“Non solo musica”: DIS/ABILITÀ, IN/VISIBILE, I TALENTI DELLE PERSONE

“Non solo musica”: DIS/ABILITÀ, IN/VISIBILE, I TALENTI DELLE PERSONE

“Non solo musica”: DIS/ABILITÀ, IN/VISIBILE, I TALENTI DELLE PERSONE

C’è chi non può vedere e chi non vuole vedere. C’è chi vede oltre il preconcetto e chi si ferma a un’etichetta. Abbiamo parlato della rassegna “DIS/ABILITÀ, IN/VISIBILE, I TALENTI DELLE PERSONE” con Francesco Caprini, direttore artistico dell’evento…

L’obiettivo è mettere in luce il talento, dimostrare come la disabilità non sia un freno all’arte, alla voglia di fare, alla qualità. Un obiettivo che ci accompagna fin dalla prima edizione di “DIS/ABILITÀ, IN/VISIBILE, I TALENTI DELLE PERSONE”, nel 2019, e che sarà il punto di partenza anche delle prossime”. Il 21 e 22 gennaio al Circolo Culturale Bentivoglio andrà in scena la quarta edizione della rassegna ideata da Francesco Caprini e organizzata dall’Associazione Culturale Milano in Musica e in collaborazione con Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti MilanoCircolo Culturale BentivoglioGSD Gruppo Sportivo Dilettantistico non vedenti Milano ONLUS e la Fondazione Pomeriggi Musicali. Alla vigilia dell’evento abbiamo avuto il piacere di intervistare proprio Francesco Caprini, il direttore artistico della manifestazione, per capire che cosa andrà in scena, per farci svelare il “dietro le quinte” della rassegna di oggi e i progetti futuri di quella di domani.

Francesco Caprini

Tanti gli artisti che andranno in scena nella due giorni milanese, tutti con un obiettivo e una volontà comune: mostrare, come ci ha spiegato lo stesso Francesco Caprini, come l’arte sia un veicolo in grado di abbattere le barriere e di superare i preconcetti. “Il talento – ha scritto l’organizzazione nel comunicato stampa pre evento – è un faro da accendere per avvicinare persone, per suscitare la curiosità, per creare connessioni tra le migliori realtà del territorio che fatica, spesso, a creare una rete di servizi alla persona. Una frammentazione che limita l’operatività di queste entità. Dal talento e dalle arti ripartirà un colloquio, un discorso, che da un sentire comune porti ad un operare comune.
Il mondo della disabilità è veramente ricco di persone che sanno afferrare, concretizzare e trasmettere agli altri in forma di speranza i loro sogni. Uomini e donne che con grande spirito di solidarietà hanno contribuito alla realizzazione di queste due giornate intense e piene di energia positiva. “I talenti delle persone” dis/Abilità, In/visibile.
L’obiettivo è far incontrare i veri protagonisti, artisti dis/Abili in/Visibili e renderli partecipi condividendo le loro esperienze e professionalità”.

Come nasce l’idea di questa rassegna?
La prima edizione è andata in scena nel 2019 con l’obiettivo di mettere al centro del progetto la qualità e far sì che andasse di pari passo con l’importanza “sociale” della manifestazione. La prima edizione ci ha permesso di sperimentare e portare idee nuove in quelle successive”, ci racconta. “Quello che mi spinge a rinnovare ogni anno l’impegno in questa iniziativa è la passione per questo lavoro, la voglia di creare un buon prodotto, che sia di qualità. Motivazioni forti che ci hanno spinto a riprogrammare l’evento dopo che a novembre abbiamo dovuto rinviarlo per “questioni di Covid”, diciamo così”.

Quanta gente vi aspettate?
Il teatro ha circa 130 posti e contiamo chiaramente di riempirli tutti, ma non ci fermiamo solo alla due giorni. L’obiettivo è creare un’onda lunga che prosegua oltre la rassegna, che vada avanti sui social, che ci accompagni fino alla quinta edizione. L’evento verrà ripreso da Rocker Tv e viene sempre promosso sui social di Rock Targato Italia proprio per questo.
Non vogliamo solamente riempire il teatro, vogliamo creare uno spirito di comunità, una dimensione umana in cui ci possa essere contatto, scambio di idee e che sia culturalmente rilevante
”.

