Tierra, la nuova mostra di Galindo al PAV di Torino

Tierra, la nuova mostra di Galindo al PAV di Torino

Tierra, la nuova mostra di Galindo al PAV di Torino

È stata inaugurata al PAV Tierra, la mostra personale dell’artista Regina José Galindo, artista guatemalteca che da più di vent’anni indaga il tema della giustizia sociale attraverso pratiche performative il cui baricentro espressivo si situa nella relazione tra il corpo e l’ambiente…

Venerdì 4 novembre 2022, nella cornice di Artissima, è stata inaugurata al PAV Tierra, la mostra personale dell’artista Regina José Galindo, artista guatemalteca che da più di vent’anni indaga il tema della giustizia sociale attraverso pratiche performative il cui baricentro espressivo si situa nella relazione tra il corpo e l’ambiente. L’esposizione, a cura di Marco Scotini, fa seguito a quelle dedicate all’artista indiana Navjot Altaf e all’artista indonesiana Arahmaiani nell’indagare le specifiche relazioni che intercorrono tra sfruttamento ambientale e soggetti oppressi, le donne e le minoranze, decentrando lo sguardo oltre i confini geografici e culturali del cosiddetto occidente.

La mostra a cura di Marco Scotini ripercorrerà la ventennale carriera di Galindo (vincitrice del Leone d’Oro alla 51° Biennale di Venezia come miglior giovane artista) focalizzandosi sui modi in cui ogni suo contatto con gli elementi naturali vada letto in chiave intersezionale e militante. E tra tutti gli elementi naturali, la terra che dà il titolo alla mostra ha un suo particolare statuto: l’approccio di Galindo si sottrae a qualsiasi declinazione essenzialista del rapporto tra terra e corpo femminile, anticipando e nondimeno influenzando le più recenti tendenze della ricerca artistica ecofemminista. Il percorso esporrà i risultati di un approccio evolutosi nel corso degli anni, dal focus iniziale verso le problematiche politico-sociali guatemalteche, all’attenzione (site-specific) verso i contesti e le comunità con cui l’artista si trova ad interagire. Infine, in occasione dell’opening, una performance inedita basata sulla materia fossile connette il percorso espositivo all’attuale crisi umanitaria ed energetica.

Originaria di Guatemala City (1974), Regina José Galindo utilizza il corpo come strumento privilegiato di una pratica artistica intensa, inaugurata alla fine degli anni Novanta; lontana dalle ricerche formali condotte nelle scuole d’arte tradizionali, sin da subito Galindo utilizza l’arte come modalità di comunicazione e azione politica: nata e cresciuta durante la lunga dittatura militare guatemalteca, assiste sin dalla più tenera età ad una guerra civile connotata da feroci pratiche repressive, sino alla pulizia etnica nei confronti delle popolazioni indigene.

Cuore fisico e concettuale della mostra, la performance Tierra (2013) testimonia il trauma che innerva la memoria del suo popolo. Un trauma in cui la terra è baricentro di crimini consumati aggredendo i corpi – la pala meccanica che scava una fossa attorno al corpo di Galindo, allude alle fosse comuni in cui i militari gettavano oppositori politici e persone indigene – quanto sul piano politico ed economico: il colpo di stato che inaugura il regime militare di Carlos Castillo Armas nel 1954, venne sostanzialmente costruito dagli Stati Uniti per tutelare gli interessi della società United Fruit Company.

Parallelamente, in Mazorca (2014) l’azione predatoria e violenta rappresentata dalla pala meccanica si trasla in quattro uomini che recidono con un machete le piante intorno al corpo dell’artista, in piedi al centro di un campo di mais. Le strategie repressive dei militari annoveravano proprio la distruzione dei campi, fondamentali per il sostentamento della popolazione indigena. Una minaccia a cui ha fatto seguito, vent’anni dopo il termine del conflitto, da una legge approvata nello stesso 2014 dal Congreso de la República, comunemente nota come legge Monsanto. Il nome della celebre multinazionale statunitense ci riporta all’inscindibilità di ecologia e politica. Con la mostra di Galindo, il PAV Parco Arte Vivente ribadisce in maniera particolarmente cristallina il filo conduttore della propria programmazione, affermando che la sensibilità nei confronti dell’ecologia non possa essere in alcun modo scissa da una radicale analisi delle relazioni di potere economico e politico che disegnano il capitalismo contemporaneo.

