Le Pagelle della MotoGP: il gran premio di Jerez

Le Pagelle della MotoGP: il gran premio di Jerez

Le Pagelle della MotoGP: il gran premio di Jerez

Colpo di scena a Jerez: doppietta ducati. Vince Miller, Bagnaia e Morbidelli completano il podio.

Le pagelle della MotoGP a Jerez. Miller porta a casa la sua seconda vittoria in carriera, davanti a Bagnaia e Morbidelli. Fatica Quartararo che scivola fino alla tredicesima posizione a causa di una reminiscenza di sindrome compartimentale.

Voto 9 a Jack Miller: L’australiano porta a  casa la sua seconda vittoria in classe regina dopo le scarse prestazioni delle ultime gare. Distanziato da Quartararo prima, ha saputo tener botta quando il francese ha rallentato evitando di calare a sua volta come spesso gli capita nella seconda parte di gara. Porta la Ducati sul gradino più alto del podio a Jerez, dove non vinceva dal 2006.  Un’ottima risposta a chi lo dava inferiore a Bagnaia, ottima Gara!

Voto 8 a Francesco Bagnaia: da un po’ di gare si fa sempre più concreto e anche questo risultato dimostra la sua crescita. Gli è mancata, per ora, la zampata finale per portare a casa la vittoria. Fa un’ottima gara finendo a un secondo dal compagna di squadra dopo essergli stato davanti per tutto il weekend. Sono fiducioso per il futuro ma con Quartararo fuori speravo dimostrasse qualcosa in più.

Voto 9 a Franco Morbidelli: Primo podio di stagione per il Morbido che porta La Yamaha Petronas sul terzo gradino del podio. Come spesso si è sentito dire in questi giorni, Franco guida una moto che si è persa un po’ di sviluppo. Purtroppo le scelte politiche che sono state fatte non hanno volto a suo favore, ma lui se ne frega ed è comunque a mezzo decimo dalla Pole il sabato e prima Yamaha al traguardo la domenica. Prestazione notevole!

Voto 9 a Fabio Quartararo: in testa per tutto il weekend, dominatore indiscusso fino a metà gara e tradito solo dal suo fisico. La sindrome compartimentale sembra il crucio di queste MotoGP, che stressano molto le braccia dei piloti, necessitando di una guida molto fisica. Quest’anno El Diablo sta dimostrando una concretezza, che gli era mancata le scorse stagioni al contrario della velocità, che ha sempre avuto. Vincitore morale!

Voto 8 a Takaaki Nakagami: buona gara per il Giapponese, prima Honda al traguardo. Takaaki è tornato a usare il telaio del 2020 dopo le prestazioni opache degli ultimi gran premi e se i risultati sono questi ben venga! Ancora una volta ci pensa lui a salvare la casa di Tokio, che senza Marc Marquez in forma sembra smarrita.

Voto 6 a Joan Mir: prestazione poco brillante per lo spagnolo, che continua a convincere poco. Ho sempre sostenuto che i mondiali non si vincono in questo modo ma lui ha già dimostrato il contrario. Eppure dal campione del mondo in carica ci si aspetta di più e lui dà la sensazione di fare il minimo indispensabile, sempre a punti, cade pochissimo ma raramente ci si ricorda di lui per le emozioni trasmesse. Un anno gli è andata bene ma sperare nei demeriti degli altri, non può pagare sempre.

Voto 8 ad Aleix Espargaro: ottima prestazione per il maggiore dei fratelli Espargaro rimasto a lungo ai piedi del podio durante la gara. Altra dimostrazione di qualità per Aprilia che conferma i passi fatti in avanti per una moto che finalmente fa quello per cui è stata creata e si piazza puntualmente nelle posizioni che contano. Ricordiamo che Aleix a oggi è l’unico “pilota da MotoGP” a guidare la moto. A quanto pare ha fatto un bel lavoro

Voto 5 a Maverick Viñales: altra gara sottotono per lo spagnolo, altro campionato che sembra non voler vincere. Viñales continua a dimostrare i soliti limiti, costellando di prestazioni esaltanti un cielo affollato da troppe gare in cui si perde nella mischia faticando a brillare. I compagni di marca intanto fanno un altro mestiere e lui continua a faticare ad affermarsi. Nel frattempo si cancella da Twitter, dopo aver discusso con dei fun che lo accusano di non meritare la moto che guida. Maverick non ha la mente libera, anche reazioni di questo tipo lo denotano.

Voto 6 a Johann Zarco: ci aspettavamo di più da Zarco che partiva sesto dopo aver fatto bene in Qatar e il problema al cambio di Portimao che l’aveva portato alla caduta. Sulla carta la pista era tutt’altro che favorevole alla sua moto ma i due davanti hanno dimostrato che si poteva andare forte.