Saranno presenti ospiti importanti, uno su tutti Omar Pedrini, ma non solo. Come avete scelto gli ospiti?
Abbiamo scelto e contattato i nostri ospiti e gli artisti che si esibiranno in questi giorni per le loro doti artistiche, ma anche per la loro sensibilità. Da Omar Pedrini ai Vintage Violence, da Nevruz a Ivan Cottini, e tutti gli altri artisti, sono stati tutti contenti di poter partecipare. In particolare mi sento di ringraziare Omar, con cui abbiamo un rapporto di lunga data, fin da quando i Timoria vinsero Rock Targato Italia nel 1987. È il secondo anno che si esibirà al festival e vedere il suo entusiasmo è davvero “forte”. Nonostante i tanti impegni ha fatto di tutto per esserci”.

Che cosa vedremo?
Musica, ma non solo. Ci saranno anche momenti di approfondimento, con incontri e dibattiti che ci permetteranno di parlare di queste tematiche che troppo spesso la società ignora e i media mainstream tendono a utilizzare solo per aumentare l’audience, per strappare una lacrima e un momento emozionale, ma senza la sincera e convinta intenzione di fare qualcosa di positivo per la comunità.
Tanta arte e tantissimi artisti. Da Giacomo Deanna, un chitarrista sardo dal talento eccezionale, ai Vintage Violence, agli Armodia, un duo di Aosta che fa musica barocca, a Greta Carrara e Carlo Battaglini, due scrittori che hanno vinto il premio Camilleri. Insomma, come ho accennato, ospiti ed eventi di livello per una rassegna che possa mettere in evidenza la qualità di questi artisti che abbiamo definito “invisibili”, che troppo spesso vengono valutati prima per la loro disabilità e solo in un secondo momento per il loro talento
”.

Qualche nota “stonata”?
Abbiamo avuto il patrocinio di Regione Lombardia, ma ci dispiace non avere avuto il supporto dal Comune di Milano se devo essere onesto. Ne abbiamo fatto richiesta, ma non abbiamo mai ottenuto una risposta purtroppo. Ci tengo a precisare che non abbiamo nessuna intenzione di fare polemica, sia chiaro, ma ci dispiace perché poteva essere una bella occasione. Riproveremo a coinvolgerli per la prossima edizione”.

Che cosa lascia dentro un evento come questo?
Organizzare questo evento è sempre divertente ed emozionante perché ci troviamo ogni giorno a imparare qualcosa di diverso. Viviamo in un mondo pieno di persone con potenzialità incredibili, che potrebbero fare molto di più, ma si fermano su un divano, non sfruttano le occasioni.
E poi ci sono questi ragazzi, la loro energia, la loro voglia di trasmettere le proprie emozioni al pubblico, il loro talento, nonostante le difficoltà. Sentire la loro musica, stare a contatto con loro è davvero stimolante
”.

Avete già in mente qualcosa per la quinta edizione?
Abbiamo diverse idee e le risposte che abbiamo ottenuto fino a questo momento sono molto positive. Il presidente dell’Unione Ciechi e Ipovedenti di Milano ci ha già comunicato il loro appoggio. Probabilmente non saremo più al circolo Bentivoglio, ma cambieremo location per questioni logistiche. Vedremo”.

Cambia luogo, ma…
“…ma non cambia la nostra filosofia e – soprattutto – non cambierà il messaggio della manifestazione. Un nuovo teatro sarà sicuramente importante, ma l’obiettivo rimane sempre lo stesso, dare voce e visibilità all’arte, alla qualità, ad artisti di talento che troppo spesso vengono messi da parte dai media mainstream. Sfrutteremo i social, amplieremo il nostro pubblico grazie agli strumenti digitali, ma manterremo quella dimensione umana di cui parlavo prima e che fino a questo momento ha contraddistinto questa iniziativa. Questa dimensione è proprio una degli aspetti più belli di questa rassegna. Il contatto diretto con gli artisti, la purezza dell’arte senza troppe costruzione”.

