Parte il countdown all’uscita di “Un secondo”, il nuovo singolo di ANDREADIECI

Parte il countdown all’uscita di “Un secondo”, il nuovo singolo di ANDREADIECI

Parte il countdown all’uscita di “Un secondo”, il nuovo singolo di ANDREADIECI

Dal 16 febbraio in Radio e in tutti i Digital Stores Un secondo, il nuovo singolo di ANDREADIECI

ANDREADIECI, nome d’arte di Andrea Di Lauro, nasce a Milano il 28 gennaio 1976. Se Andrea è il nome di famiglia, il suo nome d’arte invece nasce da un augurio per il suo futuro, il numero 10 ha molti significati: è il numero che artisticamente meglio si adatta alla sua persona, che riflette la fiducia in sé stessi perché è il numero dei campioni; è anche simbolo di moltitudine perché simboleggia un tratto della sua personalità, quello di saper imitare molte voci.

 

Fin dal suo approccio alla musica in età adolescenziale, si capisce che Andrea ha il potenziale di un artista poliedrico: all’ascolto di musica rap, soprattutto dei brani dei Sottotono e degli Articolo 31, affianca quello di Antonello Venditti, Claudio Baglioni e Alberto Camerini.

 

Conosce la musica americana durante il liceo, avvicinandosi al blues americano e al gruppo musicale dei Doors e dei Dire Straits, che diventano importanti punti di riferimenti per “I Semplici”, il suo gruppo musicale. Col tempo, il gruppo cambia nome in “I Nativa”, avvicinandosi al mondo dei Nirvana, del rock, feste e concerti.

 

A vent’anni prende in mano la chitarra e inizia a comporre le sue canzoni. Milano è stata il suo palcoscenico: non solo perché suona in locali come il “Legend”, il “Tunnel” e le “Scimmie”, ma anche perché gli permette di isolarsi per conoscere meglio sé stesso e al tempo stesso di stare immerso tra la gente.

Gli piace definirsi un autodidatta cresciuto per imitazione, preparato, dinamico, creativo e riflessivo. Innamorato di Morrison e di Gianluca Grignani, Ungaretti e Rimbaud, vuole essere chiamato “un ragazzo di strada”.

 

Un secondo è il titolo del nuovo singolo del cantautore ANDREADIECI, disponibile a partire dal 16 febbraio in Radio e in tutti i Digital Stores.Con questo brano, dalle venature anni ’90 con la chitarra in primo piano, il cantautore rock milanese ci invita all’introspezione, a prendere tempo per noi stessi in un mondo dove tutto è dominato dalle ore e dalla freneticità, dove anche i secondi fanno la differenza. Come afferma l’artista, “Perché rincorrere il tempo, chi ha deciso che noi dobbiamo vivere succubi delle ore”.

 

Oggi giorno siamo portati all’omologazione, a considerare sbagliato il diverso, al paragone con chi riesce a raggiungere i propri obiettivi prima di noi. A volte questa brutta abitudine ci costringe in un circolo vizioso, fatto di frustrazione e invidia, che non ci fa stare bene con noi stessi. Invece, ognuno di noi dovrebbe concentrarsi su ciò che per lui è importante, per trovare un equilibrio interiore ed esteriore, liberandosi dalle costrizioni. Un tema universale già affrontato da diversi artisti, non solo musicali, che Andrea rende particolarmente contemporaneo:

Ho bisogno di riflettere e pensare se c’è un secondo / Un secondo per me / Metti l’abito da sera che si torna più̀ allegri / Metti apposto la testa / Siamo zingari di notte in una festa

L’artista vuole mettere in discussione il famoso detto “l’erba del vicino è sempre più verde”, esortandoci ad aprire le porte della percezione e a lasciarci guidare dal nostro istinto e dal nostro Essere, in modo da riuscire a trovare la strada giusta secondo le nostre ore, il nostro spazio vitale. D’altronde, basta anche solo un secondo a cambiare il nostro destino. Quante volte ci capita di fermarci, mettere in pausa il mondo esterno per guardarci dentro? Siamo sempre alla rincorsa di nuovi obiettivi e nuove sfide, siamo abituati a gareggiare gli uni contro gli altri, alla ricerca di paragoni che non possiamo reggere, perché ognuno di noi è unico e diverso. Solo in questo modo possiamo riuscire ad amare noi stessi e a comprendere l’importanza del nostro Io.

