Sorpresi a vivere la vita: la stra-ordinarietà di Sara Hagale

Sorpresi a vivere la vita: la stra-ordinarietà di Sara Hagale

Sorpresi a vivere la vita: la stra-ordinarietà di Sara Hagale​

Attraverso i suoi disegni, Sara Hagale riesce a catturare emozioni e stati d’animo e a mostrarci, con un pizzico di autoironia, quanto sia stra-ordinario riconoscersi nell’altro.

Quante volte ci siamo detti: “Se solo ci fosse stata una videocamera a riprenderci…!”. Capita spesso, infatti, di risultare così tanto impacciati nelle circostanze della nostra vita da rimpiangere l’aver perso l’occasione di immortalarle e, soprattutto, di potersi rivedere a suon di grasse risate.
Sara Hagale, graphic designer formata alla Auburn University, riesce con l’utilizzo di appena una matita e un foglio bianco a sopperire a qualsiasi tipo di dispositivo elettronico.

I don’t take myself too seriously in my sketchbook, which allows me to explore a wide variety of ideas”. (Sara Hagale sul suo blog sarahagale.com)

Con un pizzico di autoironia e una buona dose di inventiva, i suoi disegni si animano di omini deformi dalle pose tragicomiche che, con occhi per lo più spalancati, si congelano come colti in flagrante da qualcuno durante un atto equivoco, intimo, imbarazzante. Questi esserini monodimensionali si mostrano per ciò che sono: trasposizioni visive di stati d’animo scomodi, in cui tendiamo a rinchiuderci, o ancora di gesti abitudinari, dietro i quali si nascondono quei piaceri inconfessabili che, in fondo, accomunano tutti noi.

Le scene sono minimali, spoglie, prive di arzigogoli, ma di estremo impatto; offrono un momento di pausa e riflessione che può certamente far divertire, ma, allo stesso modo, commuovere. Lo spettatore ha la possibilità di concentrare tutta la sua attenzione su di una singola figura senza lasciarsi distrarre da un’abbondanza superflua di dettagli.

I also think mood can inform style. If I’m in a somber mood, I’m somewhat less likely to draw in the sort of cartoonish style I’ve done frequently”. (Intervista di Grace Herbert a Sara Hagale)

Questa altalena di emozioni motiva la presenza saltuaria di illustrazioni imperfette, incomplete, irrisolte. Macchie e cancellature raccontano il processo di estrazione di un sentimento, di come si possa dare peso e materia a un pensiero. Sara trae ispirazione dalla propria esperienza, concedendo poco spazio a input esterni, che la porterebbero a entrare in un loop di cambiamenti estenuante. La psicosi della correzione lascia, perciò, il posto al tratteggio dietro le quinte, espressione di moti interiori vorticosi e della fragilità umana.

Tuttavia, il mondo della Hagale non si limita al disegno tout court, ma si serve di tutta una serie di materiali e congegni creativi per fare sfoggio della sua originalità e sfondare anche le porte dell’animazione. Esempi calzanti sono l’uso del fagotto di settecento fotogrammi per animare il video musicale Lady Legs della band Patience oppure della trovata del fenachistoscopio – un dispositivo in grado di ingannare l’occhio e generare l’illusione del movimento – con cui l’illustratrice, amante del cinema vecchia scuola, ha dato vita ai protagonisti dei suoi lavori.

La sensibilità di Shagey è multiforme e in continua trasformazione; la delicatezza del suo stile si percepisce da ciò che sceglie accuratamente di ritrarre. La carta diventa specchio. Persone, animali, oggetti hanno il medesimo potere: mostrarci a noi stessi e farci sentire meno soli.

 

Di Ilaria Zammarrelli

 

Photo credit: https://www.instagram.com/shagey_/

Un bosco per Festivaletteratura

Un bosco per Festivaletteratura

Un bosco per Festivaletteratura

Volontari, soci e amici del festival, hanno piantato 1300 alberi e arbusti di 13 diverse specie diverse, un’iniziativa che unisce la rinaturazione dell’ecosistema fluviale alla compensazione delle emissioni prodotte dalla manifestazione

Sabato 9 aprile volontari, soci e amici del Festivaletteratura di Mantova si sono riuniti a Dosolo (MN) per piantare un bosco fluviale sulle rive del fiume Po, iniziativa che nasce da un percorso di consapevolezza intrapreso dal festival, che lo sta portando sempre più ad armonizzare necessità organizzative e sostenibilità ambientale.