Umanità, talento, arte, qualità: quattro parole chiave, due giorni, un solo (grande) obiettivo.

A cura di Francesco Inverso

Per consultare il programma completo dell’evento vi invitiamo a cliccare qui.

 

Leonardo da Vinci: una storia di follia e innovazione culinaria

Leonardo da Vinci: una storia di follia e innovazione culinaria

Leonardo da Vinci: una storia di follia e innovazione culinaria

Leonardo Da Vinci aveva una smisurata passione per la cucina, tanto da aver provato in ogni modo a inserirsi in questo mondo in parallelo con la sua attività di pittore. Fu geniale come nel resto delle cose che fece? Spoiler: no.

L’amore di Leonardo per il mondo agroalimentare nacque quando, da bambino, il nonno lo portava a visitare i mulini attorno a Vinci e il suo patrigno Piero dal Vacca, pasticcere, gli concesse di averlo vicino nel suo laboratorio. Leonardo già allora creava modellini dentro cui mettere gli impasti per i dolci, ma la pasticceria gli piaceva così tanto che faceva anche qualche dolcino, soprattutto di marzapane.

A ventuno anni, dopo le ore di lavoro nella bottega di un pittore, Leonardo faceva gli extra. Un giorno si presentò alla Taverna delle Tre Lumache, al Ponte Vecchio di Firenze, un locale molto frequentato dell’epoca, dove Leonardo voleva imparare i segreti della cucina. Il locandiere, in realtà, non aveva necessità di assumere altri cuochi, ma questo giovane Leonardo gli stette così simpatico che lo prese per servire ai tavoli. E chi lavorava insieme a Leonardo? Un nome a caso: Botticelli.

Colpo di scena: i tre cuochi della locanda muoiono tutti insieme, improvvisamente. Pare che avessero assaggiato qualche cibo da cui rimasero avvelenati. Leonardo, il quale aveva molti difetti, ma di certo non la stupidità, capì al volo che era il suo momento e prese uno dei tre posti vacanti. La cucina della locanda, frequentata per lo più dai mercanti fiorentini, era molto pesante e untuosa, fatta soprattutto di sughi, carni bollite e molti grassi e Leonardo decise di stravolgere il menù e sostituire le portate abbondanti di prima con altre più leggere, con una grande cura per l’estetica. Leonardo puntava sulle affumicature, sui contrasti, e utilizzava molto aromi e spezie: fu dunque uno sperimentatore anche in cucina, praticamente un avanguardista della nouvelle cuisine.

Il cavatappi progettato da Leonardo da Vinci

Il problema è che faceva tutto da solo: apparecchiava e serviva ai tavoli, puliva i pavimenti, portava le scorte dalla cantina. Cosa fece allora per aiutarsi? Progettava macchinari: un piccolo macinapepe, un affetta uova a vento, un girarrosto meccanico e persino l’antenato del cavatappi. Ad un certo punto, però, successe un’altra catastrofe e la locanda venne spazzata via da un incendio. Ma Leonardo e il suo amico Sandro Botticelli non si diedero per vinti e vollero mettersi in società, aprendo insieme un’altra locanda. Il nome era spaziale: “All’insegna delle tre ranocchie di Sandro e Leonardo”. Com’era fatto il menù? Tavole speculari foderate contenenti dei fogli dove, sulla sinistra, vi era il disegno che spiegava il piatto e, sulla destra, il menù scritto di pugno da Leonardo. E Botticelli disegnava nel menù le pietanze. Un menù di difficile decifrazione e un locale destinato ad avere vita breve, che infatti chiuse presto.

Rimasto senza lavoro, Leonardo si dedicò alla creazione di modellini e inviò a Lorenzo de’ Medici, in guerra con il Papa, un augurio per la guerra accompagnato da biscottini in marzapane a forma di modellini da guerra. Lorenzo de’ Medici però non capì il regalo e non gli rispose mai. Leonardo allora volle lasciare Firenze, Lorenzo de’ Medici lo scoprì e gli fece recapitare una lettera dove però Leonardo non trovò nessuna referenza come cuoco, né come pittore, ma solo come abile suonatore di liuto. Stufo di quella città che non lo apprezzava come meritava, fece le valigie e si trasferì a Milano.