Voto 8 a Marc Marquez: Onestamente ci aspettavamo qualcosina in più da Marc ma solo perché l’anno scorso fino alla caduta su questa pista, sembrava correre tra i birilli. E poi Marquez ci ha abituato ad aspettarci di tutto. In realtà si tratta di una prestazione più che adeguata alle sue condizioni fisiche e al tempo passato lontano dalla sella.

Voto 5 a Danilo Petrucci: gara sottotono per il ternese, non è il Danilo che vorremmo vedere. La sua stazza non lo aiuta e soffre la differenza di fisico con il collaudatore Dani Pedrosa. Nel frattempo in KTM parlano di importanti lavori per trovare la giusta ergonomia, speriamo lo possano aiutare.

Voto 6 a Luca Marini: per una 16° posizione c’è poco da essere contenti. Ha la giustificazione di essere alla quarta gara in classe regina, gli altri rookie però sembrano essere più consistenti. Dicono di lui, che come un diesel ha bisogno di tempo prima di andar forte. Mi ricorda Alez Marquez l’anno scorso (e qui i parallelismi si sprecano) ma lui, anche se in una stagione totalmente diversa, a fine stagione ha fatto due secondi posti. Troppo presto per parlare.

Voto 3 a Valentino Rossi: solo 17° al traguardo dopo quattro gare disastrose. Finisce dietro al fratello al debutto. che pure non ha fatto bene. Dice di non divertirsi e non possiamo dargli torto, la sensazione è che cominci ad avere la testa altrove e probabilmente le trattative per la realizzazione del team , che correrà a suo nome l’anno prossimo, gli danno altro a cui pensare. Sicuramente il Rossi che vogliamo vedere noi è un altro. Ultima stagione?

Voto 4 ad Alex Rins: ancora per terra. Due cadute di fila per lo spagnolo che finisce comunque la gara dopo una scivolata . La lotta per la supremazia all’interno del box non lo fa stare tranquillo e lo relega ancora una volta dietro al compagno di team.  Anche se in termini di velocità pura sembra essere superiore, in gara commette spesso degli errori rovinando il lavoro fatto durane il weekend. Sulle uova.

 

Ti piace la MotoGP? Leggi anche cosa pensiamo del ritorno di Marc Marquez.

Mattia Caimi

Appassionato di moto in tutte le salse, é cresciuto leggendo i "Pensieri sporchi" del Ciaccia. Ama scrivere del mondo del motociclismo, fingendo di capirne qualcosa.

Ecco perché Marc Marquez tornerà più forte di prima

Ecco perché Marc Marquez tornerà più forte di prima

​Ecco perché Marc Marquez tornerà più forte di prima.

A quasi un anno dall’infortunio il momento di Marc di tornare è arrivato. C’è chi dice che non sarà più lo stesso e chi che tornerà quello di prima. Io dico che col tempo vedremo il miglior Marc che si sia mai visto.

Marquez riuscirà a tornare forte come prima? É questo il quesito che gli appassionati di MotoGP di tutto il mondo si pongono ora che il rientro dell’otto volte iridato incombe. Ecco la nostra opinione.

L’attesa sembra quasi finita, nel prossimo GP Marc Marquez tornerà in sella alla Honda del team Repsol.  Sono passati quasi nove mesi da quel fatidico 19 Luglio, il giorno in cui lo spagnolo ci aveva prima fatto esaltare con la sua remuntada e poi svegliare di colpo con il drammatico incidente le cui conseguenze hanno portato – insieme a una buona dose di incoscienza da più parti – al calvario che tutti conosciamo. Il mondiale rimasto orfano di due dei suoi protagonisti, complice l’anno sabatico di Dovizioso, prenderà il volo.

A marzo, prima del gran premio inaugurale, la formica di Cervera ci aveva fatto sperare nel suo rientro pubblicando sui suoi canali social dei video del suo ritorno in sella dopo tutto questo tempo. E se, come diceva una pubblicità, “l’attesa del piacere è essa stessa il piacere”, Marquez deve avere deciso ti tenerci ancora un po’ sulle spine. Giusto per prolungare ancora un po’ questo piacere. Nove mesi di stop sono tanti per qualsiasi attività sportiva. Sono ancora più pesanti se si parla di competizioni. Se poi parliamo della massima categoria del motociclismo mondiale, con mezzi e gomme in continua evoluzione e gare in cui, per buon parte del tempo, si è a velocità folli a pochi centimetri dagli avversari, questo tempo può sembrare davvero invalidante. E allora perché, come scritto nel titolo, un pilota fuori dai giochi per mesi che è stato sottoposto a tre operazioni tornerà più forte di prima?

