Sostenibilità: i danni della consegna a domicilio sull’ambiente

Sostenibilità: i danni della consegna a domicilio sull’ambiente

Sostenibilità: i danni della consegna a domicilio sull’ambiente

Sostenibilità, è allarme globale per il boom di emissioni causate dall’home delivery (+567% entro il 2050): per gli esperti la soluzione è l’elettrico che le riduce del 37%

L’ascesa dell’home delivery, sulla spinta anche delle prossime festività natalizie con la corsa ai regali, mette a rischio la salute del Pianeta. I veicoli che si occupano delle consegne dei pacchi a domicilio sono responsabili, oggi, del 3% delle emissioni globali di gas serra, ma, entro il 2050, secondo quanto svelato in un articolo del The Washington Post, l’impatto salirà al 17% (+567%) e, come spiegato dai dati della IEA International Energy Agency, il settore del trasporto merci è responsabile di un quinto delle emissioni globali di CO2, dietro solo al settore energetico. L’elettrico è la chiave per ridurre le emissioni di CO2 e ripulire l’aria delle aree urbane delle grandi metropoli, sempre più invase dalle consegne dei pacchi spediti dalle piattaforme di e-commerce e home delivery. Ed ecco che la soluzione migliore per rendere gli spostamenti dei corrieri più veloci, efficienti e sostenibili nei centri cittadini arriva dal processo di elettrificazione delle flotte per il trasporto delle merci. L’impiego di veicoli elettrici, come svelato dal report “Decarbonizzare i trasporti. Evidenze scientifiche e proposte di policy” del Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibile, consente di ridurre del 37% le emissioni di CO2 rispetto ad un veicolo a combustione, anche quando si tenga conto delle maggiori emissioni che derivano dalla loro produzione. Già con l’attuale mix energetico, spiega un rapporto stilato da STEMI, struttura di esperti indipendenti istituita dall’ex ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibile Enrico Giovannini pubblicato su Nature, la sostituzione dei veicoli a combustione interna, che oggi rappresentano oltre il 99% del trasporto stradale italiano, con veicoli elettrici porterebbe a una riduzione del 50% delle emissioni del trasporto stradale leggero. Addirittura, nel settore del trasporto pesante, i risparmi di CO2 e l’efficienza energetica del passaggio all’elettrico sono ancora più consistenti considerata la maggiore rilevanza della fase di utilizzo rispetto a produzione e fine vita: in questo caso le stime prevedono che, già oggi, un camion elettrico possa risparmiare fino al 70% delle emissioni sul ciclo di vita.

L’ultimo miglio rappresenta dunque un aspetto decisivo non solo per la catena di distribuzione, ma anche per il futuro della mobilità sostenibile: è necessario trovare un rimedio al traffico eccessivo e ridurre l’inquinamento, entrambi dovuti sempre più anche ai veicoli commerciali. LifeGate, grazie al supporto di Ford, ha deciso di approfondire le tematiche legate alla mobilità sostenibile in un educational digital talk nel quale un panel di esperti, composto da rappresentanti delle aziende e giornalisti, si è confrontato sulle soluzioni e sulle strategie migliori da proporre per un futuro dell’ultimo miglio sempre più green. “La sfida dell’ultimo miglio è tanto semplice quanto complicata e le aziende sono chiamate ad affrontare sfide di mobilità importanti – spiega Roberto Sposini, chief mobility editor di LifeGate – La crescita delle consegne legate alle transazioni online, la capillarità dei servizi estesi sull’intero territorio, senza compromessi di qualità e tempistiche, si combinano oggi con numerosi fattori di contesto che complicano la capacità di realizzare una performance di valore per tutti. Occorre dunque mettere in pratica azioni fondamentali per ridurre la congestione e l’inquinamento dei centri urbani, così da migliorare l’efficienza per le imprese e la qualità generale della vita di residenti e non. Questi sforzi hanno l’obiettivo di promuovere un modello di mobilità urbana che sia più sostenibile, green e sicuro, implementando nuove soluzioni di mobilità in grado di risolvere le criticità legate alla percorrenza dell’ultimo miglio”.

“Già oggi la quasi totalità delle aziende potrebbe essere pronta al passaggio all’elettrico, poiché l’autonomia di un veicolo come Ford E-Transit, o quella di E-Transit Custom che lanceremo il prossimo anno, copre, con largo margine, le necessità di trasporto di una giornata lavorativa tipo – dichiara Marco Buraglio, direttore veicoli commerciali Ford Italia. Le infrastrutture di ricarica pubblica, in questo scenario, diventano secondarie rispetto a quelle installate in rimessa o in deposito per la ricarica notturna. La questione è soprattutto culturale, ma la mentalità non è più un ostacolo quando l’imprenditore, con uno o più veicoli, comprende che l’elettrificazione e la connettività producono effetti particolarmente positivi sull’operatività e sulla produttività. L’elettrico sostituirà l’endotermico in un percorso graduale, che passa anche attraverso l’adozione dell’ibrido Plug-In come tecnologia-ponte. Ford ha già un orizzonte temporale: entro il 2030, due terzi dei veicoli commerciali Ford venduti in Europa saranno elettrici o ibridi plug-in, mentre nel 2035 ogni veicolo commerciale Ford venduto in Europa sarà elettrico”.