Nemmeno a Milano, però, si arrese all’idea della cucina, e si propose di creare qualche marchingegno per migliorare la cucina del Castello Sforzesco e di organizzare l’inaugurazione. Secondo il suo concetto di sobrietà, la festa di inaugurazione si doveva svolgere dentro una grande torta: bisognava creare una copia del palazzo degli Sforza realizzata con torte di polenta rivestite di marzapane e accatastate l’una sopra l’altra. Gli ospiti avrebbero varcato porte dolci, si sarebbero seduti su sgabelli dolci, su tavoli dolci e avrebbero mangiato dei dolci. Tra le cose più singolari, Leonardo da Vinci studiò il modo di mandar via i cattivi odori e il fumo e costruì un apparecchio per automatizzare l’arrosto. Per tenere pulito il pavimento, invece, impiegò due buoi che spingevano uno spazzolone.

Come andò l’inaugurazione del castello? I marchingegni crearono disagio fra le centinaia di invitati e i buoi impauriti cominciarono a correre e a insudiciare la cucina con i loro escrementi. Inoltre, Milano pullulava già abbondantemente di piccioni, oltre che di ratti, e gli uomini degli Sforza passarono la notte precedente a fare una carneficina. Ludovico il Moro cercò allora di liberarsi di lui mandandolo al convento di Santa Maria delle Grazie, ma nemmeno così Leonardo riuscì a placare la sua fame di conoscenza. Recita infatti una lettera del priore a Ludovico il Moro: 

Mio signore, sono passati due anni da quando mi avete inviato il maestro Leonardo; in tutto questo tempo io e i miei frati abbiamo patito la fame, costretti a consumare le cose orrende che lui stesso cucina e che vorrebbe affrescare sulla tavola del Signore e dei suoi apostoli

Comunque, la sua permanenza qui la trascorse così, creando il suo dipinto più importante:

Il Cenacolo vinciano

Gaia Rossetti

Sono una gastrocuriosa e sarò un'antropologa.
Mia nonna dice che sono anche bella e intelligente, il problema è che ho un ego gigantesco. Parlo di cibo il 60% del tempo, il restante 40% lo passo a coccolare cagnetti e a far lievitare cose.
Su questi schermi mi occupo di cultura del cibo e letteratura ed esprimo solo giudizi non richiesti.

Lupo-Lorenzelli Projects presenta “Luca Napoli ColorZenith” a cura di Constant Dullaart

Lupo-Lorenzelli Projects presenta “Luca Napoli ColorZenith” a cura di Constant Dullaart

Lupo-Lorenzelli Projects presenta “Luca Napoli ColorZenith” a cura di Constant Dullaart

Con una serie di opere il cui titolo ColorZenith rende omaggio a uno storico laboratorio di stampa fotografica della città, dal 15 dicembre 2022 al 04 febbraio 2023, l’artista multimediale e designer Luca Napoli (Monza, 1988) debutta negli spazi di Lupo – Lorenzelli Projects a Milano.

Con una serie di opere il cui titolo ColorZenith rende omaggio a uno storico laboratorio di stampa fotografica della città, dal 15 dicembre 2022 al 04 febbraio 2023, l’artista multimediale e designer Luca Napoli (Monza, 1988) debutta negli spazi di Lupo – Lorenzelli Projects a Milano.

Partendo dal precedente lavoro tiedye.world – un sito web sperimentale nato tra il 2016 e il 2018 – Luca Napoli ha realizzato una serie di stampe fotografiche cromogeniche (c-prints) ispirate alla modalità di visualizzazione Google street view, e dedicate alla manipolazione del paesaggio. Trasformato in un dipinto, il mondo, osservato attraverso una lente che lo distorce, viene alterato e frammentato, generando immagini come ready-made, cartoline sfocate e sature che restituiscono il punto di vista dell’artista.

