Project Room #15: Stato di flusso di Pamela Diamante

Project Room #15: Stato di flusso di Pamela Diamante

Project Room #15: Stato di flusso di Pamela Diamante

Primo appuntamento del 2022 con il progetto “osservatorio” sulle arti contemporanee della Fondazione Arnaldo Pomodoro, dedicato quest’anno al tema dell’origine e affidato alle curatrici Chiara Pirozzi e Alessandra Troncone

Dal 19 marzo al 24 giugno 2022, con la mostra Stato di flusso di Pamela Diamante, la Fondazione Arnaldo Pomodoro presenta il primo appuntamento del nuovo ciclo espositivo di Project Room, il progetto “osservatorio” dedicato dalla Fondazione ai più recenti sviluppi del panorama artistico internazionale, e affidato per il 2022 alle curatrici Chiara Pirozzi e Alessandra Troncone.

PAMELA DIAMANTE: UN PROGETTO INEDITO

Pamela Diamante (Bari, 1985) presenta negli spazi della Project Room il progetto inedito Stato di Flusso, un’installazione ambientale immersiva dal forte impatto percettivo. 

Stato di flusso è il risultato di un processo relazionale innescato dall’artista con un gruppo di persone invitate a compiere un percorso di autoanalisi e di riflessione sulla propria condizione esistenziale. Affiancata da professioniste nei campi del teatro e della psicoanalisi, Diamante ha realizzato 6 video nei quali le persone coinvolte sono ferme, distese e a occhi chiusi, intente a compiere l’azione più vitale possibile: respirare.

Sospesi in un tempo e uno spazio indefinito, questi ritratti-video in bilico fra stasi e movimento, sono distribuiti nello spazio dell’installazione, prestandosi a essere guardati e ascoltati, rendendo il pubblico partecipe di un’azione minima ma al contempo potente, capace di racchiudere l’essenza dell’energia vitale, rappresentata anche dall’immagine fotografica della Menade danzante di Skopas, che per l’artista è il simbolo trans-storico dell’energia vitale, archetipo di estasi e frenesia.

L’immaginario visivo proposto da Pamela Diamante crea un luogo sospeso sostanziato da identità altrettanto sospese nel quale il tempo non scorre lineare ma ritorna circolare. Qui troviamo capsule del tempo dalle quali i ritratti dei “dormienti” sembrano fuoriuscire, e davanti ai quali resta il dubbio di trovarsi di fronte a individui provenienti dal passato o a presenze del futuro.

Con questa edizione delle Project Room, Fondazione Arnaldo Pomodoro dà avvio a un nuovo corso del progetto, che intende evidenziare le assonanze tra temi e interessi di ricerca delle nuove generazioni con quelli che hanno caratterizzato il percorso artistico di Arnaldo Pomodoro, oggetto delle mostre Open Studio allestite nello Studio dell’artista.

Il tema scelto dallo staff di Fondazione e dalle guest curators come chiave interpretativa trasversale delle Project Room e dell’Open Studio 2022 è quello dell’origine, da intendersi nelle sue molteplici valenze espressive, contenutistiche e materiche.

Tra le attività di indagine storica e quelle dedicate agli sviluppi del panorama artistico contemporaneo viene così a crearsi un filo diretto, non tanto nel segno di una dinamica di reinterpretazione puntuale o d’après, quanto piuttosto dell’individuazione di una affinità intergenerazionale che permette di guardare con occhi nuovi sia al passato che al futuro dell’arte.

Still – studi sulle immagini in movimento

Still – studi sulle immagini in movimento

Still – studi sulle immagini in movimento

una piattaforma di ricerca che indaga il campo delle immagini in movimento nel contesto artistico…

Fondazione In Between Art Film è lieta di presentare il quarto capitolo di STILL – Studi sulle immagini in movimento, una piattaforma di ricerca che indaga il campo delle immagini in movimento nel contesto artistico, con un programma di testi appositamente commissionati.

Il progetto si manifesta come una raccolta online di riflessioni in forma di saggi e conversazioni sulle immagini in movimento, che esplorano opere appartenenti alla Collezione della Fondazione e le pratiche di artisti con cui la Fondazione ha collaborato e collabora tramite iniziative di commissione o co-produzione.

Il quarto capitolo di STILL comprende quattro studi:

Double Exposure è una conversazione intima e profonda tra l’artista Hiwa K e Bonaventure Soh Bejeng Ndikung, fondatore e direttore artistico di SAVVY Contemporary, Berlino. In questo viaggio poetico, Hiwa K ci guida nell’esplorazione dei concetti di trasformazione, transizione e trascendenza attraverso alcuni dei suoi lavori video più importanti, come Nazha and the Bell Project (2007–15), Pre-Image (Blind as the Mother Tongue) (2017), e View from Above (2017), che fanno parte della nostra Collezione.