Regina José Galindo è nata nel 1974 a Guatemala City, dove vive e lavora. Leone d’Oro alla Biennale di Venezia nel 2005 nella categoria giovani artisti; ha ricevuto il Prince Claus Award in Olanda, il premio speciale alla 29° Biennale di Lubiana e il Robert Rauschenberg Award. I suoi lavori sono presenti in numerose collezioni pubbliche, tra cui Centre Pompidou, Parigi; MEIAC- Museo Extremeño e Iberoamericano de Arte Contemporáneo, Badajoz; Fondazione Galleria Civica, Trento; MMKA, Budapest; Castello di Rivoli, Torino; Daros Foundation, Zurigo; Blanton Museum, Austin; UBS Art Collection, Basilea; Miami Art Museum; Cisneros Fountanal Art Foundation, Miami; Madco-Museum of Contemporary Art, Costa Rica.

Nel periodo di apertura al pubblico della mostra, su prenotazione, le AEF Attività Educative e Formative del PAV propongono alle scuole e ai gruppi l’attività laboratoriale Patchwalking – Creazione di nuovi territori OMGFree. Il bene comune, inteso come totalità planetaria da preservare, sottende un codice collettivo che è proprio di tutte le specie viventi. Le migrazioni e gli spostamenti producono una continua contaminazione tra locale e globale, per cui le geografie e le culture si ridistribuiscono e mutano secondo criteri di ibridazione, adattabilità e incontro.

Durante il laboratorio, a partire dal valore simbolico della terra, che ciascun gruppo è invitato a portare dal proprio luogo di appartenenza, e attraverso l’utilizzo di pigmenti colorati messi a disposizione, viene prodotto un elaborato collettivo in cui l’esperienza materica con la terra dà vita a una mappatura organica fatta di tracce e traiettorie.

Arthur Jafa: RHAMESJAFACOSEYJAFADRAYTON

Arthur Jafa: RHAMESJAFACOSEYJAFADRAYTON

Arthur Jafa: RHAMESJAFACOSEYJAFADRAYTON

Dal 4 novembre 2022 al 15 gennaio 2023, la prima personale dedicata all’artista e regista statunitense da un’istituzione italiana

Le OGR Torino presentano RHAMESJAFACOSEYJAFADRAYTON, la prima mostra personale in Italia dedicata all’artista e regista statunitense Arthur Jafa da un’istituzione italiana, dal 4 novembre 2022 al 15 gennaio 2023.

La mostra è stata commissionata e prodotta dalle OGR Torino in collaborazione con la Serpentine di Londra e curata da Claude Adjil e Judith Waldmann con Hans Ulrich Obrist, ed è stata specificamente concepita per i maestosi spazi delle OGR.

La pratica di Arthur Jafa comprende film, manufatti e happening che sfidano ogni categorizzazione in una ricerca sulla Black culture negli Stati Uniti di un’intensità e complessità senza precedenti. Realizzate in oltre tre decenni, le sue opere multidisciplinari mettono in discussione alcuni assunti culturali dominanti su temi identitari e razziali attraverso esperienze cinematografiche sperimentali e immersive. Alla 58a Biennale di Venezia (2019), con l’opera The White Album, esposta in mostra a May You Live in Interesting Times al Padiglione Centrale dei Giardini, è stato premiato con il Leone d’oro come miglior artista.
Una domanda ricorrente guida la pratica artistica di Arthur Jafa: come possono i media, gli oggetti, le immagini statiche e quelle in movimento trasmettere la potenza, la bellezza e l’alienazione proprie della Black music statunitense? Un’indagine alla quale allude anche il titolo della mostra, RHAMESJAFACOSEYJAFADRAYTON, citando i nomi di tre chitarre elettriche: Arthur Rhames (1957–1989), Pete Cosey (1943–2012), Ronny Drayton (1953–2020).

“Siamo davvero onorati di inaugurare qui alle OGR Torino la prima personale organizzata in Italia e dedicata a un artista del calibro di Arthur Jafa, in collaborazione con la Serpentine di Londra. Di fronte alle opere di Jafa non possiamo non riconoscere messaggi e stimoli fondamentali sui temi dell’identità e dell’inclusione che superano ogni confine. L’Arte assume qui una connotazione e una forza espressiva globale e si fa strumento di partecipazione e dialogo sociopolitico, attraverso le istituzioni culturali chiamate a un necessario ruolo di cassa di risonanza.
Con questa mostra le OGR Torino si confermano dunque piattaforma di sperimentazione, ma soprattutto
agorà votata al dibattito, aperto e costruttivo, su temi della nostra contemporaneità”, dichiara Massimo Lapucci, CEO delle OGR Torino.