Quando durante il lockdown del 2020 i nostri dispositivi digitali sono rimasti l’unica finestra possibile sul mondo esterno, l’opera di Napoli è stata scelta dal curatore Constant Dullaart per una collettiva alla Upstream Gallery di Amsterdam insieme a Petra Cortright, Zach Lieberman e Jan Robert Leegte. L’opera in mostra incarnava perfettamente il passaggio dalla vita sulla Terra alla vita nell’etere, e ha riscosso un tale successo che a Napoli è stato conferito il premio Stimulering Fonds. Da questo nasce la sua volontà di esplorare le potenzialità del proprio mezzo espressivo e i suoi possibili sviluppi.

Il titolo della mostra ColorZenith – che racchiude in sé un’idea di esagerazione del colore – è contemporaneamente un omaggio e un riconoscimento all’omonimo laboratorio milanese, luogo in cui le fotografie dell’artista vengono fisicamente stampate: un punto di riferimento per la stampa fotografica ad alta risoluzione lightjet, tecnica che verrà definitivamente dismessa dallo studio durante il periodo di apertura della mostra.

Napoli porta avanti una ricerca sulla pittura infinita e nel frattempo scatta fotografie di tutte le esperienze che vive, documenta la sua opera e l’atto di vivere “in un’altra dimensione” del nostro mondo. La serie di Napoli è una traduzione pittorica delle immagini c-prints, che si propone di essere un loop possibilmente infinito di documentazione, un vero e proprio wormhole, ma allo stesso tempo vuole essere testimone della fine di un’era, celebrata al suo apice, al suo zenit.

Design tra mente e materia: “Makers1”

Design tra mente e materia: “Makers1”

Design tra mente e materia: “Makers1”

Nello spazio espositivo di Caselli 11-12, a Milano, va in scena “Makers1”, il primo appuntamento di una serie di mostre dedicate al design contemporaneo…

Una partita a scacchi tra la materia e la mente”. Per raccontare “Makers1”, il primo appuntamento di una serie di mostre dedicata al design contemporaneo – “on stage” nello spazio espositivo di Caselli 11-12 (Piazzale Principessa Clotilde 11-12 a Milano) fino al 15 gennaio – partiamo da questa frase, dall’incipit del testo curatoriale rilasciato in occasione dell’evento.

E “Makers1” è proprio una partita a scacchi tra materia e mente, l’incontro tra legno e metallo, tra teoria e pratica in uno spazio che racchiude ed esalta i contrasti che diventano dialogo. “Designer e materiali entrano in rapporti di dialogo e negoziazione – spiega il comunicato – si scontrano e si scambiano i ruoli. Adottando il contatto diretto con gli elementi come prospettiva progettuale, la mostra accorcia le distanze tra il pensiero e la creazione di oggetti.
Adottando il contatto diretto con gli elementi come prospettiva progettuale, la mostra accorcia le distanze tra il pensiero e la creazione di oggetti”
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“Makers 1” si sviluppa attorno a due punti focali, legno e metallo, per considerarne le specificità e le possibilità di applicazione nel design contemporaneo, insieme alle ricorrenze e alle mutazioni formali che li caratterizzano. Lungo il percorso espositivo, la verità della materia incontra le astrazioni della tecnica: alle volte i materiali sembrano dissiparsi, soggiogati dalle norme imposte dalla sintesi geometrica e dalla storia dell’architettura; in altri casi emergono nella loro natura densa e concreta, come spazio in cui domina l’imponderabilità”.   

Un gioco di contrasti e di “scambi” tra materiali, funzioni, realtà. Tra l’ambiente domestico e quello industriale, tra l’estetica e la praticità. Un punto d’incontro tra la forma e la funzionalità.
Seguendo questa linea di ricerca, “Makers1” sfida i limiti e le convenzioni che tendono a separare, unire o sovrapporre il contesto domestico a quello industriale tramite una selezione di lavori che esaminano questa polarità – spesso superandola”.
A noi non resta che consigliarvi la visita.