Dal 2011, con il progetto Consapevolezza Verde, Festivaletteratura propone all’interno del programma, incontri e iniziative su temi ambientali, coinvolgendo grandi protagonisti del dibattito sull’ecologia. Nel 2021 per la prima volta, grazie all’esperienza maturata attraverso il progetto europeo C-Change, tutte queste azioni sono state messe a sistema in un piano di azione ambientale integrale, che agisce non solo sui contenuti del Festival, ma anche su numerosi aspetti logistici e organizzativi. Accanto all’attenzione alle forniture energetiche, all’eliminazione delle plastiche monouso, alla limitazione degli sprechi di carta, una speciale importanza viene data alla promozione della mobilità sostenibile, con l’avvio di collaborazioni con le istituzioni locali per la creazione di parcheggi scambiatori integrati con il trasporto pubblico o progettando percorsi ciclabili sicuri.

Con la creazione del bosco, Festivaletteratura aggiunge un tassello al suo piano d’azione: quello del restauro ecologico e della parziale compensazione delle emissioni.
Sabato 9 aprile, la giornata di piantumazione che ha coinvolto soci e volontari di Festivaletteratura, ha portato alla nascita, in un’area demaniale in riva al Po nel comune mantovano di Dosolo, di un nuovo bosco fluviale con 1300 nuove piante, appartenenti a 13 specie diverse.

 L’area, di circa un ettaro, ha accolto 975 nuovi alberi, tra pioppi bianchi e neri, farnie, frassini, olmi e ontani, che andranno a costituire una formazione boschiva tipica della bassa pianura, e 325 arbusti, che grazie alle fioriture e alla produzione abbondante di bacche svolgeranno un ruolo utile per gli insetti impollinatori e la fauna selvatica.

Il bosco genererà diversi benefici ambientali, tra cui un progressivo assorbimento di CO2: in base ai dati scientifici attualmente disponibili, si stima che tra le 300 e 400 tonnellate di gas climalteranti verranno sequestrati dall’atmosfera e fissati nel legno e nel suolo.

Per i primi cinque anni, periodo cruciale per il suo sviluppo, il festival si occuperà anche di risarcimenti (sostituzione delle piante morte nei primi due anni), lavorazioni del suolo e controllo delle specie erbacee invasive, dell’irrigazione di soccorso nel periodo estivo, della pulizia e asportazione degli shelter protettivi, e della potatura di formazione.

Il progetto del bosco di Festivaletteratura è sostenuto da Fondazione Cariverona attraverso il Bando FORMAT FORMazione AmbienTe 2021, e da Reflexx Spa con sede nella vicina Viadana.

Quello che è nato in questi giorni in riva al Po non è l’unico progetto di riforestazione, nei prossimi mesi Festivaletteratura parteciperà infatti al progetto con il quale il Comune di Mantova riqualificherà un’area verde nel quartiere di Valletta Valsecchi.

Lo scorso 31 marzo, inoltre, è stato presentato il primo teaser Oltrenatura, un podcast in cui la giornalista e divulgatrice Elisabetta Tola, curatrice di programmi di approfondimento scientifico per Radio Città del capo e Rai Radio 3, proporrà, pescando nell’immenso archivio di Festivaletteratura e nelle migliaia di registrazioni di incontri e voci, un percorso in sei puntate in cui si entrerà nell’ambiente ogni volta da una finestra diversa, intrecciando gli aspetti narrativi, artistici, storici e di attualità con quelli scientifici, biologici o inorganici che siano.

Il nuovo podcast fa parte del progetto Leggere la scienza, sostenuto dal MUR – D.G. per il coordinamento, la promozione e la valorizzazione della ricerca e dei suoi risultati. La pubblicazione della prima puntata è prevista per la prima metà del mese di maggio.