Ma i grandi centri urbani sono pronti a questa rivoluzione dei trasporti commerciali, guidata dalle flotte elettriche? In Europa, tra il 2019 e il 2022, il numero totale di LEZ (Low-Emission Zone) o aree a traffico limitato attive è aumentato del 40% e, secondo uno studio della coalizione europea CleanCitiesCampaign, entro il 2025 saranno oltre 500 le città europee ad avere attiva una zona a basse emissioni (+58% rispetto a giugno 2022). Molti centri urbani puntano, quindi, ad elettrificare la consegna delle merci migliorando così la qualità dell’aria, sempre più inquinata dai veicoli che attraversano i quartieri, diffondendo sostanze inquinanti e particolato e inoltre, facendo vedere ai cittadini il processo di elettrificazione dei trasporti, puntano a convincerli a prendere in considerazione, loro stessi, l’acquisto di un veicolo elettrico privato. Inoltre, in prospettiva, le aree a traffico limitato sono destinate a trasformarsi in ZEZ, all’interno delle quali non sarà più consentito l’uso di veicoli a combustione interna: tra il 2030 e il 2035 questa rivoluzione sarà realtà in quasi trenta città europee tra Paesi Bassi, Regno Unito, Francia e Scandinavia. E in Italia? Entro il 2030 è prevista la creazione di 35 zone a emissioni zero, off-limit per i veicoli a combustione, ma finora nessuna città italiana ha avviato gli interventi previsti.

Chi invece, in Europa, sta già facendo ingenti investimenti per elettrificare la propria flotta di veicoli per la consegna delle merci sono le grandi aziende della distribuzione, così come diversi costruttori del settore automotive hanno iniziato a proporre delle versioni elettriche per questo tipo di veicoli. All’estero, invece, sono i giganti della logistica ad aver investito per produrre veicoli commerciali leggeri e a basse emissioni.  Secondo un’analisi pubblicata dal Rocky Mountain Institute, organizzazione di ricerca sulla sostenibilità, entro il 2030 il 60% delle vendite di nuovi camion potrebbe essere elettrico portando così, entro il 2035, a un dimezzamento delle emissioni causate dall’industria degli autotrasporti.

I confronti sulle tematiche legate alla mobilità sostenibile (transizione energetica, cambiamenti climatici, qualità dell’aria, ultimo miglio e transizione elettrica) nel tentativo di provare a proporre delle soluzioni alle principali criticità sono stati i protagonisti di LifeGate talk, il format di educational digital talks promosso da LifeGate, con il supporto di Ford. Quattro appuntamenti, organizzati e promossi attraverso dei dibattiti in studio, alla presenza di un panel di prestigiosi ospiti, esperti di mobilità sostenibile, tra i quali figurano: Marco Alù Saffi, Head of Communication & Public Affairs for Italy, Greece e Edm markets Ford; Luca Zucconi, giornalista di Fleet magazine; Roberta Marsi, Sustainability manager Dhl Italia; Riccardo Miuccio, Lcv manager di Arval; Federico Vignolo, responsabile fleet management dell’azienda di servizi per le telecomunicazioni Sirti; Alessandro De Guglielmo, Adg mobility consulting; Mauro Guerrini, marketing e communication manager Bosch; Simone Molteni, direttore scientifico LifeGate & ad; Paolo Corazzon, meteorologo e divulgatore scientifico di 3BMeteo; Silvia Brini, area monitoraggio qualità dell’aria e climatologia operativa dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra); Silvia Bollani, coordinatrice test comparativi e inchieste di Altroconsumo; Marco Buraglio, direttore veicoli commerciali Ford Italia; Tommaso Perrone, giornalista e direttore responsabile delle testate giornalistiche di LifeGate; Gianmaria Sannino, responsabile del Laboratorio di modellistica climatica e impatti dell’Enea; Lisa Casali, manager di Pool ambiente, pool per l’assicurazione e la riassicurazione della responsabilità per danni all’ambiente e Gerard Albertengo, ceo & founder Jojob, app di carpooling aziendale.      