IN MOSTRA
Katy Brett, goons, Lewis Kemmenoe, Marc Morro, RAM Isole, Arnaud Eubelen, LOTTO studio, Levent Ozruh, Jaclyn Pappalardo, Bram Vanderbeke, Antonio Barone, Bureau Barbier Bouvet, Chris Fusaro, Claudia Girbau, Matteo Guarnaccia, LS GOMMA, Raphael Kadid, Max Milà Serra, NM3, Laura Sebastianes, Jan Hendzel Studio, Studio Verter, The Back Studio, Piovenefabi, Tornasol Studio, Heim+Viladrich, Johan Viladrich, studioutte, Zaven.

LO SPAZIO
Lo spazio espositivo multi-funzione di Caselli 11–12 nasce nel 2022 grazie al processo di restauro conservativo dei caselli daziari di Porta Nuova attuato da Oltrefrontiera Progetti, azienda di design e architettura che opera nel settore retail e visual dal 1993, di cui la giovane realtà è un’estensione.

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Francesco Inverso

Quando scrissi la prima volta un box autore avevo 24 anni, nessuno sapeva che cosa volesse dire congiunto, Jon Snow era ancora un bastardo, Daenerys un bel personaggio, Antonio Cassano un fuoriclasse e Valentino Rossi un idolo. Svariati errori dopo mi trovo a 3* anni, con qualche ruga in più, qualche energia in meno, una passione per le birre artigianali in più e una libreria colma di libri letti e work in progress.
Sbagliando si impara…a sbagliare meglio.

Antonio Bassanini, costruttore del Novecento: la mostra a Milano

Antonio Bassanini, costruttore del Novecento: la mostra a Milano

Antonio Bassanini, costruttore del Novecento: la mostra a Milano

Una mostra per raccontare la vita e le opere di un imprenditore protagonista di un capitolo importante della storia italiana e il rapporto tra architettura, ingegneria, design e imprenditoria edile…

Dal 5 dicembre 2022 al 15 gennaio 2023 con la mostra Antonio Bassanini. Costruttore del Novecento – a cura di Chiara Bassanini, Giovanna Franco Repellini e Andrea Strambio de Castillia – l’ADI Design Museum e gli eredi Bassanini raccontano la storia di Antonio Bassanini (Rosate, 22 dicembre 1899 – Varese, 16 dicembre 1997) che con il suo percorso professionale e personale ha attraversato tutto il Novecento, coinvolgendo e trasformando l’intero Paese.

Antonio Bassanini alla sua scrivania (circa 1952), sul retro appeso al muro il ritratto di suo padre Luigi che perse a 4 anni. Courtesy Eredi Bassanini.

Imprenditore e costruttore, Antonio Bassanini con il suo lavoro ha sottolineato l’indissolubile legame tra architettura, ingegneria, design e imprenditoria edile: la mostra evidenzia la funzione fondamentale del costruttore e il suo contributo spesso meno conosciuto e compreso rispetto al lavoro di architetti e designer ma che, come nel caso di Bassanini, ha avuto un ruolo centrale nella costruzione di Milano e di vari luoghi in Italia tra le due guerre e nella ricostruzione postbellica fino agli anni Settanta.

Grazie alle sue collaborazioni con numerosissimi architetti e designer (tra cui Portaluppi, Libera, Gio Ponti, Muzio e successivamente Mattioni, Caccia Dominioni, Magistretti, Figini e Pollini, Asnago e Vender), tutto il lavoro di Bassanini è stato un fondamentale trait d’union tra progettazione architettonica e costruzione edile, operando con un’impresa che al suo apice è arrivata a gestire fino a venti grandi cantieri contemporaneamente e 3.000 operai.