Close-Up è un avvincente saggio di Barbara Casavecchia, scrittrice, curatrice indipendente ed educatrice. A partire dall’installazione multimediale Power Plantsdell’artista Hito Steyerl, che abbiamo co-prodotto nel 2019 in occasione della sua mostra personale a Serpentine Galleries di Londra, Casavecchia evoca i limiti dei macro modelli epistemologici contemporanei nel loro disegno astratto della realtà alla luce della viriditas botanica di Ildegarda di Bingen

Cross-Cutting offre un studio approfondito di Erika Balsom, professoressa di studi cinematografici al King’s College di Londra, dove ripercorre gli albori dell’interesse nei confronti del cinema e delle sue modalità espositive da parte dell’arte contemporanea attraverso la storica mostra Passages de l’image, tenutasi al Centre Pompidou di Parigi nel 1990.

E per First Look, Teresa Castro, professoressa associata in studi cinematografici presso la New Sorbonne University – Parigi 3, esamina la nostra recente acquisizione filmica The Heart of a Tree (2020) dell’artista Clare Langan, inquadrandola in un dibattito più ampio sulle possibilità speculative della fantascienza nell’immaginare il futuro dell’umanità tra le gravi minacce della crisi climatica che il mondo sta affrontando.

 

Grazie alla collaborazione con artisti, scrittori, curatori e ricercatori internazionali, questa piattaforma di ricerca è concepita come parte integrante della missione della Fondazione nel promuovere la cultura delle immagini in movimento, con il desiderio di contribuire alla letteratura e alla conoscenza che circonda la opera di artisti la cui visione arricchisce e ispira il nostro lavoro.

STILL è un progetto sviluppato dal team della Fondazione In Between Art Film su un’idea di Alessandro Rabottini, direttore artistico, e curato con Bianca Stoppani, editor, insieme a Leonardo Bigazzi e Paola Ugolini, Curatori.

Coordinamento: Alessia Carlino, project manager.
Progetto grafico: Mousse Agency.

Filosofarti torna in presenza: tutto pronto per l’edizione 2022

Filosofarti torna in presenza: tutto pronto per l’edizione 2022

Filosofarti torna in presenza: tutto pronto per l’edizione 2022

Il festival di filosofia organizzato dal Centro Culturale del Teatro delle Arti si svolgerà, in una doppia veste, fisica e digitale, dal 19 febbraio al 29 marzo

Un calendario fitto di incontri, di conferenze e di un “fare cultura” che, dopo un biennio “complicato”, finalmente torna in presenza, seppur con i dovuti punti di domanda dettati dagli sviluppi della pandemia. Dal 19 febbraio al 29 marzo si svolgerà la rassegna 2022 di Filosofarti, il festival di filosofia che in questa edizione tratterà il tema “Eredità, fare futuro”.

Un tema intenso, attuale, un ponte tra quello che è stato il passato e quello che sarà il futuro ben rappresentato dall’immagine scelta come icona dell’evento: l’Angelus Novus dell’artista svizzero Paul Klee. “Una immagine che rappresenta al meglio il tema dell’evento”, spiega Cristina Boracchi, curatrice del festival. “Un angelo che apre le ali e guarda il passato disgustato, indirizzandosi verso il futuro. È un tema importante con il quale abbiamo voluto confrontarci: ci poniamo come testimoni della contemporaneità, rifletteremo su chi siamo, su chi saremo e, soprattutto, su che cosa lasceremo. Abbiamo un patrimonio da costruire”.

Un patrimonio che verrà costruito in una doppia veste: fisica e in presenza fin dove possibile, digitale quando le condizioni lo imporranno.
Ci siamo assunti una grande responsabilità con questa nuova edizione: l’informatica, l’utilizzo di nuove tecnologie ci ha permesso di ampliare i nostri confini, di poter essere seguiti anche da spettatori in tutto il mondo – prosegue Cristina Boracchi –. In questo triennio la cultura online è stata particolarmente apprezzata, ma abbiamo sentito la necessità di fare quanto possibile per tornare in presenza, anche se ci siamo resi conto che c’è ancora un certo timore da parte del pubblico. Invitiamo comunque il nostro pubblico a consultare spesso il calendario dell’evento e seguirci per eventuali aggiornamenti o cambi di location/data”. In fondo, come sappiamo bene, basta un tampone positivo per cambiare le carte in tavola.

Come abbiamo accennato all’inizio, il fitto calendario di conferenze si aprirà il 19 febbraio con la lezione magistrale dal titolo “A che punto è l’educazione familiare e scolastica?” tenuta da Umberto Galimberti al Teatro delle Arti e si concluderà il 29 marzo in Sala Consiliare a Besnate, con l’intervento di Mauro Magatti. Nel mezzo una lunga serie di eventi, tra musica, filosofia, arte, architettura e tutte la sfere di una cultura che nel corso degli anni ha continuato a evolversi.