Ultracon: a Cremona una due giorni dedicata a fumetti, giochi e cultura pop

Ultracon: a Cremona una due giorni dedicata a fumetti, giochi e cultura pop

Ultracon: a Cremona una due giorni dedicata a fumetti, giochi e cultura pop

Sabato 14 e domenica 15 gennaio prende il via al polo fieristico di Cremona la prima edizione di Ultracon, manifestazione dedicata a fumetti, giochi e cultura pop

Sabato 14 e domenica 15 gennaio prende il via al polo fieristico di Cremona la prima edizione di Ultracon, manifestazione dedicata a fumetti, giochi e cultura pop. Il nuovo evento, co-organizzato da CremonaFiere e Centro Fiera Montichiari, nasce dall’esperienza di Gardacon, manifestazione promossa a Montichiari che, lo scorso novembre, è giunta con successo alla quarta edizione.

Ultracon nasce dalla volontà dei due centri fieristici CremonaFiere e Centro Fiere del Garda di unire competenze e territori per lanciare nuovi eventi”, ha dichiarato Roberto Biloni, Presidente CreminaFiere. “Il quartiere fieristico di Cremona ben si presta anche a questo tipo di eventi e con piacere collaboriamo per realizzare la prima edizione di una manifestazione completamente nuova per il nostro territorio. Siamo certi che il futuro delle fiere passi anche dalla capacità di collaborare e affrontare sinergica mente le nuove sfide dei mercati. Il calendario 2023 si sta già arricchendo di nuovi eventi, il primo è Ultracon“.

Ultracon proporrà due giornate ricche di eventi, con un ricco programma di attività dal vivo e dimostrazioni. Tra i protagonisti più attesi gli interpreti più amati delle sigle animate: Cristina D’Avena, nella giornata di sabato, e Giorgio Vanni, in quella di domenica. In fiera sarà possibile incontrare, tra gli altri, Manuela Blanchard, Roberto Ceriotti e Pietro Ubaldi, il trio che ha conquistato intere generazioni di bambini cresciuti con Bim Bum Bam, Chef Hiro, ambasciatore della cucina giapponese in Italia e noto volto televisivo che proporrà uno show cooking a tema manga, Flavio Aquilone ed Emanuela Pacotto, doppiatori di Draco Malfoy (Harry Potter) e Bulma (Dragon Ball).

Ultracon nasce dalla collaborazione tra CremonaFiere e Centro Fiera di Montichiari, due poli fieristici che hanno sempre dimostrato una grande attenzione per il territorio”, dichiara Gianantoio Rosa, presidente del Centro Fiera di Montichiari. “Le affinità tra le nostre province sono numerose, sia dal punto di vista storico e culturale che economico. L’obiettivo di questa collaborazione è mettere in comune le peculiarità che rendono unici i nostri territori. Ultracon è una manifestazione studiata per il pubblico dei più giovani e delle loro famiglie, con eventi speciali, ospiti di grande richiamo e momenti di spettacolo. Il Centro Fiera di Montichiari ha messo a frutto l’esperienza di Gardacon, manifestazione che ha esordito nel 2019 e che, nelle quattro edizioni proposte a Montichiari, ha ottenuto un grande successo di pubblico. Si tratta di una formula che rilancia la fiera come momento di aggregazione, all’insegna del divertimento e del dialogo tra generazioni”.

La nuova rassegna cremonese offrirà aree speciali dedicate agli appassionati di videogiochi, con una proposta che spazierà dai titoli di ultima generazione (Call of Duty, Fortnite, Mario Kart) ai cabinati degli anni Ottanta e classici arcade (Space Invaders, Pac Man e Bubble Bobble). Un grande spazio all’interno di Ultracon sarà riservato ai mattoncini. Nell’area a cura di Cremona Bricks le costruzioni dei più abili artisti italiani affiancheranno i laboratori, dove adulti e bambini potranno mettersi alla prova con un gioco che unisce da sempre le generazioni. 
Ultracon proporrà, inoltre, un’area espositiva con oltre 120 espositori da tutta Italia e un ampio assortimento di manga, fumetti americani, action figures e gadget.

L’architettura tra Europan 16 e il futuro: l’intervista agli architetti di LuMaa Lab

L’architettura tra Europan 16 e il futuro: l’intervista agli architetti di LuMaa Lab

L’architettura tra Europan 16 e il futuro: l’intervista agli architetti di LuMaa Lab

Un progetto vincente a Europan 16 e un futuro roseo (sempre tendente al green). In occasione della mostra ancora “on stage” all’ordine degli architetti di Como abbiamo intervistato Luca Luini e Riccardo Masiero di LuMaa Lab e Christian Vittorio Garavello, curatore della mostra. Tra presente, passato e futuro…

Tre ambiti (urbano, agricolo e naturalistico), sei interazioni diverse, un progetto che unisce un territorio complesso, come quello di Bitonto. Questo, detto con parole troppo povere che arricchiremo in queste righe, è il progetto vincitore di Europan 16, realizzato da Luca Luini e Riccardo Masiero dello studio LuMaa Lab e che in questo momento è esposto all’ordine degli architetti di Como in una mostra curata da Christian Vittorio Garavello.