L’unico vero rivale di Marc Marquez è…Marc Marquez

Da quando corre in classe regina l’otto volte iridato ha avuto un grande vero avversario: se stesso. Di otto stagioni disputate in questa categoria, sette sono state vinte dallo spagnolo, una, nel 2015 da Jorge Lorenzo in un momento emblematico di quello che è sempre stato il tallone d’Achille di Marquez:  la straordinaria aggressività sportiva comunque tamponata da un talento fuori misura. Col passare delle stagioni, Marc ci ha fatto vedere principalmente tre cose: una velocità e una capacità di guidare sopra i problemi incredibili e l’abilità di raggiungere il limite in prova, superarlo e poi di sfiorarlo senza cadere in gara, o meglio, di non cadere quanto sarebbero caduti gli altri.

Se nel 2015 gli zeri in gara sono stati molti, col tempo Marquez ha ridotto notevolmente questi “sfortunati eventi”. Nel 2019, ultima stagione corsa e ultimo mondiale vinto, lo strapotere dimostrato dallo spagnolo è stato imbarazzante: 12 vittorie, 6 secondi posti e uno zero. Dati del genere commentano da sé il titolo dell’articolo. Ma a Jerez 1 nel 2020 il Marquez maturo e capace di accontentarsi – che pian piano aveva imparato a gestirsi – non è riuscito a contenere l’incredibile Marc, disputando una delle prestazioni più belle del motociclismo di tutti i tempi, per poi buttarla alle ortiche.

Se non fosse caduto la sua superiorità non solo sarebbe stata evidente tanto quanto lo è ora, sarebbe stata umiliante per i suoi colleghi. Ma da un pilota in grado di rifilare un secondo al giro agli avversari quando gli “si chiude la vena” dopo che ha fatto una delle sue (non) cadute, e nel giro di venti giri si è mangiato quindici posizioni, possiamo davvero aspettarci che non riesca a giocarsi, col tempo, la vittoria? Questa faccenda lo porterà a fare uno “step” ulteriore. Marquez potrebbe capire quanto stare lontano dal limite e quanto sia necessario accontentarsi, a volte, più di prima. Purtroppo per gli altri piloti questo “quanto” potrebbe non essere sufficiente a tenerlo lontano dalla vittoria. Ora è solo questione di giorni e il verdetto sarà sotto gli occhi di tutti.

Mattia Caimi

Appassionato di moto in tutte le salse, é cresciuto leggendo i "Pensieri sporchi" del Ciaccia. Ama scrivere del mondo del motociclismo, fingendo di capirne qualcosa.

Dovizioso e il compleanno fuori dal paddock

Dovizioso e il compleanno fuori dal paddock

Dovizioso e il primo compleanno fuori dal paddock

Dovi compie 35 anni. Tra il regionale di motocross e i test con Aprilia, ecco il nostro augurio per il forlivese

Auguri ad Andrea Dovizioso, che oggi compie 35 anni! È il primo compleanno senza sella per il Dovi da quando corre nel motomondiale. Il forlivese, nel paddock dal 2001, non ha trovato un accordo soddisfacente per proseguire la sua avventura in MotoGP e quest’anno non parteciperà al mondiale. Un vero peccato per l’ex alfiere Ducati, che negli ultimi anni era riuscito ad ottenere risultati notevoli, concludendo per tre anni di fila al secondo posto dietro a un certo Marc Marquez, con cui ha dato vita a epiche battaglie all’ultima curva.

I risultati non sembrano, però, aver convinto la scuderia di Borgo Panigale, che ha deciso di rinnovare in toto il suo team ufficiale per la stagione 2021, complici i risultati deludenti della scorsa stagione. Il Dovi si è concesso un anno sabatico in cui dedicarsi alla sua altra grande passione a due ruote: il motocross. Il pilota ha deciso di prendere parte al campionato regionale emiliano di questa specialità, dimostrando come al solito grande umiltà e spirito di adattamento.

​Il test con Aprilia

É di pochi giorni fa la notizia che dà il pilota in sella all’Aprilia ufficiale dal 12 al 14 aprile sul circuito spagnolo di Jerez. Sembrerebbe che si sia trovato un primo accordo per poter sviluppare ulteriormente la moto, dopo gli ottimi risultati nei test tenutisi a Losail, in Qatar, nelle scorse settimane. Aprilia ha l’opportunità di collaborare con uno dei piloti in circolazione che ha guidato più moto del lotto, potendo attingere dall’esperienza di un professionista sensibile e meticoloso nello sviluppo come Dovizioso.