RHAMESJAFACOSEYJAFADRAYTON si concentra sull’ultima opera video di Arthur Jafa, AGHDRA (2021). In questo lavoro della durata di 85 minuti i visitatori sono avvolti da immagini, generate al computer, di onde nere, opulente e ipnotiche, in costante evoluzione sotto il cielo di un eterno tramonto.

Un impianto audio all’avanguardia permette non solo di ascoltare il suono dell’installazione immersiva, ma anche di viverlo fisicamente attraverso le vibrazioni. Il suono sostiene e allo stesso tempo interrompe il flusso di coscienza dello spettatore. Testi di canzoni popolari per lo più Black come Love don’t live here, live here no more (Rose Royce, Love don’t live here anymore, 1978) accompagnano l’installazione, rafforzando lo scenario apocalittico evocato.Stimolando tutti i nostri sensi, l’esperienza di AGHDRA è contestualizzata attraverso una serie di carte da parati e stampe che riflettono la continua ricerca di Arthur Jafa sul concetto di Blackness. Una sezione della mostra presenta una selezione di immagini tratte dai Picture Books – serie di immagini che l’artista ha iniziato raccogliere a metà degli anni ‘80, mosso dall’impulso ossessivo di spingersi verso le cose che lo disturbano e non tirarsi indietro, come detto da lui stesso. I Picture Books contengono immagini intense, belle, crude, sorprendenti, terrificanti e stimolanti, che hanno trovato spazio nelle ormai iconiche video-opere di Arthur Jafa, come Love is the Message, The Message is Death (2016), APEX (2013) e, più recentemente, nel video musicale di Kanye West (Ye) Wash Us In The Blood feat. Travis Scott (2020).

La mostra è stata originariamente sviluppata con Amira Gad e questa nuova iterazione è parte del tour organizzato dalla Serpentine a seguito della mostra di Arthur Jafa A Series of Utterly Improbable, Yet Extraordinary Renditions.

Dal 2017 la mostra è stata presentata alla Julia Stoschek Collection, Berlino (2018) al Moderna Museet, Stoccolma (2019) alla Galerie Rudolfinum, Praga (2019) e al Serralves Musem of Contemporary Art, Porto (2020). La mostra ha subito una continua evoluzione che culmina nella nuova collaborazione tra Serpentine l’artista e OGR.

La mostra alla Serpentine era costituita da un’installazione site-specific in cui l’artista aveva trasformato lo spazio della galleria in una serie di assemblage che combinavano film, fotografia e found footage. Durante la mostra del 2017, Jafa ha presentato il suo film Love is the Message, the Message is Death (2016) in un’installazione site-specific agli Store Studios, co-presentata dalla Serpentine e The Vinyl Factory. Durante il weekend del finissage, l’artista ha sviluppato una Listening Session con Steve Coleman, Morgan Craft, Micah Gaugh, Melvin Gibbs, Jason Moran, Okwui Okpokwasili, e Kokayi Carl Walker seguita da un vinile in edizione limitata prodotto da The Vinyl Factory e Serpentine.

Nel 2017 Arthur Jafa ha anche preso parte all’annuale rassegna Park Nights organizzata dalla Serpentine. Park Nights è una piattaforma live, interdisciplinare e sperimentale all’interno del Serpentine Pavilion commissionato annualmente dalla galleria.

A evidenziare la relazione con la musica e la contaminazione tra differenti discipline e media proprie della pratica di Arthur Jafa, in occasione dell’inaugurazione di RHAMESJAFACOSEYJAFADRAYTON, il 4 novembre alle ore 22.30, il pianista e compositore jazz Jason Moran, la violoncellista e compositrice Okkyung Lee e il bassista Melvin Gibbs si esibiranno insieme, nel Duomo di OGR Torino, per una serata ideata dall’artista. 