Da sinistra a destra: Riccardo Masiero e Luca Luini, i fondatori di Lumaa Lab.

Un progetto che ridisegna come centro culturale quelli che nel tempo erano diventati luoghi emarginati, mantenendo al centro un concetto chiaro e diventato sempre più trait d’union del pensiero globale: la sostenibilità. Un must, ma anche una necessità.
Europan è un programma europeo di concorsi di Architettura, tra i più importanti a livello internazionale, per giovani architetti di tutto il mondo che si articola coinvolgendo più siti in svariati paesi dell’Unione Europea”, ci ha spiegato Garavello. “Inoltre è una grande possibilità di riflessione, dibattito e trasformazione che investe varie scale e vari attori del territorio”.

EUROPAN
Quanto e perché è importante un’iniziativa come Europan?
Europan – ci spiegano gli architetti di LuMaa Lab – da la possibilità a giovani professionisti di confrontarsi con un’organizzazione che da un lato agisce fortemente per l’implementazione dei progetti vincitori da una fase concorsuale a una realizzativa, dall’altro lato ponendo come centrale un accrescimento del dibattito teorico sui temi specifici di ogni edizioni che riguardano la città e il paesaggio europeo, nel caso della sedicesima edizione le “Living Cities”. Altro importante presupposto ha a che fare con la ricerca dello scambio e della proliferazione di idee tra progettisti, città , studiosi e cittadini di diverse nazioni europee, che hanno la possibilità di creare connessioni e riflessioni oltre i propri confini nazionali”.

Come ben messo in evidenza da LuMaa Lab – ha aggiunto Garavello – Europan rappresenta un’occasione molto importante di ricerca, sperimentazione e confronto per i giovani progettisti che decidono di impegnarsi in un concorso di questa portata. Inoltre penso sia una grande opportunità anche per le amministrazioni, che si trovano a lavorare e confrontarsi con progetti di qualità alta”.

IL TEMA
Il tema generale di Europan 16 intendeva confrontarsi e dare risposte ad alcune sfide tremendamente attuali, dalla crisi climatica e di risorse fino all’inasprimento e alla nascita di nuove disuguaglianze.
“Le risposte –
hanno scritto in modo molto chiaro nel foglio di sala della mostra – si cercano in nuovi modi di concepire lo spazio in termini di scambio, relazione, e flusso tra sistemi dinamici definibili con i termini di Vitalità Metaboliche e Vitalità Inclusive. Queste due modalità di concepimento dei rapporti spaziali tendono a istituire sinergie natura – cultura e a prendere in considerazione luoghi emarginati ridando loro vita”.

Com’è nato il progetto?
Il progetto nasce dall’analisi del territorio del barese e di Bitonto, nel quale abbiamo intravisto nella Lama Balice l’elemento che avesse in sé la maggiore potenzialità in termini rigenerativi e con le maggiori ricadute sui piani cittadini. Studiando i meccanismi di funzionamento di questo ecosistema in relazione agli altri due principali ambiti (quello urbano e quello rurale) abbiamo dedotto tutte le possibili azioni e meccanismi che abbiamo riproposto a livello di visione generale e che abbiamo poi condensato nel disegno dello spazio aperto”.

È un progetto molto complesso che affronta molte questioni, sintetizzerei e raggrupperei in due grandi aree che necessariamente lavorano assieme: il metodo di lavoro e le scelte di rappresentazione”, ci spiega Christian Garavello.

Christian Vittorio M. Garavello, curatore della mostra.

Per quanto concerne il metodo: penso sia un progetto che si è posto nella posizione di capire i contesti d’intervento prima di agire, senza l’arroganza di imporre un proprio gesto autoreferenziale. È un progetto che è riuscito a capire come far dialogare i diversi ambiti naturalistico, urbano e agricolo e la sua forza è stata proprio quella di aver trovato la giusta misura per proporre la propria soluzione”.

Per la rappresentazione – prosegue – invece il discorso è analogo: come rappresentare i contenuti è un aspetto fondamentale e molto delicato. Si rischia di ottenere un risultato negativo se le informazioni sono confuse, sovraccariche di dati e graficismi. All’opposto, la rappresentazione delle proprie riflessioni può apparire troppo arida. LuMaa Lab ha fatto un importante lavoro di ricerca su questo aspetto, producendo elaborati che mettono in evidenza in maniera efficace la complessità dell’analisi e delle proposte. Proprio su questo aspetto con Margherita Mojoli ed Andrea Gerosa (presidente e consigliere dell’Ordine degli Architetti PPC della Provincia di Como, ndr.) abbiamo ritenuto che mostrare le tavole fosse indispensabile per far comprendere questo secondo aspetto”.

