comportato correre con l’asciutto.

 

4  a Marini: il diesel della MotoGP. Occhio alla transizione ecologica.

 

3 a Bagnaia: 1 punto in due gare è decisamente troppo poco per chi vuole giocarsi il mondiale. Un errore nel setup dell’ultimo momento, smentito da lui e confermato dal box, sembra possa essere stato il colpevole. Dopo il Qatar vogliono prendersi la colpa tutti, nervosismo?

 

4 a Viñales: non digerisce ancora l’Aprilia ma smentisce qualsiasi forma di malcontento, con la Yamaha vinceva e si lamentava.  A ognuno il suo.

 

5 ai Rookies: Bezzecchi, Di Giannantonio, Fernandez e Gardner hanno evidentemente faticato ma per la loro è la prima gara bagnata in MotoGP, ci può stare.

 

2 a Nakagami: vero che le Honda hanno avuto dei problemi qui, ma finire terzultimo è segno di avere la testa altrove. Ultima stagione?

Mattia Caimi

Appassionato di moto in tutte le salse, é cresciuto leggendo i "Pensieri sporchi" del Ciaccia. Ama scrivere del mondo del motociclismo, fingendo di capirne qualcosa.

MotoGP 2022: 4 giorni al via

MotoGP 2022: 4 giorni al via

MotoGP 2022: 4 giorni al via

A pochi giorni dalla partenza del campionato facciamo un punto sulla stagione alle porte

Ogni volta che finisce la stagione a Novembre, una sensazione di vuoto e smarrimento riempie gli appassionati di MotoGP. Una leggenda narra, che è possibile vederli davanti agli scaffali dei supermercati nel reparto meccanica, ad annusare i flaconi di olio motore. Tre lunghissimi mesi senza gare, diciamocelo, sembrano interminabili, anche perché capitano a pennello durante la stagione invernale, quando molti motociclisti mettono in letargo i loro giocattoli.

Ogni anno, poi, ci si ritrova alle porte della stagione senza quasi accorgersene. L’inverno scorre veloce, fioccano le presentazione dei nuovi team e i piloti si tolgono la ruggine nei test pre stagione, catapultandoci nel nuovo campionato. Dopo il periodo di congelamento delle evoluzioni tecniche a causa COVID, per il 2022 le case hanno lavorato molto rimescolando i valori in campo.

Il punto su case e piloti

Ducati, con la precocità a cui ci ha abituato dal 2017, ha vincolato Bagnaia. Per il torinese altri due anni con la rossa, nella speranza che riporti il titolo a Borgo Panigale, titolo vinto nel 2007 da un certo australiano. Un australiano in realtà in casa ce l’hanno anche, ma sembra non aver convinto i vertici Bolognesi e non è ancora stato confermato. A dirla tutta, il 2021 non è stata affatto una cattiva stagione per Miller, due vittorie in tanti se le sono sognate in una carriera intera, figurarsi in una stagione. Eppure a Jack sembra mancare qualcosa. Spesso è veloce sia in gara che in qualifica, ma finisce spesso col restituire la sensazione che gli manchi quel quid per essere completo. Con otto moto in pista a Ducati il “vivaio” non manca, sarà importante valutare chi gli convenga mettere di fianco a Pecco: una seconda punta con cui mirare al titolo o un buono scudiero che tenga il clima disteso nel box. Potrebbe essere una questione tutt’altro che secondaria, ma la gestione piloti non è mai stata il punto forte dei desmo vertici. Bagnaia dopo la conclusione, quasi, in bellezza, vorrà mettere nero su bianco il salto di qualità effettuato, mentre Bastianini e Martin, ormai privi delle giustificazioni date dallo stato di rookie, vorranno dare il tutto per tutto e dimostrare di far parte dei grandi. Una cosa è certa: dopo cinque anni in cui Ducati fa scuola sulla tecnica e la sua superiorità è evidente a tutti, la vittoria di qualsiasi altra casa sarà in primis una sua sconfitta.