Dal canto suo Andrea potrebbe avere la possibilità di cominciare a guidare un anno prima la moto che userà l’anno prossimo, potendo così provare il materiale nuovo e indirizzare lo sviluppo della moto. Per ora di sicuri ci sono solo i test del prossimo aprile, che serviranno a Dovizioso per vedere se sboccerà o meno l’amore con la nuova moto e per valutare la potenzialità dell’intero pacchetto.

A noi non può fare altro che piacere l’idea di averlo ancora in pista e non vediamo l’ora di farci un’idea sulle potenzialità di questo nuovo binomio. La casa di Noale vuole fare il cambio di passo e portarsi al livello delle concorrenti, fino ad ora uno step avanti, conscia che Dovizioso è disposto a far parte di un progetto del genere solo a fronte di un certo impegno da parte di Aprilia: giocarsi il mondiale. Si fa sul serio.

Un compleanno all’insegna della rinascita per il forlivese, che passa da anno sabatico a una stagione che potrebbe dare inizio a una nuova sfida, vista la possibilità di partecipare come wild card ad alcuni gran premi (fino a sei secondo il regolamento della motogp) già quest’anno.

 

Nuova sfida vecchie rivalità

Negli ultimi giorni si ventila anche aria di rientro per Marc Marquez, rimasto fuori dai giri per un’intera stagione causa infortunio, che sembra aver finito finalmente il suo calvario. Ottime notizie per questo campionato che rischiava di perdere due grandi protagonisti, proprio quei due che prima dell’anno scorso ci avevano tenuto col fiato sospeso con l’intensità dei loro duelli e della loro rivalità, e che ora ci lasciano ben sperare per lo spettacolo che potrebbero dare con i loro scontri futuri.

Auguriamo un buon compleanno ad Andrea Dovizioso e ancor di più gli auguriamo buona fortuna per le prossime sfide che si troverà ad affrontare. Noi invece ci auguriamo di rivederlo il prima possibile in pista, convinti che il suo ruolo da protagonista in questo mondiale non sia ancora finito.

 

Mattia Caimi

Appassionato di moto in tutte le salse, é cresciuto leggendo i "Pensieri sporchi" del Ciaccia. Ama scrivere del mondo del motociclismo, fingendo di capirne qualcosa.

I 42 del 46

I 42 del 46

​I 42 del 46

Alla soglia dei 42 anni Valentino dovrà decidere che ne sarà della sua carriera, mentre il suo apporto al motomondiale in altre vesti si fa sempre più importante.

I 42 del 46. Il 16 febbraio Valentino Rossi compirà 42 anni. la sua carriera straordinaria non ha certo bisogno di essere commentata. 9 mondiali, 115 vittorie iridate e 235 podi.  Il suo arrivo nel motomondiale 25 anni fa  ha letteralmente rivoluzionato il mondo delle corse in moto. I numeri, soprattutto per i piloti, si sa, sono importanti, per alcuni l’unico motivo per cui correre, parametro di riferimento con cui confrontarsi per valutare il bilancio di una carriera frutto di un’intera vita di sacrifici dedicata alla passione per le due ruote.

Ma una carriera come quella di Rossi non può certo essere raccontata a suon di cifre e ranking. Le imprese di cui è stato capace vanno ben oltre podi e vittorie: Valentino è riuscito a incollare la gente al televisore, a farla muovere per andare in circuito a vederlo correre. Valentino ha creato la marea gialla.

Con l’arrivo di questo pilota il motomondiale ha cambiato volto, da sagra di paese si è trasformato in evento mondano, da sport di nicchia in evento di massa capace di attirare milioni di spettatori e di far gola a molti sponsor. Il calo di audience quando manca l’italiano è di quasi un terzo. Il che per un popolo pronto a seguire il proprio beniamino nazionale è già sicuramente notevole. Ma il nostro neo quarantaduenne ha una appeal ben sopra  il normale e questo dato, in realtà, si riferisce al mondo intero. Eh sì, perché lungo le piste di tutto il mondo è pieno di tifosi che portano i colori del 46, che sventolano il suo numero e vestono il suo merchandising. Questi numeri parlano di un potere comunicativo enorme e fuori dal comune. La gente non si ricorda di Rossi solo per le sue imprese motociclistiche, la gente si ricorda di quel ragazzo sempre col sorriso e un po’ strafottente, che a suon di vittorie e gag scherzose si è fatto strada nel cuore di appassionati e non. Se a questo mix già efficace di per sé aggiungiamo l’unione di avversari che hanno dato vita a rivalità storiche, otteniamo la ricetta perfetta per ottenere una miscela attrattiva senza precedenti.