Credo che il punto di forza del nostro progetto sia stato di aver messo in relazione il territorio e le sue potenzialità latenti rispetto a un disegno dello spazio urbano che necessitava di una rigenerazione in chiave sostenibile. Fornendo per Bitonto sia una chiave di lettura del sistema naturalistico di Lama Balice, sia una rilettura dello spazio urbano che è ripensato in funzione di una città più vivibile e pedonale”, ha commentato Luini.

Quanto è “futuribile” il vostro progetto?
Il progetto di Learning from the lama è futuribile in quanto è stato concepito come strumento e punto di partenza per i piani di rigenerazione della città di Bitonto” ha spiegato Luini. “Alla scala territoriale si evidenziano alcune strategie che l’intera vasta area municipale può adottare in chiave di ripensamento degli ecosistemi, alla scala urbana invece il progetto prova a dare una visione per le piazze di Bitonto e delle sue frazioni coerente con le esigenze della municipalità e con la possibilità di elaborarlo ad una fase successiva”.

Una delle parole chiave del prossimo futuro è – e non può non essere, in un accenno involontariamente parmenideo  – la sostenibilità. Non solo una parola, ma un modo di pensare, industriale e architettonico, che dovrà riuscire a fare un passo “oltre” la difficoltà dell’uomo nel guardare al futuro senza pensare troppo all’oggi.
Come in tutti i settori economici e della vita umana l’epoca che ci si pone davanti esige un ripensamento nei meccanismi in cui si progetta. L’architettura e l’urbanistica sono già oggi tra i settori maggiormente impattanti la realtà fisica e la vita dell’uomo in senso lato. Il green, o preferibilmente la sostenibilità di un progetto in senso lato, (che può anche esulare dalla componente prettamente naturale), deve diventare elemento strutturale nel progetto”.
C’è molto da riflettere sul come Architettura ed Urbanistica, in ogni loro fase, debbano rispondere alle domande che il futuro pone all’oggi”, ha concluso Garavello. “Quindi, la progettazione sostenibile deve necessariamente essere una delle pietre angolari della pratica progettuale fin dalle primissime fasi.
Ciò che va scongiurato è la superficialità nell’approccio alla progettazione sostenibile. Non penso sia più possibile rimandare questo tipo di riflessione”.

La vittoria a Europan 16 è un punto di partenza. E il futuro?
Il gruppo di lavoro ha come obiettivo quello di continuare la propria ricerca nel campo architettonico e dell’urban design nel solco dell’esperienza di Europan, dal quale ovviamente abbiamo tratto un profondo arricchimento tematico e di esperienza”, hanno concluso gli architetti di LuMaa Lab.

A noi non resta che ringraziare per il tempo dedicatoci e invitare i nostri lettori ad andare a visitare la mostra all’ordine degli architetti di Como.

 

A cura di Francesco Inverso

IL PROGETTO
Il progetto vincitore di Europan 16 – Learning from the LAMA – ha affrontato queste delicate questioni intervenendo nelle città di Bitonto, Palombaio e Mariotto e analizzando il rapporto tra la LAMA Balice, lo spazio urbano e il paesaggio naturale.
La Lama Balice è uno dei canyon (le LAME) con larghezze e profondità variabili che caratterizzano il paesaggio tra il parco dell’alta Murgia e la città di Bari e presenta una varietà di flora e fauna notevole. Il punto focale è come questo ecosistema possa rapportarsi positivamente innescando processi migliorativi per gli ambiti urbano ed agricolo.

Lo studio dei meccanismi naturali esistenti nel Lama genera modelli di scambio che, se implementati e replicati, contribuiscono a rafforzare la biodiversità con ricadute positive in termini di qualità ambientale, vivibilità urbana e processi economici”.
In questo senso vengono individuati tre ambiti che devono essere messi in relazione reciproca per poter far fronte alle sfide brevemente elencate in apertura di testo.

Tre ambiti, come abbiamo accennato. La città (ambito urbano), ovvero Bitonto e i relativi borghi di Mariotto e Palombaio; la campagna (ambito agricolo), ossia la piana olivetana e la Lama Balice (ambito naturalistico), lo spazio della biodiversità.
Tre ambiti che hanno generato sei interazioni diverse, tra Lama e la città che lavora sulla gestione delle acque e della presenza del verde in città; tra la città e la campagna che punta l’attenzione sul turismo agricolo e sul miglioramento della produzione agricola;
infine tra Lama e campagna, che interviene sui bordi della Lama e sul rapporto tra Lama e campagna letto dal punto di vista di una miglioria dei rapporti reciproci tra i due ecosistemi.

