Pordenone Docs Fest: torna il festival del documentario
Dal 6 al 10 aprile 2022 a Cinemazero lo sguardo cinematografico di registi pluripremiati racconta l’attualità, con i conflitti e contrasti che dividono il mondo: dall’Ucraina alla Russia, dalla Cina alla campagna italiana sfruttata
La XV edizione di Pordenone Docs Fest – Le voci del documentario, festival che dal 6 al 10 aprile 2022 porterà in città il meglio del cinema del reale nazionale e internazionale, presenta come film d’apertura Ascensiondi Jessica Kingdon, documentario in anteprima nazionale che, con un eccezionale uso del montaggio e una magnifica fotografia, fa aprire gli occhi sulle contraddizioni dell’iper-capitalismo cinese. Ascension è inserito nella cinquina per il miglior documentario degli imminenti Oscar e vincitore di 10 premi internazionali, tra cui miglior documentario al Tribeca Film Festival.
La serata inaugurale sarà doverosamente anticipata da una proiezione speciale dedicata all’Ucraina, con This rain will never stop, film sul conflitto in Donbass della regista Alina Gorlova, che sarà collegata da Kiev, dove ha scelto di rimanere per sostenere i suoi concittadini e continuare a filmare la guerra. Il suo film è un viaggio potente attraverso il ciclo infinito di guerra e pace che segna l’umanità e racconta il ventenne Andriy Suleyman, nato in Siria da padre curdo e madre ucraina, che cerca di ritagliarsi un futuro tra le sofferenze della guerra, dalla Siria all’Ucraina.
Proprio per la coraggiosa scelta della regista, il festival quest’anno ha creato un premio speciale per aiutarla nella raccolta fondi per aiuti immediati alla popolazione.
È da sempre l’attualità, vista attraverso lo sguardo libero dei cineasti, a guidare la composizione del programma: ecco perché quest’anno la selezione dei film non poteva non guardare all’Ucraina, ma anche alla Russia. F@ck This Job di Vera Krichevskaya narra l’ascesa e il declino di Dozhd TV – L’emittente dell’ottimismo, conosciuta come Rain TV, chiusa il 4 marzo scorso dopo essere rimasta a lungo, suo malgrado, uno dei rari baluardi dell’informazione libera nella Russia di Putin. Dozhd TV è stata fondata nel 2008 a Mosca da Natasha Sindeeva, ricca e ambiziosa moglie di un banchiere russo di successo. Natasha voleva realizzare i suoi sogni di fama e di gloria invece si è trovata a combattere una guerra tra verità e propaganda, perdendo anche i suoi soldi. La regista del film, Vera Krichevskaya, co-fondatrice e co-proprietaria di Dozhd TV, afferma: “Sono stata la seconda persona a entrare in redazione, piena di ottimismo e ingenuità, come Natasha, la protagonista. Lei è riuscita a crederci fino in fondo, mentre io avevo già perso tutto lo slancio. La chiusura dell’emittente e del nostro sogno di una televisione indipendente in Russia sarebbe stata il cuore del film. Ma come sempre nei documentari, non si sa mai come va a finire”.
Altro tipo di contrasti sono al centro di One Day One Day, con cui Olmo Parenti racconta la storia di alcuni braccianti nella più grande Baraccopoli d’Italia, a Manfredonia. Un film scomodo, tagliato fuori da ogni circuito, che ha scelto allora di rivolgersi solo alle scuole e introdurre un “divieto ai maggiori”, che il festival – amante dei percorsi virtuosi e originali di valorizzazione – immediatamente ha voluto proporre per i più giovani.
Tuttavia, l’edizione 2022 di Pordenone Docs Fest – la cui Giuria sarà presieduta dalloscrittore, drammaturgo e sceneggiatore britannico Hanif Kureishi – offrirà anche sguardi e storie lontane dai temi del conflitto e dei contrasti sociali, senza rinunciare a far riflettere, come con la storia della prima band metalfemminile del Medioriente, un quartetto libanese che lotta per la libertà di espressione (mentre Beirut viene devastata dalla famosa esplosione) raccontata nel film Sirens. Un racconto di formazione intriso di voglia di cambiamento in un Paese senza pace da generazioni, in cui la musica si fa grido capace di unire destini, amori e speranze.
Non mancheranno poi momenti di intrattenimento, come il concerto de I Solisti Veneti, in una serata omaggio alla bellezza di Venezia (raccontata da molti documentari in programma) e al grande Pino Donaggio, che de I Solisti ha fatto parte e che ora conduce. Donaggio – l’autore di Io che non vivo (senza te), che ha venduto 80 milioni di copie nel mondo, ma soprattutto di svariate colonne sonore per Brian De Palma, Pupi Avati, Dario Argento, Liliana Cavani, anche “citato” spesso da Quentin Tarantino nelle musiche dei suoi film – allunga la lista di grandi compositori per il cinema che il festival ha ospitato anche nelle precedenti edizioni, come Ernst Reijseger, autore delle colonne sonore di Werner Herzog.
Molti saranno gli eventi collaterali: dibattiti con giornalisti ed esperti, tavole rotonde emasterclass per approfondire i temi sollevati e analizzati dalle proiezioni.
Come da tradizione, lo sguardo al passato, che quest’anno però raddoppia, con due retrospettive. La prima è dedicata al futuro incerto di Venezia, tra i luoghi del pianeta più a rischio a causa del riscaldamento globale, minacciata da overtourism e spopolamento: dopo la proiezione di alcuni documentari sulla città, insieme – tra gli altri – allo scrittore e saggista Gianfranco Bettin ci si interrogherà sul suo futuro e su come invertire la tendenza alla distruzione. La seconda retrospettiva è dedicata invece al nostro passato coloniale e propone una riflessione sui riflessi culturali e sociali del colonialismo italiano, sfatando il mito degli “italiani brava gente” e proiettando un’ombra sulla contemporaneità.