“Solo-Show” di Matteo Procaccioli Della Valle: dal 27 aprile al MIA Milan Image Art Fair 2022

“Solo-Show” di Matteo Procaccioli Della Valle: dal 27 aprile al MIA Milan Image Art Fair 2022

“Solo-Show” di Matteo Procaccioli Della Valle: dal 27 aprile al MIA Milan Image Art Fair 2022

Dal 27 aprile al 1° maggio 2022 in occasione dell’edizione 2022 del MIA Milan Image Art Fair 2022, la galleria Raffaella De Chirico presenta il solo-show di Matteo Procaccioli Della Valle

Dal 27 aprile al 1° maggio 2022 in occasione dell’edizione 2022 del MIA Milan Image Art Fair 2022, la galleria Raffaella De Chirico presenta il solo-show di Matteo Procaccioli Della Valle (Jesi, 1983). La mostra si inserisce in un percorso di valorizzazione del lavoro dell’artista che la galleria ha avviato a marzo 2022 presentando la pubblicazione e la mostra/evento Private. Polaroid, 2012-2022, a cura di Benedetta Donato progetto che racchiude 10 anni di lavoro con la Polaroid, una ricerca sul mezzo fotografico ma anche un modo per Procaccioli di prendere appunti per una narrazione più vasta, e che si concluderà con una mostra con un’ampia selezione di lavori negli spazi torinesi della galleria visibile dal 5 maggio 2022.

Per mostrare il percorso dell’artista, al MIA la galleria ha scelto di presentare una selezione di polaroid che mettono al centro la figura umana, che successivamente scompare in altri lavori che fanno parte del viaggio artistico del fotografo, e un focus di ricerca sulle architetture ipercontemporanee o antiche.

Qui troviamo URBAN HIVES progetto dedicato alle megalopoli densamente abitate e alle conseguenze architettoniche e umane della sovrappopolazione; MICROCITIES vedute architettoniche dall’alto che diventano non luoghi per i quali l’artista volutamente non fornisce specifiche coordinate.

E ancora VESTIGES, corpus in cui Procaccioli rende omaggio alla nostra storia e alla stratificazione geologica e territoriale come memoria collettiva, ripresa anche nel ciclo STRUCTURES dove indaga la relazione tra presente e passato recente.

Nelle fotografie di Procaccioli, la narrazione sta proprio nella non narrazione esplicita. L’artista lascia al fruitore la possibilità di lasciarsi trasportare nella dimensione del non luogo, senza fornire specifiche indicazioni geografiche, e di cercare il passaggio umano attraverso suggerimenti delicati ma puntuali, scevri da giudizi antropologici, politici o messaggi sociali.

Procaccioli cerca dunque un consumatore attivo delle sue immagini, che mostri la volontà di addentrarsi, nei suoi paesaggi e ne diventi in qualche modo la figura umana assente.

Banksy è chi Banksy fa! An unconventional street art exhibition

Banksy è chi Banksy fa! An unconventional street art exhibition

Banksy è chi Banksy fa! an unconventional street art exhibition

Le opere di Banksy sbarcano sul Lago di Garda, con la mostra dedicata alla street art internazionale al Castello di Desenzano del Garda

Organizzata dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Desenzano del Garda e prodotta dall’agenzia MV Eventi di Vicenza e sostenuta dal media partner Arte In, la mostra “Banksy è chi Banksy fa! An unconventional Street Art Exhibition” non presenterà solamente il celebre artista di Bristol, ma anche alcuni dei principali protagonisti della scena Street Art internazionale come Keith Haring, Jean-Michel Basquiat, Obey, Space Invader, Ron English, Anthony Lister, Mason Storm, Mark Dean Veca, Martin Whatson, Donald Baechler, Paul Kostabi, D*Face, KayOne, MR. Wany, Sandra Chevrier, Icy and sot, Hama Woods, Vhils, Ben Eine, Solomostry, Thetan One, Slog 175, Skaione, Cizerocentodieci, Evyrein.

Circa 50 opere, tra cui alcune esposte alla Biennale di Venezia, provenienti da collezioni private italiane e dagli stessi artisti in un’alternanza di lavori su tela, legno, carta, scultura, serigrafie firmate, poster e memorabilia selezionati dopo oltre due anni di ricerca.