Onlyfans è la pornoroulette del “sessualmente esplicito”: quello che nessuno vi ha detto

Onlyfans è la pornoroulette del “sessualmente esplicito”: quello che nessuno vi ha detto

Onlyfans è la pornoroulette del “sessualmente esplicito”: quello che nessuno vi ha detto

La piattaforma bianca e blu continua a spopolare. L’abbiamo provata per un mese per capire come funziona, quali sono le potenzialità e…quali i rischi

Di Onlyfans se ne parla, riparla, straparla. C’è chi ne parla con il bigottismo figlio dei tempi passati, puntando il dito contro e non spiegando a nessuno come faccia a sapere quali contenuti ci siano (dato che Onlyfans è come Por*hub: tutti ne parlano, ma nella cronologia del telefono l’ha inserito il classico “amico che ti ha preso il telefono”… anche se di amici non ne hai), e chi, invece, da combattente indefesso del “ognuno fa quello che vuole” difende strenuamente i creator, ribaltando la questione sugli utenti: “eh, ma se paghi per vederlo il problema sei tu”.
Insomma, come il 95 per cento delle questioni in Italia, anche Onlyfans è diventato uno scontro tra fazioni. Avremmo voluto fare un paragone con la politica italiana, ma il porno è una cosa seria.

Abbiamo provato Onlyfans per un mese (per voi ovviamente, mica per curiosità personale eh, che cosa non si fa per la scienza?) e, in tutta onestà, siamo rimasti perplessi.

ASPETTATIVE DELUSE

Innanzitutto possiamo dire di essere rimasti un po’ delusi dai risultati. Pensavamo di trovarci di fronte a un Instagramestremo” (con tutte le virgolette e le iperboli del caso) e invece ci siamo trovati in una pornoroulette di bassa lega in cui vieni tempestato di messaggi che più che sexy sembrano un’elemosina osé, una preghiera a un Dio minore che per pochi euro convincerà qualcuno a “sbloccare il contenuto”.

Certo, ogni content creator è un mondo a sé, e lungi da noi la voglia di valutare tutti o fare di tutta un’erba un fascio, ma quello che abbiamo visto, purtroppo, non ci ha permesso di notare particolari differenze…
(Siete dei content creator e volete smentire questo falso mito? Contattateci e vi intervisteremo!)

COME FUNZIONA

La base è semplice (ne abbiamo parlato nel dettaglio qui): ti abboni al canale per una cifra X scelta dal creator e ribassata (in un marketing degno delle offerte di un noto marchio di materassi o divani: l’offerta scade sempre domani) per renderla accattivante e si comincia. Certo, l’offerta è espressa sempre in sterline, per cui quando arriva poi la notifica della banca sul telefono ci si accorge di come quelle innocue 9,99 sterline siano diventate improvvisamente quei meno simpatici 12 euro, ma questo non cambia ai fini della narrazione.

CI SI ABBONA E…

…e se non ti ricordi di disattivare istantaneamente il rinnovo automatico ne hai persi altri 12.
Digressione economica a parte, una volta abbonati si viene tempestati di messaggi in privato, con testi che non lasciano niente all’immaginazione. Tutti sono “amore”, tutti diventano “papi” in un vortice di erotismo che forse andava bene in qualche “playboy mansion” di qualche politico dell’altomilanese, meno sugli smartphone del 2022, dove tutto è “virtualmente” raggiungibile, e tutto diventa estremamente esplicito e… costoso.
Sì, perché cari amici, se pensavate di aver ottenuto il massimo della libido a soli 10 euro al mese vi eravate sbagliato di grosso. Con i 10 euro vi siete guadagnati il diritto ad “affittare” altri contenuti (che in caso di mancato rinnovo diventano inaccessibili) che vi vengono proposti dai creator.
Il “primo step” è solo una versione più “spinta” di Instagram.

CHE COSA SI VEDE
Che cosa si vede? Tutto, se sapete dove cercare. Ogni creator propone il suo “stile”, sta poi a voi scegliere a chi offrire il vostro obolo (frase volutamente ammiccante? Forse). Dal fetish alle pratiche più spinte. Da audionarrative di “che cosa ti farei amore mio” a foto molto più soft. Tutto quello che serve per sollazzare i vostri interessi.
C’è tutto, ma non potete cercarlo. Per trovare un content creator su Onlyfans non basterà cercare il nome e cognome sulla barra di ricerca, ma sarà necessario avere il link preciso per l’accesso, un modo per tutelare al massimo la privacy dei creator ed evitare che questi possano essere al pubblico ludibrio senza saperlo.
Un vantaggio per chi “vuole arrotondare”, un limite enorme per chi cercherà in ogni modo di spammare i propri contenuti. Ed ecco il fioccare di linkinbio, linktree e onlylink, profili creati appositamente con il nome utilizzato su OF su Instagram, Facebook (vorrai mai perdere gli utenti over 35?) Twitter e un sottobosco particolarmente “umido” di gruppi Telegram per gli utenti che vogliono avere sempre sottomano un accesso ai canali.
Insomma: pensavamo fosse una questione semplice: decidi di mostrarti “come mamma ti ha fatt*” ed ecco il denaro. E invece c’è – come si suol dire – dietro un mondo.

