How I met your father e gli spin-off di (In)successo

Breve riflessione di un’appassionata di sit-com e serie tv romanticamente stupide.

È da poco uscito uno degli spin-off forse più attesi degli ultimi tempi, How I met your father. Serie che riprende lo schema narrativo della ben più famosa How I met your mother, sit-com dei primi anni 2000, che narra le vicende romantiche e a tratti assurde di un gruppo di amici newyorkesi. In particolar modo la storia gira intorno al racconto del protagonista, Ted Mosby che in un non troppo lontano futuro racconta ai propri figli come, per l’appunto, ha conosciuto loro madre. Si basa quindi tutto su un gigantesco flashback continuo, in cui si intrecciano moltitudini di storie, di fidanzate, e serate passate nel famigliare e sicuro pub MacLaren’s. Il nuovo spin-off targato Disney+ procede allo stesso modo e con lo stesso espediente narrativo del racconto ai figli. Noi spettatori, quindi, ci ritroviamo ad osservare e rivivere la storia di Sophie, che in una New York contemporanea si destreggia tra appuntamenti di Tinder e incontri alla “vecchia maniera”.

COSA FUNZIONA E COSA NO

Parto con una doverosa premessa, le sit-com che strizzano piacevolmente l’occhio al trash e al romanticismo più smielato sono uno dei miei guilty pleasure più grandi e imbarazzanti. Detto questo, mi deresponsabilizzo da ogni opinione discutibile e non proprio oggettiva, ho il cuore tenero, mea culpa. Partiamo ora con le considerazioni di base e a mio parere che potrebbero mettere d’accordo quasi tutti, le risate registrate e montate in sottofondo sono orribili. Non c’è altro modo per dirlo, sono vecchie e creano solo un’atmosfera cringe e a tratti quasi triste. È come un gigantesco cartello che ti impone moralmente di ridere e ti fa notare appunto che non è quello che sta accadendo. Stonano e creano una dissonanza disagiante. Proprio per questo sono rimasta molto delusa dal fatto che in HIMYF venissero utilizzate così spesso, mi sembrava sempre di più che non avessero senso.

Passiamo invece ora alle cose che più mi sono piaciute e che forse potreste trovare discutibili. I richiami alla serie originale gli ho trovati geniali e ben collegati, sia i più nascosti che quelli più palesi ed evidenti. Mi sono sembrati dei buoni espedienti per abbracciare i fan di lunga data e allo stesso tempo creare una buona base per far partire la storia e proiettarla su una propria strada, che richiamasse quella originale, ma non ne fosse una fotocopia sbiadita e venuta male.
I personaggi potrebbero essere meglio approfonditi, a tratti risultano stereotipati, ma penso che questo sia principalmente colpa della brevità della prima stagione, composta da soli dieci episodi, in cui di conseguenza deve succedere tutto e subito. Se si riesce però a immergersi subito nella storia, ci si affeziona anche velocemente ai personaggi, alle loro vicende assurde e ai loro modi di fare bizzarri. Ho apprezzato molto che la composizione sociale del gruppo fosse molto diversa da HIMYM, diverso il numero di personaggi, diverse le dinamiche relazionali e la composizione delle coppie. Ovviamente ci sono delle similitudini narrative col passato, ma come detto sopra, fanno breccia nel mio cuoricino tenero e smielato, e non posso quindi fare altro che adorarle.

PROBLEMI DI NOTORIETÀ

Tirando un po’ le fila dei miei ragionamenti su HIMYF credo di aver individuato dei punti cardine applicabili a tutta una serie di spin-off rimasti per lo più sconosciuti se non al peggio terribilmente criticati dagli spettatori. Perché alla fine ammettiamolo, noi come pubblico non siamo mai troppo indulgenti sulle serie figlie di quelli che consideriamo cult del piccolo schermo. Prendiamo ad esempio A casa di Raven, qualcuno di voi ne ha mai sentito parlare? Io non credo. Serie per un pubblico principalmente adolescenziale se non più piccolo che però punta troppo sull’effetto malinconia che invece potrebbe invogliare un pubblico oramai cresciuto e non più interessato. Non c’è quindi un equilibrio tra passato e presente. È stato preso un determinato format e copiato tale e quale, senza pensare invece alle richieste e al cambiamento del nuovo pubblico a cui il prodotto dovrebbe essere indirizzato.

Per citare altri spin-off sconosciuti potremmo parlare di Once upon a Time in Wonderland, dove a mio parere è stata semplicemente pessima la strategia pubblicitaria dedicata a questa serie, ovvero inesistente. Neanche molti dei fan più sfegatati della serie originale sono a conoscenza di questa piccola chicca. Stessa sorte è anche toccata a Joey, spin-off del famosissimo Friends. Non era sicuramente al pari della serie originale, ma almeno qualche possibilità in più di quelle che le hanno dato poteva meritarsela.
Passiamo poi invece alle serie tv, di cui il poco entusiasmo rimane per me un mistero. Young Sheldon e Human Resources, figlie rispettivamente di The Big Bang Theory e Big Mouth. Queste due serie tv sono dei piccoli gioielli, in modo unico e completamente diverso tra loro. Hanno un ottimo collegamento con le proprie serie madri, ma sono riuscite a prendersi il loro spazio e raccontare qualcosa che fosse nuovo rispetto alla storia originale. Hanno dei buoni tempi comici e fanno sinceramente ridere, la prima più per tenerezza, la seconda decisamente per irriverenza. Per quanto io trovi una qualità il fatto che siano storie che hanno trovato la propria strada è probabile invece che per il grande pubblico questo sia stato percepito come un difetto, poiché non ha suscitato abbastanza la loro curiosità e il loro entusiasmo. Sarebbe forse servito un po’ più di fan service?
Chiudiamo invece in bellezza, con lo spin-off che ha decisamente sbaragliato la concorrenza, Better call Saul, che è considerata dai più appassionati bella e spettacolare alla pari (se non di più) dell’originale Breaking bad, serie definibile come l’apri pista per le serie tv come le conosciamo oggi.

di Valentina Nizza