OPERE IN MOSTRA

 Arthur Jafa
AGHDRA, 2021
4K video (sound, color and black and white)
Duration: 1 hour, 14 minutes, 59 seconds

 Arthur Jafa
Ka-ba-ka-la, 2022
mixed-media Installation (okume wood, print on wallpaper, black acrylic, black steel rails, red steel pipes) 

Giornata mondiale del diabete: cultura vs. pregiudizi

Giornata mondiale del diabete: cultura vs. pregiudizi

Giornata mondiale del diabete: cultura vs. pregiudizi

diabete tipo 2 è una malattia che interessa in Italia oltre 4 milioni di persone con un trend in aumento. Di queste, una persona su tre non sa di averlo. Tra le cause, il sovrappeso e una vita sedentaria, riflessi della nostra società.
Per essere curata richiede una rivoluzione culturale che parta dalle scuole per iniziare fin da bambini ad avere uno stile di vita sano.

“E’ importante sfatare i pregiudizi che vedono nei dolci il male assoluto. In realtà lo zucchero si trova in moltissimi alimenti (anche quelli “per diabetici”), bisogna imparare a gestirlo e ad alimentarsi in modo corretto” afferma Stefano Nervo, Presidente di Diabete Italia, in occasione della Giornata Mondiale del Diabete 2022 del 14 novembre, di cui Diabete Italia è offical partner. E’ dedicata all’accesso alle cure, con particolare attenzione alla prevenzione del diabete di tipo 2. Un appuntamento che è stato importante per accendere i riflettori su una malattia che colpisce ogni anno 422 milioni di persone nel mondo con 1,5 milioni di decessi direttamente attribuiti al diabete.

L’OMS distingue due forme principali di diabete: il diabete mellito di tipo 1 e il diabete mellito di tipo 2, alle quali si aggiungono il diabete gestazionale o gravidico e altre forme meno comuni. In caso di diabete di tipo 1, la produzione di insulina viene soppressa oppure risulta notevolmente ridotta a causa della distruzione delle cellule beta ad opera del sistema immunitario. Nel diabete di tipo 2, invece, l’insulina non viene prodotta in quantità sufficiente per soddisfare le necessità dell’organismo (in questo caso si parla più esattamente di deficit di secrezione di insulina), oppure non agisce in maniera soddisfacente (insulino resistenza). La forma di diabete più diffusa è la 2 che interessa maggiormente la popolazione adulta e ha tra le cause il sovrappeso che, a sua volta, è riferibile a una alimentazione scorretta e a poco movimento. Insomma, ingloba i mali della nostra società. Il diabete di tipo 1 è invece una malattia autoimmune e di solito si manifesta nei primi 10/20 anni di vita. Condiziona seriamente gli stili di vita ma con controlli continui, somministrazione di insulina in funzione degli zuccheri e le ultime tecnologie (microinfusori e pancreas artificiali) si riesce a condurre una vita normale. La scuola riveste un ruolo fondamentale nella gestione di questa malattia ed è importante formare gli insegnanti su come gestire i bambini con diabete 1 (e, al contrario di quanto si potrebbe pensare, è molto raccomandato lo sport per chi soffre di questa patologia perché stabilizza il metabolismo).

Sono ancora molti i luoghi comuni che riguardano questa malattia, molto spesso associata ai bambini e al consumo di dolci e per questo, quando lo scorso maggio Lila Moss (figlia della modella Kate Moss) si è presentata alla serata inaugurale del MET a New York indossando un abito trasparente che metteva in risalto un sensore per il controllo del diabete, si è plaudito al suo coraggio. Lei stessa ha affermato: “Ho delle compresse da prendere se gli zuccheri nel mio sangue si abbassano” e, spiega mostrando un apparecchio per il monitoraggio, “ho questo, che controlla un microinfusore che ho sulla gamba che eroga l’insulina, perché sono diabetica. È molto importante averlo sempre con me”. 