NO, NON DIVENTERETE RICCHI METTENDO IL CU*O SU ONLYFANS
E sfatiamo questo falso mito: non basterà “uscire le chiappe” sulla piattaforma bianca e blu per diventare ricchi. Onlyfans è come il liceo: se non sei popolare non è piacevole, ma solo una serie di atroci dubbi sul perché voi abbiate solo 12 followers e il vostro “profilo esempio” ne abbia 1milione e alle sue feste si presenti anche Zac Efron (non è stato citato solo per l’algoritmo di Google, lo giuriamo).
Perché in una selva oscura di contenuti estremi non basterà fare quello che fanno gli altri: dovrete avere fantasia (e anche qualcuno che sappia usare Instagram per aumentare al massimo la vostra visibilità).
Potrete diventare ricchi su OnlyFans? Forse, ma occorrerà del tempo. È conveniente? Certo.
(Leggete l’intervista a dei veri creators di Only Fans: clicca qui)

PERCHÉ PAGARE SU ONLYFANS QUANDO CI SONO SITI GRATUITI?

Ed eccoci al punto fondamentale: perché pagare un contenuto quando se ne trovano identici e gratuiti su altre piattaforme giallonere? L’abbiamo chiesto a un utente, che per ovvie ragioni ha deciso di restare anonimo.
Perché se hai una forte attrazione per una persona in particolare e non c’è su un’altra piattaforma un paio di euro li spendi volentieri. Poi ci sono anche persone che conosci nella vita vera o su Instagram e che vorresti vedere in maniera più “cruda”. E a quel punto OnlyFans è l’unica soluzione...”, ci ha raccontato.

Quanti soldi hai speso su OnlyFans?
C’è stato un mese in cui ho speso 250-260 euro. Seguivo alcuni profili e sul momento mi sono fatto trasportare e ho comprato dei contenuti. Me ne pento? No, è stata una mia scelta, certo che bisogna stare attenti. Se non ci fai caso spendi davvero tanto...

Insomma, Onlyfans non è certamente la fine dell’età dell’oro dell’umanità e noi non faremo discorsi generazionali o bigotti in stile “eh signora mia, le mie generazioni gli annunci li mettevano sui giornali, mica sull’internet” (siamo seri, c’erano gli annunci anche sul televideo delle reti locali e facciamo la morale a chi utilizza i nuovi media?).

Che cosa ci lascia questo mese di prova su Onlyfans, oltre a un portafoglio più vuoto? La sensazione che anche la pornografia abbia perso valore. E, in questo caso, sì: la helldorado della “pornrevolution” degli anni 70 è morta e sepolta. Ogni qualsivoglia valore artistico è stato depauperato, la visione della nudità come libertà si è persa nel vortice del guadagno spiccio.
No, non facciamo la morale a nessuno. Come ogni cosa, anche Onlyfans segue la regola della domanda e dell’offerta: se c’è richiesta, ci saranno contenuti. No, non ci ergiamo a difensori della morale, perché non ci troviamo niente di amorale in questo e perché il nostro “ognuno fa ciò che vuole” è sincero: nessuno deve pontificare con il corpo degli altri o con gli interessi.

Eppure Onlyfans ci preoccupa e ci ricorda davvero una pornoroulette. Un meccanismo in cui, tra “arrapamento” del momento e una carta collegata al conto si rischia seriamente di entrare in una pornodipendenza molto pericolosa. Tutto è a portata di click in qualunque momento della giornata. Vedremo la sindrome ludopatica del videogiocatore applicata a Onlyfans? Probabilmente no. Speriamo di no. Ma nel dubbio: dopo “bevi responsabilmente” potremmo suggerire anche un nuovo invito: “********** responsabilmente”.
Che cosa resterà di questa nostra esperienza sulla piattaforma bianca e blu? Solo una domanda: ma perché lasciate il telefono in mano ai vostri amici il sabato sera se sapete che poi lo usano solo per visitare questi siti e mettere like molesti su Instagram a perfette sconosciute?

Mistero.