La mostra” spiega Matteo Vanzan di MV Eventi “è strutturata per essere una riflessione sul fenomeno Banksy, più che essere una mostra di Banksy. Vogliamo porre al visitatore una serie di interrogativi non solo attraverso le opere esposte, ma soprattutto lungo un percorso didattico ed emozionale fatto di filmati, gigantografie e testi critici. La Street Art è indomabile, affascinante, misteriosa e per molti versi ancora avvolta nel mistero. È arte senza confini ed estesa in ogni angolo del pianeta per raccogliere le voci di un’umanità in continua emergenza espressiva”.

Con contenuti sempre nuovi, forme in mutazione continua, la Street Art è affascinate e sexy, alternativa e allo stesso tempo mainstream diventando, dagli anni Ottanta, linguaggio istituzionalizzato proprio grazie ad un sistema dell’arte che tutto fagocita. Le più rinomate gallerie newyorkesi iniziarono ad interessarsi a quelli che, ancora, non erano considerati artisti, ma che ben presto e grazie ai sistemi di promozione culturale, divennero a tutti gli effetti delle vere e proprie star, in primis Keith Haring e Jean-Michel Basquiat. L’artista di Bristol rappresenta la punta di un iceberg le cui origini iniziano nelle metropolitane degli Stati Uniti verso la prima metà degli anni Sessanta per espandersi sempre di più nei pieni Settanta. Fu grazie alle contestazioni studentesche e sociali del ’68 che si sancì la nascita di quella controcultura sintomo del rinnovamento di stili, linguaggi e forme espressive dal Post-Minimalismo alla Street Art. Quello scolpito sui muri è un messaggio necessario per esprimere il proprio dissenso, per riappropriarsi di quegli spazi, definiti non-luoghi, la cui genuinità non deve sopportare i vincoli dei circuiti ufficiali. Ecco nascere, in tutto il mondo, un coro generazionale che, parlando direttamente al pubblico, riporta l’arte ad una nuova dimensione di significato: lo crea senza mai subirlo. Quello rappresentato in questa esposizione è un luogo del mistero e dell’invisibilità, consapevoli che non c’è più tempo per definizioni o accademismi ma che la Street Art è oggi linguaggio universale della nostra società.

Questa mostra vuole chiedersi, oggi, cosa sia la Street Art: dove nasca, chi ne siano i principali protagonisti giunti alla ribalta internazionale e quale sia oggi la potenza del muro” conclude Matteo Vanzan “un supporto concreto e tangibile su cui gli artisti di tutto il pianeta tessono messaggi sociali che giungono con forza inaudita sino a noi. Il tempo del mondo metropolitano tanto caro a Taki 183 sembra essere finito, ma non quello del mondo underground e dei circuiti alternativi. Come la pittura a buon fresco, anche i lavori su muro oggi assumono un significato allegorico che va contestualizzato con la società contemporanea senza dimenticarsi mai che, come Banksy ci ricorda, “l’invisibilità è un superpotere”.

Dal 4 giugno al 3 luglio 2022, inoltre, presso la Galleria Civica Gian Battista Bosio sarà presentata “Alethéia: la ricerca della verità attraverso la conoscenza”, esposizione trasversale che presenterà le opere di sette artisti contemporanei: Guido Airoldi, Angelo Alessandrini, Giorgio Dalla Costa, Daniele Nalin, Manlio Onorato, Donatella Pasin e Maurizio Taioli. Le opere di questi artisti rappresentano uno spaccato della pittura italiana che, dall’estasi dell’espressionismo astratto fino ai silenzi dell’introspezione psichica, ci conducono a riflettere sul significato più profondo dell’essere artista oggi. Le opere degli artisti selezionati sono state esposte in Musei italiani e stranieri di rinomata importanza culturale come il Palazzo dei Diamanti di Ferrara, il Palazzo delle Esposizioni di Roma, la Galleria d’arte moderna di Torino e, nell’appuntamento di Desenzano del Garda, presenteranno opere di pittura e scultura.
In programma collaterale all’esposizione sarà possibile, previa prenotazione e al costo di 3 euro a persona per gruppi di minimo 20 persone, partecipare alle visite guidate e agli incontri con il curatore.

La mostra “Banksy è chi Banksy fa! An unconventional Street Art Exhibition”, visitabile fino al 17 luglio 2022, sarà aperta al pubblico, con biglietto d’ingresso intero di 10 euro, dal martedì alla domenica dalle 10.00 alle 18.30.

