Nel mondo chiuso di Agatha Christie ognuno porta la propria maschera
Nei romanzi della scrittrice inglese i protagonisti vivono in una realtà di perfetta letizia, ma l’inganno è appena sotto la superficie. E parte da un punto remoto nel tempo.
“Hercule Poirot detective belga che aveva raggiunto fama internazionale è morto in Inghilterra… ne da l’annuncio Dame Agatha Christie. La sua età era sconosciuta… .”. Il 6 agosto del 1975 il New York Times pubblica questo necrologio senza precedenti; è infatti il primo dedicato ad un personaggio immaginario. Nello stesso annuncio viene anticipata la notizia dell’uscita, poco più di un mese dopo, del suo ultimo caso, intitolato “Curtain”, ossia “Sipario”.
Che tipo era questo Poirot? Molto antipatico. Così lo immaginava l’autrice, che non farà in tempo a vedere l’attore David Suchet, il più assiduo nell’impersonare il piccolo belga, dal 1989 al 2014. Peter Ustinov sarà sei volte il detective al cinema; il suo film più famoso è “Assassinio sul Nilo”. Nella traversata su sul fiume egiziano più famosa di sempre ci appare sicuramente pieno di sé e vanitoso, ma è anche un dolce consigliere con fare paterno nei confronti di Mia Farrow; e in “Delitto sotto il sole” è anche simpatico quando mena vanto delle sue inesistenti qualità di nuotatore.
Prima di lui, Albert Finney interpreterà solo una pellicola nei panni di Poirot, forse la più famosa: “Assassinio sull’Orient-Express” del 1974. Nel cast ricco di stelle di Hollywood, l’attore teatrale inglese non solo non sfigura, ma conquista una nomination agli Academy Awards. Ma soprattutto, piacerà alla “Signora del delitto”, inizialmente tutt’altro che convinta ad approvare il progetto. Finney e certamente giovane per la parte, ma si sottopone a un trucco estenuante, e sul set è veramente pedante, proprio come il Poirot “su carta”.
Comunque sia il suo carattere, l’onore dell’annuncio funebre rende la misura della popolarità dell’autrice, Dame Agatha Christie. E lei la scrittrice di romanzi più famosa al mondo: un miliardo di libri venduti solo in lingua inglese, un altro miliardo nelle 103 lingue in cui sono stati tradotti.
La caratteristica principale di molte sue opere è racchiusa nella costruzione da parte dell’autore di un mondo a parte.
La Christie mette a punto un universo chiuso e a volte claustrofobico dove i protagonisti si muovono, apparentemente in assoluta tranquillità, ma in realtà facendo i conti ognuno con il proprio movente. Tutti i presenti infatti avrebbero un buon motivo per trarre vantaggio dalla morte di uno di loro. Che puntualmente muore.
Il mondo piccolo descritto dall’autrice è come una famiglia, (e a volte l’assassino è un familiare); un mondo fatto di sorrisi di circostanza e di grandi tradimenti; corrotto e cinico. Hercule Poirot e Jane Marple, la versione femminile del detective, riflettono sulle miserie dell’essere umano osservando gli abitanti di questo circolo chiuso agitarsi per sopravvivere.
Non a caso il film che ha più remake è la trasposizione del suo “Dieci piccoli indiani”, dove un gruppo di persone tra loro sconosciute vengono attirate con uno stratagemma nel luogo per eccellenza isolato: un’isola. Nigger Island, per descrivere la quale la Christie si ispira a Burgh Island, situata al largo delle coste del suo Devon.
Una qualità del suo modus operandi che ha saputo portare a livelli di perfezione insuperati il giallo è la capacità di tenere incollato fino alla ultima pagina il lettore. La storia inizia spesso in un normalissimo ambiente casalingo, dove i membri di una famiglia o di una piccola comunità parlano delle loro cose di tutti i giorni. Il minimalismo delle loro chiacchiere, la quotidianità delle loro faccende vengono improvvisamente sconvolti dal ritrovamento di un cadavere.
L’ingresso in scena della morte fa salire la tensione all’improvviso e cade l’ipocrisia del gruppo perfetto. Lentamente e al ritmo delle domande secche di Poirot o di Miss Marple, la piccola comunità deve fare i conti con il proprio lato oscuro, ignoto ai più.
Dopo ogni pagina il lettore intuisce a poco a poco che il tragico accadimento non è altro che la risultante di un mistero molto più grande, che trova la sua origine magari anche diversi anni prima, con protagonisti talvolta già morti nel momento in cui la storia narrata nel romanzo ha inizio: la storia è solo l’atto finale della Storia.
A quel punto non è più possibile smettere di leggere; non si può non giungere fino in fondo al romanzo e ripensare il quieto mondo incontrato nelle prime pagine alla luce dei sordidi eventi avvenuti in precedenza.
Sono illustri esempi di backward writing, letteralmente “scrittura all’indietro”, proprio “Assassinio sull’Orient-Express”, che inizia con la cronaca dell’uccisione della piccola Daisy Armstrong, e “Trappola per topi”, dramma che va in scena ogni giorno a Londra dal 1952, con la sola pausa di 14 mesi dovuta alla pandemia.
Nel settembre del 2022 la illustre storica inglese Lucy Worsley pubblica un’imponente biografia (“Agatha Christie, an elusive woman”, Hodder & Stoughton, 662 pagine) della “regina del delitto”. In essa Dame Christie ci appare come una donna molto più moderna di quanto non dica la sua iconografia più popolare. Agatha Miller, questo il suo cognome da nubile, ha solo 24 anni quando scoppia la Prima guerra mondiale. Presta opera come infermiera ausiliaria in un ospedale da campo approntato in tutta fretta nella sua Torquay.
La Worsley prova a leggere in maniera originale la sua esperienza. La grande guerra strappa Agatha dal suo destino di ragazza di buona famiglia: diventare presto moglie e madre. Ma soprattutto la porta a contatto con gli orrori del conflitto mondiale: assiste i dottori nelle operazioni, getta nel forno arti amputati. Il ruolo di quelle come lei, così come dei medici, e di essere testimoni di queste atrocità, senza farne però menzione.
Ogni giorno mascherarsi, anche a guerra finita, per celare i terribili segreti dentro di sé e per tenerne lontana la società civile.
E non è forse questo che vediamo nei suoi romanzi? Ogni personaggio ha la sua maschera, dietro la quale nasconde misteri inenarrabili, la parte corrotta di sé. Il ruolo del saggio investigatore è quello di rimuovere, dolorosamente, gli schermi artificiali. È la catarsi finale, in cui la verità trionfa e il male trova il suo castigo.
Il romanzo giallo è il romanzo della convalescenza, dell’uscita dall’infezione; solo sul vagone dell’Orient-Express succede qualcosa di diverso dalla punizione del colpevole, ma solo perché così reclama il senso di giustizia di chi riporta alla luce la verità: il solito, infallibile, insopportabile Hercule Poirot.
Danilo Gori