Biaggi, Gibernau, Stoner, Lorenzo, Marquez sono solo alcuni, sicuramente i più memorabili dei suoi avversari. Mentre gli altri partecipano ai gareggiamenti del circus organizzato dalla Dorna, Rossi ne attraversa l’intera storia recente segnandone indelebilmente il corso, attore protagonista di un mondo che gli deve tanto. Sono già un po’ di anni che, a ragione visti età e risultati, dentro e fuori dal paddock ci si chiede per quanto ancora il dottore correrà.

L’anno scorso è stata l’ultima stagione del pesarese con la divisa ufficiale Yamaha, per lui un (mezzo) cambio di casacca dopo 10 anni di felice matrimonio nel team ufficiale, intervallati solo dalla deludente esperienza in Ducati. Un addio non definitivo che vede il pilota passare nel team satellite, Petronas, della stessa casa di Iwata. Sì, perché i numeri saranno freddi e conteranno anche poco ma non contano certo niente e, di solito, hanno un significato bene preciso. Nelle competizioni quel che conta sono i risultati e se di anni ne hai 42, non vinci una gara da 3 e non raggiungi l’iride da 10  le domande sorgono spontanee.  Gli ultimi anni per Valentino sono stati tutti in salita e il 2020 neanche a dirlo è stata per lui la peggior stagione da quando corre nella classe regina. Le tante cadute e la  positività al Covid-19 si sono  aggiunte a una stagione partita zoppa per tutti. L’età per lui avanza, nel mondiale continuano ad approdare nuove promesse che spostano in alto l’asticella, mentre il dottore sembra faticare a tenere il ritmo dei più giovani freschi e agguerriti.

Ma Rossi, si sa, non è certo un novellino e tanto meno uno sprovveduto. Da anni il pesarese sta contribuendo al futuro del motomondiale e del motociclismo italiano e ovviamente anche al suo.

Nel 2014, infatti, nasce lo  Sky Racing Team VR46, tramite cui Rossi e il suo entourage si impegnano per aprire le porte del motomondiale ai giovani talenti italiani. Praticamente in contemporanea Rossi fonda la sua Academy usata dal tavulliano per selezionare e coltivare un vivaio di nuove promesse mettendogli a disposizione tutto il necessario per crescere ed aumentare le proprie abilità. In anni dove gli Spagnoli raccolgono a mani basse tutti i risultati più importanti, lasciando le briciole agli altri, ecco che il genio del dottore salta fuori, di nuovo, pronto a ispirare una nuova generazione di piloti.

L’idea sembra essere valida a riconferma ci sono i piloti, che ogni anno si contendono il titolo nelle classi in cui il team e presente e da quest’anno il team darà i suoi colori a una moto nella top class, segno che i rumors  sull’approdo in motogp della squadra erano fondati.  Oramai sono 10 anni che si sente parlare dell’addio di Rossi alle gare, da quel 2011 in cui il rapporto con Ducati sembrava aver spento la miccia di un pilota che della sua esplosività dentro e fuori dalle pista aveva fatto il suo tratto distintivo. Eppure gli anni sono passati, il pesarese ha di nuovo sfiorato il titolo e ha avuto modo di togliersi qualche altra soddisfazione. E adesso?

Adesso sembrerebbe proprio il momento di dedicarsi completamente al ruolo manageriale in cui in realtà è già proiettato da tempo, di passare quel testimone che ha messo in mano alle nuove generazioni ma che ancora non è riuscito a lasciar andare, incapace di abbandonare quello stile di vita che lo accompagna sin da giovanissimo, fatto di paddock allenamenti  e adrenalina. Il rischio che si corre però è quello di lasciare un ricordo sbiadito e ombreggiato si se stessi. Lasciare le competizioni non più come il mattatore sulla cresta dell’onda ma il vecchio leone che sgomita nel branco per sopravvivere alle nuove cucciolate in arrivo sempre più forti mature e dominanti.

La decisione non spetta a certo a noi a cui resta solo da arrovellarci. Intanto godiamoci quest’ultimo anno in cui Valentino sarà sicuramente in pista su una moto, mentre il suo apporto futuro per il motociclismo è in piena ascesa, sperando che faccia crescere e porti alla vittoria nuovi giovani talenti. Non ci resta che augurargli tanti auguri.

Mattia Caimi

Appassionato di moto in tutte le salse, é cresciuto leggendo i "Pensieri sporchi" del Ciaccia. Ama scrivere del mondo del motociclismo, fingendo di capirne qualcosa.