Il percorso di mostra è articolato in nove aree tematiche, a partire da quella biografica, dall’infanzia all’arrivo a Milano come studente, dagli esordi della sua vita professionale fino al ritiro dall’attività, in cui un video realizzato con filmati storici, ripercorre la vita, la personalità e l’impegno sociale di Bassanini con aneddoti, testimonianze dell’epoca e una serie di interviste ai curatori. Nella parte dedicata al regesto completo di tutti gli edifici realizzati, invece, sono presenti due mappe interattive che permettono di conoscere i luoghi in cui l’impresa Bassanini ha realizzato interventi e opere nella città di Milano e nell’intera penisola. I numerosi edifici realizzati sono raggruppati per tipologie: pubblici, industriali e agricoli, urbani (residenze e uffici) e religiosi.
Nel percorso vengono inoltre affrontati alcuni temi fondamentali della tecnica della costruzione, come la riqualificazione e il riuso di alcune strutture, l’evoluzione del cantiere nel Novecento e il rapporto con gli architetti e gli ingegneri (in particolare con l’ingegnere Arturo Danusso e con gli architetti Luigi Mattioni e Piero Portaluppi).

Ogni sezione è completata da fotografie storiche e recenti, approfondimenti testuali, documenti e video dell’epoca e contemporanei, progetti, schizzi e modellini realizzati dall’Ufficio Tecnico Bassanini o dagli architetti e ingegneri con cui collaborava, in mostra grazie ai prestiti di alcune istituzioni culturali, tra cui il Mart – Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Rovereto, l’Archivio Storico Diocesano di Milano e la Fondazione Vico Magistretti di Milano.

Dopo aver maturato esperienza di cantiere sotto la guida di Arturo Danusso – padre dell’ingegneria strutturale italiana dello scorso secolo e in particolare dell’utilizzo del calcestruzzo – suo maestro e amico per la vita, Antonio Bassanini agli inizi degli anni Venti fonda la sua impresa, che in pochi anni diviene una tra le più efficienti e affidabili del Paese.
Attraverso l’utilizzo di materiali innovativi, macchinari d’avanguardia, lo studio di nuove tecniche costruttive e un’ottima organizzazione imprenditoriale, Antonio Bassanini ha realizzato abitazioni, industrie, uffici, chiese, ospedali e infrastrutture che hanno cambiato il volto di Milano e della penisola. Tra i lavori per l’industria nel capoluogo lombardo si ricordano gli stabilimenti della Pirelli, della CGE-Ansaldo, dell’Innocenti, della Bianchi e della Carlo Erba. L’attività nel settore residenziale lo vede interprete delle evoluzioni nella tecnica e nell’estetica che cambiano il volto alla città: dal bugnato di via Lanzone al curtain wall di corso Europa, dal consolidamento del campanile di Sant’Ambrogio alla costruzione delle nuove chiese volute dal cardinal Montini.

La storia di Bassanini arricchisce la conoscenza di quel mosaico di imprese familiari protagoniste del “miracolo economico” del dopoguerra, cui si deve il merito di aver trasformato l’Italia in un grande Paese industriale.
Fondatore del Collegio dei costruttori edili di Milano, oggi Assimpredil Ance, e ANCE (Associazione Nazionale Costruttori Edili), membro dell’UCID (Unione Cristiana Imprenditori Dirigenti) e attivo sostenitore della Democrazia Cristiana, Bassanini fu sempre animato da una profonda passione civile e politica, indirizzata al benessere e alla crescita del Paese. Si dimostrò anche assai coraggioso, aiutando alcuni Ebrei nella fuga e opponendosi ai Tedeschi durante la guerra: si rifiutò infatti di collaborare con la deportazione di lavoratori in Germania, subendo per questo la requisizione di diversi mezzi e attrezzature.

 Mercoledì 11 gennaio 2023, dalle 11.00 alle 13.00, è prevista una visita guidata gratuita della mostra con i curatori Chiara Bassanini, Giovanna Franco Repellini e Andrea Strambio De Castillia. L’evento è organizzato in collaborazione con la Fondazione dell’Ordine degli Architetti PPC della Provincia di Milano.

La mostra è organizzata con il patrocinio di: Comune di Milano; Politecnico di Milano; Ordine degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori della Provincia di Milano; ANCE, Associazione nazionale costruttori edili di Milano, Lodi, Monza e Brianza; UCID, Unione cristiana imprenditori dirigenti.