 

Il singolo Un secondo è dedicato a Gianluca Pechini per stima e amicizia.

Comprare la Nutella online? Ferrero lancia l’e-commerce

Comprare la Nutella online? Ferrero lancia l’e-commerce

Comprare la Nutella online? Ferrero lancia l’e-commerce

Nel 2021 Ferrero ha scelto Deliverti per lo sviluppo e la gestione del proprio canale e-commerce, partendo con Nutella e Kinder: dopo la fase di lancio durante le feste natalizie, si conferma un percorso condiviso nel 2022 con nuovi obiettivi di crescita

Forse non ce ne eravamo accorti, ma da qualche tempo è possibile comprare la Nutella online. Questo da quando nel 2021 Ferrero, la storica multinazionale piemontese specializzata in prodotti dolciari, ha incaricato Deliverti di sviluppare il proprio canale e-commerce. Una partnership che ha condotto a risultati significativi nell’anno appena concluso.

 

L’obiettivo della collaborazione è lo sviluppo dello shop online di Ferrero coordinando ogni aspetto del flusso di vendita, dallo sviluppo dell’applicativo utilizzato per consentire la personalizzazione dei prodotti a quello di gestione delle attività di magazzino, e ancora, dal packaging degli articoli alla fatturazione, incassi e reportistica. Deliverti ha massimizzato la copertura della customer care nello shop Ferrero, prevedendo inoltre l’integrazione di un servizio di live chat oltre che un supporto via mail e telefonico, mirato a rendere l’esperienza di acquisto ancora più user centred.

La partnership tra Ferrero e Deliverti ­– azienda leader nel settore delle strategie in ambito e-commerce – nasce nel 2021, anno in cui il fenomeno degli acquisti online è protagonista di una crescita esponenziale, legata in parte anche all’attuale momento socioeconomico. Nel corso del 2021, il comparto del retail online in Italia ha confermato una crescita del +18% rispetto all’anno precedente. Forte dei successi già ottenuti con le esperienze di collaborazione con marchi del settore come Parmalat e Coca-Cola, Deliverti ha confezionato per lo store digitale di Ferrero una strategia di vendita user-centred in grado di rispondere al meglio alle nuove esigenze di consumo espresse dagli utenti.

 

“L’innovazione di questo progetto sta nel rendere unico il prodotto per il lancio di un nuovo canale distributivo, disintermediando il rapporto con il consumatore.  Mi ha colpito la capacità di Ferrero di interpretare in un modo così efficace il tema dell’e-commerce, utilizzando una strategia di personalizzazione che esalta l’univocità del prodotto.” commenta Fabio Scalet, CEO di Deliverti.
La partnership con Ferrero siglata nel 2021 ha rappresentato per noi una grande opportunità di consolidare ulteriormente la nostra presenza sul mercato e soprattutto di curare lo sviluppo di strategie e-commerce in full outsourcing sempre più ambiziose.”, aggiunge Giulio Cupini, General Manager della società.

 

Deliverti ha lavorato nell’anno per tradurre i valori e l’offerta Ferrero in una user experience completa, fortemente improntata alla funzionalità e alla personalizzazione del prodotto. Partendo da un approccio focalizzato sulla creazione di un’interfaccia user friendly e sulla semplificazione del processo di navigazione, Deliverti ha successivamente concentrato i propri sforzi sulla gestione ottimale della customer journey creando esperienze su misura per ogni consumatore.

In linea con l’intento di personalizzare alcuni prodotti del catalogo Ferrero, Deliverti ha curato, durante il periodo delle festività natalizie, il lancio di campagne basate sulla customizzazione di prodotti come la Nutella o le confezioni personalizzate Kinder. Il progetto di personalized marketing ha consentito all’azienda Ferrero di lavorare sulla fidelity e grazie anche all’offerta esclusiva di prodotti non disponibili presso i canali tradizionali di vendita della gdo.