 

Il nostro impegno è quello di mantenere viva la nostra eredità con progetti sempre nuovi”, ha dichiarato Elena Balconi, presidente del Centro Culturale del Teatro delle Arti.
Un impegno che ha visto il patrocinio e l’appoggio di diverse enti provinciali, comuni e privati. “Filosofarti è un patrimonio di tutti”, ha commentato a proposito Enzo La Forgia, professore e assessore del comune di Varese. “Eredità è un tema che dovrebbe sempre al centro dei ragionamenti, dalla filosofia alla politica e siamo contenti di poter partecipare come Comune di Varese. In questi anni la nostra provincia è sempre stata ai primi posti a livello nazionale per produttività e benessere, ma più indietro per quanto riguarda la cultura e le iniziative. Per questo siamo convinti che Filosofarti sia una buona occasione per dimostrare quanto la cultura nella provincia di Varese possa fare di più”.

Cliccando qui potrete trovare il calendario degli eventi di questa edizione di Filosofarti.

 

Il Metaverso diventa Arte: “De Metaeverse”, cripto arte all’asta

Il Metaverso diventa Arte: “De Metaeverse”, cripto arte all’asta

Il Metaverso diventa Arte: “De Metaeverse”, cripto arte all’asta

Analogico e digitale, classico e contemporaneo si uniscono per creare un nuovo linguaggio, quello di “De Metaeverse”, all’asta sul sito di crypto arte più quotato al mondo il 10 Febbraio 2022

Il 10 Febbraio 2022 SuperRare.com, il sito di crypto arte più quotato al mondo, metterà all’asta De Metæverse, un’opera NFT realizzata a quattro mani da Matteo Mauro e Emanuele Dascanio, due artisti che utilizzano tecniche pittoriche opposte e che hanno deciso di fondere le loro arti in questo straordinario lavoro.

Considerato uno dei più bravi disegnatori del mondo, utilizzando una delle tecniche più antiche e classiche, il disegno a grafite e carboncino, Emanuele Dascanio realizza opere d’arte di straordinaria bellezza, alcune delle quali vendute per oltre 500 mila dollari. Con tratti sapienti, in totale allineamento col modus pensandi dei grandi maestri del passato, Emanuele Dascanio riesce a ricreare luci ed ombre, profondità ed espressività nel contesto di una poetica iperrealista usando una delle tecniche più antiche e classiche: la matita

Specularmente, Matteo Mauro è quanto di più moderno e contemporaneo offra oggi il panorama artistico. Le sue opere usano il linguaggio innovativo del digitale, ricercando vecchi e nuovi metodi di espressione creativa e ricorrendo a diverse tecniche digitali di rappresentazione. Le sue linee, ordinate con un particolare algoritmo, creano un affascinante effetto luce/ombra, che lo ha reso uno degli artisti NFT più apprezzati a livello internazionale.

Ad accomunare i due artisti, entrambi italiani di nascita (milanese Dascanio e catanese Mauro), è il loro sentirsi cittadini del mondo, e la ricerca di un linguaggio espressivo personale a partire dalla reinterpretazione dell’arte classica. Un linguaggio che sappia raccontare il proprio modo di vedere il mondo esterno, ma anche il mondo interiore. Inoltre, entrambi gli artisti fanno parte della collezione permanente al Museo Macs. 

Una contaminazione di arti che ha portato alla nascita di una crypto opera di grandissima espressività. Un lavoro in bianco e nero, dove a fare la differenza sono le sfumature. Le linee si perdono in un effetto tromp l’oeil, che ci ricorda l’importanza del punto di vista, nell’arte come nella vita reale. C’è caos e ordine allo stesso tempo, elementi di un’epoca lontana e richiami ai giorni d’oggi. In primo piano vediamo una giovane ragazza dallo sguardo molto intenso, che sembra voler raccontare allo spettatore il segreto che si nasconde nel quadro.

L’opera recita il brano: “In the beginning there was Chaos, a dark Vortex, source of vertigo and confusion; This darkness gave birth to Eurinome, beautiful Goddess of all things. Her first act was to divide the Sky from the Sea; she then began an elegant dance on the waves that produced the Creative Wind, which fertilized and generated all art things from that moment on. The Metaverse is made of events not things”.

(In principio c’era il Caos, un Vortice oscuro, fonte di vertigine e confusione; questa oscurità diede vita a Eurinome, bellissima Dea di tutte le cose. Il suo primo atto fu quello di dividere il Cielo dal Mare; poi iniziò un’elegante danza sulle onde che produsse il Vento Creativo, che fecondò e generò tutte le cose d’arte da quel momento in poi. Il Metaverso è fatto di eventi, non di cose.

