Siccità, desalinizzazione e stati di emergenza: parola alla deputata Elena Murelli
Ammettiamolo: pensare di dover parlare di siccità quando si vive in una penisola con un’ampia zona montana è veramente un controsenso. Eppure l’estate 2022 verrà ricordata (purtroppo) per averci portato al limite. Di soluzioni e possibili riforme ne abbiamo parlato con la deputata Elena Murelli (Lega)
In Lombardia, Emilia Romagna, Veneto, Piemonte e Friuli Venezia Giulia è stato dichiarato lo stato d’emergenza a causa della persistente siccità. Prima della delibera, però, molti comuni avevano già varato da tempo norme emergenziali per ridurre lo spreco di acqua, come il divieto di innaffiare prima di sera, o di lavare le automobili. Il tema della siccità ha inoltre suscitato numerose discussioni sul futuro ambientale del nostro Paese, dato che la questione si presenta congiunta ad una estate caldissima.
Il cambiamento climatico è una tematica che ultimamente è sempre più discussa discussa anche a livello mediatico e quotidiano in quanto ogni giorno che passa i suoi effetti vengono avvertiti da chiunque, a qualsiasi latitudine del BelPaese…ora anche in quelle in cui tutto ciò era meno palese. Non rallegrano gli studi che dimostrano che entro il 2100 gli incendi estremi aumenteranno di circa il 50% e che questa, per quanto già esagerata, sarà invece l’estate più fresca nei prossimi 10 anni.
I più preoccupati riguardo gli scenari futuri sono proprio i giovani che vivono forme di disagio, descritte dagli esperti, come l’eco ansia: ovvero la paura per il futuro, il chiedersi se abbia senso vivere in un possibile mondo cosi estremo come quello prospettato o se valga la pena mettere al mondo figli e costringerli a ciò, il tutto accompagnato da frequenti attacchi di panico.
Tornando però alla situazione attuale il nostro paese ha dimostrato gravi ritardi nel sapersi preparare ad una crisi idrica che era stata precedentemente prospettata.
Il fiume Po ogni giorno scende di 7 cm, il livello più basso raggiunto negli ultimi 70 anni, e il mare, dato che il fiume perde la sua spinta, entra di 35 kilometri nella sua foce rendendo l’acqua non usabile per le irrigazioni.
Ovviamente il tutto ha conseguenze sulle culture e quindi sulla produzione di cibo. La provincia Pavese che insieme a quella di Varese ogni anno si contende il podio poter la maggior produzione di riso Europea vedrà calare il suo raccolto di circa il 50%.
Nel Piacentino invece si perde il conto dei ritardi nella raccolta dei pomodori, dei quali, tra l’altro, è assicurata solo la prima e non le seguenti.
Il governo dichiarando lo stato di emergenza ha varato una serie di aiuti economici per gli
agricoltori colpiti da queste carenze ma vista la situazione e i prospetti futuri è più che utile pensare a delle soluzioni pratiche e pragmatiche per i prossimi anni.
Gli invasi, ovvero strutture preposte al raccoglimento dell’acqua piovana, sono stati spesso criticati perché rischiano di deturpare il paesaggio e di essere de facto una privatizzazione dell’acqua.
Tuttavia renderebbero autonomi nella gestione idrica molti allevatori e agricoltori. Sarebbe meglio prendere una decisione a riguardo prima della prossima estate. Sembra banale, ma ristrutturare, aggiustare e in certi casi sostituire le tubature che conducono l’acqua nelle nostre abitazioni, uffici e luoghi pubblici permetterebbe un risparmio non indifferente.
Se in anni di abbondanza non ci siamo mai accorti di queste problematiche le attuali carenze hanno dimostrato che quando apriamo un semplice rubinetto per lavarci le mani consumiamo in realtà fino al 41,1% in più acqua rispetto a quella che vediamo, per un totale annuo di 3,45 miliardi di metri cubi di oro blu sprecato. Una buona soluzione sarebbe, come infatti programmato, usare parte dei fondi del Pnrr per risolvere il problema o quantomeno minimizzarlo.
Una terza opzione sarebbe quella di desalinizzare l’acqua che circonda la nostra penisola per renderla bevibile. Le imprese italiane tra l’altro sono leader all’estero nel settore con aziende quali la Impregilo che fornisce i suoi servizi con impianti in paesi come Israele e l’Arabia Saudita che dispongono di coste ma di poche fonti di acqua dolce.
Sull’ultima proposta ho chiesto un commento alla deputata Elena Murelli che più volte negli ultimi giorni ha presentato questa proposta alla camera.
“Sarebbe importantissimo creare dei sistemi di desalinizzazione anche nel nostro paese, soprattutto nelle regioni del sud. Oppure si potrebbe concentrare il tutto in regioni quali l’Emilia Romagna in cui ci sono già tubature create dai nostri avi per poter arrivare fino in pianura padana. Si potrebbero addirittura riprendere queste tecnologie pensate e usate dai nostri nonni per usarle come base a queste nuove possibilità che la modernità ci offre. Il tutto utilizza fonti energetiche rinnovabili e quindi si collocherebbe bene nei propositi dell’Agenda Verde. Tra l’altro in questo settore noi italiani siamo apprezzati e considerati leader all’estero. Quello che ho fatto notare l’altro giorno nel mio intervento sulla mozione siccità alla Camera è stato che “l’agricoltura non può aspettare i tempi della politica e della burocrazia, come d’altronde non può aspettare il cittadino.
Dobbiamo prendere delle decisioni per il futuro ma ora…o sfruttiamo i tempi di pioggia con gli invasi o sfruttiamo ciò che abbiamo ovvero le nostre coste. Purtroppo le aziende se devono investire non vogliono aspettare anni e anni per avere una risposta.”
Invece lavarsi meno come proposto da molti potrebbe non essere una buona soluzione.
Se è vero che un consumo più equilibrato e responsabilizzato dell’acqua dovrebbe essere
maggiormente propagandato è utile ricordare come gli studiosi, questa volta in ambito medico, continuino a ripetere che l’attuale popolamento della Terra favorisce il propagandarsi di pandemie: quindi si al risparmio intelligente ma cerchiamo di mantenere in vigore le buone norme sanitarie come il lavarsi spesso le mani o il pulire spesso le latrine.
Infine come se siccità e temperature estreme non bastassero ognuno di queste possibili soluzioni deve fare i conti con ulteriori problemi logistici, burocratici e soprattutto di tempo.
In realtà in Italia esistono piani per la desalinizzazione, dato che come citava Elena Murelli abbiamo tubature compatibili, ma sono previsti in attualmente solo se si presentassero casi ancora più estremi ai quali speriamo di non arrivare grazie a piani statali che contengano un mix di queste e altre proposte.
di Riccardo Giuseppe Valle
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