 

La partnership tra Ferrero e Deliverti proseguirà nel nuovo anno con l’obiettivo condiviso di migliorare i risultati ottenuti nel 2021 e di collaborare allo sviluppo di strategie innovative per ampliare ulteriormente le prospettive di crescita e di fatturato dello shop online.

 

Cosa c’è quindi di meglio della Nutella? Aspettare che questa ci venga consegnata da un fattorino direttamente sull’uscio di casa, ovviamente. E ora, grazie a Deliverti che ha saputo sfruttare il potere di acquisto di Ferrero, questo è possibile.

La palestra sociale di Rkomi: dove allenarsi costa quanto puoi

La palestra sociale di Rkomi: dove allenarsi costa quanto puoi

La palestra sociale di Rkomi: dove allenarsi costa quanto puoi

C’è un posto a Milano dove per allenarsi si paga quanto si può: è la palestra sociale del cantante Rkomi in zona Corvetto

Rkomi ­­– nome d’arte di Mirko Martorana, classe 1994 – è arrivato al 17esimo posto al Festival di Sanremo con la canzone Insuperabile. Una carriera, la sua, che esplode all’improvviso: sebbene sia sulla scena musicale milanese da una decina di anni ormai, il vero successo arriva nell’aprile 2021 con l’album Taxi Driver, prodotto da nientemeno che Dardust, che conta numerosissime collaborazini con altri artisti italiani come Madame, Elodie e Sfera Ebbasta.

Cresciuto a Calvairate, nella periferia Est di Milano, Rkomi ha lavorato come lavapiatti e cameriere di giorno fino ai 21 anni. In parallelo, portava avanti la sua passione per la musica la notte e l’equilibrio interiore lo trovava attraverso la sua disciplina preferita: la boxe thailandese. Un amore, quello per le arti marziali, che continua anche oggi.

Infatti, durante la prima ondata della pandemia, a marzo 2020, il rapper milanese ha aperto una “palestra sociale” proprio nella sua Milano.

Si chiama Sit Hanuman Sport e Cultura e si trova nel quartiere Corvetto a pochi metri dalla fermata della metro gialla Brenta, in via Bacchiglione 26, la palestra sociale di Rkomi che si distingue per un aspetto molto semplice, ma che fa la differenza: ognuno paga la quota che può, in base al proprio reddito. Un’associazione senza scopo di lucro, un centro culturale dove ci si allena: “I costi sono accessibili, l’idea non è diventare ricchi ma stare insieme” ha dichiarato lo stesso Rkomi.

Il corso di muay thai presso la palestra di Rkomi è adatto sia per i principianti che per gli agonisti. Non si basa solo sull’insegnamento delle tecniche e sul combattimento, ma mira anche ad aiutare ciascuno nel superamento dei propri limiti fisici, mentali e spirituali. Lo sparring (simulazione di un incontro) all’interno dell’allenamento è un momento di gioco per approfondire e provare le tecniche imparate e avviene solamente sotto la supervisione degli insegnanti e responsabili del corso Giacomo Bolgiana e Andrea Donini.

L’amore per lo sport e per la musica sono sempre stati fondamentali per Rkomi. Fin da giovanissimo è stato un grande appassionato di arti marziali e per anni ha studiato la boxe thailandese. Lo sport gli è servito per incanalare nella maniera giusta le sue energie negative e, soprattutto, per imparare a gestire le emozioni legate alla mancanza del padre: “Io non ho mai conosciuto mio padre: mio fratello invece è più grande di me di nove anni e quindi ha avuto molte attenzioni ‘da papà’ nei miei confronti quando era giusto farlo”, ha confessato lui stesso, e ancora: “Mia madre ha cresciuto me e mio fratello maggiore da sola”.

Al momento, presso la palestra del cantante meneghino vi sono una sessantina di iscritti, ed oltre alla boxe thailandese, è possibile iscriversi a corsi di thai chi e yoga.