L’asta per De Metæverse inizierà alle ore 10.00 del 10 Febbraio 2022, e partirà da una base di 1$.

Joan Mirò: quando arte e suggestione si fondono

Joan Mirò: quando arte e suggestione si fondono

Joan Mirò: quando arte e suggestione si fondono

Automatismo psichico, inconscio e surreali atmosfere, su questi poli si dispiega la produzione artistica di Joan Mirò, esponente di spicco dell’arte avanguardista primonovecentesca. 

Nasce a Barcellona nel 1893 Joan Mirò, poliedrico artista primonovecentesco. A comporre l’immaginario figurativo di Mirò, è una varietà di esperienze artistiche che spazia dalle primitive pitture rupestri, alle opere africane, dall’avanguardia surrealista di cui si fece esponente, allo schematismo di André Breton, l’espressionismo di Munch e il cubismo di Pablo Picasso. Un’arte permeata di spiritualismo, dove le forme che aleggiano sulla tela danno vita a eclettiche ma armoniche composizioni.
Le vicende biografiche dell’artista narrano di contatti con le principali correnti d’arte e cultura europee in epoca di avanguardia: Fauves, Dada, automatismo psichico trascritto in pittura e surrealismo. Correnti in radicale rottura alla precedente tradizione naturalista che segnano il pieno ingresso nei moduli iconografici novecenteschi, caratterizzati da scandaglio nel profondo della psiche, dirompenza nella rappresentazione, visioni allucinate e paesaggi surreali.

Così nel Carnevale di Arlecchino, tela realizzata 1924, si dispiegano tutti i colori dei paesaggi della Catalogna. Al centro della tela una figura bislacca porta una maschera; figure ibride che fondono fattezze animali e antropomorfe si distribuiscono sulla tela insieme a oggetti che solo parzialmente appartengono al nostro reale: ruote, clessidre, pagine sparse, un gatto, un dado, una scala. Le figure dai contorni morbidi sembrano danzare sul suono di una musica percepibile con lo sguardo nei variegati movimenti assunti dagli oggetti che permeano la composizione e dalle note musicali distribuite sulla scena. Sullo sfondo una finestra dalla quale si intravede un triangolo nero, probabilmente si tratta della Tour Eiffel. La figura umana dalla maschera bicolore raffigura Arlecchino, personaggio teatrale sfortunato in amore, esso riporta sul ventre un foro che potrebbe alludere alla difficile condizione economica in cui si trovava l’artista allora. L’esperienza biografica di Mirò si fonde alle origini catalane e al terreno culturale occidentale. Nella scena il mondo è plasmato dalla psiche dell’artista che lo osserva: il gatto, animale a lui caro, la Tour Eiffel, una sfera che ricorda un mappamondo e una scala a pioli, ricorrente comparsa nelle sue raffigurazioni.

Mirò non fu tuttavia solo un pittore, dal 1944 si dedica infatti alla realizzazione di sculture in ceramica. Fu autore di due murales in ceramica per la sede Unesco di Parigi sui quali si distribuiscono con morbide linee, forme astratte e colori marcati che spaziano dal rosso intenso al nero. La sperimentazione artistica di Mirò comprese negli ultimi anni anche la realizzazione di sculture in bronzo e in altri materiali di scarto.
Quella di Mirò fu una linea artistica che lo distinse per ecletticità e sperimentazione: opera un tipo di scomposizione cubista capace di creare innaturali mosaici dai colori netti, aderisce all’avanguardia surrealista con figure carnevalesce, scene allucinanti, significati metaforici e allusivi che si distribuiscono sulla tela. E così Arlecchino si fa autoritratto dell’artista, spavaldo padrone di casa disposto a lasciare la festa da lui stesso organizzata che si svolge alle sue spalle. Stilizzazione e simbolismo come cifre significative della produzione artistica di Mirò, che lascia con il suo patrimonio di opere il segno indelebile di un’arte che con il Ventesimo secolo ha mutato di segno, si è fatta allusiva, misteriosa, non descrittiva ma simbolica, un’arte che chiede allo spettatore il coglimento di reconditi e profondi significati. Un’arte contemporanea.

Martina Tamengo

U. Eco una volta disse che leggere, è come aver vissuto cinquemila anni, un’immortalità all’indietro di tutti i personaggi nei quali ci si è imbattuti.

Scrivere per me è restituzione, condivisione di sè e riflessione sulla realtà. Io mi chiamo Martina e sono una studentessa di Lettere Moderne.

Leggo animata dal desiderio di poter riconoscere una parte di me, in tempi e luoghi che mi sono distanti. Scrivo mossa dalla fiducia nella possibilità di condividere temi, che servano da spunto di riflessione poiché trovo nella capacità di pensiero dell’uomo, un dono inestimabile che non varrebbe la pena sprecare.