IL COSTO DELLA MALATTIA

E’ fondamentale agire sulla prevenzione (in particolar modo per il Diabete Mellito tipo 2) perché l’impatto della malattia dal punto di vista clinico, sociale ed economico sul SSN e sui servizi regionali è molto importante: basti pensare che la riduzione di aspettativa di vita nella persona con diabete non in controllo metabolico è di 7-8 anni, il 60% almeno della mortalità per malattie cardiovascolari è associata al diabete, il 38% delle persone con diabete ha insufficienza renale che può portare alla dialisi, il 22% delle persone con diabete ha retinopatia, il 3% delle persone con diabete ha problemi agli arti inferiori e piedi. Il 32% dei soggetti è in età lavorativa (20-64 anni) con prevalenza del 10% fra le persone di 50-69 anni. Tutto ciò comporta l’8% del budget SSN assorbito dal diabete con oltre 9,25 miliardi di euro di soli costi diretti (quelli dovuti alla spesa per farmaci, prestazioni ambulatoriali, diagnostica e ricoveri), a cui ne vanno aggiunti altri 11 di spese indirette (assenza dal lavoro, diminuzione di produttività, ecc..). Specificando meglio, un paziente diabetico in un anno consuma risorse del SSN per circa 2.800 euro che sono il doppio rispetto ai pazienti non diabetici. Il 90% dei costi è attribuibile al trattamento delle complicanze e comorbilità, soprattutto per le ospedalizzazioni, mentre solo il 10% è assorbito dalla gestione del problema metabolico. E questi costi aumentano se il paziente non viene trattato in maniera adeguata e tempestiva perché magari non ha un pronto e facile accesso ai servizi sanitari oppure perché non assume con regolarità le terapie prescritte.

Attraverso questo scenario il diabete rappresenta chiaramente un esempio paradigmatico di patologia cronica la cui condizione spesso polipatologica richiede una gestione multidisciplinare complessa. La recente pandemia ha aperto gli occhi su tutto ciò in maniera drammatica stimolando la creazione del PNRR con risorse dedicate a curare questa malattia. Agli investimenti strutturali previsti dovranno però seguire nuovi modelli organizzativi che garantiscano una migliore gestione ed integrazione col territorio. Nel diabete di tipo 1 sono fondamentali una rapida e precoce diagnosi (tanta sete e tanta pipì i campanelli d’allarme) e un monitoraggio attento attraverso gli ultimi strumenti tecnologici a disposizione che cambiano la vita dei pazienti. Nel diabete di tipo 2 è invece fondamentale promuovere la prevenzione della malattia e diventa indispensabile realizzare una completa integrazione tra specialisti e medici di famiglia sul territorio, oltre a garantire l’accesso agli screening sulle complicanze della malattia”, osserva Stefano Nervo.

I NUMERI DEL DIABETE IN ITALIA E NEL MONDO
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), la prevalenza del diabete mellito è in costante aumento negli ultimi decenni, in particolare il diabete tipo 2 che rappresenta circa il 90% dei casi. Il diabete tipo 1, invece, insorge, di solito, in giovane età e l’unico trattamento possibile è quello con insulina.
Nella Regione europea dell’OMS, quasi 62 milioni di persone convivono con il  diabete. La prevalenza di questa malattia è in crescita in tutta la Regione, arrivando, in alcuni Stati,  a tassi del 10-14%. Nel 2021, in Europa, oltre 1,1 milioni di decessi sono stati causati dal diabete, che rappresenta la quarta causa di morte nell’Unione Europea. Secondo i dati ISTAT 2020, la  prevalenza del diabete diagnosticato in Italia è di circa il 5,9% (5,9% negli uomini, 5,9% nelle donne)  pari a oltre 3,5 milioni di persone, con un trend in lento aumento negli ultimi anni. La prevalenza  aumenta al crescere dell’età fino a un valore del 21% nelle persone con età uguale o superiore a 75  anni. Esiste una forbice molto ampia tra le regioni dove si passa dal 3% della provincia Bolzano al 7-8% della Calabria. I dati ISTAT relativi all’attività fisica dimostrano che le Regioni con più alta sedentarietà segnalano un maggior numero di casi. 

Bisogna ricordare che una diagnosi precoce del diabete di tipo 2 (silente e non dando sintomi la  diagnosi è spesso eseguita a seguito del manifestarsi delle complicanze, quando cioè è troppo tardi) aiuta a mantenere una vita piena senza privazioni una volta che si è imparato a gestire la malattia.
Esiste un rapido questionario per valutare se si è “persona a rischio” e chiedere quindi al proprio medico di eseguire l’esame dell’emoglobina glicata per identificarla precocemente“, prosegue Nervo.