“Dialoghi del silenzio che canta”: la nuova mostra di Alessio Schiavo

“Dialoghi del silenzio che canta”: la nuova mostra di Alessio Schiavo

“Dialoghi del silenzio che canta”, la nuova mostra di Alessio Schiavo

In occasione delle Giornate di Primavera del Fai, l’artista Alessio Schiavo espone a Vaprio d’Agogna. La mostra si terrà il 26 e il 27 marzo

Un titolo quasi ossimorico, un insieme di contrasti che si completano, seguono, si mischiano. Un po’ come la vita stessa. Sabato 26 e domenica 27 marzo, durante le giornate di Primaversa organizzata dal FAI (il Fondo Ambientale Italiano) verrà presentata Dialoghi del silenzio che canta, una mostra personale dell’artista italiano Alessio Schiavo, a cura di Christian Vittorio M. Garavello.

Custodi del sogno

In quel di Vaprio d’Agogna (NO), tra villa Bono Cairoli e la Chiesa di S. Rocco e della Beata Vergine della Neve, verrà esposto questo ciclo di opere inedite dell’artista, frutto di un progetto appositamente pensato per l’evento e gli splendidi spazi della dimora e della vicina Chiesa.

Le opere, allestite tra la villa e la Chiesa, sviluppano un ulteriore passo nella ricerca artistica di Schiavo, una ricerca che privilegia il lavoro dell’artista tra la materia pittorica, pastelli a cera e solventi, e il supporto, quasi sempre autoprodotto utilizzando carta accoppiata su tela.

Con questa mostra, l’artista indaga un nuovo approccio al suo operare, ovvero, il rapporto con un luogo dotato di una spazialità precisa: gli spazi della Villa e della Chiesa, non vengono intesi come sfondi neutri sui quali collocare le opere, ma entrano in vivo contatto con esse, giungendo ad attivare quel Dialogo cui il titolo della mostra si riferisce.​

E dunque, nella prima sala, la sala delle colonne, è ospitato un gioco di illusioni tra le decorazioni e le opere di Schiavo. Le colonne dipinte alle parteti, intervallate da grandi campiture azzurre, scandiscono lo spazio cercando si smaterializzare il muro della dimora. Le piccole tele che costituiscono l’opera nulla più che uccelli d’aria nel profumo della sera simulano il volo di uno stormo di uccelli che occupa, per il tempo di uno sguardo, lo spazio dipinto tra una colonna e l’altra.

Fuga in Egitto

Nella seconda sala è presente l’opera, thinking about you, l’unica opera non espressamente pensata per gli spazi della villa, in quanto opera estremamente intima e personale dell’artista e del suo recente trascorso. Tuttavia, essa è collocata nella stanza rossa, ovvero un ambiente che ha perso la propria memoria a causa del recente restauro. E dunque l’unica stanza che, per certi versi, ha perso la propria memoria ospita la memoria dell’artista.

La terza sala è definita stanza blu, perché un tempo le pareti erano ricoperte da una carta da parati indaco con un motivo floreale, ora non più presente e sostituito da una colorazione uniforme blu. È sulla memoria del colore, che era e che è stato sostituito oggi successivamente al restauro, che lavora Schiavo realizzando la serie on blue, un ciclo di sei opere su carta.

Al piano superiore della villa si trovano le due tele, i custodi del sogno, che costituiscono la quarta opera del percorso espositivo. Le tele si collocano in una piccola stanza, ai lati della porta che conduce alla stanza da letto. Il piccolo ambiente presenta due aspetti non trascurabili: è disadorno, il che consente a Schiavo di poter lavorare con maggior libertà e senza eccessivi vincoli, cosa che invece sarebbe risultata complessa nelle altre stanze del piano che presentano ricche decorazioni alle pareti. Inoltre, questo piccolo spazio, è un luogo immaginato come protettivo di un ambiente intimo e delicato per gli abitanti della casa.

On Blue

L’ultima opera è pensata per la vicina Chiesa di San Rocco e della Madonna della Neve, il soggetto delle due tele, collocate ai lati dell’altare sopra le due porte laterali, è la Fuga in Egitto, tema che da sempre affascina Schiavo, anche per la sua costante attualità.