Honda ha fatto un grande salto in avanti, la moto è stata rivoluzionata e si vede che l’ispirazione viene da Ducati. La nuova HRC deve essere una moto più umana e guidabile da tutti, i suoi piloti l’hanno chiesto a gran voce e il record fatto segnare a Mandalika da Espargaro sembra confermare l’imbocco della strada giusta. Marquez dopo due anni correrà una stagione sin dall’inizio e si spera fino alla fine. La sua forma fisica non è ancora al 100% dopo il problema alla vista e quello precedente alla spalla destra, ma sappiamo tutti di cosa è capace e quanta fame abbia.

Aprilia nei test è andata forte, la moto ha subito un’importante evoluzione e i suoi piloti hanno potuto beneficiare di qualche giorno in più di prova, grazie alle concessioni di cui gode. Il periodo di adattamento di Vinales dovrebbe essere concluso, se il feeling con la moto ci sarà, come è probabile che sia, sarà in grado di giocarsi qualche vittoria, anche se dubitiamo il titolo.

Suzuki ha fatto un gran passo avanti. Era già una moto molto equilibrata e da quest’anno anche il motore è in grado di dire la sua. Dalla sua ha due piloti, che sanno essere molto veloci e la nuova gestione del team affidata a Suppo, che potrebbe aiutarli a ritrovare la bussola. L’assunzione del piemontese è notizia fresca, e diciamocelo, un po’ fuori tempo. Far iniziare un team manager alla prima di campionato è una mossa un po’ azzardata. Alla squadra sarebbe stato utile quantomeno fare gli ultimi test a Mandalika con la sua presenza, probabilmente i giapponesi hanno sperato fino all’ultimo in un ritorno di Brivio. Mir dal canto suo, dopo vari rumors sulla sua dipartenza verso altri lidi, si trova in una situazione favorevole con una moto evoluta sotto una nuova gestione, anche se crediamo sarà difficile vederlo in lotta per il titolo.

KTM e Yamaha rimangono due grandi incognite. La prima l’anno scorso ha arrancato e non è riuscita a migliorarsi molto per questa stagione. La seconda ha deluso largamente Quartararo, che dice di averla già portata al limite durante i test, un limite molto vicino a quello dell’anno scorso. L’austriaca dalla sua ha i due rookie più promettenti dell’anno: il campione e il vice campione al debutto Moto2. La giapponese paga un grande divario di motore con le migliori e la cosa ha portato Fabio, l’unico ad aver avuto prestazioni di rilievo l’anno scorso, a guidare sopra al limite mettendoci una gran pezza. Il francese non sembra contento della situazione, ma si vocifera che Ezpeleta non sia disposto a far perdere l’attuale equilibrio alle case e, probabilmente, Quartararo resterà dov’è.

La grande differenza tra le due case è che la Yamaha nonostante venga data per spacciata ad inizio stagione, alla fine dei giochi porta a casa risultati di rilievo, mentre KTM dalla sua ha la forza di una casa giovane e aggressiva, dotata di un’elasticità sconosciuta a Iwata. Quartararo è sicuramente galvanizzato dal titolo vinto in precedenza ma, e spero di sbagliarmi, Yamaha non l’ha messo nella condizione ideale per lavorare serenamente. Le molte dichiarazioni di malcontento denotano da parte sua un inizio non dei migliori, che potrebbe costargli la conferma per il titolo. Morbido ha le carte in regola per fare bene e se le problematiche alla gamba sono finite potrà dire la sua, ma la sensazione è che la casa dei tre diapason non abbia fatto gli sforzi dei concorrenti.

Ventiquattro moto in griglia, un terzo Ducati e le altre case decise a smettere di inseguire. Quattordici campioni del mondo e il calendario più lungo di sempre, spalmato su 21 gare. Un capitolo appena chiuso, un grande ritorno e tanti giovani che voglione emergere. I presupposti per una delle stagioni più agguerrite di sempre ci sono.

Mattia Caimi

Appassionato di moto in tutte le salse, é cresciuto leggendo i "Pensieri sporchi" del Ciaccia. Ama scrivere del mondo del motociclismo, fingendo di capirne qualcosa.