Diabete Italia
Diabete Italia nasce nel 2002. E’ un’Associazione che raggruppa i vari stakeholder del mondo del diabete in Italia. I suoi soci sono le società scientifiche e le associazioni dei pazienti. Le prime sono AMD, SIEDP, SIMG e OSDI che rappresentano rispettivamente specialisti diabetologi per l’adulto, specialisti diabetologi pediatrici, medici di medicina generale e infermieri. Le associazioni dei pazienti sono AGD, ANIAD e Diabete Forum che rappresentano rispettivamente i genitori di minori con diabete, gli atleti con diabete e le persone con diabete di ogni età.
Diabete Italia è partner ufficiale della Giornata Mondiale del Diabete 2022 in Italia.


La Giornata Mondiale del Diabete
Lanciata nel 1992 la Giornata Mondiale del Diabete è un’iniziativa della Federazione Internazionale del Diabete (IDF) e dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) creata in risposta all’incidenza crescente del diabete nel mondo. Il 20 dicembre 2006 l’assemblea generale delle Nazione Unite ha adottato la risoluzione 61/225 che sancisce la Giornata Mondiale del Diabete come giornata ufficiale dell’ONU e riconosce il diabete come “una malattia cronica, invalidante e costosa che comporta gravi complicanze”.


 

“Rave, eclissi” di Tananai: più che un album è un trend topic

“Rave, eclissi” di Tananai: più che un album è un trend topic

“Rave, eclissi” di Tananai: più che un album è un trend topic

Arriva l’album inediti dal titolo che ricorda un provvedimento del Governo Meloni

Siamo onesti: se un anno fa ci avessero detto “Tananai” avremmo pensato a un insulto oppure a una frase decisamente sgrammatica pronunciata a notte fonda. Davanti a qualche birra di troppo. E invece oggi, nemmeno un anno dopo Sanremo, il 27enne cantautore milanese è in cima alle classifiche di gradimento. Da Sanremo 2022 Tananai ha cavalcato una wave inaspettata, collaborando persino con Fedez, portando al successo diversi sui brani, da Baby Goddamn a Sesso Occasionale.

E oggi, a distanza di pochi mesi, è tutto pronto per l’album di inediti dell’artista: “Rave, eclissi“, che uscirà il 25 novembre e si preannuncia già tra i più attesi dell’inverno del Belpaese. Il disco racchiuderà in 15 tracce tutte le anime di Tananai: artista, produttore, cantautore ma anche uomo figlio del suo tempo e della società in cui è cresciuto.

 

Rave, eclissi” – afferma Tananai – è il sunto delle due anime che fin dall’inizio del mio progetto ho deciso di inserire nelle canzoni. C’è la parte più cazzona, leggera, quella che forse nell’ultimo anno ha permesso alla maggior parte di voi di conoscermi: il Rave. Ma dopo la festa c’è sempre il down, l’Eclissi, il mio lato più introspettivo. L’unica cosa che accomuna questi due aspetti di me è il mettermi sempre a nudo e mi sono ripromesso che lo avrei fatto con ogni aspetto della mia vita”.

Up and down insomma, nella musica come nel successo. Un successo che Tananai sta vivendo con “prudenza”. “Sono contento del successo che sto avendo, ma adesso ho molte più ansie“, ha dichiarato il cantante alla Stampa, in un’intervista di qualche settimana fa. “Sto meno bene di quando non avevo nulla da perdere. È difficile riuscire a trovare se stessi all’interno di un contenitore che ti sbatte da una parte all’altra. Sono circondato da yes-man, che mi danno sempre ragione. Ma in realtà non è che da un giorno all’altro ho ricevuto l’illuminazione. Mi domando: la mia vita sta cambiando in un modo che non riuscirò a metabolizzare in musica?”.

Un titolo chiaro: due anime, due fasi delle vita, due momenti che si alternano tra la dicotomia gioia e dolore e che, in questo momento, sembrano un trend topic. Coincidenze? Sicuramente. Divertenti? Altrettanto. Ma la vera domanda è: Tananai potrà pubblicarlo l’album? O sarà considerato un pericolo per l’ordine pubblico? Vedremo il 25 novembre.

Photovogue Festival: Che cosa direbbe Susan Sontag?

Photovogue Festival: Che cosa direbbe Susan Sontag?

Che cosa direbbe Susan Sontag?