Sa(n)remo pronti prima o poi?!

Sa(n)remo pronti prima o poi?!

Sa(n)remo pronti prima o poi?!

Il Festival e il linguaggio delle canzoni come critica alla divisione sociale

“[…]Che in questo giorno tu m’hai ricordata
Ma se l’amore nostro s’è perduto
Perché vuoi tormentare il nostro cuor?[…]”

Il miglior modo di esprimere il festival di Sanremo. Quella scritta qui sopra è parte della seconda strofa di Grazie dei Fior, brano vincitore, nel 1951 della prima edizione, cantato da Nilla Pizzi.

Dal 1951 ad oggi in Italia il linguaggio musicale si è evoluto, nonostante gli estremi sforzi da parte della direzione artistica per nascondere la cosa. Siamo passati da Nilla Pizzi ai Måneskin attraverso anni di Anna Oxa e Iva Zanicchi (passando anche da parentesi di cui tutti avrebbero voluto fare a meno, anche gli stessi organizzatori della gara: un saluto ai Jalisse).

Il linguaggio musicale italiano si sta evolvendo, ma questa cosa, passa dal Festival di Sanremo?

Siamo positivi, nell’ accezione più covid-free possibile, e diciamo di sì.

A tutti noi piace fare i radical-chic quando parliamo del palco più famoso della Liguria, ma oggettivamente ogni anno si riflette nei testi delle canzoni (e spesso nelle immagini che danno gli artisti di sé) uno specchio del nostro paese che, volenti o nolenti, guardiamo e, col nostro guardare, confermiamo. È per logica quindi che possiamo affiancare all’evoluzione del linguaggio musicale quello “normale”, di tutti i giorni, quello sociale, insomma.

Bene, allora, come mai con i testi, gli ospiti, i direttori artististici con le loro dichiarazioni, le vallette e i fiori però arrivano anche, sempre, le polemiche sui testi delle canzoni?

Quest’ anno uno dei più chiacchierati è quello di Achille Lauro con la sua Domenica. Ne riporto un piccolo estratto.

“[…] Città peccaminose / Donne pericolose /
L’amore è un’overdose / 150 dosi
Oh sì, sì / Fan**** è Rollin’ Stone […]
[…] Ah ah ah / Sta vita è un roller coaster,
Romanzo rosa, no piuttosto un porno / Oh […]”

Se i testi sono sottoposti a una commissione che prima di accettarli si fa garante della loro qualità ed idoneità ai parametri imposti dal Festival (censura?! .ndr) come ci ritroviamo poi, ciclicamente a scontrarci con i pensieri/ le emozioni espresse dai cantanti e dai loro autori?

Questa esperienza è indubbiamente ogni anno la più elettrizzante di Sanremo: vedere le polemiche di chi è affezionato al “vecchio ordinamento” della musica italiana legata al linguaggio aulico vs. il “nuovo che avanza” e a sua volta tenta di lasciare un segno nella cultura.

Le parole scritte nel testo di Domenica sono solamente un esempio e non le prendo per essere stigmatizzate o elogiate all’ infinito. Non per paragonare a livello di poetica Achille Lauro e Lucio Dalla (che comunque nel 1971 fu colpito dalla scure della censura proprio del Festival per il testo di “4/3/1943”), ma credo sia una grande espressione di come noi a livello di popolazione italiana siamo attualmente spaccati a metà a livello culturale e sociale fra chi vorrebbe rimanere legato alle tradizioni e non avanzare, in onore di un fastoso passato e chi ormai si sente distante dai binari culturali tracciati da altri, e chi invece vorrebbe far sentire la propria voce anche attraverso la musica e il suo linguaggio.

Gli ultimi anni, fra pandemia, lockdown, desensibilizzazione da parte dei media per il rapporto con il lutto, hanno aumentato il divario e accorciato i tempi per un sano, normale e comprovato passaggio di consegne fra il vecchio e il nuovo, è indubbio. E la selezione degli artisti presenti al Festival di Sanremo 2022 sembra proprio espressione di questa frattura che porta due emisferi a scontrarsi e va seguito con particolare attenzione per veder scontrare due modi di vivere ed intendere la cultura – musicale, ma in realtà sociale – del nostro paese.