Francesco Inverso

Quando scrissi la prima volta un box autore avevo 24 anni, nessuno sapeva che cosa volesse dire congiunto, Jon Snow era ancora un bastardo, Daenerys un bel personaggio, Antonio Cassano un fuoriclasse e Valentino Rossi un idolo. Svariati errori dopo mi trovo a 3* anni, con qualche ruga in più, qualche energia in meno, una passione per le birre artigianali in più e una libreria colma di libri letti e work in progress.
Sbagliando si impara…a sbagliare meglio.

“Trend” Meme: un 2022 da Giggino a Manzoni

“Trend” Meme: un 2022 da Giggino a Manzoni

“Trend” Meme: un 2022 da Giggino a Manzoni

Da Giggino Di Maio a Will Smith fino agli ultimi miti nostrani. Ecco i meme più visti del 2022…

Se i Semisonic cantavano “Closing Time”, noi lo riadattiamo in “Boomer Time”. Un momento per noi boomer, per noi generazione di millennials amante del vintage, del retrò, di quei meme che fanno molto 2015.

Già, i meme. Una comicità che è passata dall’essere innovativa all’essere tradizionale in pochissimi anni. Ma bando alle ciance e veniamo subito al core di questo articolo: i personaggi più “memati” del 2022.

Il re incontrastato è lui, Gigino Di Maio, l’ex leader del Movimento 5 Stelle, ex vice premier, ex vicepresidente della camera, ex ministro degli esteri, ex ministro dello sviluppo economico, ex…sì, insomma, gli mancava solo “ex…on the beach” e aveva fatto l’en plein.
Il suo “Meme awards” di fine 2022, il premio assegnato da Off topic, hub culturale torinese che gestisce i Meme Awards, è salito agli onori della cronaca, ma quali sono – oltre al buon Giggino – gli altri personaggi che hanno ricevuto la maggior dose di meme nel 2022?

WILL SMITH
L’Italia ha Di Maio, il mondo ha Will Smith. Certo, metterli sullo stesso piano è complicato, uno è un uomo che ha fatto ridere intere generazioni con la sua pettinatura caratteristica, la sua carnagione scura, le sue espressioni comiche, mentre l’altro è un grande attore americano, ma in questo contesto non sono mai stati così vicini.
Dalla notte degli Oscar Will Smith ha ottenuto una popolarità globale (non che prima fosse uno sconosciuto). Certo, non è detto che nel suo caso il “basta che se ne parli” sia positivo, ma nel frattempo lo schiaffo a Chris Rock è diventato un trend topic della risata mondiale…

ELON MUSK
Twitter è dalla sua fondazione il luogo ideale per la diffusione dei meme, ha ben spiegato Wired. “Qualcuno temeva che l’arrivo di Elon Musk avrebbe intaccato lo spirito ironico del social network. Invece, da utenti esperti abituati a scherzare su tutto, gli iscritti hanno scelto di rendere un meme il nuovo proprietario, che di certo non ha timore di essere deriso. Forse una battuta su Musk vi costerà l’account su Twitter, ma d’altronde prendere in giro chi ha ruoli di potere è un passatempo che va di moda da secoli”.

ORIETTA BERTI
E veniamo ai miti “nostrani”. Sanremo è da anni una fucina di idee per i mematori italici, tra personaggi improbabili, Bugo, Morgan, flessioni a torso nudo, boomerate di Fiorello (ti vogliamo bene Fiore <3), ma il ritorno a sulla cresta dell’onda di Orietta con il suo stile “nonna de tutti” mixato con la Sirenetta (in attesa delle polemiche per la “color correction” nel live action Disney in uscita nel 2023) non è passato inosservato. Anzi, non è passato “inmemato”.

IVANO MANZONI
Dopo la sua esplosione, Alessandro è sceso al secondo posto della classifica dei Manzoni più famosi d’Italia. Un’espressione genuinamente “sbalordita” per i testi del rap di oggi, un giubottino giallo fluo e…sei in pole position.

ROBERTO DA GENOVA
Non è il nome di un santo e neppure di un televenditore d’assalto, ma l’ultimo Vip del web. Il cognome non ci è ancora noto, ma la sua intervista è diventata virale. E il resto…beh, il resto è storia.  

Francesco Inverso

Quando scrissi la prima volta un box autore avevo 24 anni, nessuno sapeva che cosa volesse dire congiunto, Jon Snow era ancora un bastardo, Daenerys un bel personaggio, Antonio Cassano un fuoriclasse e Valentino Rossi un idolo. Svariati errori dopo mi trovo a 3* anni, con qualche ruga in più, qualche energia in meno, una passione per le birre artigianali in più e una libreria colma di libri letti e work in progress.
Sbagliando si impara…a sbagliare meglio.