La contraddizione della sovraesposizione. Un dibattito sul modo in cui l’ubiquità delle immagini plasma la nostra sensibilità.
Torna il primo festival di fotografia di moda consapevole dedicato agli elementi in comune tra etica ed estetica che, per la sua settima edizione, presenta mostre, conversazioni, eventi e panel digitali sulla piattaforma PhotoVogue con artisti da tutto il mondo.

Dal 17 al 20 novembre 2022 torna a Milano PhotoVogue Festival, il festival di fotografia di moda consapevole che si concentra sugli elementi in comune a etica ed estetica. Sei le mostre esposte negli spazi di BASE Milano e un ricco programma di eventi nelle principali gallerie d’arte della città e di conversazioni online e offline.

Per questa settima edizione Alessia Glaviano, Head of Global PhotoVogue e Direttrice del Festival si è chiesta cosa direbbe oggi la critica americana Susan Sontag sull’effetto ‘normalizzante’ prodotto dall’esposizione ripetuta al contenuto delle immagini, avviando un dibattito su quella che Glaviano ha definito la ‘Contraddizione della sovraesposizione’, per discutere su come l’ubiquità delle immagini plasmi la nostra capacità di percepire a livello emozionale, leggere e comprendere queste ultime, e il mondo che ci circonda.

Accanto alle mostre dedicate a temi sociali e politici, in scena anche la fotografia di moda consapevole con artisti propulsori del cambiamento attraverso immagini e filmati per costruire un mondo culturalmente più inclusivo.

Con la presenza di più di 50 degli artisti coinvolti, il programma comprende tanti appuntamenti tra cui una lectio magistralis di Alfredo Jaar dal titolo “Teach Us to Outgrow our Madness“, che aprirà il festival mercoledì 16 novembre alle 18.30, un talk con l’intellettuale David Rieff, i panel con Fred Ritchin, Yashica Olden, Yelena Yemchuk, Aïda Muluneh, Roe Ethridge, Misan Harriman, Emanuele Coccia, Gabriele Galimberti, Maria Luisa Frisa e molto altro. 

MOSTRE 

Regarding the pain of others, presenta le immagini e i filmati più iconici di eventi catastrofici della nostra storia recente, senza esporli visivamente, ma presentandoli attraverso la loro descrizione scritta. Il pubblico è così invitato a visualizzare mentalmente le immagini, una sfida per mettere in discussione il nostro ruolo di consumatori di immagini ed essere spettatori attivi e responsabili e non voyeur passivi e distratti.

Face Forward: Redefining the Vogue Cover: le copertine più potenti e diverse di tutte le edizioni internazionali di Vogue protagoniste di una mostra che evidenzia il lavoro svolto da Vogue nel corso dei decenni.

The next great fashion image makers: la mostra, che presenta 40 artisti di 24 paesi diversi selezionati da una giuria internazionale, è il risultato della prima Global Multimedia Open Call, promossa da tutte le edizioni di Vogue nel mondo per individuare i creatori di immagini di moda più talentuosi.

Italian Panorama: presenta 25 artisti provenienti dalla prima Local Open Call di PhotoVogue, dedicata all’Italia come omaggio al Paese di origine di PhotoVogue, aperta a tutti i generi – dalla moda al documentario, dall’arte al reportage – e a tutti i mezzi, dalla fotografia al video, dall’illustrazione, all’arte 3D o alle combinazioni di queste discipline.

Visual Communication for Change: usare la creatività per affrontare le malattie tropicali neglette in Africa: PhotoVogue collabora con Aida Muluneh presentando The Crimson Echo, il progetto della fotografa etiope e imprenditrice culturale, che insieme ad altri sei fotografi africani sottolinea l’impatto delle malattie tropicali neglette (Neglected Tropical Diseases – NTD) sugli individui e sulle comunità.

Voice per PhotoVogue: Residency e Collezione NFT: la prima incursione di PhotoVogue nel Web3 si è svolta in collaborazione con Voice. Durante una virtual residency estiva, ottantuno artisti di tutto il mondo hanno imparato come entrare con successo nel mondo del Web3 attraverso workshop digitali, mentorship e altre risorse. In mostra le collezioni prodotte dagli artisti.

L’evento, patrocinato dal Comune di Milano, è reso possibile grazie al contributo dei partner Audi, CONAI, Crivelli, FLOS, Gucci Beauty e Xiaomi. Si ringraziano Radio Monte Carlo, Studio RM, Urban Vision, Voice e Westwing.