 

Quest’anno seguirai anche tu il Festival di Sanremo? Allora ripassa qui.​

Quando le nuove proposte battono i big…

Quando le nuove proposte battono i big…

Quando le nuove proposte battono i big…

A volte ci sono, altre no. Quest’anno a Sanremo non andranno in scena le nuove proposte (sì, usiamo una terminologia vetusta, ma “una rosa con altro nome mantiene lo stesso identico profumo”).

Che sia perché Amadeus ha deciso di tagliare ben venti minuti di show, che sia perché il pubblico di Sanremo medio non riusciva più a distinguere quale fosse il debuttante sconosciuto tra il gruppo indie di turno famoso tra gli under 30 e lo sconosciuto artista chiamato perché “ha un seguito su Youtube”, la categoria giovani a Sanremo 2022 non ci sarà.

Ed è un peccato, perché a volte la canzone più nota e ricordata dell’edizione è uscita proprio dalle nuove proposte… Vediamo insieme sei canzoni “giovani” che hanno battuto le vecchie

1984 – Terra Promessa, Eros Ramazzotti def. Ci Sarà, Al Bano e Romina Power
Non semplice battere Ci sarà di Al Bano e Romina Power, ma non impossibile. Non per Eros almeno. Terra Promessa è diventata l’inno di una generazione. E una delle canzoni più cantate dagli appassionati di karaoke di ogni età.

1993 – La Solitudine, Laura Pausini def. Mistero, Enrico Ruggeri
Mistero è una delle canzoni più iconiche di Enrico Ruggeri e ha meritato il successo. Ma La solitudine di Laura Pausini è famosa in tutto il mondo. Mi dispiace Enrico, ti è andata “male”…

1998 – Senza te o con te, Annalisa Minetti def… se stessa
Unico caso di un doppio successo: Annalisa Minetti nel 1998 ha vinto in entrambe le categorie con una canzone diventata un cult come Senza te o con te. Come? Non funziona così? Ah, non posso?

2007 – Pensa, Fabrizio Moro vs. Ti regalerò una rosa, Simone Cristicchi
In questo caso un pareggio: Pensa è diventata l’inno contro la mafia, una canzone che abbiamo cantato, amato e ricantato da quando è stata presentata a Sanremo. Ti regalerò una rosa è una canzone profonda, piena di significato. Diciamo un pareggio, che dite?

2008 – L’amore, Sonohra def. Colpo di fulmine, Giò di Tonno e Lola Ponce
Quando un duo di ragazzini con un taglio alla “personaggio medio di Disney Channel” incontra la canzone vincitrice più dimenticabile di Sanremo il risultato è scontato.
E non ci voleva molto… che edizione quella del 2008!

2009 – Sincerità, Arisa def. La forza mia, Marco Carta
Ammettetelo: se pensate ad Arisa vincitrice a Sanremo vi viene in mente Sincerità. Eppure con questo brano ha vinto, ma “solo” tra le nuove proposte. Perché tra i big avevamo Marco Carta… Ah, i bei tempi dei talent!

Menzioni onorevoli:
2003 – Siamo tutti là fuori, Dolcenera
2016 – Amen, Francesco Gabbani
2018 – Il ballo delle incertezze, Ultimo

 

Guarderai anche tu il Festival di Sanremo quest’anno? Leggi qui!

Francesco Inverso

Quando scrissi la prima volta un box autore avevo 24 anni, nessuno sapeva che cosa volesse dire congiunto, Jon Snow era ancora un bastardo, Daenerys un bel personaggio, Antonio Cassano un fuoriclasse e Valentino Rossi un idolo. Svariati errori dopo mi trovo a 3* anni, con qualche ruga in più, qualche energia in meno, una passione per le birre artigianali in più e una libreria colma di libri letti e work in progress.
Sbagliando si impara…a sbagliare meglio.